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Genocidio negato ; ossessione di Rerdogan
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CORRIEBE DELLA SERA - SERVIZIO STAMPA INFORMAZIONE
07-APR-2010 pagina 14
di CHRISTOPHER HITCHENS
prile e~ il mese piiI crudelle per il popolID armeno, che ogni anno, in questa stagione, ecostretto a subire il peso insopportabile della tragedia e
dell'umiliazione. La tragedia e la commemorazione del
massacro dei suoi antenati, iniziato nell'aprile del 1915, quando il Califfato Ottomano lancio una campagna
govemativa mirata all'eliminazione degli armenL
L'umiliazione esentir ripetere dalle autorita turche, anno dopo anno, che tali vergognosi eventi non sono mai accaduti e che i massacri nom costituirono un «genocidio».
Nell'atcezione piiIl tecnica e pedante, Ia parola: genocidio difatti non ha nuilla ache vedere con gli anmeni, poiche e stata accolta nel nostro vocabolario solo rnel1943. (Fu coniata da uno stUldioso, aphaelLemkin,~hein quell'anno ancor Wiu drammatico, per rovvi motivi, cercava un termime legale capace di esprime~re la sovrapposizione tra razzismo e sete di sterminio If identifico nell'Armenia il precedente
storico di quanta stava accadendo in Polonia).
Personalmentc, tuttavia, preferisco I'espressione
utilizzata dall'allora ambasciiJtore americano in
Turchia, Henry Mmgenthau.
Nei rapporti spediiti a Washington, e ba$ati suile
testimonianze degli agenticonsolari riguardc:> Ie manovre criminali in atto melle orovince ottoffiane di HarplUt e Van in particolare, Morgrenthau si seM
di due parole racc,apriccianti:
«Sterminio razzialle». Per quanta tremenda" I'espressione eseogitata da Motgenthau non teneva conto della volonta turea, attuata neglli anni
successivi, di cancellare ogni traccia di vita armlena, dalla distruzione di chirese, biblioteche e istitlilZioni alla rozza manomissiome di cartine
ufficiali e libri di sscuola, per negare addiritturat che I'Armenia non fosse roai esistita.
QlJ.est'anno, la commissione affari Esteri del parlamento americana a Washington e il parlamento svedese si sono uniti al crescente numero di
istituzioni politiche che hanno deciso di chiamare il massacro con il nome ehe gli spetta.
Cito dalla dichiarazione inviata in risposta da Recep Tayyip Erdogan, I'attuale primo ministro turco e capo del partito islamista al potere: «Nel mio Paese vivono 170 mila anneni, di cui 70 mila sono
cittadini turchi. Pertanto tolleriamo la presenza di 100 mila armeni irregolari. Domani se necessario, potrei dire a questi 100 mila: eora di far ritomo nel vostro Paese. Per Quale motivo? Perche non sone
cittadini turchi. Non ho nessun obbligo di ospitarli nel mio Paese».
Cerchiamo quindi di chiarire quali sono Ie opinioni del capo di Stato della Turchia: se Ie assemblee democratiche osano menzionare la pulizia etnica
degli armeni avvenuta nel secolo ventesimo, mi occupero io personalmente di completarla nel ventunesimo! Da dove vogliamo iniziare? «1avoratori stranieri» di origine turca vivono oggi numerosi in
tutta I'Unione Europea, e la Turehia non nasconde Ie sue ambizioni a entrare a far parte della comunita europea. Come reagirebbe il mondo se un primo ministro europeo ordinasse la deportazione in
massa di tutti i turchi? La sfuriata va inoltre a
confermare la personalita alquanto instabile di Erdogan. A Davos, nel gennaio del 2009, il
premier turco ha abbandonato, in un accesso d'ira, i colloqui con il capo della Lega Araba e il presidente israeliano Shimon ,Peres, dopo aver strattonato paonazzo in volto - il braccio del moderatore che tentavd di calmarlo. In quell'occasione,
aveva urlato che gli israeliani a Gaza sapevano fin troppo bene «come ammazzare». Secondo alcuni nazionalisti turchi, Erdogan ha perso il controllo
perche non sopportava la presenza del moderatore del
dibattito, David Ignatius del Washington Post, egli stesso di origine annena. Poco tempo dopo, al vertice Nato in Turchia,Erdogan si elasciato andare a
un altro scatto d'ira alIa proposta di eleggere a capo
dell'Alleanza Atlantica rex primo ministro danese Anders Fogh Rasmussen. In questa caso, saranno state forse Ie vignette blasfeme pubblicate in Danimarca a turbare il fragile equilibro di Erdogan.
In Turchia, la negazione imperterrita del genocidio
armeno ha avuto conseguenze politiche e culturali deplorevoli.
npiu celebre scrittore turco, Mirhan Pamuk. estato trascinato in tribunale nel 2005 per aver riconosciuto il molo della Turchia nella distruzione
dell'J\nnenia. Se non fosse statu insignito del Premio Nobel, le cose si sarebbero messe molto
male per lui. L'editore turco-anneno Hrimt Dink,
anche lui processato sotto la legge di Stato che vieta la discussione del passato, estato colpito a morte per strada da un assassino, piiI tardi
fotografato in compagnia di poliziotti complici e
sghignazzanti.
L'antico crimine, in altre parole, sfida ancora oggi tutti i tentativi di copertura. E la negazione si
nutre costantemente di nuovi delitti. Nel1955 a Istanbul, in un pogrom sponsorizzato dallo Stato, furono eliminati quasi tutti gli ultimi alJUeni della
capitale, assieme a migliaia di ebrei, greci e altri infedeli in concetto di identita turca, codificato dalla legge, estato utilizzato anche per negare i
diritti e annientare la lingua della grande popolazione curda del Paese. Aqueste condizioni,
l'ingresso nell'Unione europea resta in salita. La storia non perdona: i motti armeni non smetteranno mai di far sentire la loro voce. Ne dovremmo farlo noi, in loro ricordo.
traduzione Rita Baldassarre
G,C
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