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050204 Biografia della artista armena Nwart Zarian
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Ricordiamo la nostra Amica Nwart Zarian
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A Roma il 31.01.2005 si è spenta dolcemente la grande scultrice Nwarth Zarian, gli armeni di Roma vogliono rendere partecipi di tanto dolore tutti gli amici.
Ricordiamo che in Armenia e in tutta la diaspora Nwarth Zarian è considerata la migliore scultrice contemporanea, ha eseguito il ritratto del padre dello Scià di Persia, nientemeno, e numerose sue sculture sono state acquistate dai musei di arte moderna di Erevan e del Libano. Ha esposto alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali di Roma, ha avuto premi di ogni importanza tra cui nel 1970 quello di Suzzare, del puledro, prima fra le donne ad ottenerlo, ha insegnato anni ed anni trasmettendo carisma ed esperienza a centinaia di allievi ed ha viaggiato in tante parti del mondo ritornando anche in Armenia, dove ha riportata il clima perenne e antico di uno spirito libero e pieno d’amore. È ritornata in Armenia dopo che ha conquistato la sua fama e anche perché le hanno commissionato dei monumenti; ma il monumento più grande e imperituro che ha portato e che in definitiva costruisce in ogni luogo restandone sotto ogni materia è dentro ogni luce è quello alla donna, alla sua gloria di esistere, di essere, comunque vinta, invincibile. Ci siamo rivisti poche volte nei recenti anni romani ma ad ogni incontro con stupore e tenerezza l’ho trovata sempre immersa nel suo lavoro a tradurre dalle idee grafiche il suo plastico mondo e questo plastico mondo nel cemento, nella pietra, nel marmo a vivere nella scultura come una perenne innamorata.
Non è possibile confondere la fisionomia fisica di Nwarth Zarian, come del resto confondere quella della sua arte: e tanto l’una quanto l’altra, io che le conosco da mezzo secolo, posso dire con certezza che non sono poi tanto cambiate, al comun denominatore di una interiore giovinezza. Intrepida, con quella frezza bianca perenne nei capelli, come un distintivo, un grado di capitanessa in mezzo alle donne, gli occhi tagliati in su che le donano una strana impronta di feline, la voce fonda eppure soave e nella costante severità (dovuta all’emergenza della vita) percepibile l’ironia, quando addirittura, come un benevolo pugno che ricevi da un amico, non si muta in risata.
Figlia del grande scrittore Costant Zarian, ha sempre avuto questa caratteristica inconfondibile, di essere una creatura che pensa e vive il mondo dell’altopiano armeno, non come nostalgia ma come libertà: quanto più si è discostata dalle scelte artistiche tradizionali della patria di origine ed è stata per cultura e vita (moglie del pittore Mario Cimara, figlio del popolare attore Luigi) tutta italiana (unica donna partigiana armena in Italia) tanto più è rimasta innamorata dell’umanità. E se è vero che la sua scultura e, oserei dire, la sua famiglia potevano nascere anche in USA, è anche vero che il suo mondo di universale amore per il prossimo, armata di ogni coraggio e di spirito di sopravvivenza, di inesauribili carica di ottimismo sarebbe rimasto intatto – come è infatti anche adesso. Ecco perché, fuori del frastuono della Capitale, nella casa in collina di Santa Marinella (in paese la chiamano la signora della Collina), dove vive sola dopo la scomparsa di Mario in mezzo alle sue sculture e in piena cattività, guardata dai mille preziosi ricordi della sua magnifica avventura, io l’ho ritrovata e ammirata ancora più viva.
Roma, aprile 1996
Marcello Venturosi
V.V
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