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21 marzo 2010 - Turchia/ Espulsione clandestini armeni,Erdogan fa marcia indietro Non è questa la sua intenzione nell'immediato
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da APCOM
Istanbul, 20 mar. (Apcom) - Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato di non aver intenzione nell'immediato di espellere dal Paese i clandestini armeni. Una retromarcia, dunque, dopo la minaccia lanciata questa settimana che ha scatenato l'indignazione in Turchia e all'estero.
Ha però chiesto ai Paesi occidentali di smettere di condannare Ankara per il "genocidio" del popolo armeno, accusandoli di "ingerenza" nelle relazioni turco-
armene. Erdogan aveva dichiarato martedì al servizio turco della Bbc che aveva intenzione di espellere i clandestini armeni se i parlamenti dal mondo avessero continuato a votare risoluzioni sul "genocidio" degli armeni da parte dei turchi durante la prima guerra mondiale, come avvenuto nelle ultime settimane negli Stati Uniti e in Svezia.
Il primo ministro ha spiegato, durante una riunione con gli artisti turchi, che le sue osservazioni miravano in realtà ad "attirare l'attenzione mondiale sul nostro approccio tollerante nei confronti di queste persone"(i clandestiniarmeni) e non intendevano che "prenderemo immediatamente una decisione" sull'espulsione.
I massacri e le deportazioni di armeni dell'Impero ottomano hanno provocato, tra il 1915 e il 1917 circa, un milione e mezzo di morti secondo gli armeni. La Turchia parla di un numero di vittime compreso tra 250mila a 500mila e contesta apertamente la nozione di "genocidio" riconosciuta da Parigi, Ottawa e il Parlamento europeo. "Quello che dico, è che coloro che votano queste risoluzioni senza fondamento (su un genocidio)...dovevano considerare l'approccio umanitario che abbiamo per quanto riguarda questo problema...Non dovrebbero interferire nei rapporti che abbiamo con i nostri vicini", ha aggiunto.
Turchia e Armenia hanno firmato nell'ottobre 2009 due testi che prevedono l'instaurazione di relazioni diplomatiche e la riapertura della loro frontiera,che devono ancora essere ratificate dai rispettivi parlamenti. Da allora sono però emersi contrasti, in particolare su questo tragico passato.
g.c.
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