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A settembre, DIFFERENZE-RIPETIZIONI, vedrà protagonisti l'Ensemble Alter Ego e la cantante armena Anna Mayilyan.
21 settembre, giorno del 20° anniversario della Repubblica Armenia, Anna Mayilyan ha cantato a Villa-Romana di Firenze accompagnata dall'Alter Ego Ensemble ...
Dal sito di Vlla Rmana di Firenze......:
A settembre, DIFFERENZE-RIPETIZIONI, vedrà protagonisti l'Ensemble Alter Ego e la cantante armena Anna Mayilyan. Differenze Ripetizioni è il titolo del pezzo di Bernhard Lang compositore austriaco tra i più eccitanti del panorama internazionale e dal linguaggio assolutamente personale, al centro del programma del primo concerto. L'incontro di Lang con l'arte del Turntablism (quella tecnica così peculiare nata nel mondo dei DJ che consiste nel “suonare” i giradischi come fossero strumenti musicali) ha ispirato un ciclo di pezzi per vari organici, davvero innovativi intolati Differenz-Widerholung (e numerati o sottotitolati) dove la incessante ripetizione di cellule ritmico melodiche sottilmente variate crea un mondo sonoro inaudito e ipnotico, talvolta vicino all'elettronica, talaltra perfino al jazz più free. A contrappuntare l'esecuzione del trio D-W 2, AlterEgo, storico ensemble italiano per la prima volta a Firenze, ha scelto secondo uno dei temi della serata (DIFFERENZE) brani antitetici: la ripetizione in Basinsky consuma letteralmente i materiali musicali e il colorato e provocatorio inno pop CORROTTO di Jacob TV, rielabora in chiave satirica la ripetitività di matrice minimalista americana. Nel Night concert sarà di scena la grande cantante armena Anna Mailyan, voce versatilissima a suo agio tanto nel repertorio liederistico classico quanto in quello tradizionale.
21 settembre 2011, ore 21.15


----- Original Message -----
From: gregorio.chekikian@alice.it
Sent: Friday, September 23, 2011 1:28 PM
Subject: I: domani 24 settembre al Centro Porche di milano est





Appuntamento con la cantante Anna Mayilyan al Centro Porche di milano est
sabato 24 settembre 2011 ore 21.30
via Rubattino 94 Milano
ingresso gratuito sino ad esaurimento posti telefonando al 02 21080000

Porsche Italia, in collaborazione con l’Associazione Villa Romana di Firenze, propone tre appuntamenti con la musica sperimentale e contemporanea che i Centri Porsche di Milano hanno il piacere di ospitare. Il primo appuntamento si svolgerà sabato 24 settembre, al Centro Porsche Milano Est, in Via Rubattino 94, alle ore 21:30. Il percorso musicale si snoda partendo dal repertorio classico contemporaneo fino a giungere a percorsi alternativi legati alle sperimentazioni in campo elettronico.
Lo spettacolo del 24 settembre si intitola "Differenze - Ripetizioni": l'Alter Ego Ensemble accompagnerà la cantante armena Anna Maylyian in un viaggio attraverso le opere del compositore Bernhard Lang e l'antica tradizione musicale armena.

Gli appuntamenti successivi, si terranno venerdì 14 ottobre (Centro Porsche Milano Est) e lunedì 28 novembre, nella nuova sede di Via Stephenson.

Una rassegna di concerti dedicati alla musica e alla sperimentazione artistica, ai quali abbiamo il piacere di invitarvi.

Per partecipare, contattare il Centro Porsche Milano Est ai recapiti: telefono: 02/ 21 08 00 00, e-mail: porsche.milanoest@porsche.it, o compilare il form “Contattaci”, di seguito riportato.

Per maggiori informazioni: http://www.porscheitalia.it/evento.php

14/09/2011

vedi allegato dall'Ambasciata Armena di Roma




In memoria degli Armeni il 23 e 24 settembre a Cerchiara
Mercoledì 21 Settembre 2011 23:37 - di Redazione Letture: 18 -

CERCHIARA DI CALABRIA – (Comunicato stampa) A ME RIGUARDA... in quanto parte integrante di questa umanità, in quanto uomo! Ieri il popolo armeno, gli ebrei, i khmer, i tutsi e domani a chi toccherà? Affinché l'indifferenza, l'intolleranza, la presunzione di superiorità, l'ignoranza, l'odio e l'individualismo, tutti germi utilizzati dai regimi totalitari per pianificare scientificamente a tavolino stermini di interi popoli e vissuti d'umanità, vengano banditi dalla vita di ognuno di Noi e dalla politica delle Nazioni, occorre FAR CONOSCERE, RICORDARE ed AMMONIRE LE GENERAZIONI DEL PRESENTE ed a Cerchiara la storia diventa Magister vitae.
Con l’atto Consiliare Comunale di riconoscimento del genocidio del popolo Armeno, perpetrato dal governo dei giovani turchi nel 1915, con oltre 1 milione e mezzo di vittime, primo crimine contro l’umanità del XX secolo, del 23 Settembre 2011 alla presenza del Prefetto di Cosenza, dott. Raffaele Cannizzaro, della scrittrice Antonia Arslan, del console onorario della Repubblica d’Armenia a Milano, dr Pietro Kuciukian e del presidente della comunità Armena di Bari, dott. Diran Timurian si darà inizio a questa due giorni di intensa riflessione storica ed etica sul perché di uno sterminio dimenticato e da dimenticare.
In concomitanza l’inaugurazione, nei locali del Palazzo Rovitti, di una mostra storica fotografica personale di un testimone, Armin Wegner, e la proiezione del filmato realizzato dal giovane regista armeno Avedis Ohanian, dal titolo emblematico di “Husher” ossia Memorie a cui farà seguito un concerto commemorativo presso la seicentesca Chiesa di S. Antonio da Padova.
Il 24 Settembre, alle ore 9,30 nella Sala Convegni di Cerchiara si svolgerà la tavola rotonda: “Gli Armeni dal genocidio alla speranza” con la presenza dell’Assessore Regionale alla Cultura. Prof. Mario Caligiuri e l’assessore provinciale alla cultura Prof. Maria Francesca Corigliano.,
«Le giornate Cerchiaresi del 23 e 24 Settembre 2011 -afferma il sindaco di Cerchiara, Antonio Carlomagno-, dal significativo titolo “Gli Armeni: Conoscere un crimine dimenticato-dal genocidio alla speranza”, sono indirizzate principalmente alle nuove generazioni di calabresi, di italiani e di europei.
Per tale motivo, l’Amministrazione Comunale di Cerchiara, ha inteso far pervenire specifici inviti alle Dirigenze Scolastiche dei principali Licei ed Istituti Superiori della provincia di Cosenza, riconoscendo alla Scuola il ruolo cardine di formatore di coscienze e di educatore civico, ruolo che la Scuola ha il dovere di perseguire con abnegazione, coadiuvata in questo delicato e responsabile processo, dalla Società Civile ed Istituzionale della nostra Repubblica, democratica.
Il comune di Cerchiara, sente come costitutiva della propria essenza questa “Mission”, alla quale non intende assolutamente abdicare, a fronte della pretesa dei più di un livellamento in basso della risposta amministrativa.
Una classe dirigente è tale se sa rispondere con atti consoni non solo alla quotidianità dei bisogni con la programmazione dello sviluppo socio-economico del territorio, nel limite delle autonomie in capo ad una amministrazione comunale, ma soprattutto, rafforzando quegli anticorpi di cui una democrazia necessita a fronte di una deriva populistica, attraverso la promozione della dignità e dell’autoconsapevolezza insita nello stato di cittadinanza



L’indipendenza dell’Armenia, 20 anni dopo
di Matteo Miele, Royal University of Bhutan
La storia del primo paese che riconobbe il cristianesimo come religione di Stato, subì dominazioni straniere e un genocidio nel secolo scorso
21 settembre 2011
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L’Armenia, che in questi giorni sta sperimentando insoliti successi calcistici, venne riconosciuta indipendente il 21 settembre di venti anni fa, quasi un anno e un mese dopo la Dichiarazione d’indipendenza (23 agosto 1990). In realtà quella che oggi chiamiamo Repubblica d’Armenia è solo una parte di ciò che fu l’Armenia storica. Circa un quinto. Il resto del territorio venne inghiottito, in gran parte, all’interno della Turchia, compreso il Monte Ararat, il luogo del Popolo Armeno e dove si posò secondo il racconto biblico l’Arca di Noè. Il Monte Ararat era anche nell’emblema della Repubblica Socialista Sovietica Armena e ciò provocò le proteste di Ankara che giudicava il simbolo come una rivendicazione territoriale. Gli armeni, senza scomporsi, chiesero allora, seguendo tale logica e vista la bandiera degli eredi di Atatürk, se la Turchia non stesse forse rivendicando il possesso della Luna.

L’Armenia fu il primo paese al mondo a riconoscere la religione cristiana come religione di Stato, nel 301, con il battesimo del re Tiridate III per opera di San Gregorio Illuminatore. Circa un secolo dopo, forse stanchi di pregare in greco e siriaco, San Mesrob creò un alfabeto e immediatamente, accanto alla traduzione della Bibbia, si sviluppò una letteratura straordinaria in grabar, l’armeno classico, in cui ancora oggi viene celebrata la messa. Nel 451, impegnati in una guerra contro i persiani, che volevano convertirli allo zoroastrismo e rompere così l’unità con Bisanzio, gli armeni non parteciparono al Concilio di Calcedonia e per motivi essenzialmente politici (i bizantini non li avevano aiutati nella lotta contro la Persia) rifiutarono le tesi del Concilio venendo così ingiustamente accusati di essere monofisiti, ovvero di riconoscere solo la natura divina di Cristo e non anche quella umana. Alcuni anni fa, la Chiesa Cattolica ha riconosciuto l’infondatezza dell’accusa.

Dal IV secolo in poi, gli armeni difesero sempre il loro essere cristiani, tanto che la religione divenne un carattere imprescindibile della definizione dell’identità armena, anche per via delle numerose dominazioni straniere e non cristiane.

Nel 1700 un monaco originario di Sebaste, Mechitar, approdava a Venezia (dopo essere passato per la Morea) e fondava il Monastero di San Lazzaro, in una stupenda isoletta della Laguna. Armeni, ma fedeli al papato, i mechitaristi divennero un ponte tra la Chiesa cattolica e quella gregoriana e inoltre portarono (e portano tuttora) avanti un’opera culturale senza pari, raccogliendo e conservando un’infinità di antichi manoscritti armeni (i monasteri mechitaristi di Venezia e Vienna raccolgono la più grande collezione di manoscritti armeni dopo la Biblioteca nazionale di Yerevan), aprendo scuole in ogni angolo del mondo, ovunque vi fossero degli armeni (ed è un popolo che ha viaggiato parecchio), traducendo libri armeni nelle lingue occidentali e viceversa.

Alcuni padri mechitaristi vennero uccisi, assieme ad un altro milione e mezzo di armeni, nel Genocidio del 1915 perpetrato dai Giovani Turchi. Genocidio che in Turchia, ancora oggi, la legge vieta di chiamare tale. È vietato chiamare genocidio la sistematica eliminazione dell’élite intellettuale armena a Costantinopoli che avvenne il 24 aprile 1915. Così come è vietato chiamare genocidio, l’assassinio degli uomini nell’Armenia storica o la lenta agonia dei bambini e delle donne nel deserto siriano, con i ferri di cavallo inchiodati nei piedi. Fu un piano studiato, elaborato con attenzione, iniziato anni prima (nonostante la storiografia turca voglia farlo passare come un qualcosa all’interno della Prima guerra mondiale), con i Massacri Hamidiani di fine Ottocento e poi con il Massacro di Adana del 1909.

Dopo il Genocidio, i sopravvissuti si riversarono nuovamente nel mondo, così come i loro antenati avevano fatto. Alcuni in Medio Oriente, in Libano, in Siria. Altri in America settentrionale. Qualcuno in Italia. Moltissimi in Francia. Tra i francesi di origine armena più famosi vi è ad esempio Charles Aznavour e che oggi ricopre infatti il ruolo di ambasciatore armeno in Svizzera.

Del passato sovietico si ricordano certamente due cose. La tragedia della guerra, dalla fine degli anni ’80 ai primi anni ’90, con l’Azerbaigian per l’indipendenza del Nagorno-Karabakh, una regione abitata da armeni, ma circondata dal territorio azero. E poi, naturalmente, le straordinarie storielle di Radio Yerevan, dove la sottile ironia raccontava drammi antichi e moderni, come quando, all’ascoltatore stupito davanti ad un Ministero della Marina della Repubblica Socialista Sovietica Armena (senza sbocchi al mare), il giornalista rispondeva che lo si faceva per imitare l’Azerbaigian. Loro hanno addirittura un Ministero della Cultura.


Caucaso, le infrastrutture che dividono
Marilisa Lorusso

22 settembre 2011

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Lavori in corso sulla tratta ferroviaria Sochi-Sukhumi, febbraio 2010 (foto G. Comai)

Treni, ponti, strade, gasdotti, gallerie, acquedotti, antenne televisive... si sviluppano nuovi progetti per quanto riguarda le infrastrutture in Georgia e nei territori riconosciuti come indipendenti da Mosca in seguito al conflitto del 2008, Abkhazia e Ossezia del Sud. Infrastrutture realizzate per unire e per dividere. A livello regionale, rimane l'Armenia la grande esclusa

Buona parte della comunicazione umana è non verbale. Ci si capisce anche senza parlare, interpretando atteggiamenti, gesti, abbigliamento e quant’altro. Anche buona parte della comunicazione fra Paesi è silenziosa. È la comunicazione che passa attraverso le infrastrutture.

Per loro natura le infrastrutture richiedono ingenti investimenti e programmazione in tempi medio-lunghi. Il che significa che sono la cartina tornasole delle scelte strategiche di un Paese, e non solo nel settore energetico, ma in tutto ciò che riguarda il transito di beni, persone e comunicazioni. Tutto questo passa attraverso ferrovie, ponti, strade, canali e tubature, antenne e reti di telecomunicazioni, oleodotti e gasdotti.

Mosca-Sukhumi, in treno
Da anni è interrotta la linea ferroviaria che, procedendo lungo la costa settentrionale del Mar Nero passava da Gagra, Sukhumi, Ochamchire e dal distretto di Gali si inoltrava nell’entroterra georgiano via Zugdidi, fino a Tbilisi, la capitale della Georgia, e oltre. Nel 2003 Putin e Shevardnadze avevano discusso l’eventualità di riattivare il ramo Sochi-Sukhumi-Zugdidi, nel quadro del Processo di Sochi per risolvere il conflitto congelato abkhazo-georgiano, che invece sarebbe riesploso proprio dopo che nel maggio 2008 un gruppo aggiuntivo di peacekeeper russi avevano riabilitato il tratto Sukhumi-Ochamchire. Dopo la guerra, la linea ferroviaria è stata oggetto di ulteriori lavori di recupero a opera di dipendenti delle ferrovie russe, quattro dei quali sono deceduti in un incidente, lo scorso febbraio. Il 30 giugno di quest’anno si è inaugurata la linea Mosca-Sochi-Sukhumi, treno n. 75, che percorre un tragitto fino ad allora nazionale, ora “internazionale”.

Rimane ferito e cadente il ponte di Shamgona, costruito dai prigionieri tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, che univa l’Abkhazia alla Mingrelia e che oggi è nulla più che un arrugginito passaggio pedonale.

Fra buche e gallerie
Inagibile il ponte ferroviario e dissestata la strada che, a partire dal ponte sul fiume Inguri, unico attraversamento ufficiale al “confine” abkhazo-georgiano, serpeggia per il distretto di Gali, zona controllata dalle de facto autorità abkhaze abitata in prevalenza da georgiani: Sukhumi pare aver fatto la sua scelta di integrazione economica, ben diversa da quella sostenuta da Tbilisi. Durante l’ammodernamento dell’autostrada est-ovest infatti, nel novembre del 2009, il Presidente Saakashvili aveva dichiarato che la nuova autostrada sarebbe arrivata a Sukhumi. Per il momento, la strada è piena di buche, l'asfalto si crepa sempre di più di anno in anno e quel progetto rimane sulla carta.

Si sta concretizzando un altro progetto molto significativo, anch’esso legato ad un’infrastruttura che ha giocato un ruolo importante nel conflitto del 2008, il tunnel di Roki. Il tunnel, lungo quasi 4 km, è scavato sotto la catena montuosa del Grande Caucaso e permette il passaggio dalla Russia (Ossezia del Nord-Alania) all’Ossezia del Sud. Proprio sull’orario di passaggio delle truppe russe (intorno alle 23.00 del 7 agosto secondo la ricostruzione georgiana, dopo le 14.00 dell’08 agosto, secondo quella russa) si era dibattuta la questione se l’intervento russo negli scontri osseto-georgiani del 2008 fosse stato di natura offensiva o difensiva. Ora il governo russo propone un rinnovo del tunnel, con lavori previsti per il 2012. Il tema è delicato, poiché da Roki dipende l’approvvigionamento dell’Ossezia del Sud. Inoltre i “dazi” di passaggio forniscono un importante introito economico.

Servizi primari
Non tutto in Ossezia del Sud dipende però esclusivamente dal tunnel di Roki. La rete idrica e del gas erano nate come integrate con quelle georgiane. Dopo la guerra soprattutto il distretto di Akhalgori, che fino al 2008 rientrava sotto la sovranità di Tbilisi, si è trovato spesso privato di questi servizi essenziali. L’OSCE, che fino alla guerra aveva la propria missione nella zona, si è industriata affinché acqua e gas ricominciassero ad essere distribuiti regolarmente e che le due reti fossero ripristinate a pieno regime. Oltre all’OSCE, anche la Croce Rossa si è attivata sulla questione dell’accesso all’acqua. Nel luglio scorso è partito un programma di ammodernamento della rete di canalizzazione presso Tskhinvali, sede del governo de facto dell'Ossezia del sud. Ma è sempre la questione di Akhalgori a tenere banco. A giugno la presidenza lituana dell’OSCE ha lanciato il progetto Nikosi, concordato durante le Discussioni di Ginevra, che ha lo scopo di assicurare l’accesso all’acqua da ambedue le parti della linea di cessate il fuoco.

L’informazione
Mentre l’OSCE tenta di implementare progetti umanitari che uniscano, da Tskhinvali partono progetti con lo scopo di sedimentare le divisioni, e proprio ad Akhalgori. Il distretto, passato dopo la guerra sotto la sovranità de facto di Tskhinvali, non riceveva i canali televisivi osseti fino al luglio scorso, quando è stato inaugurato a 2500 metri di quota un ripetitore in grado di garantire la copertura del distretto e farvi trasmettere i canali russi e osseti. Il segnale raggiunge anche Gori, Mskheta e le alture di Tbilisi. La guerra dell’informazione è una delle più importanti, e vale quindi la pena di ricordare che da Tbilisi stessa è partita l’iniziativa di una televisione satellitare Kavkaz 1, in lingua russa, che raggiunga il Caucaso del Nord, le cui trasmissioni erano state sospese per l’interruzione del servizio satellitare. Secondo la parte georgiana, il gestore francese del satellite era stato costretto a recidere il contratto di fornitura sotto pressione russa. Il canale ha ricominciato a trasmettere a gennaio con il nome di PIK (Perviy Informatsionniy Kavkazsky).

Energia
Puntano a nord le informazioni della Georgia, mente punta a sud la sua nuova centrale idroelettrica. Il 9 settembre il Presidente Saakashvili ha visitato i cantieri della centrale idroelettrica di Paravani (Akhalkalaki) che – una volta entrata in funzione del 2013 – dovrebbe essere in grado di vendere energia nei mesi estivi alla Turchia. La centrale è una delle tre previste dall’accordo georgiano-turco del febbraio scorso e che seguiva un precedente appalto (novembre 2010) garantito alla ditta turca Kolin Construction per la costruzione di una rete di centrali sul fiume Tekhuri in grado di produrre 105.7 megawatt.

Mentre la Georgia inserisce il suo potenziale energetico nel contesto regionale, l’Azerbaijan cerca di ottimizzare il proprio. E il potenziale di quest’ultimo, come è noto, sono gli idrocarburi. A fine mese il Paese riceverà la visita del ministro inglese per l’Energia e i Mutamenti climatici, Charles Hendry. La visita potrebbe costituire il sigillo delle dichiarazioni sullo sfruttamento del nuovo giacimento di gas (potenzialità stimata di 500 mq) di Shafag-Asiman. L’Inghilterra ha la sua parte nell’investimento. E mentre si parla di nuove estrazioni, rimane aperta la corsa all’esportazione, capitolo a parte nel complesso mondo degli idrocarburi, in quella che sembra l’eterna competizione fra i progetti di gasdotto (il Nabucco sostenuto dall'UE, il South Stream sostenuto dalla Russia) che dovrebbero portare dal Caspio all'Europa occidentale. Un’assertiva Gazprom preme per concretizzare con una partnership riconfermata a Sochi lo scorso 16 settembre il gemello meridionale di Nord Stream (che ha iniziato a operare poche settimane fa collegando la costa russa alla Germania attraverso i fondali del mar Baltico) che garantirebbe il transito degli idrocarburi caucasici/caspici attraverso la Russia e che vede anche la partecipazione per il 20% dell'italiana ENI.

L’esclusa
Nei progetti e controprogetti che attraversano la regione si fa notare per la sua assenza l’Armenia. Ampiamente dipendente dal trasporto su rotaia e su ruota che attraversa la Georgia e legata dal punto di vista energetico con l'Iran, il suo isolamento aumenta nella misura in cui gli altri si integrano, escludendola. Questo processo è così palese da destare la preoccupazione di molti analisti armeni, che percepiscono acutamente il rischio di rimanere isolati dalle infrastrutture regionali anche per via di mirate scelte politiche di Baku e Ankara

(http://marilisalorusso.blogspot.com/ - il blog di Marilisa Lorusso dedicato al Caucaso del sud)


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