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15 10 2009 - Sventolano bandiere azere, vietate dalla Fifa
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Turchia-Armenia
Fischi e colombe
la stampa.it
Calcio, Turchia-Armenia pace fatta in tribuna
MARTA OTTAVIANI
BURSA
Alla fine ha vinto la Turchia per 2 a 0. Ma il risultato più importante della sfida calcistica Ankara-Erevan - a Bursa, in Turchia - è stato non segnare un autogol al protocollo storico firmato sabato a Zurigo, che prevede la normalizzazione delle relazioni fra i due Paesi, interrotte dal 1993.
Nonostante le preoccupazioni della vigilia, la partita si è svolta senza scontri, ma non senza ombre. Prima dell'inizio del match centinaia di tifosi, molti giovanissimi e appartenenti alla tifoseria del Bursaspor, si sono accalcati alle transenne sventolando bandiere dell'Azerbaigian, proprio quelle che la Fifa tre giorni fa aveva vietato all'interno dello stadio per non dare alla manifestazione sportiva un tono politico. Bandiere che alla fine sono riuscite a penetrare anche sugli spalti con relativa esposizione davanti alle facce del presidente della repubblica turca Abdullah Gul e del suo omologo Serzh Sarkissian al momento degli inni. Per contrappasso dantesco, la stampa armena, con circa 80 giornalisti accreditati, è stata rimproverata dall'organizzazione per aver sventolato la bandiera nazionale dalla tribuna stampa. Eppure il peso dell'Azerbaigian e la relativa questione del Nagorno-Karabakh in Turchia si sente da sabato scorso, quando questa regione, a maggioranza armena ma in territorio azero, contesa sanguinosamente dalle due parti per anni, stava per fare saltare le trattative a Zurigo, ricomposte solo grazie alla determinazione del Segretario di Stato americano Hillary Rodham
Clinton.
Una questione spinosa ancora tutta da sciogliere: la Turchia non solo ha sempre preso le difese dell'Azerbaigian, arrivando a chiudere il confine, ma ha anche promesso che ne tutelerà gli interessi. Domenica gruppi nazionalisti formati da turchi e da persone di origine azera che da generazioni vivono nel Paese avevano promesso di manifestare contro lo storico accordo e contro la presenza del Capo di Stato armeno. Lunedì la Fifa ha chiesto di non introdurre bandiere azere sugli spalti e i giornali hanno proposto di intonare come slogan della manifestazione la canzone «Sari Gelin», la sposa bionda, comune tanto alla tradizione turca quanto a quella armena. E una delegazione di deputati è arrivata da Baku per parlare con il premier Recep Tayyip Erdogan, sicuramente per la questione del Nagorno.
Ieri Bursa, ex capitale dell'Impero ottomano e una delle culle della cultura nazionale, ha fronteggiato la situazione nel migliore dei modi. La città, uno dei poli industriali più importanti del Paese, ha continuato la sua vita di sempre, per nulla intimidita dall'appuntamento storico che si ospitava. Lo stadio è stato transennato fin dalle prime ore della mattina e, sui circa undicimila biglietti disponibili, ai tifosi ultrà ne sono stati consegnati appena tremila. Sarkissian è stato accolto dal ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu e da uno spettacolo folcloristico. Ad attenderlo in albergo, oltre al presidente Gul, c'era una bandiera armena che sventolava dal palazzo vicino. Ma i fischi, le bandiere azere, la rabbia di quei ragazzini rischiano di rovinare tutto. All'improvviso, dalla tifoseria turca partono decine di colombe della pace. Il match finisce. Ma la partita vera, quella tra riconciliazione e fanatismo, è ancora tutta da giocare.
G.C
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