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Iniziativa Culturale:

 

 

Il Quotidinao Italiano Bari e Puglialive.it .Su Hrand Nazariantz. Interprete e protagonista del Futurismo a 50 anni dalla morte
Comune di Casamassima e Bari , due iniziotive per il Poeta Armena cittadina onoraria alla memoria del Comune Casamassima;

Il Quotidinao Italiano Bari 22.01.2012

Il Console di Armenia a Casamassima

Il Dott. Pietro Kuciukyan console della Repubblica d’Armenia in rappresentanza dell’Ambasciatore dello stesso Stato, Rouben Karapetian sarà il 25 gennaio a Casamassima in occasione della celebrazione del 50° anniversario della morte del poeta armeno Hrand Nazariantz, vissuto in povertà, nel centro storico della stessa città.
Il poeta, di cui l’amministrazione comunale ha promosso la commemorazione, nel 1953 fu vicino al premio Nobel per la letteratura che in quell’anno, però, venne conferito a Winston Churcill.
Alle celebrazioni hanno garantito il loro intervento il Presidente della Unione degli Armeni d’Italia Professor Baykar Sivazliyan, le rappresentanti dell’Associazione Armeni di Roma e del Lazio Rita Pabis e Yeghis.Keheyan, il rappresentante dell’Associazione Italo-Armena Zatik architetto Vahè Vartanian, il Dott. Savino Giannella già responsabile per l’Italia della regione Kotayk della Repubblica d’Armenia, la professoressa Mary Avakyan, l’avvocato Michele Elio Greco, Eduard Tateossian Presidente dell’Associazione Italo-Armena di Martina Franca oltre ad altri rappresentanti e membri delle comunità armene d’Italia e d’Europa. L’evento, presentato e progettato su istanza del Coordinatore di Rete Sud Dott. Francesco Laricchia, include l’inaugurazione di una targa commemorativa consacrata al poeta cui seguirà la consegna della bandiera armena al Comune di Casamassima da parte del Console al quale, il Sindaco della cittadina Dott. Domenico Birardi, risponderà con il conferimento dell’atto di cittadinanza onoraria alla memoria per il poeta Nazariantz. Concluderà la celebrazione un simposio presso le Officine Ufo durante il quale il regista Giulio Santonocito declamerà composizioni poetiche del letterato armeno.

Le Poste Italiane, per la speciale occasione, hanno accordato un annullo filatelico speciale con il quale sarà possibile annullare le cartoline commemorative dalle ore 16 alle 20 presso l’ufficio filatelico temporaneo attivo presso il Palazzo Comunale. L’annullo postale di Casamassima assume una particolare importanza perché le poste, per la prima volta nella storia della filatelia, riservano un prodotto filatelico ad una personalità della storia del popolo armeno.
Antonio Calisi
Puglialive.it 23.01.12
Casamassima (Bari) - Convegno su Hrand Nazariantz. Interprete e protagonista del Futurismo a 50 anni dalla morte
Si svolgerà il prossimo mercoled' 25 gennaio a Casamassima (Bari) un Convegno internazionale per il 50° anniversario della morte del poeta armeno Hrand Nazariantz. Patrocinio della Repubblica d’Armenia,
Il titolo del Convegno: “Hrand Nazariantz e gli Armeni in Puglia. Dalle ombre dell’esilio alla luce dello spirito”. Un poeta vissuto nel barese dal 1913 sino alla sua morte. Amico di Marinetti e Ungaretti. Protagonista del Futurismo in Puglia. Pierfranco Bruni, Coordinatore del Progetto "Etnie e Letteratura" del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si è occupato del poeta armeno ed ha dedicato un capitolo del suo studio sugli Armeni al poeta Hrand Nazariantz.
Si è portato l’Armenia nel sangue. Un poeta cifra le parole sempre con il cuore. Le terre desolate o lontane. Le terre deserte o richiamanti nostalgie. La sua Armenia ha le ferite mai cucite. Ferite che diventano strozzature di cui la storia testimonia le rughe. E in questa sua Armenia cristiana che è stata devastata dai Turchi e dai comunisti ci sono anche i segni di una cultura che rimanda alla civiltà italiana.
Un poeta, dunque. Hrand Nazariantz. Nato a Costantinopoli l’8 gennaio del 1866 e morto il 25 gennaio del 1962 a Conversano (Bari). Arriverà a Bari grazie alla cantante e ballerina Lena, ovvero, Maddalena De Cosmis di Casamassima, diventata sua sposa nel Consolato italiano di Costantinopoli nel 1913. Dopo il matrimonio arriva, come esule, a Bari. Comunque il suo interesse per la cultura letteraria italiana era nato in Armenia. Studioso di Futurismo e di quella letteratura italiana che porta i nomi di Marinetti, Govoni, Lucini, Verga, Pirandello.
Traduce in lingua armena Libero Altomare, Enrico Cardile, Torquato Tasso. Significativo resta il suo rapporto con Filippo Tommaso Martinetti. Con Marinetti intrattiene un rapporto epistolare a cominciare dal 1911 e la sua amicizia con Marinetti lo porta a scrivere un importante saggio dal titolo: “F.T. Marinetti e il futurismo”. Un saggio che resta un punto centrale nella storia critica del Futurismo e da Bari Nazariantz costituisce un punto di grande rilevanza in una lettura innovativa dei rapporti letterari tra l’Oriente e l’Occidente.
Le radici di Marinetti, la sua nascita ad Alessandria d’Egitto, sono dati di iniziale riflessione nel poeta armeno tanto che lo portano a studiare i legami mediterranei tra la letteratura armena e quella italiana in uno scavo che toccherà autori che segneranno il Novecento europeo come Ungaretti (nato anch’egli ad Alessandria d’Egitto), Ada Negri, Lionello Fiumi. Poeti con i quali intaglia una relazione metafisica tra il suo scrivere e la parola vissuta di un esistenzialismo tagliato tra le corde di una testimonianza linguisticamente dentro l’Ermetismo.
Ma il “suo” Futurismo ha radici nella cultura certamente occidentale ma si filtra con l’esperienza di autori e di testi che si sono spesso confrontati con il Mediterraneo. Lo stesso suo saggio su Marinetti ha delle coordinate che rimandano ad una filosofia che trae la sua spirale dalla vita vissuta come avanguardia, ovvero come costante messa in discussione di quella tradizione che resta nell’espressione problematica ma si decifra nei linguaggi.
D’altronde la serata Futurista al Teatro Piccinni di Bari del 26 settembre del 1922 porta sulla scena la parola come azione partendo da una con testualità che è quella del “riflesso” dentro lo specchio parlante dei linguaggi. Ma Nazariantz sembra dividere le vie della letteratura proprio sul pianto strutturale o contestuale. Da una parte la nostalgia che diviene “dono espressivo” dall’altro il peso della parola che vive di rivoluzioni nella (e della) lingua.
Il suo intervento critico è dentro la letteratura e il più delle volte diventa un manifesto di poesia. La sua raccolta di versi del 1952 “Il ritorno dei poeti” va verso questo indirizzo che si apre al superamento di una splendida intuizione che si legge in due titoli che mostrano tutta la loro eleganza: “Paradiso delle Ombre” e “Aurora anima di bellezza”.
Certo, la sua Armenia è un cammino nella diaspora, nella nostalgia e nel sangue. Ma la sua poesia che vive di questi incroci trova nella meditazione dei “crocifissi”, ovvero nell’aurora della cristianità, la metafora più marcata di un intero viaggio umano e letterario. Ma l’Oriente resta il suo viaggio interiore. Vi rimane e permane anche quando la sua rivista “Graal” pone a confronto il senso cosmico e la tragedia come costante quotidianità del vivere. È, comunque, il paradiso metaforizzato dei fiori e del deserto che tocca i labirinti del suo esistere dentro la parola e dentro la poesia che è linguaggio dell’anima.
La sua Armenia è diaspora ma anche favola e leggenda. È il canto dell’arte trascinato nel dolore e nell’esilio. L’esilio non si consumerà e non si ritornerà dall’esilio. Chi l’esilio lo ha vissuto resterà sempre un viandante disperso e ritrovato e il poeta Nazariantz vive l’esilio come la sua vera “abitazione”. Il suo canto armeno è il canto di una Armenia solcata tra le strade dell’Occidente cristiano che non può fare a meno di confrontarsi con una storia ferita e con la nostalgia scavata nell’anima e nel pensiero.
L’esilio di Nazariantz ha il taglio: “Tu sapessi, fratello, come è triste/l’essere al mondo,/soli vivere e senza focolare,/non sapere ove poggiar la testa/e volgere la propria tristezza/verso I silenzi di Dio, camminare/stancamente senza posa, ovunque estranei…”. Il sentirsi estranei o stranieri è un sentimento che nella diaspora del viandante Nazariantz è una dimensione ontologica in cui il concetto di esilio è metafisica dell’anima in un sapere che costantemente si ripete: “…ovunque esiliati,/sapendo vana ogni ribellione/e vana ogni preghiera…”.
Versi che vivono nel sacrificio della Croce. Nazariantz ha nella sua segnatura cristiana il rapporto dialogico tra la “terra e le “stele” in una sospensione che è religiosità verso l’aurora. Nella sua diaspora il poeta trova l’aurora superando il supplizio del buio. Così l’Oriente e l’Occidente si ritrovano nella loro archeologia della conoscenza, in quel sapere dell’anima che vive la libertà e il sogno. Ma la poesia è religione.
Nel pensare di Nazariantz sono incancellabili queste chiose: “Chi crea per l’effimero soggiace all’effimero. Il vero Poeta si distingue perché la sua vita è il migliore dei suoi poemi”. Alla ricerca di un ulissismo mai vissuto e mai volutamente cercato, senza il lascito di profezie altre, Nazariantz, pur nella sua diaspora e nel suo abitare l’esilio (zambraniano), non smette di viversi dentro la luce della spera e dell’attesa e con le rughe di una ironia che solcano i suoi passi.
La sua poesia è un misterioso incanto che si incastra nella storia di un uomo che ha vissuto l’Occidente negli scavi di un Oriente che è rimasta sempre il suo paese e la sua appartenenza. Ha portato con sé i fiori del deserto, la libertà della tradizione, la rivoluzione dell’arte come nostalgia e come gioco consapevole che l’arte vive sempre nel silenzio, nella solitudine e nella pazienza dell’anima grande che fa i poeti e gli uomini unici.
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Casamassima (Bari) - Convegno su Hrand Nazariantz. Interprete e protagonista del Futurismo a 50 anni dalla morte
Si svolgerà il prossimo mercoled' 25 gennaio a Casamassima (Bari) un Convegno internazionale per il 50° anniversario della morte del poeta armeno Hrand Nazariantz. Patrocinio della Repubblica d’Armenia, Il titolo del Convegno: “Hrand Nazariantz e gli Armeni in Puglia. Dalle ombre dell’esilio alla luce dello spirito”. Un poeta vissuto nel barese dal 1913 sino alla sua morte. Amico di Marinetti e Ungaretti. Protagonista del Futurismo in Puglia. Pierfranco Bruni, Coordinatore del Progetto "Etnie e Letteratura" del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si è occupato del poeta armeno ed ha dedicato un capitolo del suo studio sugli Armeni al poeta Hrand Nazariantz. Si è portato l’Armenia nel sangue. Un poeta cifra le parole sempre con il cuore. Le terre desolate o lontane. Le terre deserte o richiamanti nostalgie. La sua Armenia ha le ferite mai cucite. Ferite che diventano strozzature di cui la storia testimonia le rughe. E in questa sua Armenia cristiana che è stata devastata dai Turchi e dai comunisti ci sono anche i segni di una cultura che rimanda alla civiltà italiana.
Un poeta, dunque. Hrand Nazariantz. Nato a Costantinopoli l’8 gennaio del 1866 e morto il 25 gennaio del 1962 a Conversano (Bari). Arriverà a Bari grazie alla cantante e ballerina Lena, ovvero, Maddalena De Cosmis di Casamassima, diventata sua sposa nel Consolato italiano di Costantinopoli nel 1913. Dopo il matrimonio arriva, come esule, a Bari. Comunque il suo interesse per la cultura letteraria italiana era nato in Armenia. Studioso di Futurismo e di quella letteratura italiana che porta i nomi di Marinetti, Govoni, Lucini, Verga, Pirandello.
Traduce in lingua armena Libero Altomare, Enrico Cardile, Torquato Tasso. Significativo resta il suo rapporto con Filippo Tommaso Martinetti. Con Marinetti intrattiene un rapporto epistolare a cominciare dal 1911 e la sua amicizia con Marinetti lo porta a scrivere un importante saggio dal titolo: “F.T. Marinetti e il futurismo”. Un saggio che resta un punto centrale nella storia critica del Futurismo e da Bari Nazariantz costituisce un punto di grande rilevanza in una lettura innovativa dei rapporti letterari tra l’Oriente e l’Occidente.
Le radici di Marinetti, la sua nascita ad Alessandria d’Egitto, sono dati di iniziale riflessione nel poeta armeno tanto che lo portano a studiare i legami mediterranei tra la letteratura armena e quella italiana in uno scavo che toccherà autori che segneranno il Novecento europeo come Ungaretti (nato anch’egli ad Alessandria d’Egitto), Ada Negri, Lionello Fiumi. Poeti con i quali intaglia una relazione metafisica tra il suo scrivere e la parola vissuta di un esistenzialismo tagliato tra le corde di una testimonianza linguisticamente dentro l’Ermetismo.
Ma il “suo” Futurismo ha radici nella cultura certamente occidentale ma si filtra con l’esperienza di autori e di testi che si sono spesso confrontati con il Mediterraneo. Lo stesso suo saggio su Marinetti ha delle coordinate che rimandano ad una filosofia che trae la sua spirale dalla vita vissuta come avanguardia, ovvero come costante messa in discussione di quella tradizione che resta nell’espressione problematica ma si decifra nei linguaggi.
D’altronde la serata Futurista al Teatro Piccinni di Bari del 26 settembre del 1922 porta sulla scena la parola come azione partendo da una con testualità che è quella del “riflesso” dentro lo specchio parlante dei linguaggi. Ma Nazariantz sembra dividere le vie della letteratura proprio sul pianto strutturale o contestuale. Da una parte la nostalgia che diviene “dono espressivo” dall’altro il peso della parola che vive di rivoluzioni nella (e della) lingua. Il suo intervento critico è dentro la letteratura e il più delle volte diventa un manifesto di poesia. La sua raccolta di versi del 1952 “Il ritorno dei poeti” va verso questo indirizzo che si apre al superamento di una splendida intuizione che si legge in due titoli che mostrano tutta la loro eleganza: “Paradiso delle Ombre” e “Aurora anima di bellezza”.
Certo, la sua Armenia è un cammino nella diaspora, nella nostalgia e nel sangue. Ma la sua poesia che vive di questi incroci trova nella meditazione dei “crocifissi”, ovvero nell’aurora della cristianità, la metafora più marcata di un intero viaggio umano e letterario. Ma l’Oriente resta il suo viaggio interiore. Vi rimane e permane anche quando la sua rivista “Graal” pone a confronto il senso cosmico e la tragedia come costante quotidianità del vivere. È, comunque, il paradiso metaforizzato dei fiori e del deserto che tocca i labirinti del suo esistere dentro la parola e dentro la poesia che è linguaggio dell’anima.
La sua Armenia è diaspora ma anche favola e leggenda. È il canto dell’arte trascinato nel dolore e nell’esilio. L’esilio non si consumerà e non si ritornerà dall’esilio. Chi l’esilio lo ha vissuto resterà sempre un viandante disperso e ritrovato e il poeta Nazariantz vive l’esilio come la sua vera “abitazione”. Il suo canto armeno è il canto di una Armenia solcata tra le strade dell’Occidente cristiano che non può fare a meno di confrontarsi con una storia ferita e con la nostalgia scavata nell’anima e nel pensiero.
L’esilio di Nazariantz ha il taglio: “Tu sapessi, fratello, come è triste/l’essere al mondo,/soli vivere e senza focolare,/non sapere ove poggiar la testa/e volgere la propria tristezza/verso I silenzi di Dio, camminare/stancamente senza posa, ovunque estranei…”. Il sentirsi estranei o stranieri è un sentimento che nella diaspora del viandante Nazariantz è una dimensione ontologica in cui il concetto di esilio è metafisica dell’anima in un sapere che costantemente si ripete: “…ovunque esiliati,/sapendo vana ogni ribellione/e vana ogni preghiera…”.
Versi che vivono nel sacrificio della Croce. Nazariantz ha nella sua segnatura cristiana il rapporto dialogico tra la “terra e le “stele” in una sospensione che è religiosità verso l’aurora. Nella sua diaspora il poeta trova l’aurora superando il supplizio del buio. Così l’Oriente e l’Occidente si ritrovano nella loro archeologia della conoscenza, in quel sapere dell’anima che vive la libertà e il sogno. Ma la poesia è religione.
Nel pensare di Nazariantz sono incancellabili queste chiose: “Chi crea per l’effimero soggiace all’effimero. Il vero Poeta si distingue perché la sua vita è il migliore dei suoi poemi”. Alla ricerca di un ulissismo mai vissuto e mai volutamente cercato, senza il lascito di profezie altre, Nazariantz, pur nella sua diaspora e nel suo abitare l’esilio (zambraniano), non smette di viversi dentro la luce della spera e dell’attesa e con le rughe di una ironia che solcano i suoi passi.
La sua poesia è un misterioso incanto che si incastra nella storia di un uomo che ha vissuto l’Occidente negli scavi di un Oriente che è rimasta sempre il suo paese e la sua appartenenza. Ha portato con sé i fiori del deserto, la libertà della tradizione, la rivoluzione dell’arte come nostalgia e come gioco consapevole che l’arte vive sempre nel silenzio, nella solitudine e nella pazienza dell’anima grande che fa i poeti e gli uomini unici.
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29/01/2012
http://247.libero.it/focus/11610257/0/-b-hrand-b-b-nazariantz-b-un-poeta-armeno-vissuto-in-italia-interprete-e-protagonista-del-futurismo-a-50/

HRAND NAZARIANTZ. UN POETA ARMENO VISSUTO IN ITALIA. INTERPRETE E PROTAGONISTA DEL FUTURISMO A 50 ANNI DALLA MORTE.

Hrand Nazariantz

Nota di Maurizio Vitiello - Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo un’interessante riflessione su Hrand Nazariantz, un poeta armeno, conoscitore del Futurismo, vissuto in Italia, di Pierfranco Bruni, Consulente Culturale della Presidenza della Camera dei Deputati, Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche "Francesco Grisi" e Coordinatore Progetto Minoranze Linguistiche del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Hrand Nazariantz. Un poeta Armeno vissuto in Italia.
Interprete e protagonista del Futurismo a 50 anni dalla morte
di Pierfranco Bruni
Si è portato l’Armenia nel sangue. Un poeta cifra le parole sempre con il cuore. Le terre desolate o lontane. Le terre deserte o richiamanti nostalgie. La sua Armenia ha le ferite mai cucite. Ferite che diventano strozzature di cui la storia testimonia le rughe. E in questa sua Armenia cristiana che è stata devastata dai Turchi e dai comunisti ci sono anche i segni di una cultura che rimanda alla civiltà italiana.

Un poeta, dunque. Hrand Nazariantz. Nato a Costantinopoli l’8 gennaio del 1866 e morto il 25 gennaio del 1962 a Conversano (Bari). Arriverà a Bari grazie alla cantante e ballerina Lena, ovvero, Maddalena De Cosmis di Casamassima, diventata sua sposa nel Consolato italiano di Costantinopoli nel 1913. Dopo il matrimonio arriva, come esule, a Bari. Comunque il suo interesse per la cultura letteraria italiana era nato in Armenia. Studioso di Futurismo e di quella letteratura italiana che porta i nomi di Marinetti, Govoni, Lucini, Verga, Pirandello.
Traduce in lingua armena Libero Altomare, Enrico Cardile, Torquato Tasso. Significativo resta il suo rapporto con Filippo Tommaso Martinetti. Con Marinetti intrattiene un rapporto epistolare a cominciare dal 1911 e la sua amicizia con Marinetti lo porta a scrivere un importante saggio dal titolo: “F.T. Marinetti e il futurismo”. Un saggio che resta un punto centrale nella storia critica del Futurismo e da Bari Nazariantz costituisce un punto di grande rilevanza in una lettura innovativa dei rapporti letterari tra l’Oriente e l’Occidente.
Le radici di Marinetti, la sua nascita ad Alessandria d’Egitto, sono dati di iniziale riflessione nel poeta armeno tanto che lo portano a studiare i legami mediterranei tra la letteratura armena e quella italiana in uno scavo che toccherà autori che segneranno il Novecento europeo come Ungaretti (nato anch’egli ad Alessandria d’Egitto), Ada Negri, Lionello Fiumi. Poeti con i quali intaglia una relazione metafisica tra il suo scrivere e la parola vissuta di un esistenzialismo tagliato tra le corde di una testimonianza linguisticamente dentro l’Ermetismo.
Ma il “suo” Futurismo ha radici nella cultura certamente occidentale ma si filtra con l’esperienza di autori e di testi che si sono spesso confrontati con il Mediterraneo. Lo stesso suo saggio su Marinetti ha delle coordinate che rimandano ad una filosofia che trae la sua spirale dalla vita vissuta come avanguardia, ovvero come costante messa in discussione di quella tradizione che resta nell’espressione problematica ma si decifra nei linguaggi.
D’altronde la serata Futurista al Teatro Piccinni di Bari del 26 settembre del 1922 porta sulla scena la parola come azione partendo da una con testualità che è quella del “riflesso” dentro lo specchio parlante dei linguaggi. Ma Nazariantz sembra dividere le vie della letteratura proprio sul pianto strutturale o contestuale. Da una parte la nostalgia che diviene “dono espressivo” dall’altro il peso della parola che vive di rivoluzioni nella (e della) lingua.
Il suo intervento critico è dentro la letteratura e il più delle volte diventa un manifesto di poesia. La sua raccolta di versi del 1952 “Il ritorno dei poeti” va verso questo indirizzo che si apre al superamento di una splendida intuizione che si legge in due titoli che mostrano tutta la loro eleganza: “Paradiso delle Ombre” e “Aurora anima di bellezza”.
Certo, la sua Armenia è un cammino nella diaspora, nella nostalgia e nel sangue. Ma la sua poesia che vive di questi incroci trova nella meditazione dei “crocifissi”, ovvero nell’aurora della cristianità, la metafora più marcata di un intero viaggio umano e letterario. Ma l’Oriente resta il suo viaggio interiore. Vi rimane e permane anche quando la sua rivista “Graal” pone a confronto il senso cosmico e la tragedia come costante quotidianità del vivere. È, comunque, il paradiso metaforizzato dei fiori e del deserto che tocca i labirinti del suo esistere dentro la parola e dentro la poesia che è linguaggio dell’anima.
La sua Armenia è diaspora ma anche favola e leggenda. È il canto dell’arte trascinato nel dolore e nell’esilio. L’esilio non si consumerà e non si ritornerà dall’esilio. Chi l’esilio lo ha vissuto resterà sempre un viandante disperso e ritrovato e il poeta Nazariantz vive l’esilio come la sua vera “abitazione”. Il suo canto armeno è il canto di una Armenia solcata tra le strade dell’Occidente cristiano che non può fare a meno di confrontarsi con una storia ferita e con la nostalgia scavata nell’anima e nel pensiero.
L’esilio di Nazariantz ha il taglio: “Tu sapessi, fratello, come è triste/l’essere al mondo,/soli vivere e senza focolare,/non sapere ove poggiar la testa/e volgere la propria tristezza/verso I silenzi di Dio, camminare/stancamente senza posa, ovunque estranei…”. Il sentirsi estranei o stranieri è un sentimento che nella diaspora del viandante Nazariantz è una dimensione ontologica in cui il concetto di esilio è metafisica dell’anima in un sapere che costantemente si ripete: “… ovunque esiliati,/sapendo vana ogni ribellione/e vana ogni preghiera…”.
Versi che vivono nel sacrificio della Croce. Nazariantz ha nella sua segnatura cristiana il rapporto dialogico tra la “terra e le “stele” in una sospensione che è religiosità verso l’aurora. Nella sua diaspora il poeta trova l’aurora superando il supplizio del buio. Così l’Oriente e l’Occidente si ritrovano nella loro archeologia della conoscenza, in quel sapere dell’anima che vive la libertà e il sogno. Ma la poesia è religione.
Nel pensare di Nazariantz sono incancellabili queste chiose: “Chi crea per l’effimero soggiace all’effimero. Il vero Poeta si distingue perché la sua vita è il migliore dei suoi poemi”. Alla ricerca di un ulissismo mai vissuto e mai volutamente cercato, senza il lascito di profezie altre, Nazariantz, pur nella sua diaspora e nel suo abitare l’esilio (zambraniano), non smette di viversi dentro la luce della spera e dell’attesa e con le rughe di una ironia che solcano i suoi passi.
La sua poesia è un misterioso incanto che si incastra nella storia di un uomo che ha vissuto l’Occidente negli scavi di un Oriente che è rimasta sempre il suo paese e la sua appartenenza. Ha portato con sé i fiori del deserto, la libertà della tradizione, la rivoluzione dell’arte come nostalgia e come gioco consapevole che l’arte vive sempre nel silenzio, nella solitudine e nella pazienza dell’anima grande che fa i poeti e gli uomini unici. Un poeta dell’anima tra i silenzi custoditi e le voci raccolte. Un poeta metafisico che ha interpretato il futurismo con le alchimie della memoria.
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24/01/12
http://puglialive.net/home/news_det.php?nid=51380

Bari - Convegno e Mostra Fotografica 'Hrand Nazariantz: le tracce e il volto' - Santa Teresa Dei Maschi
Il giorno 25 gennaio 2012 a Bari presso la Biblioteca Provinciale De Gemmis – Santa Teresa Dei Maschi, Strada Lamberti 4, alle ore 16:30, si terrà il convegno dal titolo "Hrand Nazariantz: Le tracce e il volto” dedicato all'intellettuale e poeta armeno vissuto
a Bari dal 1913 al 1962.


L'evento è realizzato dal Centro Studi “Hrand Nazariantz” con il Patrocinio e il sostegno dell'Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia, il patrocinio della Provincia di Bari, del Comune di Bari, del Consiglio per la Comunità Armena di Roma e con il contributo della Timurian s.r.l.


Durante la manifestazione, oltre ad essere ricordata la figura di Hrand Nazariantz nel 50° anniversario dalla sua scomparsa, si terrà un dibattito tra intellettuali turchi, armeni, siriani e greci riuniti attorno allo stesso tavolo in una straordinaria e rara occasione di dialogo interculturale sulla questione Turco-Armena. Interverranno tra gli altri la prof.ssa Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo della Regione Puglia da sempre attenta alle problematiche della convivenza tra i popoli del vicino Oriente, il vice Presidente della Provincia di Bari dott. Trifone Altieri, il sindaco di Bari, dott. Michele Emiliano, il prof. Kegham J. Boloyan (Università del Salento), la prof.ssa Isabelle Bernardini d'Arnesano Oztasciyan (Università del Salento), il dott. Murat Cinar (giornalista e corrispondente di state progressiste turche), il prof. Cosma Cafueri (presidente del Centro Studi “Hrand Nazariantz”).
Oltre agli interventi ed al dibattito, l'evento prevede due brevi momenti di spettacolo: un reading di letture a cura dell'attore Vitoriore e un concerto - omaggio a Nazariantz con musiche di Schumann, Albeniz, De Falla, Rota, Casavola.

Eseguiranno, sotto la direzione del Maestro Di Leo, il baritono tedesco Alexander Schmidt, e la pianista spagnola Elena Méndez Gallego.
Nel Corso della serata sarà presentato il volume “Hrand Nazariantz Fedele d'Amore” a cura del prof. Paolo Lopane, edito da F.A.L. Vision.
Al Convegno sarà abbinata una Mostra Fotografica, avente per oggetto Nazariantz e i suoi luoghi e ambienti di vita da Istanbul a Parigi, le sue frequentazioni nel capoluogo pugliese dove svolse varie attività di docente e traduttore, i suoi amici di Conversano, la sua famiglia e ad alcuni dei suoi amori, le immagini di "Nor Arax" (villaggio-opificio di via Amendola). Quasi tutte le riproduzioni sono state effettuate da materiale originale appartenuto personalmente a Nazariantz e quindi inedito, reinquadrato
e restaurato a cura del prof. Cosma Cafueri. La mostra resterà aperta, nell'orario di apertura al pubblico della Biblioteca Provinciale, fino al 2 febbraio 2012. Nota dell'Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia Silvia Godelli
su Hrand Nazariantz Nazariantz fu molto di più che un poeta, anche se proprio l’orizzonte simbolico della sua poesia ne fece un grandissimo, e ne ha portato la traccia fino a noi.

Nazariantz fu un gigante della cultura: cosmopolita, in contatto con le principali correnti letterarie a lui coeve, fu esploratore di nuovi linguaggi e di inedite relazioni con gli aspetti più vitali della cultura europea, ma fu anche portatore della straordinaria tradizione
del suo popolo Visse qui da noi, e tra di noi, in terra di Bari, consumò i suoi ultimi anni, regalandoci la ricchezza della sua storia, della sua arte, della sua testimonianza. Lui, figlio di un popolo perseguitato, pellegrino ed esule dalla sua terra di origine, trovò forse infine la pace tra gente ospitale e sensibile, la gente di Puglia. Nel ricordo della sua vita e della sua opera, e soprattutto in memoria del disumano genocidio del popolo armeno, questa mostra straordinaria sulla presenza in Puglia della comunità armena rivolge a tutti un monito speciale, con la speranza inesausta di una umanità futura che sappia percorrere lestrade della civiltà, della convivenza, del rispetto per l’alterità e per i valori della cultura.

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FONTI :

http://bari.ilquotidianoitaliano.it/cultura-spettacolo/2012/01/news/il-console-di-armenia-a-casamassima-4976.html/

Il Quotidinao Italiano Bari 22.01.2012
Il Console di Armenia a Casamassima


Puglialive.it 23.01.12



http://247.libero.it/focus/14001889/0/casamassima-bari-convegno-su-b-hrand-b-b-nazariantz-b-interprete-e-protagonista-del-futurismo-a-50-anni-dalla-morte/
23/01/12


29/01/2012
http://247.libero.it/focus/11610257/0/-b-hrand-b-b-nazariantz-b-un-poeta-armeno-vissuto-in-italia-interprete-e-protagonista-del-futurismo-a-50/


24/01/12

http://puglialive.net/home/news_det.php?nid=51380

Vahè Vartanian

 
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