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Turkish-Armenian traumas
Original Version: Turkish-Armenian traumas
da Today ZAMAN
Come abbiamo potuto osservare ancora una volta durante il weekend, la Turchia e l’Armenia sono due nazioni traumatizzate. La riconciliazione fra questi due paesi sarà ben più difficile della movimentata cerimonia per la firma dell’accordo di Zurigo.

Indubbiamente, gli intellettuali liberali turchi e armeni continueranno a comunicare in inglese e a cercare di prendere le distanze dal nazionalismo di matrice etnica. Ma la gente comune, turca e armena, non può permettersi tale lusso. Inoltre sussiste un fattore cruciale, la diaspora armena. La diaspora sarà sempre più intransigente dell’ Armenia stessa.

Per comprendere appieno le origini di quanto è accaduto a Zurigo, abbiamo bisogno di capire la psiche turca e armena. Ci dovremmo anche chiedere cos’è che porta questi due popoli al tavolo dei negoziati. Cominciamo dalla mentalità turca. I turchi hanno perso un impero nel corso di una lenta agonia. Per duecento anni gli Ottomani vennero sconfitti, guerra dopo guerra, dai più moderni nemici occidentali. Il disfacimento all’ interno dell’ impero fu ancora più traumatico. Incapace di comprendere il potere del nazionalismo di matrice etnica, l’elite al governo maturò odio e iffidenza verso le minoranze etniche. L’impero non seppe reagire, mentre i nazionalismi interni portavano al separatismo. Alla fine, in reazione a tutti gli altri precedenti nazionalismi, emerse quello turco, quale ultimo movimento nazionalista nel territorio ottomano. Ed emerse prepotentemente. Il suo primo obiettivo era salvare ciò che restava dell’ impero.

Anche gli armeni, come i turchi, erano fra gli ultimi arrivati in tema di rivendicazioni nazionalistiche. Anche loro volevano un proprio stato, esattamente come i greci, i serbi e i bulgari. Ma erano in ritardo di un secolo. Era solo una questione di tempo, prima che il nazionalismo turco e
queste aspirazioni armene ad un proprio stato si confrontassero. Gli accadimenti che seguirono furono tragici. Il nazionalismo armeno suscitò l’ odio turco. Oltre un milione di armeni venne sradicato dai propri territori. La maggior parte fu massacrata durante le deportazioni.

Una volta tramontato l’ impero, la Turchia intraprese il programma di occidentalizzazione più radicale che il mondo islamico avesse mai conosciuto.
Eppure, un secolo più tardi, i turchi non sono ancora accettati come europei dagli europei. I turchi soffrono di un complesso di inferiorità nei confronti dell’ Occidente e di un complesso di superiorità nei confronti del mondo arabo; sono lacerati fra Islam e laicismo, tradizione e modernità, Europa e Medio Oriente. Il popolo turco è ancora traumatizzato dalla propria identità e
storia; teme ancora le minoranze e diffida dell’Occidente che vuole emulare.

E gli armeni, ovviamente, sentono ancora rabbia. Milioni di armeni in tutto il mondo hanno le loro origini in Anatolia. Essi paragonano la loro tragedia all’Olocausto; e vogliono giustizia. Alcuni vendetta. A peggiorare le cose, a questo trauma si aggiunge la dimensione azera, che ha il suo epicentro nel Nagorno-Karabakh. Qualsiasi riavvicinamento fra la Turchia e l’Armenia, già
abbastanza complicato a causa dei fantasmi del passato, adesso è offuscato dalla politica dell’Azerbaigian, una nazione traumatizzata dalla sconfitta nel Karabakh.

A questo punto, cerchiamo di capire cosa c’è dietro la ripresa dei rapporti fra Armenia e Turchia. Cosa alimenta il processo di riconciliazione nonostante la portata dei rispettivi traumi? Per quanto riguarda la Turchia, il motivo reale sembra essere la necessità di evitare una crisi più importante con gli Stati Uniti. Certo, è innegabile che il Partito “Giustizia e Sviluppo” (AKP) stia perseguendo la sua politica dei ‘problemi zero’ con gli stati confinanti.
Questo è d’aiuto. Ma non è una coincidenza il fatto che si avverta una certa urgenza nei confronti dei colloqui di quest’anno, dopo l’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca. Obama, che non è un politico ordinario, si era impegnato in prima persona affinché venisse riconosciuto il genocidio del 1915. I turchi non vogliono una nuova crisi con Washington: stanno facendo del loro meglio durante questi colloqui, così da fornire ad Obama un modo per ‘salvare la faccia’ tenendo allo stesso tempo a debita distanza il riconoscimento del genocidio.

E per quanto riguarda l’ Armenia? Perché desidera sedere al tavolo dei negoziati? E, cosa ancora più sorprendente, perché gli armeni vogliono accettare i termini turchi a proposito di una commissione congiunta di storici che investighi sugli eventi del 1915? L’ attuale leadership dello stato armeno viene dal Karabakh. Si tratta di armeni orientali che sono meno traumatizzati
di quelli occidentali, che furono sterminati nel 1915. Gli armeni orientali hanno anche vinto il conflitto nel Karabakh e quindi possono permettersi di essere più pragmatici. Ma forse il fatto più rilevante è che l’Armenia desidera avere altre opzioni che non siano la Russia. L’invasione russa della Georgia nel 2008 ha cambiato le dinamiche regionali nel Caucaso. L’Armenia adesso vuole
avere uno sbocco verso l’Occidente. E questo sbocco richiede un certo grado di normalizzazione con la Turchia per poter aprire i confini occidentali del paese. In conclusione, il trauma armeno e quello turco probabilmente persisteranno. Ma le condizioni esterne aiuteranno ad alleviare il peso della storia.

Ömer Taspinar è un analista turco esperto di relazioni con l’Unione Europea, Islam politico, questioni mediorientali e questione curda

G.C

 
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