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Nuove speranze per il Nagorno Karabakh dopo il vertice di Mosca
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18/07/2009 15.24.33
Prove di dialogo tra Armenia e Azerbaigian sull’irrisolta questione del Nagorno Karabakh, l'enclave armena in territorio azero, causa di sanguinosi conflitti tra Baku e Erevan. Grazie alla spinta di alcuni Paesi mediatori - tra cui Russia, Francia e Stati Uniti - ieri a Mosca si è tenuto un atteso vertice tra il presidente armeno Sarkisian e quello azero Aliev. Proprio sull’importanza di questa piccola ma strategica enclave armena, Stefano Leszczynski ha intervistato Alessandro Politi, Direttore del Osservatorio strategico di Nòmisma:
R. – Tutto quello che si può negoziare tra questi Paesi e questi territori non ha un’importanza strategica; l’importanza viene come al solito assegnata da attori esterni e qui la cosa fondamentale è il passaggio di oleodotti o di gasdotti.
D. – Talvolta il Negorno Karabakh viene descritto come un’enclave cristiana in un ambiente dominato dai musulmani. E’ un conflitto che può in qualche modo essere ricondotto a motivi religiosi o, in realtà, è distante da tutto ciò?
R. – Brame di potenza e di politica mettono in mezzo la religione come vessillo da combattimento. Si tratta di scelte politiche sulla pelle di popoli che possono avere culture e religioni diverse ma che potrebbero benissimo coesistere.
D. – Intorno al Negorno Karabakh girano anche gli interessi geopolitici e geostrategici dei vicini e, allo stesso tempo, ci sono i grandi attori internazionali quali la Russia e gli Stati Uniti che discutono delle sorti di quest’enclave…
R. – L’attore principale, in tutta questa partita, è chiaramente la Russia. Il secondo attore che ha cercato di cambiare le carte in tavola sono gli Stati Uniti. Qui si introduce tutta la questione delle linee energetiche. I russi vogliono fare delle linee di gasdotti e oleodotti che passino attraverso il loro territorio - sfruttando le reti già esistenti e migliorandole – e invece gli Stati Uniti, da un buon decennio, vogliono aggirare la Russia.
G.C
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