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MONSIGNOR LUIGI PADOVESE, CAPPUCCINO, ASSASSINATO IN TURCHIA
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da l'Opinione.it
In morte di un vescovodi
Paolo PillitteriI
in viale Piave, a porta Monforte, c.è una grande Chiesa con il Convento dei Padri Cappuccini che, con la mensa dell.Opera San Francesco, offre ai poveri e
ai derelitti, di ieri e di oggi, un pasto quotidiano. I frati minori cappuccini sono stati al centro del romanzo manzoniano grazie alla figura eccezionale di
Fra Cristoforo che, come la Provvidenza, sembra percorrere strade misteriose e a volte ingiuste e faticose, per il bene degli altri. I frati Cappuccini hanno anche un Santo, come Padre Pio, noto in tutto il mondo. Mentre in quella Chiesa è venerato Fra Cecilio, che Padre Pio considerava suo braccio destro, una sorta di suo rappresentante in terra meneghina. I cappuccini divennero, loro malgrado, famosi in seguito all.assalto al convento ordinato da Bava Beccaris nel maggio del 1898, in quanto supposto ricettacolo di terroristi e rivoluzionari. Luigi Santucci, il grande scrittore cattolico, ne scrisse pagine commoventi, ricordando tra l.altro che la sua famiglia abitava in quei luoghi e andando poi a rintracciare e a far parlare, l.ultimo testimone oculare di quella odiosa violenza contro degli innocenti. ll cui risultato, in quelle tragiche giornate del 1898, fu di quattro morti fra i poveracci, alcuni frati feriti, e tutti insieme trascinati in catene in Prefettura, fra gli insulti
della soldataglia e lo sbigottimento dei cittadini. Passiamo spesso davanti a questa Chiesa-convento. A volte entriamo. Qualche giorno fa l.abbiamo visitata
perché vi si trovava la salma del cappuccino Monsignor Luigi Padovese, decapitato in Anatolia da un islamico. Siamo rimasti profondamente colpiti dal
continuo afflusso di persone, di fedeli, di milanesi, segno di una partecipazione commossa e sentita ad una vicenda su cui si è parlato poco, soprattutto a livello .ufficiale.. Il corpo di Monsignor Padovese era arrivato su un cargo alla Malpensa, in gran segreto, senza che le autorità fossero sul luogo a riceverlo, senza alcuna pubblicità, senza cioè quei segni di solidarietà attiva che dovrebbero accompagnare simili eventi. La verità è che
dei martiri si parla sempre di meno, che dei preti cristiani assassinati in Turchia si preferisce il (quasi) silenzio. Degli armeni cristiani sterminati si
fanno brevi cenni. Non ci si ricorda nemmeno dell.attentatore turco del Papa polacco. Del fondamentalismo islamico, e delle sue violenze contro le comunità cristiane in Medio Oriente,si parla pochissimo. Si glissa. E del martirio di un
Vescovo Cappuccino, si stenta a pronunciare la parola .martire.. Solo il popolo religioso, nella sua anima profonda, riconosce e venera questi eroi, questi simboli del sacrificio per gli altri. Purtroppo non è la prima volta che, in Occidente, si volta la testa dall.altra parte, non si dice pane al pane e vino al vino. Non si vuole irritare il coccodrillo sanguinario nell.illusione di
essere risparmiati.
G.C
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