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Nezami - e Ganjiavi dover nato a Ganje o a Qoum ?
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Articles related to Persian Poet Nezami Ganjei - Nizami Ganjavi -? > ?
Julia Scott Meysami and foward on Nezami Ganjavi
The information provided below from the introduction to English translation of "Haft Paykar: medieval Persian romance": by Dr. Julie S. Meisami of Oxford University.
Abû Muhammad Ilyas ibn Yusuf ibn Zaki Mu'ayyad, known by his pen-name of Nizami, was born around 1141 in Ganja, the capital of Arran in Transcaucasian Azerbaijan, where he remained until his death in about 1209. His father, who had migrated to Ganja from Qom in north central Iran, may have been a civil servant; his mother was a daughter of a Kurdish chieftain; having lost both parents early in his life, Nizami was brought up by an uncle. He was married three times, and in his poems laments the death of each of his wives, as well as proferring advice to his son Muhammad. He lived in an age of both political instability and intense intellectual activity, which his poems reflect; but little is known about his life, his relations with his patrons, or the precise dates of his works, as the accounts of later biographers are colored by the many legends built up around the poet. Although he left a small corpus of lyric poetry, Nizami is best known for his five long narrative poems of which the Haft Paykar, completed in 1197, is his acknowledged masterpiece. Often referred to by the honorific Hakim, 'the sage', Nizami is both a learned poet and master of a lyrical and sensuous style, qualities seen to advantage in the Haft Paykar.
https://sites.google.com/site/rakhshesh/articles-related-to-iranian-history/julia-scott-meysami-and-foward-on-nezami-ganjavi
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Julia Scott Meysami and foward on Nezami Ganjavi
The information provided below from the introduction to English translation of "Haft Paykar: medieval Persian romance": by Dr. Julie S. Meisami of Oxford University.
Abû Muhammad Ilyas ibn Yusuf ibn Zaki Mu'ayyad, known by his pen-name of Nizami, was born around 1141 in Ganja, the capital of Arran in Transcaucasian Azerbaijan, where he remained until his death in about 1209. His father, who had migrated to Ganja from Qom in north central Iran, may have been a civil servant; his mother was a daughter of a Kurdish chieftain; having lost both parents early in his life, Nizami was brought up by an uncle. He was married three times, and in his poems laments the death of each of his wives, as well as proferring advice to his son Muhammad. He lived in an age of both political instability and intense intellectual activity, which his poems reflect; but little is known about his life, his relations with his patrons, or the precise dates of his works, as the accounts of later biographers are colored by the many legends built up around the poet. Although he left a small corpus of lyric poetry, Nizami is best known for his five long narrative poems of which the Haft Paykar, completed in 1197, is his acknowledged masterpiece. Often referred to by the honorific Hakim, 'the sage', Nizami is both a learned poet and master of a lyrical and sensuous style, qualities seen to advantage in the Haft Paykar.
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http://irs-az.com/new/pdf/201204/1334831774041428777.pdf
Sabato 30 sett embre 1139 ebbe luogo un evento molto grave nella storia del pianeta :
uno dei più devastanti terremoti nella storia del mondo, che sconvols e letteralmente la terra.
Gli storici medievali registrarono che quel terremoto, che si scatenò nella città di Ganja, fu senza precedenti in termini di devastazione.
Il terremoto distrusse Ganja completamente.
Ma, al suo posto,creò una meraviglia della natura
come il lago Goygol. Il terremoto causò la morte di decine di migliaia di persone. Ma, a compensazione di tutte quelle vittime, nel 1141 la natura donò all’Azerbaigian e al mondo intero un figlio molto speciale: nacque un poeta e un filosofo geniale, che in seguito divenne noto con il nome di Nizami Ganjavi, e le cui opere hanno animato lo spirito e i pensieri delle genti per secoli, diventando una vera e propria scuola.
Da tempo, ormai, Nizami Ganjavi non è più considerato soltanto figlio dell’Azerbaigian. Il suo patrimonio letterario appartiene alle più grandi ricchezze dell’umanità, mentre egli stesso ha raggiunto vette tali da poter essere ritenuto figlio di tutti i popoli e dell’intera umanità. Nel corso della sua vita, Nizami Ganjavi pensava che le sue opere sarebbero sopravvissute molto a lungo e scrisse quanto segue:
Ze sad sal pas agar porsi koja u,
Ze har beytash seda ayad ke jha u.\BR|
Se fra 100 anni vi chiederete dove egli
sia,
ogni suo verso risponderà: “Egli è qui”.
Non 100, ma 800 anni sono trascorsi, e la longevità di Nizami ha superato la sua stessa previsione; il suo sentiero conduce all’eternità.
Un geniale poeta tedesco ha valutato la sua estrema modestia nel fare riferimento a sette grandi poeti selezionati e portati in gloria dalla tradizione classica in lingua persiana – Firdausi, Anvari, Nizami, Sa’di, Rumi, Hafiz and Jami: “Sebbene l’Oriente, fra tutti i poeti esistenti, ne
abbia prescelto solosette, vi sono molte persone molto migliori di me fra tutti coloro che rimangono”.
Il vero nome di Nizami Ganjavi era Ilyas. Tuttavia, secondo alcune fonti, il suo nome era Ahmad (ad esempio, una fonte intitolata Khulasat al-Afkar afferma si chiamasse Ahmad ibn Yusif ibn Muayyad).
Nizami è il nome d’arte del poeta.
Il suo soprannome era Nizam ad-Din. Nell’Oriente musulmano medievale, accanto al nome delle
persone famose veniva utilizzato un kunya – il nome del figlio.
Nei suoi versi, il poeta spesso si rivolge a suo figlio Muhammad e gli dà consiglio.
Tutte le fonti indicano che Nizami nacque a Ganja. Secondo il seguente distico, che venne aggiunto da un amanuense a una copia del Iqbalnameh e non è in alcun modo attinente alla realtà, alcuni affermano invece che Nizami nacque nella città di Qom, in Iran.
Cho dorr garcheh dar bahr-e Ganjeh qomam
Vali az gahestane shahre Qomam
Pittore: Gazanfar Khaligov
6 www.irs-az.com
Traduzione:
Sebbene io dimori nel mare di Ganja come un capolavoro Vengo dalla regione montagnosa della città di Qom Tuttavia, la maggior parte degli esperti mondiali su Nizami, con in testa il famoso orientalista russo Yevgeniy Bertels, sostiene che questo distico sia fittizio e che Nizami nacque a Ganja e trascorse tutta la vita in quella città (1, 94).
Nizami nomina ripetutamente Ganja, dal primo all’ultimo dei suoi poemi. E uno dei suoi distici è la risposta migliore a coloro che tentano di separare Nizami da Ganja e legarlo artificiosamente ad altri luoghi. E’ come se il poeta lo avesse percepito alcuni secoli prima; egli afferma di essere di Ganja nonostante i tentativi di legarlo ad altri luoghi:
Nehane mara kashekara borand Ze Ganjast gar ta Bokhara barand Svelano le mie parole più intime (ma) sebbene le leghino a Bukhara, esse sono originarie di Ganja Alcune fonti (ad esempio Daulatshah Samarqandi, XV secolo) affermano che Nizami avesse un fratello poeta di nome Givami Mutarrizi.
Le opere letterarie esistenti di Givami Mutarrizi dimostrano la sua abilità nel genere qasideyi-masnui e, più in generale, il suo essere un poeta dalla grande tecnica poetica.
Tuttavia, la scienza non ha ancora tratto conclusioni definitive a riprova del fatto che Mutarrizi fosse fratello di Nizami.
Non a caso è stato qui menzionato il controverso distico circa il luogo di nascita di Nizami: così come nel corso della storia vi sono state persone che hanno voluto appropriarsi della ricchezza e delle terre dell’Azerbaigian, vi sono anche state – e tuttora vi sono – popoli e Paesi che desiderano appropriarsi dei geniali figli di questa terra.
Al tempo di Nizami, due erano le lingue dominanti nella scienza e nella letteratura nel Medio e Vicino Oriente. Tutte le opere scientifiche erano scritte in arabo, mentre i poeti di varie nazionalità, dall’Asia Centrale al Caucaso e dall’Iran all’India, tradizionalmente, scrivevano le proprie opere in un’unica lingua: il persiano.
La sua conoscenza, le numerose nozioni in suo possesso e la sua notevole consapevolezza delle varie sfere della scienza dimostrano che Nizami era altamente istruito.
I suoi primi poemi noti alla scienza evidenziano inoltre che possedeva un’elevata tecnica poetica. Questo indica che, sin dall’inizio, Nizami si dedicò alla poesia non da dilettante, ma come un professionista che aveva appreso le basi teoriche di quest’arte. Per i canoni del tempo, l’acquisizione di un sapere così universale presupponeva innanzitutto una profonda conoscenza del persiano e dell’arabo.
Nizami scrisse le opere che sono attualmente note alla scienza – il Divan e il Khamsa – in persiano. Sebbene il persiano del poeta fosse perfetto ed estremamente scorrevole, secondo il famoso studioso iraniano Sa’id Firdausi, il suo persiano era comunque differente rispetto a quello di una persona di nazionalità persiana, come lo stesso Firdausi.
Nafisi dimostra che i poemi di Nizami ricordano la lingua turca. Al di là di questo, Nizami stesso racconta che talvolta consultava un dizionario persiano per chiarire il significato di singole parole persiane:
Do bashad manjanaq az ruye farhane Yeki abrisham andazad o yeki sane Secondo il dizionario, vi sono due tipi di manjanaq (catapulta) - Una lancia seta, l’altra pietra.
Le fonti indicano diverse date di morte di Nizami – 1180 (Daulatshah, Haji Khalifa, Hammer-Purgstall,Franz von Erdmann), 1199, 1200, (Atashkadah, Tarikh-e Jahan-ard,Gore Ouseley), 1202-1203 (Wilhelm Bacher, Edward Brown, Charles Rieu) e altre ancora.
Oggi, il famoso monumento a Nizami eretto a Baku attesta che egli morì nel 1203. Tuttavia, la data ormai unanimemente adottata è il 12 marzo 1209 (come indicato sulla tomba di Nizami nel 1947 – 4 Ramazan 605 Hijrah).
Poiché Nizami non era soltanto un poeta, ma anche un esperto scienziato, persino un precursore rispetto agli scienziati suoi contemporanei, egli veniva chiamato “hakim” – una persona saggia.
Sebbene ai suoi tempi vi fossero diverse persone geniali, solo due, oltre a Nizami, ebbero l’onore di questo titolo: Abu Ali ibn Sina e Omar Khayyam.
Come precedentemente accennato, talvolta Nizami menzionava affettuosamente nei suoi poemi suo
figlio Muhammad, che nacque nel 1174. Oggi nessuno sa in che modo si estese la famiglia di Muhammad, né se Nizami abbia avuto nipoti, pronipoti e pro-pronipoti. Tuttavia, un’altra discendenza di Nizami – i suoi poemi – è ancora viva, vitale e nota a tutti come otto secoli fa.
Questo è l’enorme potere della parola.
In un poema, Nizami consiglia suo figlio:
Garche sar-e sarvarit binam
Vain-e sokhanvarit binam
Dar sher mapich o dar fan-e u
Chon akzab-e ust ahsan-e u
Zin fan matalab bolandnami
Kan khatrn shodast bar Nizami
Nazm ar che be martabat bolandast
An elm talab ke soudmandast
Vedo che qualcuno vuole guidarti
Vedo in te inclinazioni poetiche
Ma non aggrapparti alla poesia e
all’arte poetica
Poiché la cosa più bella è anche la più
ingannevole
Non cercare gloria in quest’arte (la poesia)
Poiché quest’arte verrà meno con Nizami
Sebbene la poesia sia più elevata
Faresti meglio a dedicarti a una scienza
utile
Naturalmente, Nizami, che era un uomo saggio, comprendeva molto bene che la poesia non aveva avuto inizio né sarebbe finita con lui. Ma perché tentava di scoraggiare suo figlio, nel quale vedeva chiaramente i tratti di un poeta?
Perché egli era estremamente professionale e se suo figlio fosse divenuto un poeta, avrebbe voluto vederlo almeno al proprio livello.
Ma, probabilmente, percepiva anche che essere Nizami è un miracolo, e non il destino di chiunque.
Ecco perché incoraggiava suo figlio - che non sarebbe stato migliore di lui nella poesia - a dedicarsi ad una scienza necessaria.
Dopo tutto, lo stesso Nizami offriva anche un’altra formula:
Palangariyi be gayat-e hadd Behtar ze kolahduzii bad
Meglio sapere sellare bene un cavallo
Che saper fare male cappelli
Ciò che rese Nizami famoso ed
eterno furono il Khamsa (Quintetto),
un’opera che consiste di cinque marnavi, o poemi:
Makhzan ul-Asrar (Emporio dei Segreti), scritto nel 1178, Khosrow e Shirin, scritto nel 1180, Layla e Majnun, completato nel 1189, Haft Peykar (Le Sette Effige), composto nel 1197, e Iskandarnameh, che venne concluso nel 1201 e consisteva di due parti – Iqbalnameh and Sharafnameh.
In realtà, fu Nizami a riunire le sue cinque opere sotto questo titolo comune.
Se avesse vissuto più a lungo avrebbe scritto diversi altri poemi e la sua raccolta consisterebbe di 7, 8 o 9 opere. Tuttavia, la sua vita durò il tempo nel quale vennero composti questi cinque poemi e, in seguito alla morte di Nizami, i teorici – che percepivano una correlazione organica fra questi cinque poemi e vedevano che la concezione del poeta aveva inizio in Emporio dei Segreti e terminava con Iskandarnameh – inizialmente riunirono queste cinque opere sotto il titolo di “Panj Ganj”– Cinque Tesori. In seguito, queste due parole furono sostituite dalla parola araba “Khamsa”, che significa “Cinque”. Poco tempo dopo, nel XIII secolo, fu redatta una serie di prime risposte a questi cinque poemi.
In India, Amir Khosrow Dehlavi scrisse le prime cinque, che rappresentavano una risposta ai poemi di Nizami, dando così il via al seguito della tradizione di Nizami e ponendo le basi della scuola a lui ispirata.
In altre parole, con la redazione dei suoi Khamsa, Amir Khosrow definì la formula dello scrivere in risposta a Nizami: mantenimento della trama, dei personaggi e dei principi fondamentali – la ersona che risponde dovrebbe dimostrare le proprie abilità in termini di espressione, competenze letterarie ed esemplare limatura delle parole.
Sebbene nel corso della sua vita Nizami avesse libero accesso a tutti i palazzi, egli se ne teneva lontano, preferendo condurre una vita serena e indipendente. Tuttavia, la sua porta era aperta a chiunque ed egli invitava tutti ad entrare a casa sua e trarne beneficio. In realtà questo invito, porto da Nizami otto secoli fa, è ancora valido tuttora e chiunque apra questa porta ne trarrà beneficio:
Dar-e ma be ruye kasi dar maband
Ke dar bastan dar bovad napasand
Cho mara sokhan nam-e darya nahad
Dar-e ma cho darya bebayad goshad
Raha kon ke ayand juyandegan
Bebinand dar-e shah-e guyandegan
Non chiudete la mia porta a nessuno
Poiché non è bene chiudere la porta
Dal momento che la parola ci definisce
“mare”
La nostra porta dovrebbe essere aperta come il mare
Lasciate che coloro che cercano vengano
E vedano la porta del re dei poeti
Sebbene il tempo abbia distrutto
i più splendidi palazzi degli Scià,
il palazzo di parole di Nizami – nonostante
l’età – invece di cadere in
rovina è sempre più nuovo, meraviglioso
ed elegante.
Una delle principali ragioni di ciò è probabilmente il fatto che Nizami creava i propri poemi interamente in nome dell’umanità, del rispetto per le persone e dell’amore.
Kasi dar band-e mardom chun nabashad
Ke u az san-e mardom mitarashad
Come può una persona che crea
un (monumento) umano dalla pietra
Non ammirare le persone!
Sembra che egli rivolga queste parole
a se stesso.
Nizami aveva sempre ammirato le persone e ne venerava le più alte qualità; per questo riusciva a creare monumenti umani dalle parole.
Be mardom dar amiz agar mardomi
Ke ba adami khugarast adami
Se sei umano, mescolati agli umani,
Perché le persone stanno bene tra loro
Questa idea – il principio dell’umanesimo
– è al cuore dell’arte di
Nizami. Nizami espresse quest’idea elevata dal primo all’ultimo dei suoi versi e la sostenne dal primo all’ultimo dei suoi poemi.
Dal punto di vista della lettura e della comprensione, Nizami è uno degli autori medievali più complessi.
E non perché il suo linguaggio sia complicato: no, sebbene Nizami abbia scritto i suoi poemi otto diverso dal persiano moderno, fatta eccezione per alcune parole arcaiche.
Ciò che rende Nizami di difficile comprensione è che egli lavorava su ogni verso e distico in maniera estremamente precisa ed era in grado di includere diversi significati di una stessa parola all’interno di un unico verso. Per questo motivo è impossibile leggere semplicemente e poi dimenticarsi di lui. E’ necessario, invece, leggere ogni singola parola e ogni combinazione di parole in ogni verso e distico più e più volte, tentare di trovare nuovi significati e di comprendere l’idea generale del distico e dei frammento in base al nuovo significato.
I poemi di Nizami sono una sorta di enciclopedia del XII secolo – l’epoca in cui visse il poeta. I Khamsa possono essere considerati la fonte più affidabile per studiare la mentalità del tempo, il suo ambiente politico- sociale, la sua architettura, arte e vita economica (3,451, 454).
Poiché Nizami stesso conosceva meglio di chiunque altro l’enorme eredità storica che lasciava al lettore, non omise di avvisare che i suoi scritti non possono essere letti e considerati solo una fonte di intrattenimento:
Man in goftam o raftam o qesse mand Bebazi nemibayad in qesse khand Egli disse questo e se ne andò, ma la storia rimase Questa storia non può essere letta per puro divertimento Anche i migliori esperti su Nizami non sono stati in grado di svelare appieno tutti i significati dei versi del poeta, e lo hanno riconosciuto. Le parole di Nizami assumono infiniti significati e se si dovessero scrivere dei commenti sarebbe necessario redigere interi Khamsa per ciascun verso contenuto nel Khamsa originario.
Pertanto, Nizami giustamente afferma:
Sharh-e sokhan bishratast az sokhan
Il commento alla parola è più grande della parola stessa
Ciò che rende Nizami un poeta globale è, naturalmente, non soltanto la sua straordinaria capacità di gestire magicamente le parole e modificarne le forme e i significati.
Questa è solo una delle condizioni che rendono Nizami Ganjavi un genio.
Nizami aveva letto molto. Non leggeva solo opere turche, persiane ed arabe. Come affermava egli stesso, conosceva molti scritti cristiani ed ebraici. Se la sua conoscenza di diverse lingue gli diede la possibilità di leggere quelle opere, è possibile che egli abbia conosciuto anche fonti in altre lingue attraverso altre persone. Una tale variegata conoscenza e visione del mondo gli diedero l’opportunità di creare un mondo letterario che abbracciava l’intero universo culturale.
Nizami viveva nella città rinascimentale di Ganja e, attraverso la sua vita e le sue opere, fu tra coloro i quali crearono e consolidarono il Rinascimento Orientale (4,30-41).
Nizami era un genio lontano dal concetto di confini nazionali e comprendeva di essere parte dell’umanità nel suo insieme. La scelta dei principali personaggi dei suoi versi ne è un esempio concreto. Il personaggio prescelto può essere persiano, arabo o greco. Lo scopo di Nizami non era mostrare da che nazione o Paese venisse un determinato personaggio; la sua intenzione era, piuttosto, trovare la soluzione letterariamente più elevata per la propria idea o il proprio obiettivo.
Non a caso, sia i personaggi principali che le altre persone che compaiono nei suoi poemi rappresentano decine di nazionalità. Nizami lo fa deliberatamente, dimostrando ancora una volta che scrive della gente e per la gente e che i suoi poemi dovrebbero essere letti non da una sola nazione, ma da molte.
E questo è stato, in ogni caso, il risultato finale. Nizami è uno dei classici le cui opere sono già state
tradotte in molte altre lingue. Ma non vi è dubbio che nel corso del tempo, altre lingue ancora si aggiungeranno.
Con le sue opere, Nizami creò non solo un modello letterario che sarebbe stato riprodotto per secoli, ma anche un modello di pensiero, di nazionalità, di spiritualità e di statalità.
Gli ideali sostenuti da Nizami otto secoli fa sono ancora una necessità.
L’umanità lotta ancora per promuovere ulteriormente le qualità che Nizami voleva vedere nelle persone e 10 nella società otto secoli fa.
La città che Nizami descrisse nel suo ultimo poema – la parte del Iskandarnameh intitolata Iqbalnameh – era una società che egli sognava e avrebbe voluto veder diventare realtà. Qualsiasi progresso l’umanità abbia compiuto in questo senso dall’epoca di Nizami, anche Nizami Ganjavi ha fornito un innegabile contributo, insieme ad altri geni di tutto il mondo.
In questa città e in questa società tutti sono uguali e il rispetto per i diritti umani è la regola. Il denaro è già stato abolito. Non c’è polizia perché non ne serve, in quanto in una società consapevole e disciplinata non vi è alcuna violazione della legge.
Goruhi zaifan-e dinparvarim
Sar-e muyi az rasti nagrazim
Nadarim bar-e parde-ye kaj basij
Bejoz rastbazi nadarim hich >
Cho ajez bovadyar yari konim
Cho sakhti rasad bordebari konim
Nadarad az ma kas zek as mal bish
Hameh rastqesmim dar mal-e khish
Shomarim khodra hameh hamsaran
Nakhandim nar gerye-ye digaran
Ze dozdan nadarim hargez haras
Na dar shahr shahne na dar kuy pas
Naradim dar khaneha qefl o band
Negahban na ba gav o ba gusfand
Farib-e zar o simra dar shomar
Nayarim o nayad kasira bekar
Na besyar kharim chun gav o khar
Na lab niz barjasteh az khoshk o ta r
Ze ma dar javani nemirad kasi
Magar pir ku omr darad basi…
Siamo un popolo pacifico e leale
Non ci siamo allontanati dalla verità nemmeno di un capello
Non facciamo affari di nascosto
Non svolgiamo altro che attività oneste
Se una persona debole ci chiede aiuto,
noi tendiamo la mano
Se siamo in difficoltà, attendiamo con
pazienza
Non possediamo nulla più degli altri
Abbiamo suddiviso equamente tutti i
nostri averi
Ci trattiamo da pari
Se qualcun altro è triste, noi non gioia mo
Non abbiamo timore dei ladri
Non vi sono autorità nelle città, né
guardie per le strade
Non abbiamo chiavi, né ci chiudiamo
nelle nostre case
Nessuno fa la guardia al nostro bestiame
Non contiamo oro e argento
Poiché nessuno ne ha bisogno
Non mangiamo molto come i buoi o
gli asini
Né rifiutiamo il cibo che ci piace
Nessuno di noi muore in giovane età
Muoiono soltanto persone anziane
che hanno vissuto una lunga vita
Non è ancora giunto il giorno in
cui ciascuno potrà godere del mondo
e della vita che Nizami auspicava.
Ma l’umanità aspira a una vita così felice da otto secoli, da millenni.
Non solo Nizami fa appello alle generazioni future affinché conducano una simile vita e creino una
simile società, ma egli ha anche mostrato loro come stabilire una società del genere.
Pertanto, la luce della parola di Nizami è ancora necessaria oggi e lo sarà domani.
Ogni compatriota di Nizami – ogni Azerbaigiano – ha bisogno di questa luce.
Ogni compatriota di Nizami e ogni cittadino del mondo ha bisogno di questa luce.
Nizami Ganjavi, che riunisce i desideri di ognuno, appartiene ad ognuno.
E poiché appartiene ad ognuno, egli è eterno.
Nizami sarà sempre un passo avanti a noi e ci inviterà sempre verso un futuro più luminoso.
V.V
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