|
|
Zatik
consiglia: |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iniziativa
Culturale: |
|
|
|
|
|
Il popolo perseguitato dall'Impero Ottomano negli anni della Grande guerra: un affresco impressionante 25/10/2011
|
dall'Arena.it
Armenia, stragi e oblio MEMORIA. Il popolo perseguitato dall'Impero Ottomano negli anni della Grande guerra: un affresco impressionante 25/10/2011
Il genocidio degli armeni in una delle foto scattate nel 1915 da Armin Wegner (1886-1978), medico militare con i tedeschi inviati in Turchia a fianco dell'alleato impero ottomano Gilbert Sinoué è forse il più noto e abile scrittore europeo di romanzi storici, un genere che dall'Ottocento in poi non è mai tramontato. Perché? Dice Sinoué: «Penso che se vuoi suscitare l'interesse su qualcosa, la strada migliore è scrivere un romanzo. Il romanzo può toccare l'anima e il cuore della gente». Nel 2009 Sinoué ha pubblicato in Francia Erevan,un romanzo su un genocidio negato e dimenticato, quella degli Armeni. Come avrebbe detto Hitler,
pianificando la Shoah: «In fondo, chi si ricorda più degli armeni?» Ora il libro esce in Italia con il titolo Armenia per Neri Pozza, e ripropone, con grande fascino narrativo e lucidità, le fasi storiche che portarono alla strage.
La vicenda degli armeni già nel passato era tornata alla ribalta con forza, suscitando l'emozione inorridita dei lettori e delle persone tutte che abbiano a cuore le sorti dell'umanità. I meno giovani ricordano un romanzo di Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussadag, che raccontava lo sfortunato tentativo di resistenza di un gruppo di armeni sulla vetta di una montagna. Ma molti altri, certamente più giovani, si sono commossi e hanno pianto, forse, sulle pagine dei due romanzi della padovana Antonia Arslan, La masseria delle allodole e La strada di Smirne. Sempre la Arslan, che è di origine armena, ha fatto conoscere gli splendidi versi del poeta Danjel Varujan, traducendoli in italiano. Tutti libri che hanno ridato il sapore della verità e della sofferenza alla storia dello sterminio di un popolo, storia contenuta e studiata in molti libri di carattere più scientifico, documentata (c'era un coraggioso tedesco, Armin Wegner, dalla parte dei turchi che facevano pulizia etnica, e scattò centinaia di foto) ma tuttavia negata tuttora dalla Turchia.
Che cosa accadde in Turchia nella notte fra il 24 e il 25 aprile 1915, su ordine del triumvirato ittihadista al governo dell'allora impero ottomano? Talaat, ministro dell'Interno, Djemal, ministro della Marina, Enver, ministro della Guerra, danno ordine alla polizia di Istambul di procedere all'arresto arbitrario di 600 personalità armene: ecclesiastici, giornalisti, deputati, funzionari di partiti politici, medici, insegnanti, avvocati, commercianti. A questo si accompagna la chiusura improvvisa del giornale armeno Azadamard. La
mossa era stata studiata da tempo e di fronte alle interrogazioni della cancellerie europee, Talaat si giustificò invocando il «complotto armeno» e il «tradimento» di un gruppo di insorti presso il lago Van: l'impero ottomano è in guerra al fianco della Germania e si giustifica con la necessità militare di tenere sotto controllo il fronte interno. Il 2 maggio 1915 inizia il trasferimento forzato di tutti gli Armeni «in luoghi più sicuri», come recita il proclama affisso per la strade, «lontano dalle zone di guerra, fuori dall'influenza dello straniero». Le stragi accompagnano la raccolta e l'invio forzato degli armeni verso il deserto, dove la sete, la fame, le intemperie e la ferocia dei soldati assolveranno in breve al loro compito: la distruzione e
il genocidio di una «razza maledetta», invisa perché irriducibilmente cristiana, vittima di pregiudizi analoghi a quelli sugli ebrei che porteranno alla Shoah.
Sinoué alterna abilmente le pagine più genuinamente storiche al racconto delle vicissitudini della famiglia Tomassian che dovrà lasciare per sempre la grande casa accogliente di Erzerum e si disperderà, ridotta a polvere e ossa, nelle strade verso il deserto. Sfilano i ritratti delle donne e delle fanciulle destinate alla strage: Anna, Shushan e altre, tutte segnate da una sorte forse peggiore di quella degli uomini, destinate alla tortura e allo stupro, prima di essere sgozzate. Sinoué non calca la mano sugli orrori, ma anche non descrivendo tutto, si leva da queste pagine un terribile senso di indignazione e di paura. Questa storia è una storia vera. I fatti principali che vi sono narrati sono verificabili. I personaggi politici, diplomatici e militari che compaiono in queste pagine sono esistiti realmente. Alcuni dei protagonisti armeni sono personaggi storici, come Armen Garo Pastermadijan, uno dei rivoluzionari che avevano preso d'assalto la Banca Ottomana nel 1896 per richiamare l'attenzione delle potenze europee sulla situazione degli armeni in
Turchia. Ebbe poi la responsabilità dell'operazione Nemesi, organizzazione armena che organizzò la vendetta sui massacratori. Morì a Ginevra nel 1920,fiero di aver punito almeno una parte degli assassini.
Il genocidio degli armeni è un'altra delle storie terribili del Novecento. Ma tutt'oggi, nella Turchia che aspira a entrare in Europa, la parola genocidio è nimpronunciabile: a scriverla, si è denunciati. I turchi hanno distrutto gran parte dei documenti. Quel che non possono distruggere sono le voci dei superstiti, che si tramandano di padre in figlio il ricordo dell'orrore. LaTurchia dovrebbe strappare i falsi libri di storia, lavare questa macchia spaventosamente scarlatta: le generazioni a venire hanno il diritto di sapere.
Oggi anche gli armeni vivono in un loro Stato in mezzo alle montagne, dove ogni 24 aprile, giorno della memoria, si compie il pellegrinaggio alla Collina delle Rondini e una pioggia di fiori bianchi e rossi ricorda il sangue delle vittime e la speranza dei loro discendenti.Paola Azzolini
G.C.
|
|
|
|
|