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Turchia-Armenia: road map al traguardo
da AVVENIRE
Domani la firma dell.accordo che normalizza i rapporti il fatto Un procollo che verrà firmato a Zurigo sancirà la ripresa delle relazioni
diplomatiche e commerciali Una commissione verrà incaricata di dirimere la querelle sul genocidio del 1915 DA I STANBUL M ARTA O TTAVIANI D opo mesi di voci, smentite e polemiche, domani dovrebbe essere la volta buona. I ministri degli esteri turco e armeno, con la mediazione della Svizzera, firmeranno un protocollo che, con modalità e tempi ben definiti,
porterà alla normalizzazione dei rapporti e all.allacciamento di relazioni diplomatiche. La firma era stata annunciata a fine agosto dagli stessi
ministeri degli Esteri e sarebbe dovuta avvenire la settimana prossima. È stata anticipata a domani perché il presidente armeno Serzh Sarkissian il 14 ottobre si recherà in Turchia, per la precisione a Bursa, dove verrà disputato il ritorno della partita di calcio fra le due nazionali per la qualificazione ai mondiali. Il protocollo si compone di quattro parti, divise al loro interno in diversi sottopunti: relazioni diplomatiche, relazioni commerciali,
infrastrutture e trasporti e in ultimo il famoso capitolo che prevede, pur senza scriverlo espressamente, la formazione di una commissione per il confronto su fatti relativi a eventi del passato, e dove l.argomento-principe sarà il genocidio del 1915. Fra le parti che stanno più a cuore a Erevan ci
sono i capitoli economici e soprattutto quelli relativi ai nuovi collegamenti viari fra i due Stati, che dovrebbero fare uscire l.Armenia dallo Stato di
isolamento provocato dalla sua nota vicinanza alla Russia. La repubblica caucasica potrebbe anche venire inserita nelle future grandi vie dell.energia,
che proprio l.estate scorsa avevano iniziato a prendere forma. Un ingresso, questo, che secondo molti analisti locali darebbe fastidio (seppure per motivi diversi) alle altre due repubbliche caucasiche, Georgia e Azerbaigian.
I due Paesi arrivano all.appuntamento con grandi aspettative ma anche con grossi problemi, la cui soluzione potrebbe non essere così immediata. Tre sono i nodi principali su cui le delegazioni dovranno lavorare maggiormente: il riconoscimento rispettivo dei confini, la questione del genocidio del 1915 e la
disputa sulla regione del Nagorno-Karabakh. Il riconoscimento dei confini riguarda essenzialmente il fatto che alcuni territori . soprattutto il Monte
Ararat, sacro alla religione e alla tradizione armena . sorgono in territorio turco e quindi Erevan deve impegnarsi a riconoscerli come tali e a non renderli «simbo- lo» della repubblica d.Armenia.
Fiato sospeso per quanto riguarda il confronto sul genocidio del 1915 (vedere box in pagina). Se per molti analisti è ormai certo che l.esecutivo di Erevan dovrà rinunciare a un riconoscimento ufficiale dello sterminio, in molti temono che la commissione che verrà formata non sarà in grado di trovare una soluzione storica condivisa dalle due parti.
Ancora più complessa sembra essere la questione del Nagorno-Karabakh, regione a maggioranza armena ma in territorio azero, teatro di una sanguinosa guerra
negli anni Novanta. Ancora oggi è contesta fra Erevan, che in pratica la controlla militarmente, e Baku, che da sempre sulla questione viene appoggiata
da Ankara, in virtù di legami storici ed etnici e anche dall.avversione contro l.Armenia. Proprio a causa del conflitto interno al Caucaso, i confini fra i due Stati furono chiusi nel 1993. E sebbene sia il presidente turco Abdullah Gul sia il collega armeno Serzh Sarkissian siano più che intenzionati a imprimere una svolta, la Turchia ha più di un motivo per considerare le esigenze dell.alleato azero. L.Azerbaigian infatti è uno Paesi-chiave delle future rotte del gas. E proprio da Baku il presidente Ilham Aliyev ha ricordato che non ci può essere pace fra Turchia e l.Armenia senza soluzione sulla
regione del Caucaso. Messaggio raccolto dal premier turco Recep Tayyip Erdogan e dal ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu che, contrariamente a quello che pensa il presidente Sarkissian (il quale vorrebbe discutere del Nagorno fuori dalle trattative del protocollo) hanno dichiarato che la Turchia tutelerà gli interessi di Baku.
Il protocollo che viene firmato domani dovrà essere votato dai rispettivi parlamenti. Se ci si dovesse basare sul testo diffuso dalle rappresentanze
parlamentari, il confine dovrebbe essere riaperto due mesi dopo l.approvazione delle assemblee. Ma prima bisogna essere sicuri che il protocollo non scivoli
proprio sulla legittimazione parlamentare. Proprio qui infatti potrebbero sorgere problemi in entrambe i campi. Se il premier Erdogan deve fare i conti
con l.opposizione, soprattutto quella di stampo nazionalista, Sarkissian nei mesi scorsi ha visto la Federazione Rivoluzionaria Armena uscire dalla coalizione di governo proprio a causa delle relazioni con la Turchia. I due Paesi aspettano e gli Stati Uniti sperano: per l.amministrazione Obama la pacificazione del Caucaso è un obiettivo irrinunciabile e il protocollo con l'Armenia serve anche per testare quanto sia affidabile l.alleato turco, su cui ha puntato molto.

G.C

 
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