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C'è una forte intesa fra Iran e Armenia e il voto libanese lo dimostrerà
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di - Maurizio Stefanini . 2 Giugno 2009
Ahmadinejad e il presidente armeno Kocharyan nel 2007
L’Iran è l’alfiere della Rivoluzione Islamica del mondo; l’Armenia si considera un avamposto della cristianità proprio contro l’Islam. Eppure, il Paese che sta negando l’Olocausto ebraico e il popolo vittima dell’altro grande olocausto del XX secolo sono collegati da un asse di cui l’avvicinamento tra il partito armeno Tashnag e il partito filo-iraniano di Hezbollah nell’imminenza del voto libanese non è che l’ultima, clamorosa conferma.
Con 160.000 cittadini armeni, pari più o meno al 4 per cento della popolazione, sono 6 su 128 i deputati che nel Parlamento libanese vengono riservati a questa comunità: 5 agli armeni ortodossi e uno a quelli cattolici, mentre gli armeni protestanti votano per il seggio riservato appunto ai protestanti. Quattro di questi eletti fanno parte dell’alleanza anti-siriana “14 marzo”: due con partiti non armeni, uno del partito liberale Ramgavar e uno di quello socialdemocratico Henchagian. Due stanno invece con l’Alleanza filo-siriana a guida Hezbollah intitolata all’8 marzo, entrambi del Tashnag: un partito presente in 35 Paesi, diretto da un comitato segreto che si riunisce quattro volte all’anno, già protagonista tra fine ‘800 e inizio ‘900 della lotta armata contro l’Impero Ottomano, e oggi componente del quadripartito al potere in Armenia. Negli anni ’90 fu pure forza egemone nella regione del Nagorno Karabakh: l’enclave che si è separata dall’Azerbaigian in seguito a una guerra i cui esiti non sono però stati riconosciuti a livello internazionale.
Con un rapporto di forze attualmente di 75 anti-siriani contro 56 anti-siriani, gli armeni sono uno dei segmenti di elettorato che possono rovesciare la bilancia delle forze, e il Tashnag ha elevato il livello della propria intesa con Hezbollah, da una semplice convergenza tattica a un’alleanza vera e propria. Una ragione è che gli armeni, unica delle comunità libanesi con una lingua distinta dall’arabo, tendono a considerarsi a parte rispetto sia alla contrapposizione cristiani-musulmani che a quella pro o contro la Siria, al punto che durante la Guerra Civile ai posti di blocco delle varie milizie di fronte alla domanda di rito “cristiano o musulmano?” tendevano a rispondere quasi sempre: “armeno”.
Il Tashnag sostiene che la coalizione di Hariri aveva offerto loro un seggio solo, con l’idea di dare gli altri ad armeni di partiti genericamente cristiani o interconfessionali; la coalizione di Hariri ribatte che glieli avrebbero dati anche tutti e sei, ma in cambio di un impegno preciso a integrarsi nella coalizione. Comunque, alla fine è prevalsa l’offerta assolutamente pragmatica con cui i filo-siriani hanno offerto loro il pieno controllo di tutti e sei i seggi armeni; e poi si vedrà.
Non c’è però solo la tattica. Anche in Siria vivono 200.000 armeni, e un altro mezzo milione stanno in Iran, dove la Costituzione riserva loro due dei quattro seggi cristiani in Parlamento e concede loro di gestirsi le proprie scuole. Insomma, in una forza pan-armena come il Tashnag c’è anche la preoccupazione di salvaguardare queste minoranze. Ma più importante ancora è la convergenza che tra Iran e armeni si è creata in nome della comune avversione per il mondo turco. L’Iran, in particolare, ha aiutato in molti modi la guerra del Nagorno Karabakh contro i turcofoni azeri.
L’Iran dopo l’indipendenza armena dall’Unione Sovietica ha pure rappresentato il principale sbocco verso il mare per un Paese senza coste, e a cui la Turchia ha chiuso le frontiere fino al recentissimo appeasement. E l’Iran fornisce anche all’Armenia gran parte del suo fabbisogno energetico, in particolare attraverso un gasdotto di 140 Km che va da Tabriz a Sardarian: un tratto che ha iniziato a funzionare il 20 dicembre 2006; che è stato ufficialmente inaugurato il 19 marzo 2007 con l’intervento dei due presidenti Mahmud Ahmadinejad e Robert Kocharyan; che è costato 220 milioni di dollari; cui si progetta di aggiungere ulteriori 197 Km, in modo da portare il gas fino al centro del Paese; e la cui capacità dovrebbe passare da 1,1 a 2,3 milioni di metri cubici all’anno entro il 2019. In cambio, l’Armenia restituisce 3 Kwh della sua energia idroelettrica per ogni metro cubo di gas.
Poiché l’Armenia dalla sua contrapposizione con la Turchia è anche sospinta nell’orbita russa, si dice che la pressione di Gazprom abbia “convinto” il governo di Erevan a ridurre il diametro dei tubi a soli 700 millimetri, rispetto ai 1420 originariamente programmati. Ma se davvero come si prospetta verrà costruita una seconda pipe-line di simili proporzioni, l’Armenia potrebbe diventare per l’Iran un ponte per esportare gas verso l’Europa.
La cooperazione Iran-Armenia comprende poi la costruzione di due centrali idroelettriche su quel fiume Arax che segna il confine tra i due Paesi. E una terza linea di trasmissione a alto voltaggio per collegare le due reti elettriche. E il memorandum che nel luglio del 2007 ha pianificato la costruzione di una ferrovia e una raffineria che in territorio armeno e con capitale russo dovrebbe processare il greggio iraniano. Ci sono poi un’autostrada, intese commerciali, e perfino un accordo per realizzare assieme programmi televisivi.
G.C
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