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12 marzo 2010 - dal sito di MAGDI ALLAM
Il riconoscimento del genocidio armeno da parte della Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti Usa ha messo in difficoltà la tradizionale alleanza turco-americana, già provata dall'ascesa degli islamisti di Erdogan Alexandre Del Valle (Geopolitico)

La Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti americana ha votato a maggioranza (23 favorevoli, 22 contrari). una risoluzione secondo la quale il massacro degli armeni e di altri cristiani cristiani perpetrato dalla forze turche- ottomane nel 1915 durante la Prima Guerra Mondiale fu un "genocidio".



E' vero che si tratta di una risoluzione non vincolante, ma chiede a Obama di utilizzare da ora in poi il termine "genocidio", compreso il discorso annuale che il prossimo 24 aprile tiene in occasione dell'anniversario del genocidio degli Armeni. L'approvazione del documento "testimonia la fedeltà del popolo americano ai valori universali e costituisce un passo importante sulla via di impedire i crimini contro l'umanità". Una decisione violentemente criticata dalla Turchia. Infatti, immediata è stata la reazione della Turchia, che ha richiamato il suo ambasciatore a Washington per consultazioni. Come da solito, e fedele ad una strategia di minnaccie e di ricatto diplomatico-economico, la Turchia ha anche minacciato gli USA di vietare agli Stati Uniti l.accesso alla base aerea di Incirlik, nel sud del Paese. Ricordiamo che la questione del genocidio armeno era già emersa durante la campagna elettorale di Barack Obama,che aveva promesso il riconoscimento del genocidio armeno, anche se dopo decise (sotto pressioni turche e dei lobbies pro-turchia) di rinunciare ad utilizzare pubblicamente questa parola. E ricordiamo che in occasione della visita del presidente americano Obama in Turchia lo scorso aprile 2009, Obama menziono' la questione in modo marginale. Poi, il premier Recep Tayyp Erdogan si è detto "seriamente preoccupato" che la risoluzione "danneggi le relazioni Usa-Turchia e gli sforzi per la normalizzazione delle relazioni con l'Armenia". Un ricatto inaccettabile, perchè le rilazioni con l'Armenia non hanno niente a che fare con il riconoscimento del genocidio in America. E sappiamo che per non essere vittima di questa strategia di ricatto, la piccola Armenia aveva accettato, qualche mese fa, quando fu firmato l'accordo tra Turchia e Armenia (in vista di levare l'embargo economico sui prodotti armeni che ammazzava economicamente l'Armenia situata in un'enclave e senza sbocco maritimo), di rinunciare a fare pressione sui governi mondiali e ad abbandonare le rivendicazioni pubbliche sul riconoscimento del genocidio. E anche vero che per il governo nazional- islamista-conservatore turco, il fatto che l'Armenia abbia ufficialmente molto "apprezzato la decisione", (dixit il ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian) e detto che "questa è la ulteriore dimostrazione della devozione del popolo americano ai valori umani universali", è stato considerato dalla Turchia come una "rottura" di contratto. Ma la verità è che lo Stato turco
rimane come prima, uno Stato che minaccia i suoi vicini, agisce al livello internazionale come uno Stato negazionista, e che terrorizza psicologicamente anche i suoi alleati (America, Israele, ecc). Infatti, Ankara non solamente rifiuta il bilancio di oltre 1,5 milioni di morti (le vittime per i turchi sarebbero state 300 mila), ma nega la stessa definizione di "genocidio" rivendicata da storici autorevoli, dall'ONU, dal Consiglio d'Europa, ecc. Malgrado i rapporti contrari dell'Unione europea, il Governo turco continua ad utilizzare una serie di leggi (da 301 a 312 del codice turco) che possono sanzionare severamente con multe o anche pena di prigione quelli che parlano del " preteso genocidio armeno"... Ufficialmente, nelle scuole turche, il genocidio degli armeni è sistematicamente negato, e si insegna al contrario che molti Turchi furono ammazzati dagli armeni "separatisti o filorussi", ecc. Per Ankara, la stessa parola "genocidio" non esiste. Le decine di migliaia di morti in Armenia tra il 1915 e il 1917 furono quindi la conseguenza di una semplice guerra civile, durante la quale sarebber morti altretanti turchi che armeni.



Ma la pressione negazionista e i ricatti della Turchia continuano

Preoccupata dal fatto che il riconoscimento del genocidio armeno dalla camera dei rappresentanti possa danneggiare le relazioni americano-turche in un contesto di presenza americana nell'Irak vicino, il segretario di Stato Hillary Clinton era intervenuto direttamente, con un appello ai deputati ( e una lunga chiamata al presidente della Commissione Affari Esteri della Camera, Howard Berman) affinché il Congresso non voti la risoluzione, sostenendo che potrebbe
"mettere a rischio la faticosa opera di normalizzazione dei rapporti tra Turchia e Armena". Ma la Commissione, seppur spaccata, ha votato ugualmente.
Alcuni media hanno già anticipato che il governo di Ankara non solo richiamerà in patria l'ambasciatore, ma probabilmente non ratificherà - come invece chiesto da Obama - i protocolli di normalizzazione dei rapporti con l'Armenia, firmati a Zurigo sei mesi fa. Da parte sua, lo stesso presidente Barack Obama ha dovuto telefonare al permaloso Presidente turco Abdullah Gul chiedendogli di non rompere gli accordi dello scorso ottobre con l'Armenia e di non rinunciare a ratificarli. Finalmente, dopo questo primo voto, l.amministrazione Obama, ha raggiunto un accordo con i leader del Congresso per non mettere ai voti alla Camera dei rappresentanti la risoluzione approvata dalla commissione Esteri.
Ricordiamo che la stessa cose è già successa tre anni fa, quando l’allora presidente Bush bloccò una prima mozione sul genocidio armeno in nome della realpolitik e dell'alleanza con la Turchia nel contesto iracheno e della NATO.
Oggi il successore democratico di Bush, Barack Obama, pur essendo molto sensibile a questo riconoscimento e al lavoro di memoria, è stato "costretto" a seguire l'esempio di G.W.Bush, questo per non "compromettere" i rapporti già sempre meno buoni (dal 2003) dell'America con la Turchia, alleato e bastione strategico essenziale degli USA nell'ambito della Nato e sul fronte orientale.
In verità, la Turchia esercita pressioni diplomatiche e economiche su tutti i paesi nemici, amici e neutri, che osano parlare del genocidio degli Armeni. Fra
questi, menzioniamo anche lo Stato di Israele, che stava per riconoscere la parola genocidio alla Knesset qualche anno fa, ma preferi rinunciare per non compromettere una vecchia alleanza diventata fragile dall'ascesa al potere del partito islamo-conservatore di Recep Taiyp Erdogan, noto per le sue idee non solamente negazioniste del genocidio armeno, ma anche per la sua giudeofobia e il suo odio anti-israeliano.



Scioglimento del Fronte turco-israelo-americano?



Dopo il sisma di magnitudo 6 sulla scala Richter che ha colpito la provincia di Elazig (Turchia orientale, almeno 41 morti e 60 feriti, di cui alcuni gravi), abbiamo assistito ad un'enesimo peggioramento delle relazioni turco-israeliane, altra "pietra d'inciampo" tra Ankara e Washington. Infatti, in quest'occasione, Ankara ha respinto l'offerta israeliana di assistenza ai Turchi vittimi del terremoto. Ricordiamo che il ministro israeliano della Difesa, Ehud Barak, aveva dato istruzioni all'apparato della Difesa affinche' mettesse a punto un piano di assistenza e aiuti per la Turchia. Ma Ankara e il partito di governo islamico AKP (partito della"Giustizia e dello Sviluppo") hanno ritenuto poco popolare accettare tale offerta d'aiuto perchè sarebbe stato mal percepitio dalla popolazione turca sempre più fanatizzata contro Israele e sempre più giudeofoba... Ricordiamo che questo rifiuto-offesa arriva poco tempo dopo una grave crisi turco-israeliana quando l'ambasciatore turco a Tel Aviv, Oguz Celikkol, era stato convocato e umiliato dal ministro turco Ayalon (un dirigente del partito di destra radicale Israel Beitenu, alter-ego del ministro degli esteri odiato dagli arabi Avigdor Lieberman) in segno di protesta contro le critiche dei leader turchi sulla politica israeliana nei confronti dei palestinesi e contro una serie tv turca che Israele dipingeva gli ebrei-sionisti come .rapitori di bambini e criminali di guerra. (infatti un programma televisivo spiccatamente antisemita o meglio detto "giudeofobo). La crisi turco-israeliana sembrava rientrata, dopo la pubblicazione di una "lettera di scuse" inviata da Ayalon all.ambasciatore turco a Tel Aviv, dopo che Ankara aveva minacciato di richiamare il diplomatico. .Non avevo intenzione di umiliarlo., aveva dichiarato il ministro Ayalon che si era rifiutato di stringere la mano all'ambasciatore turco e lo aveva fatto accomodare su un divano più basso della sua sedia... La verità è che niente è come prima dall’operazione .Piombo Fuso., lanciata da Israele a Gaza contro i terroristi di Hamas durante l'inverno 2009-2010, che era stata violentemente criticata dal primo ministro turco Erdogan, che aveva parlato (questa volta accettava la parola...) di "genocidio" del popolo palestinese da parte di Israele con la complicità dei media internazionali nelle mani delle lobbies ebraiche... Da questo momento, le relazioni sono più che peggiorate, e sappiamo bene che se Israele continua ad essere un'alleato ufficiale della Turchia, non è perchè il governo AKP lo vuole, ma perchè i nemici giurati dell'AKP e degli islamici, i Kemalisti-laici militari, l'hanno imposto dal 1996, data della firma degli accordi ufficiali turco-israelieni. E vero che le relazioni fra i due Paesi hanno attraversato parecchi momenti di burrasca negli ultimi anni mesi anche perchè Israele non capisce e teme le scelte di campo geopolitiche pericolose del premier turco Recep Tayyp Erdogan, che si schiera sempre di più schierato con Paesi e organizzazioni ostili ad Israele o legatti al totalitarismo islamico più anti-occidentale (Iran, Sudan, Paesi islamici dell'OCI come la Siria, il Libano, pero anche movimenti islamo-terroristi come Hezbollah o Hamas o paesi anti-sionisti estremisti come il Venezuela di Hugo Chavez. Ricordiamo che nel 2004 Ankara denuncio' con vigore l.uccisione dello sceicco Yassin (leader del Hamas) da parte dell.aviazione israeliana e che nel 2006, la Turchia di Erdogan accolse con onori l'altro leader di Hamas in esilio, Khaled Meshal. Durante il forum di Davos, fine 2009, Erdogan aveva descritto Israele come uno «Stato sponsor del terrorismo»... Lo stesso Primer aveva dichiarato che "Israele rappresenta una minaccia per la pace mondiale»... Aveva anche osato esclamare "Peres e la sua gente sanno bene come uccidere le persone", di fronte al presidente israeliano nel corso del World Economic Forum in Svizzera. Gerusalemme non aveva reagito, e Peres aveva chiamato Erdogan per ricucire i rapporti, ma già si sapeva che l'odio anti-israeliano e la giudeofobia generalizzata nei paesi arabi stava semplicemente progredendo in Turchia al punto che diventa un argomento elettoralmente e mediatico "produttivo" in Turchia. E Erdogan l'ha ben capito, lui che per fare perdonare l'alleanza "maledetta" turco-israeliana, alla quale è personalmente opposto, come gli elettori che lo votano, non manca mai la minima occasione di fare sapere che odia Israele e non accetta l'alleanza turco-israeliana "imposta dai militari
laici-kemalisti traditori all'islam" e dagli Americani" . In verità, i radici profondi dell'indebolimento delle relazioni tra la Turchia e Israele risalgono
ancora prima della guerra in Irak, cioè subito quando il Partito islamico di Governo AKP (AKP) è salito al potere ad Ankara nel 2002. Perchè l'antisemitismo, la giudeofobia, l'odio antisionista e anti-israeliano è una delle basi dell'ideologia islamica a cui ha sempre aderito Erdogan e a cui aderisce il partito AKP, semplice riformulazione del vecchio movimento islamo-nazionalista islamico-radicale Milli Görüs-Refat Partisi. In verità, lo scandalo provocato da Erdogan a Davos, il bisticcio turco-israeliano riguardo l'ambasciatore "umiliato", o la vicenda del riconoscimento del genocidio armeno dal parlamento americano, sono solo manifestazioni di un malessere e di una rottura più fondamentale e profonda. Il successo del partito islamo-conservatore AKP che odia e vuol smantellare il sistema politico-economico-militare dei laici-kemalisti (eredi di Kemal Atatürk, il "padre della Turchia moderna), ha più che nuociuto ai rapporti turco-israeliani. Il governo di Recep Erdogan si è riavvicinato all'Iran, diventato uno dei suoi primi partner, alla Siria pro-Iran degli Assad senza tagliare con Israele, affinchè Ankatra possa giustificare di essere il ponte tra l.Occidente e il mondo arabo-musulmano. Uno dei principali argomenti per giustificare la candidatura della Turchia all'Unione europea. Ma in verità, i legami geostrategici tra la Turchia e Israele stanno per finire. Ricordiamo la decisione del Governo turco AKP di rifiutare sul proprio territorio, «gli stessi aerei da combattimento responsabili dei bombardamenti del dicembre 2008 nella Striscia di Gaza».
Questo rappresento' secondo me l'inizio della fine dell.asse strategico turco-israeliano. Anche se è vero che questo asse rimane molto importante per Israele, che ha (o che aveva) come unico alleato strategico contro i paesi arabo-musulmani (dalla caduta dello Scià) la Turchia kemalista o piuttosto "post-kemalista

G.C

 
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