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Già da tempo si è delineata la nuova politica turca
da blogsfera,it
Già da tempo si è delineata la nuova politica turca, dopo il passaggio del potere al partito islamico Akp di Erdogan che ha messo tra parentesi il precedente regime militare, ancora legato a logiche pre-Muro di Berlino (la missione turca allora era il contenimento della flotta russa del Mar Nero).

Erdogan vuole ridare vita all'impero ottomano facendo leva sull'immenso territorio che corre da Istanbul fino alla Cina dello Xinjiang, regioni e nazioni in cui si parlano lingue turche. Non solo, Ankara -visto lo stop perdurante all'ingresso nella UE, ha elaborato un piano regionale per il Medio Oriente, nel quale si propone come potenza egemone (grazie allo scacco perpetuo cui è sottoposto l'Iran) sotto il profilo geopolitico.
La Turchia infatti detiene il controllo della nuova via della Seta che arriva fino in Cina attraverso il Caucaso e il Caspio, ed è destinato a diventare il mega hub degli idrocarburi mediorientali e del Caspio verso l'Europa. Ciò che più conta è che il progetto di Erdogan si potrebbe attuare col consenso -e in certi casi con la partecipazione -della stessa Russia.

Il piano strategico prevede la creazione di una zona di libero scambio con Iran, Iraq e Siria, una specie di "Mercato comune" europeo.
Secondo un'analisi di Farid Mahdi, pubblicata da In Depth news, l'accelerazione è arrivata dalla guerra di Gaza, quando Erdogan ha abbandonato il World Economic Forum di Davos, in segno di protesta contro Israele. Si noti bene che Israele ha buoni rapporti economici con la Turchia ed è partner (non del tutto sottotraccia) per la pipeline Baku-Tiblisi-Ceyhan (BTC), che potrebbe avere una futura derivazione sottomarina verso Israele nel porto di Ashkelon,
da dove ripartirebbe via terra verso Eilat sul Mar Rosso, città nella quale attraccherebbero petroliere in partenza verso l'Estremo Oriente. Il giro del
mondo in una pipeline...

Subito dopo la dura presa di posizione antiisraeliana Erdogan ha ottenuto la partecipazione alla Lega Araba come Stato osservatore. Nelle scorse settimane
il primo canale della tv pubblica TRT ha trasmesso uno sceneggiato ambientato nei territori palestinesi, nel quale gli israeliani vengono dipinti come
brutali aguzzini, il che ha riacceso il fuoco delle polemiche con Israele.

"La scorsa estate -scrive Mahdi- Ankara ha accettato la proposta lanciata da Damasco di formare un blocco per il Medio Oriente, tra Siria, Turchia, Iran e
Iraq". Il primo risultato dell'intesa si è avuto con l'accettazione da parte turca del mantenimento degli attuali livelli del fiume Eufrate, fondamentali
per rifornire l'agricoltura dei paesi vicini. A settembre Ergogan ha annunciato la cancellazione unilaterale delle esercitazioni militari con gli Stati Uniti, cui partecipava Israele.
A ottobre, Erdogan ha compiuto un'importante missione diplomatica negli altri tre stati che fanno parte del "quartetto". Sono inoltre state "liberalizzate"
le frontiere con la Siria. Sono stati aboliti i visti di ingresso, si sono aperte tutte le vie di comunicazione. Molti gli accordi di cooperazione
economica e nel campo dell'energia. Altre intese con la Siria nei settori della difesa e delle risorse idriche.
Con Bagdad Erdogan ha siglato 48 memorandum d'intesa, incluso un accordo contro il PKK curdo, che utilizza la provincia curda nel nord dell'Iraq come base per attaccare le postazioni turche oltreconfine. Nella conferenza stampa congiunta col premier al Maliki, Erdogan ha affermato che l'interscambio tra i
due paesi potrebbe quadruplicare, giungendo a 20 miliardi annui.

In risposta alle richieste di Al Maliki sull'acqua dei fiumi Tigri ed Eufrate, Erdogan ha garantito che il livello dell'ecqua salirà fino a 550 milioni di metri cubi al secondo.Turchi e iracheni hanno avviato negoziati per regolare l'export di gas naturale verso l'Europa attraverso la Turchia (via pipeline Nabucco o via la South Stream di Eni e Gazprom, come appare dopo la videoconferenza a tre tra Putin, Erdogan e Berlusconi?). Previsto anche un collegamento ferroviario diretto tra Iraq ed Europa.

A Teheran Erdogan ha manifestato comprensione nei confronti del programma nucleare iraniano. Erdogan ha qualificato l'Iran come "nazione amica" e ha
condannato le "ipocrite" posizioni occidentali contro il governo presieduto da Ahmadinejad. Ha poi qualificato come "pazzia" un eventuale attacco di Israele contro le installazioni iraniane. Teheran ha offerto alla Turchia la possibilità di esplorare i campi di gas di South Pars, per un eventuale export
da parte turca verso altre nazioni. Previsto anche un miglioramento del gasdotto Tabriz-Ankara, che ha un'interconnessione prevista con Nabucco, e si
parla con insistenza di un gasdotto da South-Yolotan Osman verso il Mediterraneo. L'euforia di Schroeder per l'apertura di un canale commerciale per il gas iraniano dimostra che anche in questo progetto c'è la mano di Gazprom, azienda di cui fa parte l'ex cancelliere tedesco. In ogni caso i legami con l'Iran sono in crescita, tanto che in geopolitica si parla di "Turchiran" o di "Turan".

Secondo Farid Mahdi l'operazione di Erdogan e dei suoi partner presenta moltissimi vantaggi geopolitici ed economici, ma rischia di essere "demolita"
da parte statunitense. Pertanto il "Quartetto" al momento suonerà soltanto una musica di basso profilo, per sopravvivere.

G.C

 
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