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Dott. Rinaldi risponde a Sergio Romano sul Negazionismo e NOTA di Seta Martayan ;
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Alessandro Rinaldi e Seta Martayan rispondono a Sergio Romano;
Nota di Seta Martayan :
Una risposta impertinente, negazionista, pronunciata da un ambasciatore e ben conoscitore dell'accaduto - ma che finge di ignorare la definzione stessa della parola genocidio - è ancora piu grave e merita una controrisposta altrettanto pungente.
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Alessandro Rinaldi , Risponde a Sergio Romano
Mentre sono completamente in accordo con lei a proposito della “storia di stato”, dalla quale, a mio avviso, neanche noi italiani siamo ancor oggi del tutto esenti, resto perplesso circa alcune sue asserzioni, per altro necessariamente sintetiche, circa gli accadimenti del 1915 nel vicino oriente
ottomano.
Francamente non mi sembra appropriato parlare di “armeni turchi” e neppure di “grandi città turche” qualora ci si riferisca al 1915 e a quell’impero molto vasto, che comprendeva allora numerose etnie e diverse religioni, da sempre in guerra con quello zarista (per altro altrettanto
composito), e addirittura quando, tra le altre cose, una lingua turca, “canonica” e ufficiale, non mi pare fosse stata nemmeno definita.
Quanto alle grandi città - penso per esempio a Damasco, Smirne o Costantinopoli – esse erano situate nell’estremo occidente dell’impero ed erano significativamente, se non addirittura prevalentemente, popolate da etnie non turche. Un secolo fa la loro lontananza dagli antichi territori armeni era grande, molto maggiore di quanto non lo rimanga ancora oggi .
Curiosità della storia: quei medesimi territori, anche se gli armeni non ci sono più, sono ora in massima parte abitati dai curdi, anch’essi assai poco amichevoli nei confronti del governo di Ankara.
Per poi passare agli aspetti semantici della cosa, vorrei innanzitutto prescindere, per semplicità, nonostante la tentazione comparativa, dai più recenti eventi balcanici , omettendo pertanto quanto al riguardo sbandierato a vario titolo dai mezzi di comunicazione di massa e proclamato dalle invocate
corti di giustizia.
Il genocidio nei confronti degli ebrei è giustamente un fatto fuori discussione, ma non vorrei che nei confronti degli armeni si parlasse solo di semplici “massacri”, vuoi per fattori numerici (un quarto sì e no degli ebrei) vuoi per la antiquata rozzezza (roba alla Tamerlano, tanto per capirci) che ha caratterizzato i non meno efficaci metodi turchi nei confronti di quelli adottati dal nazismo che, sotto i profili organizzativo e tecnologico, si confanno forse meglio per noi occidentali all'orrore dello sterminio.
Mentre il mondo ebraico è molto più familiare agli europei, assai di meno, se non quasi del tutto sconosciuto è per noi quello armeno, e il peso politico ed economico del primo è notoriamente di gran lunga superiore a quello secondo. Se a utto ciò aggiungiamo i condizionamenti che ci derivano dall’alleanza con gli Stati Uniti d’America, i cui interessi non necessariamente coincidono con i nostri (tanto per essere chiari mi riferisco nel caso specifico alla “ Turchia in Europa “, senza voler nulla togliere all’eccezionale fascino di quel paese e alla tradizionale ospitalità del popolo turco ) non mi meraviglia, in termini comparativi, la prudenza di tanti nell’esprimere giudizi su quanto accaduto al popolo armeno un secolo fa. Che lo si voglia chiamare genocidio, sterminio, pulizia etnica ovvero, come lei sembra preferire, semplicemente massacro, la sostanza a mio parere non cambia.
Sono profondamente rattristato. Sarei quasi tentato di aggiungere uno“ian” al mio cognome.
Alessandro Rinaldi Roma
V.V
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