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Povertà in Armenia
Ilenia Santin | Yerevan
24 febbraio 2012 0 Commenti var addthis_config = { data_ga_tracker: pageTracker };

Il complesso CCCP alla periferia di Yerevan (Foto Ilenia Santin) Riduzione delle rimesse dall'estero, corruzione e sistema oligarchico stanno provocando un aumento generalizzato della povertà in Armenia. La situazione delle campagne e la nuova emigrazione: l'analisi di Oxfam Armenia Durante una corsa in taxi a Yerevan capita spesso di parlare delle somiglianze tra Armenia e Italia. In questo periodo di crisi economica, l'analisi dei tassisti è: .Mi spiace per l.Italia e gli altri Paesi europei. Voi, alla crisi, non siete abituati. Noi invece qui non ricordiamo nemmeno quando sia iniziata..
Fuga dall'Armenia
L.attuale crisi in realtà, oltre a far tremare l.Europa, sta aggravando la situazione delle economie più deboli del continente, come quella armena, che si ritrova a dover fronteggiare un crescente debito pubblico e sempre maggiori difficoltà nello sviluppo del Paese. La diffusione della povertà, in particolare, minaccia l.equilibrio tra le classi sociali, e provoca una continua emorragia di forza lavoro.
Come dimostrato dai primi dati del censimento 2011, la popolazione armena è infatti in calo, 2.871.509 abitanti rispetto ai quasi tre milioni e mezzo del 2001. Commentando i dati pubblicati il 7 febbraio scorso dal Servizio Statistico Nazionale armeno , il Segretario del gruppo parlamentare della Federazione Rivoluzionaria Armena (ARF) , Artashes Shahbazyan, ha osservato che .solo nell.ultimo anno circa cinquantamila persone hanno abbandonato l.Armenia:
è chiaro che il tasso di emigrazione è cresciuto in confronto agli anni precedenti..
Nel Programma per lo Sviluppo Sostenibile del 2008 (versione aggiornata del Poverty Reduction Strategy Paper del 2003 ), il governo armeno aveva stabilito i seguenti obiettivi per il periodo 2009-2021: riduzione della povertà, eliminazione della povertà estrema entro il 2015, incremento della crescita economica e del livello di occupazione, sviluppo delle aree più arretrate.
Già nel 2009 la crisi finanziaria globale si era però ripercossa negativamentesull.Armenia, provocando il rallentamento dei due settori trainanti dell'economia . edilizia e agricoltura . un calo delle rimesse dalla diaspora in Russia, USA e Francia e l.innalzamento del tasso di povertà. Dopo aver subito una diminuzione costante dal 56,1% del 1998 al 23,5% del 2008, nel 2009 il tasso di povertà era risalito al 28,7%, di cui il 5,2% a rappresentare i settori della popolazione in condizione di estrema povertà.
Capitalismo connivente
Con la nuova crisi internazionale i piani di sviluppo rischiano di subire un ulteriore rallentamento, a causa di fattori esterni e delle anomalie interne al Paese.
Da un lato i tagli agli aiuti alla cooperazione, messi in atto dai Paesi donatori, limitano i programmi di riforme. Il 13 febbraio il presidente statunitense Barack Obama ha proposto una riduzione degli aiuti economici all’Armenia che, per il 2013, ammonteranno a 32,5 milioni di dollari, circa il 18% in meno rispetto al 2012. Il Comitato Nazionale Armeno d’America (ANCA) ,gruppo di pressione armeno-americano, si è dichiarato .dispiaciuto.:
.L’amministrazione Obama ha proposto la riduzione nonostante il devastante impatto economico della chiusura delle frontiere con la Turchia e l’Azerbaijan, e l.ampio sostegno di Yerevan alle missioni a guida statunitense in Afghanistan, Iraq e Kosovo., ha infatti sottolineato criticamente Aram Hamparian, direttore dell.ANCA.
D’altro canto, restano irrisolti alcuni problemi connaturati all.economia armena. Tra questi, in primo luogo vi sono il sistema oligarchico e il divario di sviluppo e distribuzione del reddito tra Yerevan e le regioni.
Nel rapporto .Armenia: allontanare una catastrofe economica. , il gruppo lobbistico statunitense Policy Forum Armenia (PFA) ha lanciato un appello al governo di Yerevan: .Il Paese avrà seri problemi di debito estero nei prossimi anni, a meno che non si cambi il sistema 'capitalistico connivente' e si avviino riforme veramente democratiche.. Nel documento, pubblicato il 12 febbraio, il PFA accusa le autorità armene di non aver tratto alcuna lezione dalla crisi finanziaria mondiale del 2008-2009: .L.attuale sistema oligarchico,
con poche persone a detenere un potere economico sproporzionato, si è rafforzato a spese della crescita, della sanità, dell.educazione e della sicurezza nazionale..
L'analisi di Oxfam Armenia1994, e si occupa proprio di lotta alla povertà.
Un villaggio semi isolato sulla strada che costeggia il monte Aragats (Foto Ilenia Santin) Margarita akobyan, direttrice di Oxfam Armenia a Yerevan, ha spiegato ad Osservatorio quali sono gli ostacoli che, secondo lei, si frappongono allo sviluppo del Paese.
.Oltre ai conflitti e ai problemi politici coi Paesi vicini, che isolano l.Armenia e ne impediscono l.integrazione economica e geopolitica nella regione . ha detto Hakobyan - esistono ostacoli interni: la mancanza di olontà
politica, di democrazia, di politiche per i poveri e la presenza di corruzione, nepotismo e impunità. Questi sono problemi strutturali e sistemici..
Il dramma delle campagne
.In Armenia la povertà colpisce duramente le aree rurali, la cui situazione si è aggravata in seguito alla recessione. Gli emigranti, compresi i lavoratori stagionali . circa centomila . che erano soliti lavorare soprattutto in Russia, sono stati costretti a rientrare, accrescendo così il numero di disoccupati e di poveri., spiega la Hakobyan. .Di conseguenza anche il valore delle rimesse, che costituiva circa il 25-30% della ricchezza del Paese, si è drammaticamente ridotto e la crescita si è interrotta. Questo è uno dei fattori che hanno colpito i poveri, e persino coloro che provenivano da un tenore di vita più alto sono caduti nella trappola della povertà..
In Armenia, il divario tra città e campagna è molto forte: .La disuguaglianza e l.esclusione sociale portano a differenze nel reddito, nelle opportunità sociali, economiche, politiche e civili. Il Paese è sviluppato in modo sproporzionato: c.è un divario enorme tra Yerevan e le aree rurali, dove si concentra il nostro programma..
Ciò nonostante, anche nella capitale emerge un crescente disagio.
Camminando per le vie di Yerevan si incontrano sempre più persone che elemosinano e, chiacchierando con alcuni abitanti della capitale, è facile percepire come anche qui le difficoltà siano in aumento.
.Per mantenere me e la mia famiglia . racconta un.insegnante universitaria .
devo arrotondare lo stipendio con lezioni private. Non ho giornate di riposo, bisogna pagare bollette e fare la spesa con prezzi che aumentano di giorno in giorno..
Nonostante le previsioni positive di crescita per il 2012-13 . oltre il 4% secondo le stime delle autorità e della Banca Mondiale . la Hakobyan è pessimista: .Non vedo trend positivi. Con le elezioni alle porte, ogni politica è basata su calcoli a breve terminebale ha influenzato la nostra strategia, e abbiamo sviluppato nel 2008 un piano d.emergenza alternativo rivedendo le priorità del nostro programma per accrescere l.efficacia della nostra azione..
Il programma di Oxfam si rivolge a quaranta comunità locali armene, e promuove mezzi di sussistenza duraturi quali agricoltura sostenibile e sviluppo di unarete commerciale per i piccoli agricoltori; diffusione di strumenti per resistere a disastri naturali e cambiamenti climatici; promozione di politicheagricole per i poveri presso le autorità e i privati.
Metti un medico armeno di guardia in Capraia
Aleksander ha 34 anni, da quattro vive in Toscana dove fa il chirurgo Dalle montagne del Caucaso all.isola: «Mi sono innamorato di questa terra»

medici di Lara Loreti
LIVORNO. C.era una volta un.isola di 150 abitanti. Un paradiso incantato dove la natura troneggia incontrastata. E dove la gente, innamorata dei suoi paesaggi, difende il territorio e la propria identità: una cartolina, immobile nel suo fascino. Il suo nome è Capraia. In un bel giorno d.inverno, gelido e soleggiato, su quell.isola sbarca Aleksandr Aghababyan, medico armeno.
Trentaquattro anni, una laurea in chirurgia nel suo Paese, un.altra equipollente conseguita all.università di Pisa. E soprattutto una grandepassione per il suo lavoro e tanta energia da investire nel futuro. Poi, il
sogno di vivere (per sempre)in Italia.
Dalle montagne dell.Armenia alle calette della Capraia. Un lungo viaggio, tante aspettative. Due mondi opposti. Eppure Aleksandr non ha fatto fatica ad adattarsi al nuovo ambiente. Anzi. Arrivato in Toscana nel 2007 e poi tornato alla fine del 2008, ci ha messo poco a farsi un po. pisano e un po. livornese, assorbendo le abitudini e gli interessi dei suoi ospiti. Dalla città della Torre ha preso l.amore per l.università e per la ricerca. Tutto il resto ‘haincamerato dalla regina dei Quattro Mori. Per prima cosa, ha preso confidenza
con la battuta facile. Tanto che già scherza sulla rivalità tra le due città:
«La casa ce l.ho a Pisa, però se vuoi non lo scrivere sulla cronaca di Livorno», dice ridacchiando. Ma il vero colpo di fulmine l.ha avuto per il mare. Nel giro di pochissimo tempo, il medico armeno è diventato un pescatore provetto. E allora eccolo in posa con un super dentice (vedi la foto a destra) pescato con le sue mani nelle acque labroniche. Per non parlare dell.amore per il vino: Aleksandr, durante il suo soggiorno livornese, è anche diventato un sommelier Fisar. «Non posso resistere al cibo italiano», afferma estasiato. Una nuova vita, la sua, in un Paese, l.Italia, che adora - come dice lui stesso -
pur senza mai dimenticare le sue origini. Crocevia tra Oriente ed Occidente, l.Armenia - nonostante le guerre e tutte le criticità - ha resistito fino ad oggi con un territorio ridotto, ma con un grande attaccamento alle tradizioni.
Ma per Aleksandr non sono sempre state tutte rose e fiori. E il primo impatto con la Capraia - dove è stato chiamato dall.Asl 6 per fare il medico di guardia (l.unico dell.isola) - non è stato esattamente una passeggiata... Lo racconta lui stesso. «La prima volta che ho messo piede sull.isola era metà gennaio. Il
posto mi è subito piaciuto molto: gli scenari qui sono da favola. Però gli isolani sono molto particolari. Non è facile trovare immediatamente un punto d.incontro con loro: come avviene in tutto il mondo, gli abitanti delle isole all.inizio si dimostrano un po. chiusi. Ma io ho amato subito questa gente».
Aleksandr ricorda ancora il primo giorno, quando, con la sua valigia, è sceso dal traghetto e ha preso possesso del suo studio, alla guardia medica dell.isola. «Nel giro di pochissimo tempo, tutte le vecchine del paese sono venute nell.ambulatorio, non perché avessero dei malanni, ma semplicemente per rendersi conto della novità. Del resto, mi rendo conto che in un posto dove vivono 150 persone d.inverno, l.arrivo di un nuovo medico sia un evento. Se poi aggiungiamo che il dottore è anche armeno... la curiosità cresce. Voglio sottolineare comunque che mai ho assistito a episodi di razzismo o cose simili.
La gente s.è dimostrata molto gentile e aperta in questo senso».
Il medico dunque comincia ad ambientarsi. E nonostante le prime difficoltà, non si dà per vinto, anzi. Comincia a lavorare con convinzione, investendo molto nei rapporti umani. «Ho lavorato molto sulle relazioni, cercando di pensare due volte prima di parlare. Poi ho fatto amicizia con il sindaco Gaetano Guarente, con il comandante dei carabinieri, ma soprattutto con i cittadini. Con loro sono riuscito a creare un legame speciale, mettendo a frutto la mia esperienza». Ma qual è il segreto di Aleksandr? E soprattutto come ha fatto a intenerire il cuore degli abitanti della Capraia? «Nessun segreto, ho fatto solo il mio lavoro - dice Aghababyan - Per entrare in sintonia con questi cittadini devi essere semplice e aperto. Io ho puntato tutto sull.umanità: la disponibilità, il sorriso, l.affabilità ti permettono di conquistare la fiducia della gente». Il 34enne è rimasto sull.isola due settimane, ma a breve ci tornerà per rimanerci un altro breve periodo.
Aleksandr ha alle spalle un ricco curriculum. Si è laureato nel suo Paese in chirurgia e ha cominciato subito a lavorare. Poi ha fatto due anni di servizio militare. Un.esperienza altamente formativa: «Ero ufficiale edico, tenente in particolare - ricorda - e sono rimasto per due anni in un paesino sperduto delle montagne armene. Lì mi sono fatto le ossa, ho imparato moltissimo».
Nel 2007 lo spirito di avventura e la voglia di imparare lo portano ad aderire a un progetto di partnership tra il Governo armeno e la Farnesina. E così riesce ad entrare nel novero di dieci medici selezionati per venire in Italia per uno scambio culturale-umanitario. «I miei nove colleghi sono andati a Roma,solo io sono stato destinato a Pisa. Lì sono entrato in contatto col team del dottor Mauro Rossi, poi prematuramente scomparso, di Chirurgia esofagea: sono stati sei mesi bellissimi. Quindi sono tornato nel mio Paese».
A fine 2008 Aghababyan è di nuovo a Pisa, questa volta per restare. «Il primario Paolo Miccoli mi ha preso con sé e mi ha aiutato tanto ad orientarmi nel mondo dell.ospedale e soprattutto dell.università. E così sono riuscito a conseguire la laurea equipollente in Chirurgia, e ho potuto lavorare in diversi posti tra
cui Cecina e Donoratico». Ora Aleksandr vive tra la Capraia e Pisa, dove ha trovato l.amore. «In Italia si vive bene, nonostante la crisi - dice – Le uniche difficoltà che ho incontrato sono la lingua e la burocrazia. Ma il resto è meraviglioso. Voi spesso vi lamentate, ma non sapet, la sua, in un Paese, l.Italia, che adora - come dice lui stesso - pur senza mai dimenticare le sue origini. Crocevia tra Oriente ed Occidente, l.Armenia - nonostante le guerre e tutte le criticità - ha resistito fino ad oggi con un territorio ridotto, ma con un grande attaccamento alle tradizioni.

Ma per Aleksandr non sono sempre state tutte rose e fiori. E il primo impatto con la Capraia - dove è stato chiamato dall.Asl 6 per fare il medico di guardia (l.unico dell.isola) - non è stato esattamente una asseggiata... Lo racconta lui stesso. «La prima volta che ho messo piede sull.isola era metà gennaio. Il posto mi è subito piaciuto molto: gli scenari qui sono da favola. Però gli isolani sono molto particolari. Non è facile trovare immediatamente un punto d.incontro con loro: come avviene in tutto il mondo, gli abitanti delle isole all.inizio si dimostrano un po. chiusi. Ma io ho amato subito questa gente».
Aleksandr ricorda ancora il primo giorno, quando, con la sua valigia, è sceso dal traghetto e ha preso possesso del suo studio, alla guardia medica dell.isola. «Nel giro di pochissimo tempo, tutte le vecchine del paese sono venute nell.ambulatorio, non perché avessero dei malanni, ma semplicemente per rendersi conto della novità. Del resto, mi rendo conto che in un posto dove vivono 150 persone d.inverno, l.arrivo di un nuovo medico sia un evento. Se poi aggiungiamo che il dottore è anche armeno... la curiosità cresce. Voglio sottolineare comunque che mai ho assistito a episodi di razzismo o cose simili.
La gente s.è dimostrata molto gentile e aperta in questo senso».
Il medico dunque comincia ad ambientarsi. E nonostante le prime difficoltà, nonsi dà per vinto, anzi. Comincia a lavorare con convinzione, investendo moltonei rapporti umani. «Ho lavorato molto sulle relazioni, cercando di pensare due volte prima di parlare. Poi ho fatto amicizia con il sindaco Gaetano Guarente, con il comandante dei carabinieri, ma soprattutto con i cittadini. Con loro sono riuscito a creare un legame speciale, mettendo a frutto la mia esperienza». Ma qual è il segreto di Aleksandr? E soprattutto come ha fatto a intenerire il cuore degli abitanti della Capraia? «Nessun segreto, ho fatto solo il mio lavoro - dice Aghababyan - Per entrare in sintonia con questi cittadini devi essere sem plice e aperto. Io ho puntato tutto sull.umanità: la disponibilità, il sorriso, l.affabilità ti permettono di conquistare la fiducia della gente». Il 34enne è rimasto sull.isola due settimane, ma a breve ci tornerà per rimanerci un altro breve periodo.
Aleksandr ha alle spalle un ricco curriculum. Si è laureato nel suo Paese in chirurgia e ha cominciato subito a lavorare. Poi ha fatto due anni di servizio militare. Un.esperienza altamente formativa: «Ero ufficiale edico, tenente in
particolare - ricorda - e sono rimasto per due anni in un paesino sperduto delle montagne armene. Lì mi sono fatto le ossa, ho imparato moltissimo».
Nel 2007 lo spirito di avventura e la voglia di imparare lo portano ad aderire a un progetto di partnership tra il Governo armeno e la Farnesina. E così riesce ad entrare nel novero di dieci medici selezionati per venire in Italia per uno scambio culturale-umanitario. «I miei nove colleghi sono andati a Roma, solo io sono stato destinato a Pisa. Lì sono entrato in contatto col team del dottor Mauro Rossi, poi prematuramente scomparso, di Chirurgia esofagea: sono stati sei mesi bellissimi. Quindi sono tornato nel mio Paese». A fine 2008 Aghababyan è di nuovo a Pisa, questa volta per restare. «Il primario Paolo Miccoli mi ha preso con sé e mi ha aiutato tanto ad orientarmi nel mondo dell.ospedale e soprattutto dell.università. E così sono riuscito a conseguire la laurea equipollente in Chirurgia, e ho potuto lavorare in diversi posti tra
cui Cecina e Donoratico». Ora Aleksandr vive tra la Capraia e Pisa, dove ha trovato l.amore. «In Italia si vive bene, nonostante la crisi - dice – Le uniche difficoltà che ho incontrato sono la lingua e la burocrazia. Ma il resto è meraviglioso. Voi spesso vi lamentate, ma non sapet

Armenia a Pistoia
Due giorni dedicati all.Armenia a Pistoia con l.Associazione Teatrale Pistoiese. Oggi al Circolo Arci Puccini (via Bolognese 2, ore 19) Sonya Orfalian parla del suo libro «La cucina d.Armenia. Viaggio nella cultura
culinaria di un popolo» (Ponte alle Grazie), da cui Danilo Nigrelli, fra gli attori italiani di maggior carisma, ha tratto lo spettacolo di domani al Piccolo Bolognini «Una cena armena» (via del Presto 5, ore 21, 12 euro).

FVG: QUARTETTO MUSICALE ARMENO IN CONSIGLIO REGIONALE del Friuli

(AGENPARL) - Roma, 21 feb - Il quartetto musicale armeno Tevanyan è stato ospite in Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia, accolto dalla vicepresidente Annamaria Menosso. Il gruppo si trova in Friuli Venezia Giulia per una serie di concerti organizzati dal circolo armeno di Udine (il cui presidente li ha accompagnati nella visita) e ha un repertorio che mescola tradizione popolare e musica sacra cristiana. Il suo leader, Levon Tevanyan, si esibisce in tutto il mondo ed è considerato portavoce culturale delle tradizioni della sua terra. È suonatore di pianoforte, ma soprattutto di tutti gli strumenti tipici a fiato, tra cui il duduk, considerato il più vicino alla voce umana, conosciuto grazie alle colonne sonore di molti film fra cui Il gladiatore. La vicepresidente Menosso ha messo in evidenza come i rapporti di collaborazione tra il Friuli Venezia Giulia e l'Armenia si siano intensificati negli ultimi anni, soprattutto a livello economico e culturale. Pochi giorni fa c'è stato un incontro con il presidente Tondo del ministro della Diaspora signora Hranoush Hakobyan, alla guida di una delegazione che partecipa a una serie di iniziative economiche (sono attualmente 54 le joint venture tra imprese italiane e armene) e di appuntamenti culturali, incontro che faceva seguito alla visita a Erevan dell'anno prima. Tra i progetti in discussione c'è anche la costituzione, a Trieste o in regione, di una "casa degli Armeni" che possa rappresentare un punto di riferimento per le relazioni economiche e culturali, con il coinvolgimento in particolare delle giovani generazioni che già frequentano gli atenei della nostra regione. Lo comunica la Regione in una nota.

Idee & Opinioni
il Patriarca al Parlamento turco le Aperture religiose di Erdogan
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l patriarca ecumenico Bartholomeos I terrà oggi, per la prima volta nella storia della repubblica turca, un discorso al Parlamento di Ankara in vista della nuova Costituzione. È la riprova che Erdogan fa della politica religiosa la chiave della nuova centralità di un impero nei cui ex territori la «primavera araba» vira verso una torrida «estate salafita».
Il successore dell' apostolo Andrea non presenterà le sue richieste in aula come a Roma i papi (peraltro presi in giro, come fu per l' appello di Wojtyla in favore dei detenuti nel 2000), ma nell' antica Bisanzio si entra a Palazzo per chiedere solo quando si è già stati ascoltati. Il patriarca parlerà a nome delle minoranze cristiane ortodosse di greci, armeni e siri ai quali il laicismo abrasivo della repubblica ha reso la vita difficile. Per loro chiederà restituzioni simboliche e pratiche. Bartholomeos potrebbe perfino ottenere la riapertura della scuola di Halki, l' isola dove il metropolita Elpidophoros è pronto a riaprire quello che fu l' epicentro teologico di lingua greca negli anni del primo ecumenismo. Chiederà maggior severità verso chi vessa i monasteri e la rimozione delle discriminazioni che escludono dai pubblici uffici le minoranze considerate dopo secoli «immigrate». Inoltre domanderà che la presentazione denigratoria e «antinazionale» delle minoranze in non pochi libri scolastici turchi venga dissuasa alla radice. Per un Paese che protesta quando il massacro degli armeni viene presentato come crimine «dei turchi» e non come una colpa di chi perpetrò quella «pulizia etnica» è un argomento irresistibile. Sia l' Europa politica - quella che per ogni greco è oggi un esattore spietato e che per i turchi è stata un interlocutore umiliante – sia l' Europa delle Chiese - che arzigogolavano sui confini del continente incuranti delle preoccupazioni del trono di Andrea - vengono così messe in mora da un monaco patriarca che celebrerà il centenario costantiniano del 2013 prendendosi con la sua pazienza disarmata quello che nessuno gli avrebbe dato.
Alberto Melloni

Frantisek Miklosko in Nagorno-Karabakh:
l.UE inizi colloqui per l.adesione del Paese
DA REDAZIONE, IL 16 FEBBRAIO 2012
Un .quasi. incidente diplomatico è avvenuto nei giorni scorsi nella Repubblica del Nagorno-Karabakh, quando l.ex deputato slovacco Frantisek Miklosko si è recato per una visita nel Paese, dove era già stato nel 2010. Il Nagorno-Karabakh è un vero e proprio Stato democratico, ha detto. Come osservatore alle ultime elezioni nel Paese, ha detto in una conferenza stampa, «ho visto che qui la tutela dei diritti umani corre più veloce di molti altri paesi». Secondo lui, la comunità internazionale dovrebbe aiutare il Nagorno-Karabakh a rafforzare ulteriormente la propria statualità, e l.Azerbaijan dovrebbe prendere esempio.
Queste parole hanno alzato un velo di polemiche da parte dell.Azerbaijan, che non ha riconosciuto l.autoproclamata indipendenza della Repubblica che si trova nel suo territorio . con l.obiettivo un giorno di riunirsi all.Armenia, a cui appartiene culturalmente. L.indipendenza, del resto, non è stata riconosciuta da nessuno Stato. L.Ambasciata della Repubblica Slovacca a Mosca, per calmare gli animi, si è affrettata ieri a dichiarare che la visita di Miklosko, che ora non ricopre alcuna carica ufficiale in Slovacchia, è stata un.iniziativa completamente privata.
Secondo Miklosko, che fu primo Presidente del Parlamento Slovacco dopo la Rivoluzione di Velluto, il Nagorno-Karabakh si è impegnato a preservare la cultura cristiana, mentre l.Europa ha preso le distanze dalle sue radici cristiane. «Il Nagorno-Karabakh è una sfida per l.Europa a questo proposito», ha detto, sottolineando che l.Unione Europea dovrebbe avviare negoziati di adesione al più presto con l.Armenia, includendovi anche il Nagorno-Karabakh e l.Azerbaijan. Secondo lui il Nagorno-Karabakh e come Berlino Ovest, che sopravvisse al blocco comunista soltanto grazie al sostegno dell.Occidente. Miklosko si è rammaricato del fatto che la situazione degli investimenti nella regione è piuttosto complicata a causa della possibilità di un.operazione militare contro l.Iran, e dell.impossibilità per il Paese di garantire la sostenibilità dei programmi di investimento. Nel febbraio dello scorso anno si è recato nella regione un gruppo di imprenditori slovacchi, insieme ad altri da Austria e Repubblica Ceca, interessati a progetti nei settori energia, agricoltura e costruzioni. Imprenditori slovacchi starebbero già attuando programmi nella località che funge da capitale, Artsakh. Inoltre, sono stati firmati accordi di cooperazione nel campo dell.istruzione, con l.Università Paneuropea di Skalica che coopererà con l.ateneo di Artsakh realizzando scambi di studenti e docenti, il che permetterà agli studenti locali di acquisire un diploma universale europeo, programma finanziato dalla Fondazione di Visegrad.
La stessa università slovacca aveva raggiunto un accordo nel 2009 con l.Università russo-armena di Yerevan (Armenia). Un simposio sulla situazione del Nagorno-Karabakh si dovrebbe poi tenere a maggio di quest.anno nella città slovacca di Skalica. Secondo Ashot Grigoryan, presidente del Forum delle Associazioni armene in Europa, questa è una prova del fatto che la Slovacchia riconosce l.indipendenza di Atsakh.
Frantisek Miklosko è stato a Yerevan, capitale dell.Armenia, dove ha ricevutoun premio dal presidente dell.Assemblea nazionale, e dove ha spiegato che «l.Europa occidentale non è ancora arrivata a capire che il genocidio armeno è servito come base per i genocidi nazisti e comunisti». Da notare che il Parlamento slovacco ha adottato un disegno di legge che criminalizza la negazione del genocidio armeno, provvedimento preso anche in Francia poche settimane fa con il conseguente congelamento dei rapporti con la Turchia come conseguenza.
Frantisek Miklosko, ex deputato ed ex membro del Movimento Cristiano-Democratico (KDH), si è candidato due volte alle elezioni presidenziali slovacche senza successo. Uscito da KDH, nel 2008 ha creato con, fra gli altri, Vladimir Palko, il partito Conservatori Democratici della Slovacchia (KDS), che non si presentò alle parlamentari del 2010. Nell.attuale tornata elettorale anticipata il partito aveva aderito all.invito di Gente Ordinaria e Personalità Indipendenti, e aveva candidato le sue migliori personalità nella lista di quel partito. Dopo l.uscita del leader del partito Igor Matovic sull.obbligatorietà per i candidati OL di sottoporsi al test della verità sulla questione della corruzione politica, Miklosko e Palko, insieme a una serie di altri candidati, si sono ritirati. In passato anche Jan Carnogursky (uno dei fondatori di KDH, ex Primo Ministro della Slovacchia post-1989 ed ora ritirato dalla politica attiva) si era complimentato per la strada intrapresa dal Nagorno-Karabakh verso uno sviluppo democratico.

(La Redazione)
Libano: gli armeni di Beirut tra identità e marginalizzazione "Kos okht al bakhra elly gibitkon la hon", che per necessità eufemiche tradurrei .al diavolo la pecora che vi ha portato qui.. Sono le parole che i libanesi cristiano-maroniti solevano dire agli armeni sino a qualche decennio fa, come mi racconta la mia amica R., 26 anni, libanese di origini turco-armene.
testo di Estella Carpi*
R. mi accompagna negli strettissimi vicoli del Sanjak (dal turco .sand.ak.,distretto amministrativo dell.Impero Ottomano) per mostrarmi gli ultimi resti di quello che verrà presto totalmente distrutto per essere rivenduto sul mercato degli immobili da parte della municipalità di Borj Hammoud, ad est di Beirut.
Il Sanjak è formato da 20 metri quadrati di terreno che da alcuni anni il comune vorrebbe trasformare in un centro commerciale con circa 70 punti vendita e in un'area residenziale di almeno 184 appartamenti.
Si chiamerà St. Jacques Plaza e, secondo l.architetto Vasken K. Chekijian, è stato concepito per venire incontro ai dilaganti bisogni consumistici dell.emergente classe piccolo-medio borghese del quartiere di Borj Hammoud.
Queste vie del quartiere armeno, noto come luogo di nascita dell.attuale segretario generale di Hezbollah Sayyd Hassan Nasrallah, sono raramente oggetto di notizia a livello locale, e quindi anche internazionale.
Quel che interessa ai media riguarda infatti il .problema. della crescente mescolanza etnica e religiosa del posto, dovuta a un massiccio arrivo di immigrati dall.esterno che trovano nell.area affitti economicamente più accessibili rispetto agli altri quartieri della capitale libanese.
I residenti della piccola realtà nascosta in cui mi son incanalata sono esclusivamente di origine armena, insediati in loco dopo la fuga da Alessandretta a partire dal 1939, zona precedentemente indipendente al confine sud turco-siriano, ed oggi invece parte della regione turca di Hatay.
Nel corso degli anni raramente mi son imbattuta in una letteratura che affrontasse dignitosamente la questione degli armeni in Libano, le loro identità intrecciate e le dinamiche di insediamento in una dialettica ineluttabile di inclusione ed esclusione.

Attualmente gli armeni libanesi sono 150 mila, il 4% dell'intera popolazione.
Il disinteresse politico che accompagna la loro situazione non li ha fatti desistere dall.entrare a far parte del lotto identitario delle rivendicazioni, delle auto-vittimizzazioni e delle etero-semplificazioni tipiche delle comunità libanesi.
R. mi racconta come talvolta in famiglia, scherzando, rinfreschino le parole dell.allora ministro della Difesa Israeliano Ariel Sharon, dopo i massacri compiuti nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila del 16 settembre 1982, perpetrati dai falangisti (kata.eb) alleati alle forze israeliane: .Non fidarti di calarti giù nel pozzo se la corda che ti conduce è maronita..
In compenso, gli armeni vengono costantemente dipinti dalla società libanese come mercanti di gioielli, mangiatori di basterma, parlanti un arabo pessimo, auto-segregati ed .ammucchiati. . metkawtrin - nell.area di Borj Hammoud ed .Anjar, vicino al confine siriano nella Valle della Bekaa.
R. mi racconta il dolore di essere da sempre considerate come una cittadina di seconda classe, e di come questo complesso identitario abbia spesso innestato dinamiche politicamente contraddittorie e da lei descritte come artificiali:
alcuni discendenti dei suoi amici armeno-siriani emigrati in Libano collaborarono nel 1982 con le Forze Libanesi poichè, cosi facendo, avrebbero ottenuto 'in dono' la cittadinanza libanese.
Nelle vie del Sanjak, R. mi presenta le sue vecchie conoscenze, spesso diorigine turca o siriana e di cittadinanza libanese, ma che negano al mio cospetto ogni identità che non sia meramente quella armena.
S. vive in una microscopica abitazione che si allaga ogniqualvolta piove a causa della totale assenza di canali di scolo nei vicoli. Mi racconta con la sua arabyya mukassara . una parlata imperfetta - che nessuno è mai stato dimenticato da Dio come il popolo armeno.
Nonostante ciò, nella realtà beirutina gli armeni hanno avuto vari screzi e misconoscimenti tra loro stessi. Non per questioni confessionali (cattolici vs ortodossi), come si aspettano in tanti, vittime di un invadente confessionalismo totalizzante e dietrologico, quanto piuttosto per motivi meramente economici.
Il 'buon Marx' sembra essere tuttora più che attuale nel suo dipingere la sovrastruttura culturale ed identitaria stessa come riflesso della realtà materiale ed economica sottostante.
S. mi racconta come a Beirut gli armeni solevano distinguersi, seppur non in modo netto, secondo graduali linee di demarcazione dettate dallo status sociale e dal 'potere d.acquisto'.
Ogni gruppo tendeva a distinguersi rispetto al lato del fiume . annahr - in cui si era insediato. Lo stesso rivolo d'acqua che oggi segnala la fine del quartiere cristiano di Mar Mikhael all.estremità orientale di Beirut e l.inizio
del quartiere armeno di Borj Hammoud, aldilà del fiume.
Per l.appunto, ognuno tendeva a distinguere l.alterità con l.espressione armena gamur.en antin . .aldilà del ponte. . e a delineare se stessi come gamur.en ast.n - .da questo lato del ponte..
Al lato ovest del fiume, ancor parte del quartiere di Mar Mikhael Annahr, risiedevano gli armeni più abbienti, mentre i meno danarosi - oggi abitanti del Sanjak - vivevano sul lato est.
R. mi dice che in linea molto generale questa antica distinzione tende ad essere ancora tale.
Mi allontano dal Sanjak con una sete di documenti, di legittimizzazioni e delegittimizzazioni, di queste discusse bugie amministrative e di atroci garanzie che tutto quello che ho visto continuerà ad essere raso al suolo, nel silenzio di tutti.
Chiedo a qualche passante dell.area circostante se conosce quei vicoli, se ne sa qualcosa, e da quanto tempo è sorto quel parcheggio costruito smantellando buona parte dell.originario distretto.
I passanti rispondono con una scrollata di spalle o un puntuale ma baref (.non lo so.).
Prima di abbandonare l.area scorgo su un muro una scritta: .mafia..
Universalmente efficace.
Le scuse ufficiali della municipalità si basano sul principio che soltanto il 30% degli attuali residenti del Sanjak sono diretti discendenti degli abitanti originari.
Raffi Kokoghlanian, vicesindaco della municipalità di Borj Hammoud, ha spessorassicurato che ogni famiglia residente riceverà come indennizzo tra i 3 e i 5 mila dollari, un valore maggiore a quello delle attuali abitazioni, come lui stesso ha specificato nell.intervista al quotidiano armeno "Nouvelles d.Armenie".
Pensare però che possano bastare questi 'spiccioli' alle 45 famiglie del Sanjak per riprocurarsi un tetto nell.attuale avido mercato immobiliare libanese supera i limiti di qualsiasi populismo amministrativo.
E il ricordo va al forzato nuzuh . migrazione interna a uno stesso paese .
degli sciiti provenienti dal sud del Libano e diretti al downtown di Beirut a partire dal 1978, come anche a quello dei libanesi sciiti e dei palestinesi da Beirut est nel 1976, dei cristiani dallo Chouf nel 1983, e dei residenti secolari di .Ayn al Mreisse, e di tante altre aree beirutine spodestati dal 1990 in poi, privati di un tetto e di qualsiasi proprieta, dispersi da 15 anni di guerra civile.
Un tragico déjà vu fatto di occupazioni, sfratti, ricostruzioni e mercificazioni di cui continua a macchiarsi impunemente e indiscriminatamente il Libano contemporaneo.
*Estella Carpi è PhD Candidate alla University of Sydney in Australia e attualmente PhD Fellow presso l.American University of Beirut.
News in flash Scritto da Valentina VItagliano
Venerdì 17 Febbraio 2012
Tags: Cesano Maderno e dintorni
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"I giusti contro il negazionismo: il genocidio armeno": questo il tema della serata presentata dagli studenti della classe 5B classico del "Liceo Majorana", di Desio. L'appuntamento è per lunedì 20 febbraio, alle ore 21, nell'aula magna del lliceo, in via Agnesi 20.
Alla serata, che sarà aperta al pubblico, interverrà Pietro Kuciukian, console onorario della Repubblica di Armenia in Italia, nonché figlio di un sopravvissuto al genocidio armeno del 1915. Attualmente Kuciukian collabora con il Museo del Genocidio di Yerevan in Armenia, dove ha fondato il Comitato internazionale dei giusti per gli armeni Share

G.C.

 
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