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Bari- Mostra fotografica su eccidio armeno
di Tony di Corcia

i: www.fondazionebdmfoggia.com; www.claudiogrenzi.it
Una mostra fotografica ripercorre, attraverso le immagini del poeta Armin Wegner, l’eccidio armeno del 1915 e la nascita di una comunità di profughi in Puglia.
FOGGIA Possono anche non piacere i System of a Down, ma ai quattro esponenti del gruppo nu metal statunitense bisogna riconoscere un merito: hanno saputo trasportare nella loro musica tutte le lacrime, lo sgomento, le ferite ancora aperte di chi è nato dai discendenti di quella nera tragedia che fu l’eccidio armeno. In piena prima guerra mondiale, nel 1915, i Turchi compiono in Anatolia una strage che trova analogie nel terribile olocausto che vide gli ebrei perseguitati e uccisi dai nazisti qualche decennio dopo, nella seconda guerra mondiale. Altra analogia: anche in questo caso, c’è un buon numero di rimbambiti che sostengono che quel genocidio non si è mai verificato o è stato molto diverso da come viene ricordato, nonostante esistano immagini fotografiche, riprese cinematografiche, testimonianze dirette di chi a quella carneficina è scampato come per miracolo. Il fatto che bizzarrie simili vengano pronunciate da un alto prelato o da un altrimenti stimato docente universitario non ne diminuisce la portata: al contrario, aumenta la colpevolezza di chi si affanna a negare una vergogna con la quale bisogna continuare a confrontarsi con onestà, e rispetto.
Rispetto anche per quegli armeni che riuscirono a sopravvivere a quel genocidio e che dovettero fuggire – gli occhi ancora increduli e l’amarezza di chi ha perso familiari e speranza – verso altre terre, compresa la Puglia, con addosso qualche straccio leggero e la pesante condizione di profugo.
Oggi una mostra fotografica ripercorre quella tragedia, quell’incubo che i superstiti si limitavano a chiamare – eloquentemente, ed efficacemente – il “Grande Male”: verrà inaugurata venerdì 30 ottobre, alle 18.30, nei locali della Fondazione Banca del Monte Siniscalco Ceci di via Arpi 152, sarà intitolata Armin Wegner e gli Armeni in Anatolia, 1915 – Nor Arax: la comunità armena a Bari. La mostra resterà aperta fino a giovedì 12 novembre; dopo, si trasferirà a Bari dove verrà ospitata dal Fortino di Sant’Antonio. A rendere possibile l’iniziativa, l’impegno appassionato di Stefan Nienhaus, docente di Letteratura Tedesca presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Foggia. Armin Wegner era un poeta tedesco, che a quei tempi prestava servizio come ufficiale sanitario in Turchia. Rischiando la sua stessa pelle, Wegner documentò tutto con la sua macchinetta fotografica: le deportazioni, i campi di concentramento, la violenza, le vittime di ogni età, il sangue, l’orrore.
Il Nox Arasse cui fa riferimento il titolo della mostra è il Nuovo Arasse (è il Po degli armeni, qualcosa di più di un grande fiume): questo era il nome del villaggio che venne fondato alla periferia di Bari intorno al 1926. Qui, forti di una maestria secolare, i profughi continuarono a intrecciare pregiatissimi tappeti, dai colori e dai disegni inconfondibili: ancora oggi, la famiglia Timurian è attiva nel capoluogo pugliese nella commercializzazione di questi capolavori artigianali, proseguendo l’attività avviata quasi un secolo fa dal loro avo Diran, che già all’epoca finiva – attraverso i suoi manufatti – nelle più belle case baresi. In esposizione, dodici pannelli fotografici, opera di Claudio Grenzi, che raccontano la costruzione del villaggio, la lavorazione dei tappeti, la vita nel villaggio e la Casa dei bambini. Proprio uno di quegli splendidi tappeti verrà esposto nella mostra foggiana, per permettere a tutti i visitatori di ammirare con i propri occhi un esempio concreto di questa forma di artigianato che, per accuratezza e creatività, assume i contorni di una vera arte e parla di un popolo, di una tragedia, di un esempio di dignità.
i: www.fondazionebdmfoggia.com; www.claudiogrenzi.it

inserito il 30.10.20

Vahè V.

 
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