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Arslan: il coma, il risveglio, il nuovo libro
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da IL CORRIERE edizione del Veneto intervista
Arslan: il coma, il risveglio, il nuovo libro
La scrittrice padovana di origine armena racconta il dramma vissuto
«Apro gli occhi, so no in ospedale, a New York. Ho i polsi legati. Sento che tutti parlano veneto, la radio pub blicizza un supermercato di Jesolo. Che strano. Sono in America per presentare il mio ultimo libro in tre Universi tà ... Poi vedo mia figlia: mi diÂce che mi trovo a Padova in rianimazione, in coma da otto giorni, per setticemia. Io non posso risponderle perché ho un tubo in gola e i muscoli an cora tutti bloccati. E' ango sciante, nessuno può capir mi ». Sono i primi ricordi della brutta esperienza della malat tia e del coma di Antonia Ar slan, scrittrice padovana autri ce del romanzo La masseria delle allodole, da cui i fratelli Taviani han tratto l'omonimo film sul genocidio degli arme ni. E di La strada di Smirne. «Il coma farmacologico non mi ha fatto vedere tunnel di lu ce- spiega- mi ha invece la sciato una grande lezione di vi ta: ho capito che basta un nien te e tutto si capovolge. Mi ha insegnato che possiamo sem pre cambiare, anche se per far lo serve un evento forte... Ti rendi conto che qualcosa e qualcuno ti hanno aiutato in un modo misterioso, medici e infermieri innanzitutto. Poi i miei cari e i tanti lettori e ami ci che si sono fatti vivi da tut to il mondo».
La scrittrice ri corda che anche suo nonno, a cui deve la vita, era infermiere in quello stesso ospedale, pri ma di diventare chirurgo. Antonia Arslan vive a Pado va, ma le sue radici, che l'han no spinta ad abbandonare an zitempo la cattedra di Lettera tura all'Università di Padova per diventare autrice di ro manzi, sono armene. «Dove vo farlo, dovevo parlare di mio nonno tredicenne scappa to dalla Turchia e raccontare la storia della mia gente per ché non andasse perduta». E' figlia di quel popolo che «mi te e fantasticante». Ascoltan dola parlare, con grande soavi tà anche delle vicende più cru de, si capisce che la sua è pro prio un'anima armena. Come armeni sono i ricordi che par tono dal suo cognome Arsla nian, de-armenizzato dal non no nel '23. Lo stesso nonno che nel 1915, esule in Italia, eb be salva la vita dall'entrata in guerra dell'Italia. Le frontiere vennero chiuse e non poté re carsi in visita ai parenti in Tur chia.
La sua famiglia finì falci diata dalle scimitarre delle guardie di Talaat Pascià , il mi nistro dell'interno, pianificato re del primo genocidio del XX secolo, con cui l'Impero Otto mano cancellò un milione e mezzo dei due milioni di ar meni che vivevano nel paese. «A questa pulizia etnica spiega la scrittrice - Hitler si ispirò. Possiamo fare quel che vogliamo: chi si ricorda più del genocidio degli armeni? Disse in sei discorsi fatti nel '39 ai suoi collaboratori. Prese ro i fuggiaschi e l'Eufrate si riempì di cadaveri, altri finiro no in un lager nel deserto si riano dove li sterminarono con un rituale usato poi nelle foibe jugoslave, gettati nelle caverne e bruciati». Non per odio religioso, sostiene l’Ar slan, ma per eliminare le cultu re diverse. Ne parla il do cu- film Hushèr (Memorie) di Avedis Ohanian, padovano d'adozione, primo premio nel 2008 al New York Indepen dent Film e al Video Festival di Los Angeles. Non c'è odio nelle parole della scrittrice, ma paura che la storia possa ripetersi. L'Ar slan rivela di avere in proÂgramma il suo terzo romanzo: «Sarà il più difficile perchè parlerà di me. Sto pensando di scrivere di quest'ultima esperienza che mi ha obbliga ta a riflettere profondamente sul senso della vita».
Roberto Brumat
25 luglio 2009
G.C.
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