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27 Ag 2010: Ernesto Olivero: - I rifugiati diventino italiani o tornino a casa loro-
cronaca 20/08/2010 - INTERVISTA
Il fondatore del Sermig: accogliere non è sufficiente

GUIDO TIBERGA

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/302842/
Ernesto Olivero ha fondato l'Arsenale della Pace nel 1983 SCRIVI Olivero: fissare da subito delle regole. Che cosa ne pensate?
SCHEDA I rifugiati in Italia: domande e risposte (PDF)(> vedi in seguito )
TORINO
«Devono diventare italiani, altrimenti possono anche tornarsene a casa...». Nella sua stanza al Sermig, tra icone della Vergine benedette dai Papi e appunti autografi dei potenti d’Italia, Ernesto Olivero parla dei rifugiati somali con inaspettata durezza. Ragiona e procede per esempi, come gli capita spesso. «Sa perché le sto preparando un caffè? Perché sono gentile. Ma non lo farei mai se lei pensasse che questa tazzina è un segno della mia vigliaccheria...».

Non la seguo, Olivero.
Che cosa vuol dire?

«Vede, noi qui siamo stati i primi ad accogliere persone venute da altri Paesi. Con amore e senza distinzioni, perché se uno straniero viene a Torino e nessuno ha il coraggio di mandarlo via, quello straniero diventa torinese come me e lei. Ma all’inizio, quando l’Arsenale era poco più di un rudere, qui stava scoppiando il caos. E allora ci siamo detti: o lasciano perdere tutto, o cerchiamo di capire questa gente. E per capirla dobbiamo andare a casa loro. Lo abbiamo fatto, abbiamo incontrato persone illuminate che ci hanno detto: voi italiani siete presuntuosi, e non capite niente...».

Perché?

«Perché accogliamo gli arabi come se fossero i veneti che venivano a Torino negli Anni Cinquanta. Non capiamo che sono diversi, che ad esempio per loro la gentilezza è sottomissione. Che persino il gesto semplice di offrire un caffè può essere equivocato».

Sta dicendo che con gli immigrati islamici bisogna essere duri per principio? Proprio lei?
«Sì. Proprio io che ospito centinaia di persone ogni giorno dico che accogliere non basta. Bisogna fissare le regole: dobbiamo comprendere queste persone, e spiegare che l’Occidente sarà in decadenza ma qualche passo lo ha fatto. Bisogna far capire che chi viene qui deve adeguarsi alla nostra Costituzione, o andarsene».

Senta, ma che cosa si deve fare se un rifugiato non vuole inserirsi e non può tornare a casa sua perché finirebbe perseguitato per motivi politici?
«Noi al Sermig abbiamo varato da poco l’Arsenale dei Ragazzi: giovanissimi di 17 etnie giocano insieme, studiano musica insieme. Hanno una sola regola: devono parlare italiano. Chi usa la sua lingua viene allontanato per una settimana».

Ma i bambini non sono rifugiati politici. Non si possono paragonare le situazioni...
«Quello che conta è essere chiari, fissare immediatamente le regole, tenere alla larga i demagoghi. Queste persone non possono pretendere di avere subito una casa, perché prima di loro ci sono centinaia di immigrati e anche di italiani che stanno aspettando. Bisogna ragionare prima, altrimenti ci si trova nell’angolo. E quando si sta con le spalle al muro ogni decisione finisce per essere sbagliata».

Il questore dice che dei quindici irriducibili di corso Chieri dovrebbero farsi carico associazioni come la vostra. Che cosa risponde?
«Che quando lo Stato ha fatto l’ultima sanatoria, noi abbiamo ospitato 2-3 mila immigrati al giorno. E aspettiamo ancora i 700 milioni di vecchie lire che ci avevano promesso. E comunque noi qui abbiamo già dei rifugiati somali usciti da via Asti. Lo Stato deve dare risposte, il volontariato agisce per amore, non perché qualcuno glielo ordina».

Olivero, qual è la sua posizione sulla moschea che si sta costruendo a Torino?
«Che è giusto, perché chiudersi è sbagliato. Ma prima bisogna chiamare i musulmani torinesi e dire loro: che cosa farete da domani perché in Iraq o in Arabia, se un prete dice Messa in un albergo non arrivi più la polizia ad arrestare tutti? Noi vorremmo aprire un Arsenale della Pace a Gaza: abbiamo chiesto di poter costruire una chiesa, non per convertire gli altri, ma per pregare noi. Non abbiamo mai avuto risposta. Bisogna ragionare prima di agire: ha visto Obama che ha approvato una moschea a Ground Zero?».

Certo, non è d’accordo?

«Secondo me ha agito con leggerezza».

I rifugiati in Italia:UNHCR
domande e risposte

Immigrati, clandestini, rifugiati, sfollati, profughi... Sono tutti uguali?
A volte si parla di queste persone come se avessero le stesse caratteristiche,mentre in realtà l’unico tratto che essi hanno in comune è quello di aver lasciato il proprio luogo di origine. Il rifugiato è costretto a fuggire dal proprio paese a causa
di una guerra o perché vittima di persecuzione. I rifugiati sono dunque persone esattamente come noi, che però non hanno scelta. Gente che prima di essere
travolta da eventi drammatici aveva una famiglia, una casa, un lavoro; professionisti,contadini insegnanti, operai, che fuggendo dal proprio paese hanno perso tutto e sono diventati rifugiati. Si tratta quindi di persone che, se aiutate a integrarsi, possono apportare un notevole contributo sociale e culturale al paese d’asilo.

Quanti sono i rifugiati in Italia?

I rifugiati in Italia sono circa 47mila.
Questa cifra non include i minori e i rifugiati riconosciuti prima del 1990, mentre comprende coloro che hanno ottenuto lo status di protezione sussidiaria o umanitaria, misure alternative attuate quando i richiedenti asilo provengono da situazioni di emergenza o vi è il rischio fondato che possano essere in pericolo qualora dovessero tornare nel proprio paese d’origine.

E in Europa?

Nell’intero continente europeo, alla fine del 2008, i rifugiati erano 1,6 milioni, di cui 1,5 milioni nei 27 paesi dell’Unione Europea. Di questi, più di 580mila erano ospitati dalla sola Germania. La distribuzione dei rifugiati nei paesi europei non è
omogenea: si passa da paesi come Norvegia, Germania e Svezia che ospitano oltre 7 rifugiati ogni 1.000 abitanti, ad altri, come alcuni paesi dell’Europa meridionale -
Grecia, Portogallo, Spagna - dove si conta meno di 1 rifugiato ogni 1.000 residenti.
In Italia i rifugiati sono circa 47mila, pari a 0,7 ogni 1.000 abitanti, ovvero un rifugiato ogni 1.500 residenti circa.
Quante persone hanno chiesto asilo in Italia nel 2008?
Nel corso del 2008, oltre 30mila persone hanno chiesto lo status di rifugiato in Italia. Nel 2007 erano state presentate oltre 14mila domande d’asilo, nel 2006 erano state circa 10.000, nell’anno precedente erano state 9.350 e nel 2004 9.700.
A seguito dell’afflusso di un gran numero di persone in fuga dal conflitto in Kosovo, nel 1999 in Italia sono state presentate più di 33mila domande d’asilo.
Da dove vengono i rifugiati che arrivano in Italia?
La maggior parte delle oltre 100mila domande d’asilo presentate in Italia dal 1990 al 2000 è stata inoltrata da persone provenienti da Albania (21.300), Repubblica Federale di Jugoslavia (12.197), Iraq (12.132), Romania (6.114) e Turchia (4.250). Si
trattava dunque principalmente di albanesi, di kosovari di etnia albanese e di curdi provenienti dall’Iraq e dalla Turchia. Nel 2008, il maggior numero di domande è stato presentato da cittadini della Nigeria (5.333 domande), seguiti da persone in fuga dalla Somalia (4.473 domande), dall’Eritrea (2.739), dall’Afghanistan (2.005) e dalla
Costra d’Avorio (1.844).

Come e dove arrivano?

Spesso per sfuggire alla drammatica situazione nei loro paesi di origine e perché sprovvisti di documenti per l’espatrio, rifugiati e richiedenti asilo si vedono costretti a ricorrere a qualsiasi mezzo per lasciare il proprio paese e introdursi,
anche irregolarmente, in paesi dove chiedere asilo. Fino ad alcuni anni fa, i rifugiati in fuga da guerre e persecuzioni nel proprio paese giungevano in Italia attraverso alcune rotte principali: dalle coste albanesi e montenegrine a quelle della Puglia;
da Turchia, Grecia e Albania alle coste ioniche calabresi; attraverso la frontiera terrestre italo-slovena. Negli ultimi anni, queste rotte sono state praticamente abbandonate dai richiedenti asilo, la stragrande maggioranza dei quali oggi arriva
in Italia seguendo la rotta che va da paesi dell’Africa settentrionale, principalmente la Libia, verso le isole - in particolare Lampedusa - e le coste
mediterranee della Sicilia. Nel 2007 si è aperta una nuova rotta dall’Algeria alle coste meridionali della Sardegna, mentre sono ripresi gli sbarchi in Calabria e si è assistito ad una diminuzione di circa un terzo degli arrivi a Lampedusa.
L’anno scorso più del 70% delle domande d’asilo inoltrate in Italia è stato presentato da persone arrivate in Italia via mare.
Come avviene il riconoscimento dello status di rifugiato? A chi spetta determinarlo?
L’Italia ha ratificato la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati nel 1954 e nel 1990 ha eliminato la limitazione geografica che permetteva solo ai cittadini europei di presentare domanda d’asilo presso le autorità italiane.
Il decreto di recepimento della direttiva europea sulla procedura per la determinazione della protezione internazionale ha istituito 10 Commissioni
Territoriali, ciascuna delle quali composta da un funzionario della carriera prefettizia, con funzioni di presidente, da un funzionario della Polizia di Stato, da un rappresentante di un ente territoriale designato dalla Conferenza Stato - città ed autonomie locali e da un rappresentante dell'UNHCR.
Qual è la legge che in Italia regola il diritto di asilo?
Il decreto legislativo 251/2007 di recepimento della direttiva europea cosiddetta “qualifiche”, ha introdotto in Italia il concetto di protezione internazionale che comprende lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria che viene riconosciuta
a chi, pur non avendo i requisiti per lo status di rifugiato, non può rientrare nel suo paese perché è in atto un conflitto armato o perché rischierebbe di subire la pena di morte, la tortura o altri trattamenti inumani e degradanti.
Il decreto legislativo 25/2008 di recepimento della direttiva europea sulla procedura, disciplina le modalità per fare domanda di protezione internazionale, i diritti e doveri dei richiedenti asilo, la questione del ricorso avverso una decisione
negativa. Il decreto legislativo 140/2005 di recepimento della direttiva europea sull’accoglienza dei richiedenti asilo stabilisce le modalità per ricevere assistenza durante la procedura per il riconoscimento della protezione internazionale.
Quali sono i diritti dei rifugiati in Italia?
Una volta ottenuto il riconoscimento dello status, i rifugiati godono del diritto di soggiorno nel paese d’asilo, che consente loro di lavorare, di accedere agli studi di ogni ordine e grado, di avvalersi del ricongiungimento familiare, di iscriversi al
sistema sanitario nazionale e, in alcuni casi, di avere accesso all’assistenza sociale.
Dopo cinque anni di residenza, essi possono chiedere la cittadinanza italiana.
07/2009

Riscossa Cristiana

 
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