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Armenia, il faticoso cammino verso la democrazia
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di Cristina Balotelli
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/09/armenia_3.shtml
Prima di lasciare Vanadzor, visito la Chiesa di "S.Gregorio di Narek''. E' stata costruita di recente. I sovietici hanno fatto abbattere molte chiese armene. Padre Stephanus raccomanda una visita alla mostra dei bambini, allestita nell'ambiente sottostante la chiesa. Qui trovo un ragazzo che prova alcune canzoni armene al pianoforte. "Abbiamo organizzato molti eventi, come la mostra d'arte dei bambini, o i concerti di musica", spiega Padre Stephanus. "La Chiesa è un punto di riferimento importante per molte famiglie che mandano qui i loro bambini. Noi armeni siamo cristiani da più di 2000 anni. Ora, con la crisi economica, la gente sente ancora di più il bisogno di venire in chiesa".

Per tornare a Yerevan questa volta passiamo dal lago di Sevan dove, in cima a una collina, si trova uno dei tanti monasteri del paese. Qui incontro due giovani iraniani. Sono turisti, entusiasti dei monasteri armeni e della vista magnifica sul lago e le montagne. In Iran c'è una minoranza cristiana armena ufficialmente riconosciuta. Gli iraniani sono sempre stati molto tolleranti con gli armeni e sono stati i primi a riconoscere l'indipendenza dall'URSS. Oggi i rapporti tra i due paesi sono buoni ed è in atto una importante cooperazione economica. "Molti iraniani stanno investendo nelle costruzioni in Armenia", racconta Gagyk Makaryan. "Gli aerei che collegano i due paesi sono sempre pieni. Tuttavia il regime iraniano non aiuta gli imprenditori armeni che vorrebbero investire in Iran, aprire un impianto o una fabbrica". Non avendo rapporti con Turchia e Azerbaijian, all'Armenia restano l'Iran e la Georgia per gli scambi commerciali.

Giornalisti intimiditi e picchiati
A Yerevan incontro Liana Haroyan, Avvocato e Direttore dei progetti del Media and Law Institute. Ha seguito diversi casi di giornalisti intimiditi e picchiati per le loro idee. Il suo compito è difendere i loro diritti. E' una giovane donna piena di vitalità e allegria. Ma quando parla del suo Paese, assume un'espressione rassegnata. "L'anno scorso ho avuto tra le mani sei o sette casi di giornalisti picchiati e minacciati da sconosciuti. E sono solo i casi di cui io sono a conoscenza – spiega – ma probabilmente ce ne sono di più". "Un giornalista fu picchiato cosi brutalmente che finì in coma e in pericolo di vita per alcuni giorni. Un altro fu picchiato ferocemente fino ad avere un'emorragia cerebrale". Oltre alla violenza, c'è anche un altro metodo per far tacere i media scomodi: "fanno partire delle ispezioni fiscali contro i giornalisti che manifestano idee critiche nei confronti del governo. Purtroppo la nostra legge fiscale è talmente povera nella sua formulazione che può essere interpretata in tanti modi, perciò riescono sempre a trovare delle irregolarità e quindi procedono congelando il conto in banca del giornalista".

La situazione non è la stessa per tutti i media. Le televisioni "sono maggiormente soggette alle pressioni del Governo o del partito al potere e ci sono certi argomenti, soprattutto politici, che i giornalisti non possono coprire", racconta Narine Safaryan, giornalista di Internews Armenia. "Ci sono certe persone nel Governo e nella società che non puoi mai criticare perchè sono loro che possiedono i media del Paese", aggiunge. "Bisogna fare confronti – continua riferendosi alle informazioni che circolano su Internet – altrimenti non si riesce a capire dove sta la verità, ma non tutti lo fanno". Anche perché molti, in Armenia, ancora non hanno Internet.

Il cammino verso la democrazia è ancora lungo. La gente sa di avere dei diritti, ma non pensa a difenderli. I sindacati e le associazioni non riescono a farsi sentire. Nel marzo 2008 una manifestazione dell'opposizione in piazza della Libertà, a Yerevan, è stata repressa nel sangue. L'ordine è stato ristabilito con i carri armati. Ma l'Europa guarda con interesse all'Armenia, che presto, quando sarà ultimato il progetto di gasdotto che passerà attraverso il suo territorio e la Georgia, potrebbe diventare un importante distributore del gas iraniano.

G.C

 
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