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25 Ap- 2010- Questi versi sono tratti da una poesia di Daniel Varujan, massacrato con altri intellettuali
da VARESE NEWS
-Il genocidio dimenticato degli armeni


MEDZ YEGHERN . IL GRANDE MALE

Verso sera per le strade deserte
Passa un carro cigolando.
Un cavallo sauro lo tira, dietro
Cammina un soldato ubriaco.
È la bara dei massacrati, che va
Al cimitero degli Armeni.
Il sole al tramonto distende
Sul carro una sindone d.oro.
(.)
Su di loro nessuno viene a piangere
O a dare l.estremo saluto:
nel silenzio della città solo l.odore del sangue
va attorno con lo zefiro.
Ma nel buio di finestra in finestra
Ecco, candele si accendono:
sono le nonne che pregano di nascosto
sulla bara rossa.
E allora sul balcone
Esce bella una vergine,
e piangendo lancia un pugno di rose
sul carro che passa.

Questi versi sono tratti da una poesia di Daniel Varujan, massacrato con altri intellettuali e notabili armeni la notte tra il 23 e il 24 aprile 1915. È l'anniversario, il giorno della memoria di quello che è stato giustamente definito il "prototipo dei genocidi del ventesimo secolo", l'esempio perfetto della distruzione il più possibile completa di un gruppo etnico da parte di uno Stato, il primo capitolo di un secolo sanguinario: il genocidio del popolo armeno. Un genocidio sistematico: I primi massacri avvengono nel 1835, seguiti da altri nel 1894 e nel 1909 fino alla notte tra il 23 e il 24 aprile 1915. Le stime parlano di un numero di morti tra il milione e mezzo e i tre milioni.
Volgendo il nostro pensiero agli Armeni, non dimentichiamo i molti popoli e le etnie che ancora oggi sono vittime di genocidi.
E noi italiani, che ci apprestiamo a celebrare la Liberazione dall.oppressione nazifascista il 25 aprile, pensiamo a chi è ancora immerso nel Medz Yeghern, il Grande Male che infetta l.intera Umanità.

23/04/2010

ROSSANA GIROTTO

 
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