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14 05 2009 - Turchia-Armenia/ Erdogan: ripresa rapporti,dopo ritiro da Karabakh
Il premier rassicura l'alleato azero
postato 1 ora fa da APCOM
turchia/ premier erdogan vola a baku.
Il premier turco Recep Tayyip Erdogan rassicura l'alleato azero e assicura che senza il ritiro delle truppe armene dal Nagorno Karabakh, la riapertura del confine turco-armeno è impossibile. "La chiusura del confine fra Turchia e Armenia del 1993 - ha spiegato Erdogan in conferenza stampa congiunta con il presidente azero Ilham Aliev - è la conseguenza dell'invasione del Nagorno- karabakh da parte dell'Armenia. Questa situazione non è accettabile e non lo sarà mai per noi. Finché l'occupazione non cessa il confine fra Turchia e Armenia non si riapre". Il premier è accompagnato in Azerbaigian anche dal neo eletto ministro degli esteri Ahmet Davutoglu e dal nuovo ministro dell'Energia Taner Yildiz. Si tratta di un tour particolarmente delicato. Dopo Baku infatti Erdogan si recherà a Mosca, per incontrare il premier Vladimir Putin. In agenda la situazione in Caucaso, soprattutto da due punti di vista: le relazioni fra Armenia e Azerbaigian, che vedono la Turchia impegnata in una lunga e difficile mediazione, e la situazione di costante tensione fra Russia e Georgia.
Le relazioni fra Turchia e Azerbaigian, storicamente molto solide, negli ultimi tempi sono state messe a dura prova, soprattutto dai progressi nei contatti fra Ankara ed Erevan. Per questo oggi il premier turco ha voluto rassicurare con forza l'alleato sul Caspio. Uno dei maggiori motivi di conflitto del Caucaso infatti è dato dal controllo sul Nagorno Karabakh, regione a maggioranza armena in territorio azero, causa negli anni Novanta fra i due Stati e teatro di una sanguinosa guerra. In questo conflitto la Turchia ha sempre preso le parti azere, arrivando nel 1993 a chiudere i confini con l'Armenia e troncando di fatto le relazioni diplomatiche, rese già difficili dagli strascichi del massacro del 1915, dove Erevan ed Ankara hanno posizioni diverse.
Da una parte l'accusa di un genocidio da un milione di morti, con relativa richiesta di riconoscimento, dall'altra una tragica fatalità da 300mila vittime e il rifiuto di riconoscere il massacro sistematico. Da luglio dell'anno scorso Ankara ed Erevan hanno intrapreso un lungo, faticoso cammino di riavvicinamento, che due settimane fa ha portato alla creazione di una "road map" che dovrebbe risolvere i problemi delle tre nazioni, includendo oltre al riconoscimento dei confini turchi da parte di Erevan anche una soluzione condivisa sul Nagorno Karabakh e i fatti del 1915. Buoni propositi che però sono stati guardati con grande freddezza da Baku, che subito dopo l'annuncio della "road map" fra i due Paesi ha detto che una pace in Caucaso non è possibile senza l'accordo sulla regione contesa. Non solo. Pochi giorni dopo il governo di Ankara ha devuto fare i
conti con una notizia, poi parzialmente smentita, secondo cui Baku aveva deciso di alzare il prezzo del gas venduto alla Turchia proprio come aperta ritorsione agli accordi raggiunti con Erevan. L'emergenza sembra essere rientrata, ma solo momentaneamente. Ieri una delegazione della Botas, l'Agenzia di stato turca che controlla oleodotti e gasdotti, si è recata a Baku per incontrare la collega
azera Socar e discutere del nuovo prezzo del gas alla Turchia per il 2009.
Alla fine della settimana scorsa i quotidiani azeri hanno dato la notizia che Baku ed Erevan potrebbero avere trovato una piattaforma comune per una soluzione sul Nagorno. Oggi Erdogan ha voluto fare capire a Baku che l'antico alleato è ancora al loro fianco, non solo per motivi storici ma anche strategici legati alle via dell'energia.

G.C.

 
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