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Iniziativa Culturale:

 

 

Due Iniziative per riccordare Hrand Nazarianz's , per il 25 Gennaio;
Il prossimo mercoled' 25 genn. Due iniziative contemporanee sono previste per riccordare il 50° anniversario del Poeta Armena, Hrand Nazarian's Armeno di Puglia; le Iniziative intraprese sono:
Comune di Casamassima (Prov. di Bari)e l'Associazione"Centro Studi di Hrand Nazarianz" di Bari; Il titolo del Convegno: "Hrand Nazariantz e gli Armeni in Puglia, l'anniversario della scomparsa di Hrand Nazarianz "Dalle ombre dell'esilio alla luce dello spirito". Un poeta vissuto nel barese dal 1913 sino alla sua morte. Amico i Marinetti e Ungaretti. Protagonista del Futurismo in Puglia. Pierfranco Bruni, Coordinatore del Progetto "Etnie e Letteratura" del Ministero per i Beni e le ttività Culturali, si è occupato del poeta armeno ed ha dedicato un capitolo del suo studio sugli Armeni al poeta Hrand Nazariantz.
Hrand Nazariantz. Interprete e protagonista del Futurismo a 50 anni dalla morte Convegno a Casamassima di Pierfranco Bruni Si è portato l'Armenia nel sangue. Un poeta cifra le parole sempre con il cuore. Le terre desolate o lontane. Le terre deserte o richiamanti nostalgie. La sua Armenia ha le ferite mai cucite. Ferite he diventano strozzature di cui la storia testimonia le rughe. E in questa sua Armenia cristiana che è stata devastata dai Turchi e dai comunistici sono anche i segni di una cultura che rimanda alla civiltà italiana.

Un poeta, dunque. Hrand Nazariantz. Nato a Costantinopoli l'8 gennaio del 1866 e morto il 25 gennaio del 1962 aConversano (Bari). Arriverà a Bari grazie alla cantante e ballerina Lena, ovvero, Maddalena De Cosmis di Casamassima, diventata sua sposa nel Consolato italiano di Costantinopolinel 1913. Dopo il matrimonio arriva, come esule, a Bari. Comunque il suo interesse per la cultura letteraria italiana era nato in Armenia. Studioso di Futurismo e di quella letteratura italiana che porta i nomi di Marinetti, Govoni,Lucini, Verga, Pirandello.
Traduce in lingua armena Libero Altomare, Enrico Cardile, Torquato Tasso. Significativo resta il suo rapporto con Filippo Tommaso Martinetti.

Con Marinetti intrattiene un rapporto epistolare a cominciare dal 1911 e la sua micizia con Marinetti lo porta a scrivere un importante saggio dal titolo: F.T. Marinetti e il futurismo". Un saggio che resta un punto centrale nella storia critica del Futurismo e da Bari Nazariantz costituisce un punto di grande rilevanza in una lettura innovativa dei rapporti letterari tra l'Oriente
e l'Occidente.
Le radici di Marinetti, la sua nascita ad Alessandria d'Egitto, sono dati di iniziale riflessione nel poeta armeno tanto che lo portano a studiare i legami mediterranei tra la letteratura armena e quella italiana in uno scavo che
toccherà autori che segneranno il Novecento europeo come Ungaretti (nato nch'egli ad Alessandria d'Egitto), Ada Negri, Lionello Fiumi. Poeti con i quali intaglia una relazione metafisica tra il suo scrivere e la parola vissuta
di un esistenzialismo tagliato tra le corde di una testimonianza linguisticamente dentro l'Ermetismo.
Ma il "suo" Futurismo ha radici nella tura certamenteoccidentale ma si filtra con l'esperienza di autori e di testi che si sono spesso confrontati con il Mediterraneo. Lo stesso suo saggio su Marinetti ha delle coordinate che rimandano ad una filosofia che trae la sua spirale dalla vita vissuta come avanguardia, ovvero come costante messa in discussione di quella tradizione che resta nell'espressioneproblematica ma si decifra nei linguaggi.
D'altronde la serata Futurista al Teatro Piccinni di Baridel 26 settembre del 1922 porta sulla scena la parola comeazione partendo da una con testualità che è quella del"riflesso" dentro lo specchio parlante dei linguaggi. MaNazariantz sembra dividere le vie della letteratura proprio sul pianto strutturale o contestuale. Da una parte la nostalgia che diviene "dono espressivo" dall'altro il peso della parola che vive di rivoluzioni nella (e della)lingua.

Il suo intervento critico è dentro la letteratura e il più delle volte diventa un manifesto di poesia. La sua raccolta di versi del 1952 "Il ritorno dei poeti" va verso questo indirizzo che si apre al superamento di una splendida
intuizione che si legge in due titoli che mostrano tutta laloro eleganza: "Paradiso delle Ombre" e "Aurora anima dibellezza". Certo, la sua Armenia è un cammino nella diaspora, nella nostalgia e nel sangue. Ma la sua poesia che vive di questi incroci trova nella meditazione dei "crocifissi", ovvero
nell'aurora della cristianità, la metafora più marcata di un intero viaggio umano e letterario. Ma l'Oriente resta il suo viaggio interiore. Vi rimane e permane anche quando la sua rivista "Graal" pone a confronto il senso cosmico e a tragedia come costante quotidianità del vivere. È,comunque, il paradiso metaforizzato dei fiori e del deserto che tocca i labirinti del suo esistere entro la parola e dentro lapoesia che è linguaggio dell'anima.
La sua Armenia è diaspora ma anche favola e leggenda. È ilcanto dell'arte trascinato nel dolore e nell'esilio.
L'esilio non si consumerà e non si ritornerà dall'esilio.Chi l'esilio lo ha vissuto resterà sempre un viandante disperso e ritrovato e il poeta Nazariantz vive l'esilio come la sua vera "abitazione". Il suo canto armeno è il canto di una Armenia solcata tra le strade dell'Occidente cristiano che non può fare a meno di confrontarsi con una storia ferita e con la nostalgia scavata nell'anima e nel pensiero. L'esilio di Nazariantz ha il taglio: "Tu sapessi, fratello, come è triste/l'essere al mondo,/soli vivere e senza focolare,/non sapere ove poggiar la testa/e volgere la propria tristezza/verso I silenzi di Dio,camminare/stancamente senza posa, ovunque estranei.". Il sentirsi estranei o stranieri è un sentimento che nella diaspora del viandante Nazariantz è una dimensione ontologica in cui il concetto di esilio è metafisica dell'anima in un sapere che costantemente si ripete:".ovunque esiliati,/sapendo vana ogni ribellione/e vana ognipreghiera.". Versi che vivono nel sacrificio della Croce. Nazariantz ha nella sua segnatura cristiana il rapporto dialogico tra la "terra e le "stele" in una sospensione che è religiosità verso l'aurora. Nella sua iaspora il poeta trova l'aurora superando il supplizio del buio. Così l'Oriente e l'Occidente si ritrovano nella loro archeologia della conoscenza, in quel sapere dell'anima che vive la libertà e il sogno. Ma la poesia è religione.
Nel pensare di Nazariantz sono incancellabili queste chiose:
"Chi crea per l'effimero soggiace all'effimero. Il vero Poeta si distingue perché la sua vita è il migliore dei suoi poemi". Alla ricerca di un ulissismo mai vissuto e mai volutamente cercato, senza il lascito di profezie altre,
Nazariantz, pur nella sua diaspora e nel suo abitare l'esilio (zambraniano), non smette di viversi dentro la lucedella spera e dell'attesa e con le rughe di una ironia chesolcano i suoi passi.

La sua poesia è un misterioso incanto che si incastra nella storia di un uomo che ha vissuto l'Occidente negli scavi di un Oriente che è rimasta sempre il suo paese e la sua appartenenza. Ha portato con sé i fiori del deserto, la libertà della tradizione, la rivoluzione dell'arte come nostalgia e come gioco consapevole che l'arte vive sempre nel silenzio, nella solitudine e nella pazienza dell'anima grande che fa i poeti e gli uomini unici.

N.B.la biografia delPoeta ci è stata inviata dal prof. Carlo Coppola per Centro Studi di Hrand Nazariant,z di Baeri

V.V

 
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