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Turchia/ A Erevan manifestazioni contro il protocollo con Ankara
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Esteri
I dimostranti: "Nessuna concessione sul genocidio"
postato 10 giorni fa da APCOM
Manifestazione questa mattina a Erevan, dove. come riferisce il quotidiano Hurriyet, alcune decine di dimostranti appartenenti alla destra del Paese hanno manifestato contro il protocollo che Armenia e Turchia dovrebbero firmare a metà ottobre per la normalizzazione dei rapporti. I rapporti fra Ankara ed Erevan sono deteriorati per la disputa storica sui massacri del 1915 e il controllo della regione del Nagorno-Karabakh. Per quanto riguarda la prima l'Armenia sostiene che le armate ottomane nel 1915 hanno ucciso in modo predeterminato oltre un milione di armeni. Ankara risponde con la sua versione secondo la quale ci furono al massimo 300mila morti e non furono ammazzati in modo predeterminato. La regione del Nagorno-Karabakh, a maggioranza armena ma in territorio azero, è stata invece al centro di un violento conflitto fra Armenia e Azerbaigian, dove Ankara da sempre preso le parti della seconda. Proprio a causa di questa guerra nel 1993 i confini fra Turchia e Armenia vennero chiusi e le relazioni diplomatiche interrotte. Da mesi fra i due Paesi è in atto un'operazione di disgelo, che però sembra incontrare qualche problema soprattutto a causa dell'ostilità di Baku, per cui la riapertura del confine andrebbe contro gli interessi nazionali dell'Azerbaigian. In aprile, con la mediazione della Svizzera, era stata annunciata una Road map e il 31 agosto, sempre con la mediazione della Svizzera, è stato annunciata la firma di un protocollo a metà ottobre. E oggi è arrivata la dimostrazione che comunque anche una parte del popolo armeno non è assolutamente d'accordo con la normalizzazione. Lo slogan della manifestazione è stato "nessuna concessione ai turchi". Dove per concessione si intendeva soprattutto il dibattito storico legato ai fatti del 1915. Tatul Harutyunyan, uno degli organizzatoridel corteo, ha detto: "Un comitato storico presuppone il fatto che si discuta sulla verità storica. E noi questo non lo possiamo accettare". Intanto il presidente della Repubblica armena, Serzh Sarkissian, sta incontrando le forze politiche per discutere dei dettagli del protocollo. Il suo partito, Hanrabedgan Gusagzsutyun, detiene 64 seggi del parlamento su 131. Il Dashnaktsutyun, il Partito nazionalista, ha lasciato la coalizione lo scorso aprile dopo la prima road map siglata fra Turchia e Armenia.
Turchia/ Ministro Esteri illustra a opposizione protocollo Erevan
E l'Armenia ordina treni per quando sarà riaperto confine
postato 11 giorni fa da APCOM
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Il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu oggi è impegnato in un lungo incontro con l'opposizione, durante il quale dovrebbe illustrare nel dettaglio che cosa prevede il protocollo che Turchia e Armenia firmeranno a metà ottobre e che dovrebbe portare alla normalizzazione dei rapporti. I due principali partiti dell'opposizione il Chp (Partito repubblicano del Popolo) e il Mhp (Partito nazionalista) hanno espresso profondo scetticismo nei confronti dell'iniziativa governativa. I rapporti fra Ankara ed Erevan sono deteriorati per la disputa storica sui massacri del 1915 e il controllo della regione del Nagorno-Karabakh. Per quanto riguarda la prima l'Armenia sostiene che le armate ottomane nel 1915 hanno ucciso in modo predeterminato oltre un milione di armeni. Ankara risponde con la sua versione secondo la quale ci furono al massimo 300mila morti e non furono ammazzati in modo predeterminato. La regione del Nagorno-Karabakh, a maggioranza armena ma in territorio azero, è stata invece al centro di un violento conflitto fra Armenia e Azerbaigian, dove Ankara da sempre preso le parti della seconda. Proprio a causa di questa guerra nel 1993 i confini fra Turchia e Armenia vennero chiusi e le relazioni diplomatiche interrotte. Da mesi fra i due Paesi è in atto un'operazione di disgelo, che però sembra incontrare qualche problema soprattutto a causa dell'ostilità di Baku, per cui la riapertura del confine andrebbe contro gli interessi nazionali dell'Azzerbaigian. Intanto, secondo il quotidiano Hurriyet, c'è chi si porta avanti. L'Armenia infatti avrebbe commissionato a un'azienda polacca la costruzione di tre treni che dovrebbero essere impiegati sulla tratta che collegherà la Turchia alla repubblica caucasica una volta che il confine verrà riaperto. L'ambasciatore armeno avrebbe visitato la fabbrica e firmato la commessa personalmente. Secondo i piani armeni a essere riaperta per prima dovrebbe essere la ferrovia fra Kars e Gumru, che prima però necessiterebbe di un intervento di ricostruzione abbastanza corposo. L'annuncio della firma del protocollo è stato dato lo scorso 31 agosto, sotto la mediazione della Svizzera. Il riavvicinamento è sostenuto con forza anche dagli Stati Uniti. Il timore è che i colloqui si risolvano in un nulla di fatto e che il protocollo faccia la fine della road map firmata ad aprile, alla quale non era seguita alcun intervento concreto sempre a causa della questione del Nagorno-Karabakh.
Esteri
Turchia/ Opposizione critica su normalizzazione con Armenia
Il partito repubblicano: prima di firmare molti punti da chiarire
ARTICOLI A TEMA
Il giro di colloqui politici del ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu per illustrare il protocollo che Turchia e Armenia dovrebbero firmare a metà ottobre per normalizzare le loro relazioni, si è tradotto con un fiasco quasi totale. Lo dice l'emittente turca Ntv, secondo cui il ministro avrebbe incassato un no secco da Saadet Partisi (Partito islamico della Felicità), Buyukl Birlik Partisi (Partito della grande unita nazionale, ultra nazionalista) e Milliyetci Hareket Partisi (Partito nazionalista). Molto dubbioso anche il Chp, il Partito repubblicano e principale voce dell'opposizione, secondo il quale prima di firmare qualsiasi protocollo andrebbero chiarite con Erevan alcune questioni, prima fra tutte quella del "genocidio" del 1915, che Ankara non riconosce e quella del Nagorno Karabakh. I rapporti fra Ankara ed Erevan sono deteriorati per la disputa storica sui massacri del 1915 e il controllo della regione del Nagorno-Karabakh. Per quanto riguarda la prima, l'Armenia sostiene che le armate ottomane nel 1915 hanno ucciso in modo predeterminato oltre un milione di armeni. Ankara replica che ci furono al massimo 300mila morti e non furono uccisi in modo predeterminato. La regione del Nagorno-Karabakh, enclave a maggioranza armena in territorio azero, è stata invece al centro di un violento conflitto fra Armenia e Azerbaigian, dove Ankara da sempre ha preso le parti della seconda. Proprio a causa di questa guerra, nel 1993 i confini fra Turchia e Armenia vennero chiusi e le relazioni diplomatiche interrotte. Da mesi fra i due Paesi è in atto un'operazione di disgelo, che però sembra incontrare qualche problema soprattutto a causa dell'ostilità di Baku, per cui la riapertura del confine andrebbe contro gli interessi nazionali dell'Azerbaigian. Intanto, secondo il quotidiano Hurriyet, c'è chi si porta avanti. L'Armenia infatti avrebbe commissionato a un'azienda polacca la costruzione di tre treni che dovrebbero essere impiegati sulla tratta che collegherà la Turchia alla repubblica caucasica una volta che il confine verrà riaperto. L'annuncio della firma del protocollo è stato dato lo scorso 31 agosto, sotto la mediazione della Svizzera. Il riavvicinamento è sostenuto con forza anche dagli Stati Uniti. Il timore è che i colloqui si risolvano in un nulla di fatto e che il protocollo faccia la fine della road map firmata ad aprile, alla quale non era seguita alcun intervento concreto sempre a causa della questione del Nagorno-Karabakh. A rappresentare un ulteriore ostacolo il fatto che il protocollo deve essere anche votato da entrambi i parlamenti e non sembra fino a questo momento che quello turco abbia i numeri per approvarlo, a meno che il Chp non compia ripensamenti clamorosi.
Peace Reporter
Turchia, il ministro degli Esteri: 'apertura fronitere con Armenia non è prioritario'
Ahmet Davutoglu svela i piani di Ankara per raggiungere la pace in Caucaso - Ahmet Davutoglu, ministro degli Esteri turco, ha reso noto che "l'accordo raggiunto ieri fra la Turchia e l'Armenia per l'avvio dei rapporto diplomatici non avrà come effetto immediato l'apertura delle frontiere tra i due paesi confinanti". La precisazione è giunta nella tarda serata di ieri durante un'intervista del politico alla televisione privata NTV. Il capo della diplomazia di Ankara che non ha nascosto un certo ottimismo sulla possibilità che vengano instaurate relazioni pacifiche con lo stato caucasico, ha aggiunto che "per il momento un'apertura della frontiera non è prevista e non costituisce una priorità. La normalizzazione dei rapporti con Ieravan - ha svelato Davutoglu - si inserice nella visione regionale della Turchia di stabilire la pace nel Caucaso". Poche ore fa il ministro è ritornato sull'argomento sottolineando che l'entrata in vigore degli accordi che i due Paesi dovranno firmare richiede almeno due mesi di tempo. 'Ci auguriamo che le relazioni si normalizzino più rapidamente possibile - ha sostenuto il politico - Gli accordi devono ancora essere ratificati dai rispettivi Parlamenti e verranno quindi messi in atto'. Secondo quanto ha riportato oggo il quotidiano Hurriyet il protocollo d'intesa fra due Paesi verrà con tutta probabilità firmato il prossimo 12 ottobre.
Peace Reporter
Turchia, scontri nel sud est del Paese: 3 militanti Pkk uccisi dai soldati di Ankara
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Il Pkk ha annunciato una tregua per il Ramadan non riconosciuta dalla Turchia - Una serie di violenti scontri a fuoco ha interessato la zona sud orientale della Turchia. Nelle sparatorie avvenute fra esercito e militanti del Pkk almeno tre aderenti al partito dei lavoratori kurdi avrebbero perso la vita. L'area in questione si trova a ridosso del confine con l'Iraq e da sempre è teatro di sparatorie fra le opposte fazioni. La notizia dei combattimenti è stata diffusa dall'agenzia Anadolu che specifica che i combattimenti sono avvenuti soprattutto nei pressi della città di Cukurca.Per il mese del Ramadan il Pkk ha annunciato una tregua unilaterale non riconosciuta dalle autorità turche.
Esteri
Turchia/ Erdogan: accordo con Armenia in parlamento a ottobre
Erdogan tenta il blitz prima di visita presidente Sarkisian
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Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha intenzione di presentare in Parlamento il documento che stabilisce le relazioni diplomatiche con l'Armenia intorno al 10-11 di ottobre. Pochi giorni prima dell'incontro tra i presidenti dei due Paesi: il turco Abdullah Gul e l'armeno Serge Sarkisian. Quest'ultimo dovrebbe infatti volare ad Ankara per assistere al ritorno della partita valida per i Mondiali 2010 tra Turchia e Armenia il 14 ottobre. I due Paesi non hanno rapporti intergovernativi dal 1993, anno della guerra nel Nagorno Karabakh, enclave armena in territorio azero. Erdogan ha sottolineato, parlando all'università di Princeton, che i negoziati tra Erevan e Ankara "ci hanno condotti su posizioni davvero importanti". Il premier turco ha aggiunto che "se non ci saranno pregiudizi" l'accordo potrebbe approdare in Parlamento "tra il 10 e l'11 del mese prossimo". La Turchia ha intenzione di riaprire le frontiere, chiuse a causa del contenzioso sul Nagorno e sul mancato riconoscimento da parte turca del genocidio degli armeni nel 1915, entro la fine dell'anno. Sarkisian ha reso noto che non si recherà nella capitale turca per assistere al match se le frontiere non saranno riaperte o se non ci saranno segni tangibili e chiari in questa direzione. Erdogan, però, ha risposto a distanza precisando che "chiedere certe condizioni non è più la giusta direzione politica".
Esteri
Turchia/ Stampa: Ankara non punterà missili contro Teheran
ARTICOLI A TEMA
Ankara non punterà mai missili contro Teheran. Lo scrive oggi il quotidiano Hurriyet citando fonti diplomatiche che hanno preferito rimanere anonime. "La Turchia - hanno spiegato fonti diplomatiche europee che hanno voluto restare anonime al quotidiano Hurriyet - accetterà di partecipare solo a programmi interni alla Nato non a quelli americani. E comunque non ci sono possibilità che Ankara decida di partecipare a un progetto di scudo spaziale che veda coinvolti Iran e Russia, Paesi con cui sta sviluppando e vuole mantenere buone relazioni". Negli ultimi giorni, dopo l'annuncio del presidente statunitense Barack Obama sullo smantellamento dello scudo spaziale in Polonia e Repubblica ceca per concentrarsi sull'Iran, si erano diffuse voci di un possibile impiego della Turchia base logistica. Impiego di cui l'esecutivo islamico-moderato non vorrebbe nemmeno sentire parlare. Già ai tempi dell'amministrazione Bush il governo di Ankara aveva detto un no convinto all'allestimento di un apparato di difesa del genere sul proprio suolo nazionale. E sembra che lo stesso messaggio sia stato recapitato all'amministrazione Obama. Oggi intanto il premier Erdogan parte alla volta degli Stati Uniti. Molti gli argomenti da trattare, non solo lo scudo missilistico, ma anche il protocollo che Turchia e Armenia dovrebbero firmare a metà ottobre e che Washington segue con particolare attenzione.
Esteri
Turchia/ Ancora inondazioni nord-ovest, 100 operai intrappolati
Almeno 5 sono dispersi, attivati elicotteri e carri armati
Forti piogge hanno provocato nuove inondazioni nel nord-ovest della Turchia, intrappolando centinaia di lavoratori in alcune aziende di piastrelle. Almeno cinque operai sono dispersi, secondo l'agenzia turca Anatolia. Il governatore della provincia di Tekirdag, Zubeyir Kemelek, ha spiegato che elicotteri militari stanno cercando di trarre in salvo i lavoratori dalle fabbriche allagate che si trovano vicino alla città di Kumbag. Secondo Atv, l'esercito turco sta utilizzando anche i carri armati nelle operazioni di soccorso. Le piogge più intense degli ultimi decenni hanno causato inondazioni nelle quali sono morte almeno 31 persone in Turchia questa settimana. Altre nove persone risultano ancora disperse dopo le alluvioni di giorni fa.
Peace Reporter
Turchia, la lingua curda entra nelle università
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Lo ha deciso l'Alta Commissione per l'Educazione approvando la creazione di un corso di laurea in curdo - Per la prima volta i professori di un'università turca insegneranno la lingua e la letteratura curda. Lo ha deciso l'Alta Commissione per l'Educazione approvando la creazione di un corso di laurea in curdo, ma anche persiano, arabo e siriano, lingue parlate da alcune minoranze nel Paese.L'università che per prima introdurrà questa novità è la Mardin Artuklu University, un ateneo del sud-est della Turchia, regione abitata in prevalenza da cittadini di etnia curda.La lingua curda, di origine indoeuropea, è stata bandita ufficialmente dal Paese nel 1991, ma in parte riconosciuta nuovamente lo scorso gennaio, quando il Parlamento ha approvato la nascita di un canale televisivo in curdo, gestito dall'emittente pubblica turca.Il provvedimento s'inserisce in una linea politica di avvicinamento alla minoranza curda, per cercare di risolvere in maniera democratica un conflitto armato che dura da decenni.
V.V
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