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nuova politica estera di Ankara nei confronti del mondo arabo . ed il ministro degli esteri iraniano .
da MONDO ARABO
Ahmet Davuto'lu e Manuchehr Mottaki, ai quali ci riferiamo nel titolo di questo articolo, sono rispettivamente il ministro degli esteri turco . ed ispiratore della nuova politica estera di Ankara nei confronti del mondo arabo . ed il ministro degli esteri iraniano . una delle colonne dell'attuale regime al potere a Teheran. I due si sono incontrati ultimamente a Teheran, e si erano incontrati in precedenza a Istanbul. Argomento fisso di entrambi gli incontri è stato il mondo arabo. I due ministri sono ancora lontani dal raggiungere un intesa. Ed i loro rispettivi paesi sono in reciproca competizione: ciascuno dei due vuole guadagnarsi una posizione privilegiata nel mondo arabo, per amore o per forza.

Si dà il caso che esistano differenze e contrasti fra i due paesi, che li allontanano l.uno dall.altro. Ma allo stesso tempo vi sono interessi condivisi che li spingono a cooperare e collaborare. Tra i motivi di contrasto vi è il fatto che la Turchia è membro della NATO e collabora con Washington, e questa
cooperazione avviene su un piano strategico. L.Iran invece ritiene che la fonte dei suoi problemi con il mondo siano proprio gli Stati Uniti e la NATO.

Tra i motivi di contrasto vi è anche il fatto che la Turchia riconosce Israele. Essa è l.unico stato islamico non arabo, membro dell.Organizzazione della Conferenza Islamica (OIC), che intrattiene rapporti diplomatici con lo stato ebraico. Questi rapporti hanno permesso ad Ankara di svolgere un ruolo di mediazione fra Israele e la Siria. Tale mediazione era sul punto di tradursi in un esito felice, se non fosse caduto il governo Olmert e non fossero giunti al potere Netanyahu ed il suo governo estremista.
L.Iran, dal canto suo, per bocca dello stesso presidente Ahmadinejad, sbandiera lo slogan del rifiuto dell.esistenza di Israele, e si posiziona in prima fila nella contrapposizione allo stato ebraico. Laddove la Turchia ed Israele compiono manovre militari congiunte (a volte con la partecipazione
degli Stati Uniti, ed a volte in forma bilaterale), le dimostrazioni di forza compiute di tanto in tanto dall.Iran sono invece considerate da Tel Aviv come rivolte contro Israele, prima ancora che contro gli altri paesi della regione.
Tant.è vero che Tel Aviv ritiene che il programma nucleare iraniano abbia lo stato ebraico come obiettivo primario.

L.Iran possiede un potere di contrattazione che manca alla Turchia. Teheran ha infatti rapporti di cooperazione strategica con la Siria, mentre le relazioni turco-siriane non raggiungono questo livello, malgrado gli sviluppi positivi che tali relazioni hanno registrato dopo che Damasco ha accolto la richiesta turca di togliere la protezione al leader curdo Abdullah Ocalan ed ai
membri della sua organizzazione armata.

L.Iran possiede altre tre carte da giocare che non sono di minore importanza:
il rapporto con Hamas nella Striscia di Gaza, quello con Hezbollah in Libano, e quello con il partito .Da.wa. al governo in Iraq. Grazie a questi rapporti, l’Iran occupa una posizione di primo piano nel gioco delle influenze dirette che condizionano gli eventi in Palestina, in Libano, in Iraq, e . di conseguenza .
nel mondo arabo nel suo complesso.

Per converso, la Turchia ha in mano la carta della fiducia reciproca con il .triangolo. giordano-egiziano-saudita e, per estensione, con il resto dei paesi arabi che condividono la linea politica di questo .triangolo.. Tuttavia, allo stesso tempo Ankara è riuscita a concludere un accordo di cooperazione strategica con la Siria, con l.obiettivo di .assicurare il massimo grado di
integrazione, soprattutto dal punto di vista economico.. A seguito di questi importanti sviluppi, la Turchia ha giocato un ruolo di mediazione tra la Siria e l.Iraq, oltre che una mediazione fra l.Iran e i paesi del cosiddetto gruppo dei 5+1 (i paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania) in merito alla questione nucleare iraniana.

Ciò non significa che non vi siano divergenze fra Ankara e Teheran. Fra tali divergenze vi è la posizione nei confronti dell.Azerbaigian, un paese che si affaccia sul Mar Caspio, etnicamente, linguisticamente e culturalmente turco, ma di confessione sciita. In realtà, l.Iran e l.Azerbaigian non sono in buoni rapporti, al punto che l.Iran ha preso le parti dell.Armenia nella guerra condotta da quest.ultima contro l.Azerbaigian per l.autodeterminazione del Nagorno-Karabakh (una regione azera a maggioranza etnica armena che, dopo il sanguinoso conflitto con l.Azerbaigian, è ora sotto il controllo dell.Armenia).
La posizione turca a fianco dell.Azerbaigian ha inasprito ulteriormente il dissidio turco-armeno, mentre la posizione iraniana ha portato Teheran a costruire ponti di intesa con l.Armenia, scavalcando l.Azerbaigian.

Fra i motivi di contrasto tra Ankara e Teheran vi è anche la dura competizione per stabilire chi dei due debba essere il paese di passaggio della rete di oleodotti e gasdotti che devono collegare il Caucaso ai mercati mondiali. L.Iran offre il tragitto più breve fino alle acque del Golfo Persico
. e finanziariamente meno costoso. Il tragitto che offre la Turchia è invece più lungo e geograficamente più impervio . e di conseguenza è il più costoso da un punto di vista finanziario.

Malgrado ciò, le multinazionali del petrolio preferiscono il tragitto turco a quello iraniano, per ragioni politiche. La Turchia è infatti uno stato stabile, alleato dell.Occidente, che ambisce ad entrare nell.Unione Europea. L.Iran si trova invece in uno stato di contrapposizione con l.Europa su numerose questioni, prima fra tutte la questione nucleare.

Allo stato attuale vi sono tre elementi che vanno a vantaggio della Turchia nel contesto della competizione o della cooperazione turco-iraniana nel mondo arabo. Il primo è che la Turchia è un paese islamico sunnita, mentre i musulmani sunniti in Iran si sentono in uno stato di inferiorità, soprattutto nelle regioni meridionali e sud-occidentali del paese che si affacciano sul Golfo (Arabistan). Il secondo è che l.Iran è accusato di lavorare alla costruzione di armi nucleari che potrebbe poi sfruttare (quantomeno) a livello politico per dominare il mondo arabo . ed in particolare la regione del Golfo .se non altro con il pretesto del conflitto con Israele. Il terzo è che l.Iran ha delle questioni in sospeso con il mondo arabo, la più importante delle quali è la questione delle tre isole degli Emirati Arabi Uniti (Abu Musa, Tunb grande, e Tunb piccola), occupate dall.Iran all.epoca dello Shah Mohammad Reza Pahlavi, subito dopo il ritiro britannico dal Golfo all.inizio degli anni .70 del secolo scorso.

Già in passato la Lega Araba ed il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) avevano ribadito che le tre isole appartengono agli arabi, affermando di impegnarsi a difendere il diritto dello stato degli Emirati a ristabilire la propria sovranità su queste isole. L.Iran ha tuttavia ignorato finora tutte
queste prese di posizione.

La Turchia, dal canto suo, aveva una sola questione in sospeso con il mondo arabo, a partire dagli anni .20 del secolo scorso, in merito alla sovranità sulla provincia di Alessandretta. Tuttavia questa questione non si pone più, ora, dopo che la Siria ha raggiunto un.intesa in proposito con la Turchia.

Alla luce delle contraddizioni e delle divergenze che caratterizzano ampi settori delle relazioni tra i due paesi, sia a livello politico che economico, la Turchia e l.Iran riusciranno a operare insieme nel mondo arabo, oppure il loro rapporto sarà conflittuale come è accaduto lungamente in passato, a
partire dal conflitto ottomano-safavide?

Secondo il ministro degli esteri turco Ahmet Davuto.lu, il mondo arabo rappresenta la profondità strategica passata e recente della Turchia.
Attualmente, egli sta cercando di porre rimedio agli errori commessi dalla Turchia quando il paese ritenne che puntare verso Occidente significava voltare le spalle al mondo arabo, e che fra gli obblighi dell.adesione all.Unione Europea vi era quello di sbarazzarsi dell.eredità culturale e religiosa che lega la Turchia alle società arabe. La teoria di Davuto.lu è ritenuta un aggiustamento di rotta rispetto agli orientamenti che hanno dominato la Turchia fin dai tempi della creazione dello stato laico per mano di Ataturk. Davuto.lu ha assunto il suo incarico alla guida del ministero degli esteri allo scopo di trasformare questa teoria in una nuova realtà politica.

Secondo il ministro degli esteri iraniano Manuchehr Mottaki, anche per l’Iran il mondo arabo costituisce la profondità strategica del paese. Tuttavia, il peggioramento dei rapporti fra l.Iran e l.Occidente (gli Stati Uniti e l’Europa), ed il fatto che i rapporti fra i paesi arabi e l.Occidente siano
improntati alla cooperazione . oltre all.esistenza di una contrapposizione confessionale fra l.Iran ed il mondo arabo (e l.impiego di tale contrapposizione a fini politici) . rappresentano i due volti dello stato di agitazione che domina i rapporti arabo-iraniani. Per risolvere questo nodo, la .teoria. di Mottaki cerca di eludere tali problematiche estremamente complesse agitando gli slogan dell.ostilità ad Israele, della difesa della questione palestinese, e della liberazione di Gerusalemme. Sulla base di questa teoria, l’Iran si è spinto a suggerire la creazione di un patto di sicurezza arabo- iraniano che faccia a meno dell.ombrello di difesa americano, e addirittura si sbarazzi dei rapporti di cooperazione attualmente esistenti fra alcuni paesi arabi ed alcuni paesi occidentali. Tuttavia, questo invito iraniano non ha trovato ascolto fra gli arabi alla luce del protrarsi dell.occupazione iraniana
delle tre isole degli Emirati, ed alla luce della strumentalizzazione a fini politici della questione confessionale da parte di Teheran.

In conclusione, il mondo arabo si trova fra l.incudine della .teoria Davuto.lu. e il martello della .teoria Mottaki., come se non esistesse alcuna teoria araba in grado di costituire una base nazionale indipendente per affrontare i cambiamenti che stanno scuotendo la regione ed il mondo.

Mohammad Sammak è segretario generale del Comitato islamo-cristiano per il Dialogo in Libano; è direttore della rivista .al-Ijtihad.

G,C

 
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