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Karabakh/ S'avvicinano le posizioni di Armenia e Azerbaigian
Tre giorni fa vertice tra ministri degli Esteri
Roma, 13 giu. (TMNews) - Armenia e Azerbaigian hanno fatto dei passi in avanti verso la soluzione del conflitto "congelato" sul Nagorno-Karabakh, che li vede opposti da lungo tempo. I progressi, secondo quanto scrive oggi il sito internet di Radio Free Europe, sono stati registrati nel vertice tra il ministro degli Esteri armeno Eduard Nalbandian e del suo corrispettivo azero Elmar Mammadyarov di due giorni fa a Mosca.
Il ministero degli Esteri di Erevan ha spiegato che l'incontro ha contribuito a far diminuire "le differenze su un certo numero di questioni chiave relativi ai principi base per una soluzione del conflitto nel Nagorno Karabakh".
Un documento sui principi di base, ha spiegato ancora il ministero, verrà "discusso nel summit trilaterale che avrà luogo alla fine di giugno" a Mosca tra i presidenti di Armenia, Azerbaigian e Russia.
Un comunicato di contenuto simile è stato diramato dall'Ambasciata azera in Russia.
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TURCHIA AL VOTO

Ravenna Festival/ Dai canti armeni e bizantini ad Arvo Pärt: il mosaico sonoro di Officium Novum
lunedì 13 giugno 2011

Jan Garbarek
Un'appassionante avventura sonora nata all'inizio degli anni '90 dall'incontro tra quel visionario norvegese che è il sassofonista Jan Garbarek e il miglior quartetto vocale dedito al repertorio rinascimentale, l'Hilliard Ensemble, questo è 'Officium Novum' in programma martedì 14 giugno (ore 21) nella straordinaria cornice della Basilica di Sant'Apollinare in Classe, Patrimonio Unesco dell'Umanità
Il concerto è realizzato grazie al prezioso contributo di Gallignani e Sigma 4.Quando all'inizio del secolo scorso il jazz fece la propria apparizione, non aveva nome; la stessa cosa era accaduta alla polifonia, quasi mille anni prima. Questi due fondamentali momenti storici assolutamente anonimi costituirono i punti di avvio per due fra le più importanti idee alla base della musica occidentale: l'improvvisazione e la composizione. Così, possono accadere cose notevoli allorché uno fra i più grandi improvvisatori jazz di oggi, il sassofonista norvegese Jan Garbarek incontra un quartetto vocale inglese tra i migliori interpreti ed esploratori del repertorio vocale polifonico tra Medioevo e Rinascimento, appunto l'Hilliard Ensemble. Così è nato 'Officium' che dal 1993 ha portato architettura sonore irripetibili negli spazi acustici delle antiche cattedrali di mezza Europa. L'incisione, realizzata dall'etichetta ECM per iniziativa di Manfred Eicher, è stata un successo planetario: vendite eccezionali del cd, centinaia di concerti appunto nelle chiese, e il brano 'Parce Mihi Domine' del cinquecentesco Christòbal de Morales celebrato come una canzone. Quella prima sperimentazione proponeva canti, mottetti e inni sacri dal primo Medioevo al XVI secolo, trasfigurati dalle ardite improvvisazioni di Garbarek. "Rinchiusi nel monastero di St. Gerold, ci sembrava che il sassofono diventasse un'estensione delle nostre voci", commenta John Potter, l'allora tenore degli Hilliard, nelle note di copertina del cd. E aggiungeva: "Che cosa è questa musica? Non esiste nome adatto a descriverla: è semplicemente quanto accaduto a un sassofonista, un quartetto vocale e un produttore incontratisi per far musica assieme".
La ricerca è andata avanti per approdare, dopo 'Mnemosyne', doppio album che estendeva il repertorio da Thomas Tallis a Veljo Tormis (1999), a 'Officium Novum' (2010). Questa volta i dodici brani sono più moderni (Komitas, Part, gli stessi Hilliard e Garbarek: tuttavia ci sono anche Perotinus e un canto bizantino) e molto indovinati. In realtà il titolo contiene una contraddizione: non esiste, infatti, 'Ufficio' ecclesiastico che non sia profondamente radicato nella tradizione. Ma la contraddizione rivela il suo significato all'esame dei titoli inclusi nella raccolta: il punto focale della selezione è posto sull'est dell'Europa, e in particolare sull'Armenia. Nascosta agli occhi (e alle orecchie) dell'Occidente per almeno mezzo secolo, se non addirittura dai tempi della Rivoluzione Russa e della nascita della Repubblica Turca secolare, la musica armena ha solo recentemente conquistato il pubblico dell'Occidente. I brani principali che Garbarek ha selezionato appartengono alla liturgia della Messa della chiesa ortodossa d'Armenia; poi si spazia su più secoli, fino alla musica contemporanea, rileggendo anche brani dei due album precedenti. I musicisti dispensano seduzione con generosità e acume; così il concerto si preannuncia una nuova gemma preziosa nel programma di Ravenna Festival 2011.

Jan Garbarek, classe 1947, suona il sassofono tenore e soprano e spazia dal jazz alla musica classica, alla world music. Le sue composizioni costituiscono una fra le bandiere della casa discografica ECM, che praticamente ha pubblicato tutti i suoi dischi. A partire dalla fine degli anni Settanta, Garbarek ha sviluppato uno stile di ispirazione lieve e lunare che utilizza toni acuti e lunghe note sostenute che ricordano gli inviti alla preghiera islamici nonché l'uso generoso del silenzio.

L'Hilliard Ensemble è composto da David James (controtenore), Rogers Covey-Crump (tenore), Steven Harrold (tenore) e Gordon Jones (baritono). Lo stile inconfondibile e la spiccata musicalità dell'ensemble catturano l'ascoltatore sia con il repertorio medievale o rinascimentale, sia con le opere espressamente commissionate a compositori contemporanei.


Gandhi abita ad Ankara
Chi è Kilicdaroglu, l'antagonista repubblicano di Erdogan.
di Nicola Mirenzi

Fino a poco tempo fa, nessuno si sarebbe immaginato che un curdo, figlio di madre armena, di religione alevita sarebbe riuscito a risollevare le sorti del partito più tradizionalmente nazionalista della Turchia. Invece è successo. Kemal Kilicdaroglu è diventato il leader del partito repubblicano del popolo (Chp) poco meno di un anno fa.
L'OUTSIDER E LA CORSA AL VOTO. E oggi la sua formazione, fondata nientemeno che da Kemal Ataturk in persona, ha un appeal e una freschezza che pochi si attendevano. Alle elezioni politiche di domenica 12 giugno, Kilicdaroglu si presenta da completo outsider, vergine, con l’aurea di politico onesto e competente, privo delle ruvidezze ideologiche che hanno caratterizzato il decennale potentato del suo predecessore, Deniz Baykal.
SONDAGGI PRE ELETTORALE. I sondaggi danno il partito repubblicano intorno al 30%. Ancora troppo poco per riuscire a contendere il governo al primo ministro Recep Tayyip Erdogan, del partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), che quasi sicuramente vincerà le elezioni per la terza volta consecutiva. Ma la previsione è invece molto positiva se si considera che alle scorse elezioni il Chp non superò nemmeno la soglia del 21%.
Il segno del genocidio degli armeni

(© Ap images.) Kemal Kilicdaroglu.

Il vero fatto nuovo di questa tornata elettorale è quindi lui, il Gandhi turco, come lo chiamano i giornali, per i suoi modi gentili e paciosi, che fanno venire in mente il famoso leader indiano. Ma la novità più significativa della sua ascesa non sta nelle percentuali di voto, né nelle schede elettorali. È sul suo corpo, nella sua biografia. Che porta i segni delle tre più grandi ferite della storia turca: il genocidio degli armeni, il disconoscimento dell’identità curda, la discriminazione delle minoranze religiose (anche musulmane).

IL PARTITO DELL'ESTABLISHMENT. Per capire la portata di questa rivoluzione, bisogna considerare che il partito repubblicano è sempre stato il partito dell’establishment, dell’esercito e della magistratura. Ossia l’apparato statale che ha retto il Paese per decenni e che si gira dall’altra parte ogni volta che si parla del massacro del 1915, del riconoscimento dei diritti dei curdi e della libertà di chi professa una religione diversa da quella della stragrande maggioranza della popolazione.
UNA VENTATA D'ARIA FRESCA. Ma non è solo una questione di profilo personale. Kemal Kilicdaroglu è riuscito a portare una ventata d’aria fresca nella polverosa politica del partito repubblicano perché ha cambiato passo. Invece di combattere il premier Erdogan soltanto dal punto di vista simbolico, diffondendo l’insensato terrore di una rivoluzione islamica in Turchia, ha cercato di parlare dei problemi delle persone e del Paese.
Sulla questione curda ha fatto un’apertura seria e ragionevole, ha considerato l’ipotesi di consentire l’accesso alle donne velate nei campus universitari, ha cavalcato le insofferenze dei giovani nei confronti di un governo che subdolamente cerca di controllare internet.
Il modello socialista europeo

(© Ap images.) Il leader dell'opposizione turca Kemal Kilicdaroglu.

Il suo partito sta diventando sempre più un partito socialdemocratico, sullo stampo della tradizione socialista europea. Non una cosa di secondaria importanza, se si pensa che chi è venuto prima di lui ha rischiato invece di farsi cacciare, dal gruppo dei socialisti europei, per delle posizioni che si avvicinavano al peggiore autoritarismo.
POLITICA VICINA ALL'UE. Il utamento della guida di Kilicdaroglu si nota anche su un’altra, decisiva questione: l’Europa. Tradizionalmente, e contrariamente a ciò che si pensa, il partito erede della cultura kemalista è sempre stato scettico sull’ingresso della Turchia nell’Ue. Con Kilicdaroglu invece le riserve sono cadute: «Tenteremo un riposizionamento in favore dell’Europa», ha detto.
«L’ingresso nell’Ue è il nostro obiettivo prioritario». Da parte sua anche l’Economist ha tentato di dargli una mano, consigliando ai turchi di votare per i repubblicani, in modo da bilanciare la portentosa forza di Erdogan. Il quale domenica vincerà sicuramente le elezioni e dopo tenterà di cambiare da solo la costituzione. Ma nonostante ciò, la brezza che Kilicdaroglu ha portato nel suo partito è di una salutare vitalità per la democrazia turca. Che altrimenti rischia d’impantanarsi nella megalomania del suo “sultano repubblicano”.
Sabato, 11 Giugno 2011

G.C

 
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