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Testimoni oculari - I massacri Armeni Tipografia filli 1916
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LE RESPONSABILITA' TEDESCHE NEI MASSACRI
DELL'ARMENIA LETTERA DI UN NEUTRALE
Onorevole Signore.
Tornato in questi giorni dall'Oriente, sono in grado di fornirvi alcuni particolari in meritò agli ultimi .dolo-rosi avvenimenti . che hanno avuto luogo nel!'Armenia. Non si trattava, questa volta, di uno dei soliti, tradizio-nali massacri che spesso funestano quelle regioni, ma nientedimeno, del totale sterminio^ della razza armena in Turchia. Questo fatto venne cinicamente ammesso, seb-bene con uh certo' imbarazzo, dai funzionari turchi di Taalat Bey al Console tedesco di Atéppo. La scusa ini-ziale avanzata dal Governo turco per giustificare tali atti era quella del desiderio disfollare la zona di guerra e di assegnare nuove residenze agli emigranti armeni,
II Governo cominciò coli' attirare fuori dei loro ri-pari roeeiosiy con allettanti promesse, i montanari più bellicosi; - ciò fece con P ausilio delle autorità imperiali turche, dei loro capi religiosi, dèi' missionari americani, e di un Console tedesco. In seguito a ciò, furono iniziate in ogni luogo le espulsioni su larga scala, e, perfino in quei distretti i quali, sicuramente, non saranno mai teatro di operazioni guerresche. Il modo con il quale vennero eseguite queste espulsioni vi ere' caratterizzato dal fatto che di sedicimilai persone scacciate da Charput e da Sivas, trecenfcocinquanta soltanto giunsero ad Aleppo ; < solamente undici delle mille e novecento espulse da ET zerum. L' arrivo ad Aleppo di questi disgraziati non se gnò affatto la fine dei loro tormenti. Quelli fra essi ch( non perirono dopo il loro arrivo in città (i'cimiteri rigui gitano dei loro cadaveri),, vennero cacciati a .viva forze in direziono delle steppe siriache, verso ,Zor sull'Euf rate
In questo luogo esiste ancora una piccola percentuale di superstiti i quali trascinano miseramente un'esistenza travagliata, minacciata continuamente dallo spettro della fame.
Io affermo tutto ciò per esseme stato testimonio oculare. Ho ^isto con i miei occhi cadaveri di ArmeDi galleggiare suUe acque dòli' Eufiate o giacere abbando-nati nelle steppe. I Tedeschi, con qualche'lodevole ecce-zione, assistono a questi fatti con aria impertubabile; e, interpellati, adducono la scusa seguente: v Ohe volete ! noi, in questo momento, abbiamo bi-, sogno' dei, Turchi ! ».
Inoltre, mi consta iti modo assoluto, che ad un impiegato della 'Società Cotonifera tedesca e ad un agente della ferrovia di Bagdad, fu inibito di porgere aiuto agli Armeni. Ufficiali tedeschi sono giunti perfino a denun-ziare il proprio Console per aver costui dimostrato com-passione verso gli Armeni ; e ad un insegnante tedesco^ sebbene assai provetto, fu negata una cattedra d'inse-gnamento in una scuola dell'Associazione Turco^ger-manica, per avere m moglie un.'Armena. I Tedeschi te-mevano che i Turchi si fossero risentiti di tale connubio : i Turchi, però, non hanno di tali scrupoli. E' una questione interna della Turchia ; noi non dobbiamo immischiarcene! si ode da ogni parte, continuamente. Una volta, 'però, si trattava di persuadere gli Armeni a sottomettersi e allora, non esitarono ad intromettersi!
Contemplando il fatto dei lóro connazionali degli al-tri distretti, gli Armeni di Urfa ricusarono di partire ed opposero resistenza armata. Allora sopravvenne niente di meno che il Conte Wolf von Wolfskehi, e ordinò che la città fosse bombardata; ma dopo la susseguente resa di mille-Armeni, un tanto uomo non ebbe il potere d'impedire il loro massacro. Vi ho descritto lo stato attuale delle cose che impera in queste regioni in modo generico.
Il racconto potrebbe essere accresciuto da una quantità di minuti particolari che si sono svolti sotto i mei occhi. Preferisco, invece, mandarvi qui acclusa, una Rela-zione redatta e stampata ad uso del Ministero degli Affari Esteri Germanico.
Sventuratamente, la condizione delle cose è tale da precludere ' alla dazione armena ogni speranza di miglio-ramento avvenire. La carestia generale, il malcontento onor crescente, è 1' avanzata dei Bussi sono circostanze che non danno troppo affidamento per il futuro. Soltanto ' i Tedeschi sarebbero in grado di migliorare le condizioni, Specialmente ora che hanno tante truppe dislocate in Turchia. Vi sono ancora/molti Armeni rimasti in vita. .Esistono uno o due orfanotrofi che i > Turchi non hanno ancora distrutto, e qualche migliala di donne e di fan-ciulli sono tuttora intenti a lavorare .sulla ferrovia di Bagdad.
Sono essi una vera spina nel cuore dei Turchi. Dovranno perire dunque anche questi disgraziati, oppure essere assorbiti dall'Islam ? E' una questione che ogni persona residente in Turchia/e dotata di sentimenti cristiani ed umani ha il dovere di porsi.
Vostro, ecc.
RELAZIONE DEQLI INSEGNANTI TEDESCHI di ALEPPO al MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI di GERMANIA
Aleppo, 8 Ottobre 1915
I sottoscritti, umilmente sottopongono al Ministero degli Affari Esteri quanto, segue :
Crediamo nostro dovere. richiamare l’attenzione del ministero degli Affari Esteri sul fatto che il nostro lavoro scolastico, inteso ,a edificare un fondamento di civiltà e' di rispetto nelle menti degli indigeni, ci sarà reso impos-sibile d'ora in poi, se il Governo Tedesco non sarà. in grado di por fine. alle brutalità che qui si vanno infliggendo alle vedove e ai figli esiliati/degli Armeni .morti nei massacri.
Di fronte alle scene orribili che si svolgono giornal-mente dinnanzi ai nostri sguardi, nei pressi della scuola, la nostra missione d'insegnanti è discesa ad un livello insopportabile ad ogni amano sentimento. Come possia-mo noi insegnanti leggere le favole di « Candida e i Sette Nani » ai nostri bimbi armeni? Come posiamo insegnar loro a declinare nomi e coniugar verbi quando nei cortili adiacenti e prospicienti ai nostri edifici scolastica la Morte sta falciando ampia messe fra i compatrioti af-famati dei nostri allievi? fanciulle, fanciulli e donne, tutti in uno stato di se-minudità giacciono per terra, rendendo l'ultimo respiro fra gli altri morenti, e fra le bare apprestate a riceverne i cadaveri.
Quaranta o cinquanta persone ischeletrite è tutto ciò che rimane di una popolazione di duemila o tremila robuste contadine, cacciate fin qui dall'Armenia superiore. Le più, avvenenti vengono decimate dai vizi dei loro carcerieri, mentre le più brutte sono vittime del bastone, della fame o della sete. Perfino, a quelle che giacciono presso il margine d'un ruscello viene inibito di bere. Agli Europei si proibisce di distribuir loro del pane. Oltre cento cadaveri sono quotidianamente trasportati fuori di Aleppo. '
Tutto questo accade sotto gli occhi degli alti funzionari turchi. Quaranta o cinquanta persone ridotte allo stato di; scheletri giacciono aggrovigliate in un cortile presso la nostra scuola. Sono apparentemente affette d'insania, ed hanno dimenticato perfino il modo di man-giare. Se si offre loro del pane, lo respingono con indifferenza. Emettono cupi gemiti e aspettano la morte.
indigeni dichiarano che il Ta-a-lim el alman (il culto dèi Tedesco) è la causa di questo stato di cose.
Esso rimarrà quale macchia indelebile sull'onore della a Germania, per generazioni e generazioni.
Gli abitanti più colti di Aleppo sostengono che veramente i Tedeschi non approvano queste atrocità. Può darsi, dicono, che il popolo tedesco stesso le ignori. Altrimenti come può essere possibile alla stampa germa-nica, sempre amante della verità, pubblicare descrizioni del trattamento umanitario accordato agli Armeni accusati di alto tradimento? Forse la ragione deve ricercarsi nel fatto che il Governo tedesco abbia le mani le-gate da accordi speciali?
No. Quando si tratta di migliaia di derelitti, di donne e di bambini infelici, che vengono tratti ad una morte certa per fame, le parole e “oppòitun e Kompetenzver-trage” non debbono più avere alcun significato. Ogni essere umano che possegga una qualsiàsi cultura ha la competenza per intervenire; e questo, in fatti, è suo sa-cro dovere. La stima che noi chiediamo alle future gene-razioni è. in gioco. I Turchi e gli Arabi più colti di queste popolazioni, scuotono dolorosamente il capo nel vedére la soldatesca brutale scortare attraverso la città turbe di donne, molte delle quali in avanzata gravidanza, percuotendole con bastoni, e nel notare come a queste misere creature manchi la forza di trascinarsi lungo la via.
Inoltre, accadono orribili ecatombi di esseri umani, come vien dimostrato dall' accluso decreto di Djema Pacha.
Esiste la prova che in certi luoghi si teme la luce, ma il popolo non possiede ancora la volontà di far cessare queste scene, che sono degradanti per il genere umano.
Sappiamo che il Ministro degli Affari Esteri ha già ricevuto, da altre fonti, descrizioni dello stato di cose im-perante in queste località. Però, dal fatto che i procedi-menti di deportazione non hanno, subito alcun miglioramento, più che mai sentiamo essere nostro imprescindi-bile dovere quello di sottoporre questa B dazione alla vo-stra considerazione.
Siamo soprattutto pienamente consci del pericolo di cui è qui minacciato il prestigio germanico.
(firmato)
II Direttore HUBER
Dott. Graeter.
Dott Niepage
N. Spieler
LA TIRANNIA TIRCA
E LA CARESTIA IN SIRIA E IN PALESTINA
Poco tempo fa lasciai la Siria, mia diletta patria, per sfuggire alla vendetta degli Unionisti, i quali nutrivano sinistre, intenzioni contro la mia vita, e cercai rifugio in un paese che gode giustizia e libertà. Giurai che avrei svelato al mondo i delitti vergognosi perpetrati dai Turchi in Siria e in Palestina, che non mi sarei rispar-miato alcun disturbo pur di dare la più ampia pubblicità sulla oppressione esercitata da quei barbari, e tentare di salvare i miei concittadini dalla vergogna e dalla, miseria nelle quali sono caduti.
Nulla espongo che io non abbia visto con i miei propri occhi nel, periodo di viaggi durati parecchi mesi attra-verso tutti i distretti della Sili a e della Palestina, da Aleppo a Gerusalemme. I più ributtanti spettacoli di carestia, di malattia e di miseria mi si svolgevano dinnanzi ad ogni pie' sospinto. La morte spazzava via uomini,, donne e fanciulli a migliaia, mentre i funzionali governativi erano lì, spettatori stolidi e crudeli. Non esagero dicendo che i due terzi degli abitanti dei villaggi nelle vicinanze di Gerusalemme, Ramallah, Et-Teibeh, El-Bireh, Beit Safafa, Serwan, Beit Hamineh e Bir Zeit sono morti di fame e di tifo.
È cosa impossibile descrivere lo stato del Libano, poiché gli orrori dell'abbandono e delle sofferenze alle quali i Turchi hanno assoggettato le popolazioni di quella regione lasciano una impressione di stupore e di sgomento su chiunque le abbia osservate.
Fu veramente un giorno nero quello in cui Enver Pacha venne nella Siria. Quel tirannico bruto emanò un editto col quale veniva assolutamente proibita del Libano l'importazione di grano di qualsiasi specie: l'effetto di questo decreto fu che nel Libano la scarsezza si sviluppò tosto nella più spaventosa e generale carestia. Gli abitanti perirono a migliaia, e in molti villaggi non rimase anima viva. E in tal modo-che Enver Pacha sta sviluppando il suo progetto di affamare a morte la popolazione del Libano, per punirla delle sue simpatie verso la Francia. Questo è uno degli esèmpi dello spirito uma-nitario e del valore turco, tanto altamente decantati da qualche giornalista europeo ! Per quale ragione costoro non accennano affatto ai massacri degli Armeni, o alla oppressione e alla fame sofferte dai Siriaci ?
"Riusciva estremamente difficile alla popolazione del Libano sfuggire alla sua sorte; e, in taluni casi, amici di altri paesi tentarono di salvarla dalla fame introdu-cendo di contrabbando qualche po'di farina rinchiusa in casse da morto; ma le spie governative tosto scoprirono lo stratagemma, ed inflissero severe punizioni. Una notificazione ufficiale pubblicata nei giornali di Beiruth avvi-sava gli abitanti del Libano che chiunque fosse stato sor-preso nel!' operare tale genere di contrabbando, sarebbe stato tradotto dinnanzi alla Corte marziale e condannato alla fucilazione.
Durante i miei viaggi nel Libano, attraversai i vil-laggi di ' Hasbiyya, Eeshayya, Juniyeh, Jubeil, Batrum, Ajlùn, Marjayum, Jazzin ed altri ancora, e ovunque fui testimonio dei medesimi spettacoli desolanti e pietosi :
uomini, donne e bambini, nudi e. stanchi, vaganti nei prati; taluni talmente mal ridotti da cibarsi di erba e di radici, per mantenere accesa la scintilla dell'esistenza; molte di quelle anime derelitte giacenti al suolo, accasciate da totale esaurimento, per non rialzarsi mai più.
Tutti questi orrori, e i gemiti delle donne e le grida dei bambini, continuano a perseguitarmi giorno e notte non v' è distretto del Libano che non abbia perduto almeno due terzi della sua popolazione per fame, e non vi è casa nella quale due o tre membri della famiglia non siano stati spazzati via innumerevoli bambini di tenera età sono morti perché alle loro madri mancava il latte per nutrirli. Il numero dei decessi è talmente spaventoso, che non vi è più posto nei cimiteri.
Alcuni degli sceicchi e dei religiosi più influenti av-vicinarono il Mutasarrif del Libano per pregarlo di avere compassione di questi derelitti ed implorare il Governò di risparmiare, dalla fame i resti della popolazione. Co-stui brutalmente rispose : « Le madri hanno forse comin-ciato a mangiarsi i figli? » «. No », gli fu risposto. « Allora », disse, « non può esservi carestia ! »
Nelle case vedete quei miseri senza indumenti, senza mobili, senza letti. La maggior parte di essi hanno venduto il loro mobilio, i loro oggetti di valore, il loro bestiame per pochi soldi onde comprar pane. Tutto ciò ho visto io nel Libano con i miei occhi. Giuro dinnanzi a Dio che non vi è esagerazione nella mia narrazione, ma che essa rispecchia piuttosto un quadro a tinte attenuate, delle condizioni terribili della regione. Il padre abbandona i figli, il figlio i genitori ed il marito la moglie ; vagano attraverso città e luoghi deserti in cerca di un briciolo di cibo. A Beiruth, a Damasco, a Homs e a Hema si vedono; centinaia di persone provenienti dal Libano le quali nel passato vivevano nell'agiatezza, camminare faticosamente lungo le vie, chiedendo l'elemosina da casa a casa. Nel distretto dell'Hauran un numero rilevante di esse si è adattato a coltivare la terra per il misero salario gior-naliero di una pagnotta di pane.
Questo stato di carestia e di spaventevole mortalità non si riscontra soltanto nel Libano. Tutto il paese, com-prese le grandi città di Beiruth, Damasco, Aleppo e Gerusalemme condivide la miseria, la mancanza di tutto e la, persecuzione ufficiale.
Quando lasciai quelle regioni, le condizioni, colà imperanti erano compassionevoli fino all'estremo; almeno centomila persone erano morte di fame, e molte migli ai a ci peste e di febbre.
Non solamente il Governo turco nulla fa per alle-viare la miseria delle popolazioni, ma la rende anche più intensa, rubando tutto ciò che gli viene a portata di mano, e aggravandola mediante balzelli odiosi, imposti col pretesto di' assistere il benefico Impero è sostenere il suo santo esercito.
Senza la generosità dimostrata, dagli emigranti siriaci nell'America e nelle altre parti del mondo, i quali spedivano aiuti finanziari ai loro compatrioti in patria, il tributo di miseria e di morte sarebbe stato anche più . terribile ; probabilmente tutta la popolazione della Siria sarebbe stata annientata. Ma quegli emigranti dimostrarono uno spirito di compassione e di zelo tale che sicuramente sarà ricordato a loro onore negli annali di que-sta guerra terribile. In tutte le parti del mondo dove si trovavano, essi sorsero come un sol uomo, e ciascuno, in proporzione dei propri mezzi, sottoscrisse generosamente. Il risultato ne fu che i milioni in denaro fluirono verso la Siria per il sollievo dei sofferenti.
Ma ecco, ancora una volta, intervenire il crudele governo a calpestare i diritti sacri dell'umanità, e ad appropriarsi di una gran parte di questo denaro a suo uso e consumo. L'occasione era propizia per rimpinguare le casse esaurite; ed il Governo emise moneta cartacea in cambio dell'oro. Venne combinato un accordo segreto fra il Governo turco, la Banca Ottomana, la Banca Ger-manica dì Palestina, ed altre Società finanziarie allo scopo di accaparrare uria rilevante quantità del denaro che affluiva, e si davano biglietti svalutati in cambio per gli, cheques, i dollari e le sterline inglesi. Il tasso del cambio era di cento piastre in carta per cinque dollari o per una sterlina; ed un ammontare non lieve si deduceva puro per le spese e la provvigione, in modo che il deprezzamento sulle tratte implicava una perdita dal quaranta al cinquanta per cento. . . ;
Ma il Governo non si contentava di sole estorsioni e confische. Allungava la lista dei suoi delitti facendo im-piccare un grani numero .delle personalità più cospicue della Siria, sotto P imputazione di tradimento : vale a dire, per aver tentato di sollevare la loro patria dalla schia-vitù e dalla persecuzione. Alcuni giornali in Europa ed in America hanno pubblicato i nomi di Questi martiri.
Fra i misfatti di Jemal Pacha, è da annoverarsi quello di aver esiliato in Anatolia migliaia di cospicui Siriaci con le loro famiglie; vescovi, ed altri capi religiosi, scienziati e sceicchi ; e ciò per- privare le popolazioni della loro as-sistenza e loro sostegno durante lo svolgersi delle dolo-rose vicende. Inoltre; il vile tiranno sequestrò tutti i beni di queste persone, promettendone la restituzione al loro arrivo nell’ Anatolia : promessa è superfluo dire, mai mantenuta.
Posso riassumere le condizioni attuali della Siria, della Palestina e del Libano, asserendo che -gli abitanti di quelle regioni* stanno soffrendo non soltanto il grado più estremo della fame e della miseria, ma vivono altresì nella continua apprensione di persecuzione, di esilii e di sentenze di morte.
Che la misericordia di Dio si riversi sui Suoi servi.
Egli solo udirà e risponderà.
DUE ANNI NELLA SIRIA AFFAMATA E TERRORIZZATA
Le note d'una Signora americana.
(Da La Stampa di Torino, 20 Settembre 1916)
E' pervenuta al " Times », ed il giornale la pubblica, la lettera di una signora americana la quale ha passato due anni nell' Asia Minore e che è tornata recentemente da Beiruth e dalla Siria traverso la Turchia, la Bulgaria, 1' Austria-Ungheria è la Germania. La scrittrice americana ha riportata dall' Oriente turco la più desolata impressione. « Si muore; di fame essa scrive non c'è altra locuzione adatta: si muore di fame ; è la pura verità. Lasciammo il paese — ella narra — circa due mesi, or sono. Eravamo in sei. Due di noi provenienti dall' Armenia, quattro dalla Siria. Eravamo cinque americani ed un greco. Traversammo l'intera Europa in guerra. Visitammo quattro contrade degli imperi centrali e vedem-mo una grande quantità di cose che vorremmo piutto-sto dimenticare che ricordare. Ma non c'è nulla in Europa che possa essere paragonato con le presenti condizioni dell'Asia turca. Fare un quadro esatto della miseria e del danno che colà ha provocato la guerra, è impossibile.» E la scrittrice, dalle varie molteplici impressioni che ella riportò nei due. anni passati nell'Oriente turco, ne sceglie alcune che le sembrano di interesse generale, e Quando — ella continua —al principio del Settembre 1914, le cose cominciarono a farsi minacciose per la Turchia, il console britannico di Beiruth avvertì i sudditi inglesi di la-sciare il paese al più presto possibile alla prima opportunità.
Il console prevedeva il disagio inevitabile, la scarsità del denaro, la carestia, insomma, fritto quanto di poi si è verificato. Molti di noi credevamo che egli esagerasse. Parecchi e famiglie inglesi non potevano lasciare-i loro affari senza gravi perdite e però sorridevano alle parole allarmiste del console è rimasero. Ma il console purtroppo aveva avuto ragione e i giorni tristi non tardarono. Disgraziati furono quelli che non provvidero a tempo. I sospetti, le persecuzioni cominciarono e la popolazione fu presa da panico. Le migliori e più distinte famiglie siriache vennero perseguitate; Ininterrotti ' si succedevano gli arresti.
Quasi tutti gli arrestati appartenevano a famiglie che avevano avuto relazione col console di Francia. E agli arresti seguivano i, processi, processi affatto sommari.
Uomini che avevamo personalmente conosciuti, con cui eravamo stati spesso in compagnia e avevamo pranzato e giuocato al tennis e che ritenevamo come gli elementi più illuminati, e colti del loro paese, venivano battuti, torturati, deportati e messi a morte.
« Ci furono giorni in cui nella piazza di Beiruth si impiccarono fino a dodici condannati. E i corpi venivano lasciati penzolare dalle forche per parecchie ore. La città fu in preda al terrore. Nessuno osava più fidarsi del proprio vicino. E questa tragica condizione di cose si aggravò.
Venne il blocco, venne la fame. La Siria e la Palestina hanno solo uno sbocco verso il mare : ad oriente ed a mezzogiorno si estende il, deserto e le comunicazioni col nord dell'Asia Minore sono solo possibili, in tempi normali, per mezzo di muli e di carri. Le strade sono poche e cattive.
La guerra le ha completamente chiuse. Beiruth, il più importante porto della Siria, è unito da ferrovie, con Aleppo, con Damasco e con l'Arabia. Ma queste linee sono pura-mente interne e non mettono il paese in comunicazione con altri paesi. Di solito, in tempi ordinari, navi. francesi, inglesi, italiane, .russe e greche toccavano regolarmente Beiruth una volta o due la settimana ; con la guerra tutto mutò.. Si fu isolati. Lo stretto blocco francese fece sentire il suo rigore. La Siria venne abbandonata alle sole sue risorse. Finché si potè ancora .vivere dei raccolti del libano e del nord della Siria le cose poveramente andarono, ma pure erano tollerabili. Ma anche queste risorse vennero a mancare. La primavera, in cui tanto si sperava per i nuovi raccolti, portò un'altra calamità : le cavallette. Il ricordo di quelle nuvole di locuste mi da ancora l'incubo : non posso pensarci senza provar nausea. Gli insetti erano enormi, volavano in grandi sciami, sciami che avevano ; talora lo spessore di venti piedi, nel pomeriggio parevano dileguarsi. La mattina seguente ritornarono. E ne venivano, ne venivano continuamente. Il lucido sole tropicale sotto quell'ombra vivente s'offuscava come al passaggio di" un nembo. Il ronzio di quei milioni e milioni d'ali era assordante. E gli odiosi insetti si ficcavano dappertutto.
Si appiccicavano agli abiti della, gente, portavano ovunque lezzo e distruzione. Nessuna foglia poteva resistere alla loro avidità, Gli; stessi tronchi d'alberi ne furono intaccati. Si tentarono tutti i mezzi per combattere il flagello, frastuoni di metalli, fiammate, fumi, spari. Pel mo-mento la difesa pareva efficace; ma gli assalti ricomincia-vano. E il peggio" era ancora da venire. Le cavallette ave-vano deposto dappertutto le loro uova e queste si schiu-sero. L'invasione fu completa. Come Dio volle, il flagello cessò. Le cavallette parte trasmigrarono, parte morirono di fame. Avevano già mangiato tutto è posero allora a divorarsi fra loro. Frattanto tutti gli olivi, tutte le viti del Libano e del sud, della Siria, alla fine di Luglio, erano rovinati. Le méssi erano perdute, e così entrammo nell’autunno, del 1915. Allora fu veramente la carestia. - Per-le, strade veniva trovata gente svenala. Donne, bimbi vénivano raccolti .quasi moribondi con gli occhi chiusi, e tremanti. Torme di indigenti uscivan fuori pei campi a cereare erbe da brucare ». E la signora americana finisce la sua corrispondenza (il « Times » ne annunzia una serie) con quésto Orribile episodio: « Da fonte attendibilissima»
abbiamo appreso che nel Kesserman, uno dei distretti più desolati del Libano, ci sono stati casi di antropofagia ».
I Massacri Armeni
Testimoni Oculari
Di Pietro Santamaria
Roma , Tipografia Failli 1916
V.V
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