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25 05 2009 - la pagliuzza occidentale e le travi turche
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Ankara ed U.E.: lunedì 25 maggio 2009
di Maurizio De Santis
La cronaca ci impone, ipso facto, di rilevare come il presidente turco Abdullah Gül giudichi come .inaccettabile. le dichiarazioni che, lo scorso 10 maggio, la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il presidente francese Nicolas Sarkozy, hanno rilasciato in contesti diversi,. In occasione dell.incontro con i giovani conservatori, la Merkel aveva sottolineato quanto fosse illogico avere una UE condannata. ad una continua espansione territoriale, ma priva di un serio consolidamento politico e di una vera forza esecutiva. Non paga, la cancelliera aveva .rincarato. la dose, specificando che avrebbe senz.altro preferito l.ipotesi di una Turchia in veste di partner privilegiato dell.UE, piuttosto che membro della stessa Unione.
Sarkozy, invece, in una intervista rilasciata al settimanale tedesco Bild am Sonntag, gli ha fatto eco: .Necessitiamo di un.Europa ben organizzata (.) Ciò significa che non possiamo non darci delle frontiere consolidate. Mi pare dunque del tutto inutile fare promesse fatue alla Turchia".
Dichiarazioni che, di fatto, sono una cortese ma ferma opposizione all’ingresso della Turchia nel .giardinetto. dell.Unione Europea.
Abdullah Gül ha avuto modo di lagnarsi proprio a margine della visita ufficiale fatta in Siria sottolineando che (cito), .opporsi, per principio, all’adesione della Turchia, significherebbe violare le decisioni che sono state già prese dall.UE.. Tradotto in .soldoni., questo atteggiamento evidenzierebbe una mancanza di buona fede da parte di Bruxelles, carenza che si supporrebbe già
presente al momento dell.inizio delle controverse trattative per l.ammissione di Ankara nel club europeo.
Il piagnisteo turco parrebbe inoppugnabile. Ma il presidente turco Gül, c.è da crederlo, è un vero marpione politico.
Piange persecuzione e, lamentando la presenza della famosa pagliuzza nell’occhio del gigante europeo, trova modo di gabbare chi lo invita ad osservare .le travi. che rendono orbo lo Stato islamico.
E di travi ce ne sono parecchie.
La Turchia ha avviato nell'ottobre 2005 negoziati in previsione della sua adesione a l'Ue. Da allora, Ankara ha ancora in sospeso qualcosa come 10 capitoli, sui 35 iniziali, contemplati dai negoziati d' adesione.
Da dove cominciare? Proviamo un po..Infinite (e largamente sterili) sono state, sino ad oggi, le discussioni sul necessario riconoscimento della Repubblica di Cipro da parte di Ankara.
Tematica resa ancora più scottante dal corposo dossier che il Vaticano ha avuto modo di sottoporre, per vie informali, ai funzionari europei e turchi. Un piccolo memorandum delle ingiustizie compiute dai .tolleranti. musulmani sui i luoghi sacri dei cristiani ciprioti. Dalla profanazione dei cimiteri, ridotti a discariche di automezzi, a conventi allegramente trasformati in alberghi a cinque stelle, ad una infinita quantità di antichità trafugate e vendute sul mercato nero.
Non bastasse questa piccola trave .religiosa., eccone una più squisitamente .laica..
La Turchia non si sogna, neanche lontanamente, di riconoscere le responsabilità storiche del massacro del popolo armeno. Un genocidio a sfondo sia politico che religioso (gli armeni sono tra i primi cristiani della storia), delegato alla malevola mano dei Curdi (gli stessi che oggi sono sotto
il calcagno turco) che maturò qualcosa come un milione e mezzo di morti. Come se oggi si incenerisse la Striscia di Gaza.
La Turchia è stata molto abile a giocare su due tavoli.
E così, pur di avere un appoggio dei paesi islamici nell.ambito della Commissione per i diritti dell.uomo (quella .cosa. che ogni anno vomita sentenze di condanna, in tema di diritti umani, contro l.Occidente), ha avuto persino l.ardire di partecipare alle riunioni della Lega Araba (come dire, la
volpe invitata nel pollaio).
Dunque, parlare di Striscia di Gaza è lecito. Ma di un genocidio compiuto da uno Stato islamico (laico, ma con tanto di finanziamenti per il mantenimento del culto), a danno dei cristiani, nisba. E. imperdonabile islamofobìa.
Ma le travi nell.occhio del lagnoso presidente Gul non finiscono certo qui.
Magari fosse!!!
Proprio in questi giorni, la Turchia ha richiesto all.autore Orhan Pamuk, un indennizzo per le opinioni espresse nel febbraio 2005 su una rivista svizzera. Ricordiamo ai più che il nobel turco, nel corso di quell.intervista dichiarò testualmente che .30.000 Curdi ed un milione di Armeni furono uccisi sul territorio turco. E nessuno, eccetto me, ha mai osato parlarne..
Immediatamente, il governo aveva invocato l' articolo 301 del codice penale e condannato Orhan Pamuk per vilipendio dell.identità turca. I quotidiani turchi ricordano che sei persone hanno sporto querela contro lo scrittore, colpevole di insulto alla .turchicità.. Arrivando ad invocare, in alcuni casi, addirittura punizioni corporali. Sino ad oggi i tribunali turchi avevano respinto questa pletora di confutazioni.
Ma ora le cose stanno cambiando. L.Alta Corte d'appello di Ankara, proprio la scorsa settimana, ha valutato meritevole l.esame di questi ricorsi. Con grandissima gioia dei nazionalisti difensori dell’identità turca. (alla faccia delle pretese di entrare nell.UE!).
Stesso calvario per un altro dei massimi scrittori turchi viventi.
Dallo scorso 5 maggio, Nedim Gürsel, autore del romanzo .Le ragazze di Allah., rischia da 1 a 3 anni di prigione. Il suo processo che si celebra presso il tribunale di Istanbul si delinea tutt.altro che una passeggiata.
Il romanzo, pubblicato lo scorso anno, mette alla berlina gli integralisti musulmani, che hanno più volte intentato azioni giudiziarie contro il cinquantunenne scrittore. Conformemente all' articolo 216-1 del codice penale, l'autore è imputato per .incitamento all.odio razziale, sociale, religioso..
Più banalmente, per insulto all.islam.
Assenza di libertà religiosa, di libertà di opinione e di riconoscimento del proprio (sporco) passato. A parte queste .quisquiglie., perché non accogliere a braccia aperte .questa. Turchia?
Ai tecnocrati europei do un suggerimento. Per rispondere alle rimostranze ipocrite del presidente turco Abdullah Gül, che sventola la cambiale di un promessa di adesione, si richiamassero pure al mitico Totò: .Quel che ho detto ho detto. E qui lo nego!.
G.C.
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