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Il deterioramento delle relazioni tra Azerbaigian e Stati Uniti
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by Amanda Paul
on 23/05/2010 - Website: Today's Zaman,
Original Version: The unraveling of relations between Azerbaijan and the US
Dopo le grandi aperture compiute da Baku nei confronti dell’Occidente e degli Stati Uniti, l’Azerbaigian si è sentito tradito dalla politica filo-armena di Washington e dal suo disinteresse per la questione del Nagorno-Karabakh – scrive l’analista Amanda Paul
***
È sempre più evidente che in questi ultimi tempi la regione del Caucaso meridionale non è al centro dell’attenzione americana. A partire dall’arrivo
del presidente Barack Obama, all’inizio del 2009, la regione sembra essere stata definita prevalentemente attraverso il prisma delle posizioni russe.
I legami tra Baku e gli Stati Uniti, che in precedenza erano relativamente forti, nel corso degli ultimi anni hanno subito un contraccolpo, e questa
deriva strategica potrebbe condurre potenzialmente a un serio danno nelle relazioni, se gli Stati Uniti non dovessero aprire gli occhi e abbandonare la
loro linea politica a breve termine, volta esclusivamente all’acquisizione di benefici temporanei. Questo nuovo approccio degli Stati Uniti è stato vissuto come uno schiaffo in pieno volto da Baku perché l’Azerbaigian ha, nel corso degli anni, investito molto nelle sue relazioni con gli USA, dando prova di essere un partner affidabile per gli interessi strategici e le politiche americane nella regione del Caucaso meridionale e del Mar Caspio.
L’Azerbaigian è stato in prima linea nell’apertura delle risorse energetiche del Caspio verso l’Occidente, così come ha giocato un ruolo cruciale nella guerra globale al terrore” dell’America, quando il Caucaso meridionale divenne una potenziale piattaforma di lancio per le forze militari americane verso il Medio Oriente e l’Afghanistan, con l’apertura dello spazio aereo azero per
l’operazione Enduring Freedom. L’Azerbaigian è un corridoio naturale per i trasporti e per l’energia lungo l’asse est-ovest, e quello nord-sud, e Baku si
sta affermando come la capitale dell’Eurasia, consolidando la posizione del Azerbaigian come base strategica in Eurasia.
Se da un lato gli Stati Uniti hanno ridotto il loro coinvolgimento nella regione del Caucaso Meridionale e del Mar Caspio in cambio della cooperazione
con la Russia su questioni come l’Iran, dall’altro stanno mostrando sempre più di voler seguire una politica filo-armena che ha avuto un’incidenza su
questioni di fondamentale importanza strategica per l’Azerbaigian, e in particolare sulla risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh, nel quale
Baku non vede più gli Stati Uniti come un attore imparziale.
Sebbene gli Stati Uniti abbiano incominciato “tirarsi fuori” dal Caucaso meridionale in seguito alla guerra tra Russia e Georgia del 2008, quando alla Russia fu concesso di “sistemare la propria mobilia” nel Caucaso meridionale con relativa facilità, sono le iniziative americane più recenti che hanno cominciato a preoccupare davvero Baku. Si tratta soprattutto del riavvicinamento tra Turchia e Armenia promosso dagli Stati Uniti, che Washington ha dato l’impressione di volere ad ogni costo, compresa la firma dei due protocolli volti alla normalizzazione dei rapporti turco-armeni, avvenuta
il 10 ottobre 2009.
Le forti pressioni degli Stati Uniti nei confronti della Turchia affinché aprisse i confini prima di una risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh
non solo hanno fallito, ma hanno anche lasciato l’amaro in bocca a Baku. Questi sviluppi hanno indebolito del tutto la posizione dell’Azerbaigian, il quale vuole che qualsiasi tipo di normalizzazione delle relazioni tra Turchia e Armenia sia vincolata da una risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh,
essendo convinto che l’apertura del confine in qualsiasi altra circostanza renderà gli armeni semplicemente più intransigenti. Gli Stati Uniti erano
l’unica potenza nella regione di cui si fidassero entrambe le parti; ma ora non è più così, dato che gli Stati Uniti non possono più essere visti come un
attore imparziale.
Se il diritto internazionale è chiaramente dalla parte dell’Azerbaigian, l’Occidente mantiene tuttavia un approccio incoerente. Mentre l’Armenia continua ad occupare sette regioni dell’Azerbaigian, dalle quali circa un milione di azeri furono cacciati quasi 20 anni fa, l’Occidente è più concentrato sugli eventi armeni che ebbero luogo quasi un secolo fa. Per di
più, il Congresso degli Stati Uniti ha disposto aiuti diretti al Nagorno-Karabakh, il che contraddice la politica del Dipartimento di Stato nella regione. Più si protraggono questi conflitti, più diventa difficile
restaurare l’integrità territoriale, e i separatisti diventano più sicuri di sé, ed è più complicato trattare con loro.
Il risultato è che per l’Azerbaigian gli Stati Uniti hanno perso la loro neutralità. Questi sviluppi ora compromettono seriamente eventuali progressi
nel conflitto, ma anche l’alleanza strategica tra i due paesi, la quale aveva cercato di rafforzare la sicurezza energetica europea, di consolidare
l’indipendenza degli stati post-sovietici e di promuovere l’integrazione dell’Azerbaigian nella Comunità Euro-Atlantica.
Ciò è stato sottolineato ulteriormente quando il 19 aprile Baku ha annunciato la sospensione delle esercitazioni militari pianificate con gli Stati Uniti per il mese di maggio. Essendo giunta solo pochi giorni dopo l’avvio del vertice di
Obama sul nucleare al quale l’Azerbaigian non era stato invitato, la notizia è stata presa come un’ulteriore conferma dell’atteggiamento filo-armeno di Washington. L’Azerbaigian è rimasto molto deluso dalla mancata nomina del nuovo ambasciatore americano nel paese. L’incarico è vacante ormai da più di otto
mesi.
Gli Stati Uniti mancano di un approccio coerente e rigoroso, e hanno bisogno di prendere seriamente in considerazione quali potrebbero essere le conseguenze
finali di questa politica poco lungimirante – se non altro perché la politica miope di Washington sta spingendo l’Azerbaigian nelle braccia di Mosca, con cui Baku ha intensificato i rapporti nel corso degli ultimi anni, cosa di cui gliuomini del Cremlino sono molto compiaciuti.
Amanda Paul è un’esperta di questioni del Caucaso presso lo European Policy
Center, con sede a Bruxelles
G.C
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