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San Biagio fu vescovo di Sebaste, in Armenia, e martire nel IV secolo presumibilmente sotto ‎l'imperatore Licinio (307-323)collega di Costantino.
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San Biagio, protettore della gola e dei boschi

Nella sua città Sebaste, in quella che oggi è ‎l'Anatolia, pare facesse il medico e quindi fu fatto vescovo. Rimane una figura misteriosa in quanto si ‎trova per così dire in bilico tra la storia e la leggenda: la documentazione storica è labile, ma le ‎testimonianze numerose; il leggendario invece è considerevole e bella la sua Passio, anche se tarda.
DI CARLO LAPUCCI

Parole chiave: tradizioni (44), carlo lapucci (30), santi (136) ‎

‎28/01/2009 di Archivio Notizie ‎
di Carlo Lapucci
San Biagio fu vescovo di Sebaste, in Armenia, e martire nel IV secolo presumibilmente sotto ‎l'imperatore Licinio (307-323) collega di Costantino. Nella sua città Sebaste, in quella che oggi è ‎l'Anatolia, pare facesse il medico e quindi fu fatto vescovo. Rimane una figura misteriosa in quanto si ‎trova per così dire in bilico tra la storia e la leggenda: la documentazione storica è labile, ma le ‎testimonianze numerose; il leggendario invece è considerevole e bella la sua Passio, anche se tarda. Il ‎suo culto è molto esteso in Oriente e anche in Occidente dove è documentato fino dai primi secoli: lo ‎speco nel quale si ritirò San Benedetto nel V secolo era a Subiaco presso un luogo di preghiera dedicato ‎a San Biagio. Moltissime sono le chiese dedicate a questo Santo: Roma ne aveva una trentina. In ‎Toscana era particolarmente onorato a Pistoia, nella cui cattedrale si conservavano alcune reliquie del ‎Santo e la sua festa veniva celebrata con solennità. A Montepulciano a San Biagio è dedicato il ‎magnifico tempio, opera del San Gallo. Costruito sui ruderi d'una chiesa precedente si pensa che questa ‎a sua volta sia sorta sopra i resti di un tempio pagano e questo insediamento di chiese dedicate a San ‎Biagio sopra antichi luoghi di culto pagani è un dato frequente. Si può pensare quindi che per la sua ‎popolarità il Santo sia stato uno di quelli preferiti dalla Chiesa per soppiantare culti pagani particolarmente ‎pervicaci, forse il culto di Mitra e i mitrei.‎
Santo mite e misterioso

La data della sua festa, che forse fu il 2 di febbraio, scorse al giorno attuale 3 per cedere il posto alla ‎festa della Purificazione di Maria. Nella commemorazione anticamente si è verificata poi una probabile ‎sovrapposizione con il ricordo di un altro santo dello stesso nome: San Biagio di Cesarea, in ‎Cappadocia, che faceva il guardiano di armenti (Blasius armentarius). Nel martirologio compare però ‎solo Biagio di Sebaste, mentre non c'è quello di Cappadocia.‎

Non è da escludere che le due figure coincidano per il fatto che Biagio ebbe un culto molto vivo nel ‎mondo della campagna e della pastorizia dove, sulla spinta di una leggenda, contese a Sant'Antonio il ‎patrocinio degli animali e nulla di più facile che la figura si possa essere sdoppiata. Questo santo è ‎comunque fortemente individuato e popolare come protettore degli animali ed è ancora conosciuto ‎come protettore contro il mal di gola. Anche tale patrocinio è dovuto alla narrazione della sua Passio, ‎nella quale si riferisce una prodigiosa guarigione di un bambino al quale si era confitta una spina di ‎pesce nella gola.‎
Le candele e i pani

Rimane ancora nel giorno della sua festa l'uso della benedizione della gola, ovvero la benedizione di ‎San Biagio contro le malattie di gola, inserita nel Rituale romano. Un tempo, specialmente in campagna, ‎pochi vi avrebbero rinunciato perché si diceva che preservava nell'anno da tutte le malattie della gola. ‎Dopo la messa il 3 febbraio il sacerdote in piedi sul presbiterio pone due candele incrociate sotto il meno ‎a contatto della gola a ciascuno dei fedeli che, uno alla volta, passano davanti a lui e s'inginocchiano. A ‎ognuno impartisce la benedizione con le parole: «Per intercessione di San Biagio, Vescovo e Martire, ‎Dio ti liberi dal male della gola e da ogni altro male. Nel nome del Padre, del figlio e dello Spirito ‎Santo. Così sia». In taluni luoghi le candele vengono baciate o si usano altre forme rituali.‎
La benedizione avviene in alcuni luoghi usando due candele benedette nel giorno precedente, festa ‎della Candelora, mentre comunemente quelle usate per la benedizione della gola vengono benedette il ‎giorno stesso con un formulario speciale del Rituale: Benedizione delle candele nella festa di San Biagio ‎Vescovo e Martire. Come spesso succede questa usanza può apparire ai nostri occhi un po' singolare, ma ‎nasconde una terribile realtà. Ricordo che da piccoli nonne e zie ci portavano tutti, i renitenti a ‎scapaccioni, a prendere questa benedizione. Con la neve e il ghiaccio ci si doveva alzare presto, ma la ‎risposta era sempre la stessa: che tutti i bambini dovevano essere benedetti per San Biagio. Forse anche ‎gli adulti non sapevano ormai perché, ma era rimasto, conscio o inconscio, il ricordo di una malattia ‎della gola, spesso mortale, che prendeva soprattutto i bambini: la difterite, il krup, nelle varie forme. ‎Fino ai primi dell'Ottocento fu confusa con altre malattie della gola. Era detta con un termine generico, ‎ora obsoleto, squinzania, che indicava diverse affezioni morbose della gola: dalla semplice ‎infiammazione della faringe a quella che veniva chiamata soffocazione, anche velo perché la gola ‎cominciava a velarsi, e placche, perché sul palato si formavano placche le quali, moltiplicandosi, ‎portavano all'impossibilità di respirare. Quando si presentava il mal di gola in un bambino, cosa assai ‎frequente in inverno (intorno alla festa del Santo), la famiglia tremava fino alla sua guarigione, perché si ‎sapeva come poteva finire. Si comprende bene come la disperazione nei secoli spingesse a cercare ‎protezione da una malattia inesorabile che colpiva soprattutto gli esseri più deboli e amati della famiglia.‎
Altro uso del giorno di San Biagio è la distribuzione in chiesa di piccoli pani benedetti. Si dice anche ‎che sia stato il Santo a indicare un semplice rimedio per cacciare le spine di pesce che restano nella gola, ‎consistente nell'inghiottire una mollica di pane, e i pani benedetti vorrebbero ricordare proprio questo. ‎Una postilla devota alla leggenda vuole che il Santo, oltre alla benedizione, dette a mangiare al ragazzo ‎anche una mollica di pane. In realtà anche qui siamo in bilico tra la devozione e la superstizione: la ‎distribuzione del pane nelle chiese veniva fatta anche per altre feste (Giovedì santo), come uso devoto, ‎ma originariamente anche come aiuto a chi non aveva da mangiare: siamo nel pieno inverno, il periodo ‎che in tempi di penuria poteva essere per molti di fame.‎
La storia e la leggenda

Inutile tentare di districare i dati storici dalla leggenda di San Biagio: probabilmente il suo martirio ‎avvenne nell'anno 316 e quindi è stato tra le ultime vittime delle persecuzioni, che Licinio, nel tentativo ‎di sopraffare Costantino, continuò in Oriente, anche dopo l'editto del 313 che vi aveva posto fine, per ‎trarre dalla propria parte i pagani.‎
Biagio, quando cominciò la persecuzione, si ritirò su un monte abitando dentro una caverna, ma venne ‎scoperto e arrestato. Sottoposto a numerose torture, cadde decapitato. La Passio dice che il Santo fu ‎torturato con pettini di ferro: in realtà non si sa cosa fossero questi strumenti, ma nella tradizione sono ‎divenuti i pettini usati dai cardatori di lana, elementi divenuti un suo attributo comparendo ‎costantemente nell'iconografia. In questa compare nei suoi paramenti da vescovo, reggendo un pettine, ‎ovvero con le due candele incrociate. È anche raffigurato sotto la tortura mentre, legato a una colonna, ‎o a una forca, gli vengono dilaniate le carni con i pettini.‎
San Biagio non è invocato nelle Litanie dei Santi, però si trova nel numero dei Santi Ausiliatori, il che ‎significa che è stato tra i santi più venerati e popolari per ben oltre un millennio e la sua storia si trova ‎nella Leggenda aurea. È patrono di almeno 24 importanti centri in Italia, città, tra le quali Ragusa, ‎Ostuni, Ruvo, Fiuggi. Considerevole poi è il numero delle sue protezioni e questo insieme di cose pare ‎abbia messo in imbarazzo i riformatori del nuovo Calendario Liturgico, tanto che ne hanno lasciata la ‎memoria, pur essendo inesorabili nei casi come questo, in cui manca un'affidabile documentazione ‎storica. Le sue numerose protezioni pare siano dovute alla presenza di elementi forti della sua figura, ‎che contavano molto nel passato. La malattia della gola era una delle più frequenti e tormentose. Una ‎volta riconosciuto, questo patrocinio facilmente si è esteso a tutto quanto aveva relazione con l'apparato ‎respiratorio, capitolo considerevole della salute e delle attività.‎
La protezione degli animali è un altro motivo che nasce da una storia di grande suggestione derivante ‎dalla vita del Santo, visitato nel suo speco da una moltitudine di animali diversi, cosa che fu poi causa ‎della sua fine. Nel Nord era molto più diffusa tale devozione ma ancora da noi si trovano immagini di ‎un santo attorniato dagli animali, soprattutto selvatici, che molti credono Sant'Antonio, fino a scriverlo ‎nelle didascalie di raffigurazioni artistiche come le ceramiche. In realtà si tratta di una immagine di San ‎Biagio al quale si usa ugualmente raccomandare gli animali. Lo si riconosce perché, essendo una figura ‎imponente di barbuto e antico santone, ha in mano un pettine, o un bastone, che ricorda il pastorale, ma ‎nessun attributo di Sant'Antonio Abate: il fuoco, il porcello, il tau. In tale veste Biagio non ha la mitria, ‎che gli compete come suo attributo, ma vesti dimesse che lo assimilano all'altro Biagio armentarius.‎
La perdita delle bestie, soprattutto vaccine, è una grave sciagura per i contadini, mentre a quel tempo i ‎pastori temevano molto le stragi fatte dai lupi nei greggi, e una leggenda vuole proprio che Biagio ne ‎ammansisse uno.‎
Anche l'uso degli arnesi di ferro è stato un forte richiamo per le protezioni. Nel mondo rurale gli arnesi ‎da taglio facevano un tempo molte vittime tra i contadini ignoranti e poco accorti. La stessa cosa ‎accadeva tra gli artigiani tanto che altri santi, come San Bartolomeo, che fu scorticato e porta come ‎attributo un coltello, è stato eletto protettore di conciapelli, macellai, pellicciai, sarti, e addirittura ‎l'Arcangelo Michele, per brandire la spada, fu scelto dai salumieri. Il bisogno di tutela da questi ‎incidenti, che potevano ridurre un uomo a una vita miseria e tribolata, ha chiamato il Santo a proteggere ‎molti di coloro, che per lavoro dovevano maneggiare arnesi pericolosi di ferro.‎
Un elemento appare una sovrapposizione, o una giustapposizione con la festa della Candelora che cade ‎il giorno prima: la candela per l'uso della benedizione. La tradizione narra come la donna, che per sua ‎intercessione aveva riavuto il porcello rubatole dal lupo, portò a Biagio imprigionato qualcosa da ‎mangiare, ed ebbe dal Santo il ringraziamento insieme alla promessa: «Ogni anno offri in una chiesa ‎edificata in mio nome un pane e una candela e te ne verrà bene e salute». Questo si trova scritto nella ‎Leggenda aurea e potrebbe spiegare sia l'uso delle candele nella benedizione, sia quello dei pani.‎
San Biagio nella grotta

Quando l'imperatore romano scatenò la persecuzione dei cristiani nell'Armenia, molti fedeli ‎consigliarono il vescovo Biagio a fuggire e nascondersi, per cui il Santo si ritirò sulle pendici selvagge di ‎un alto monte e visse in una spelonca come un eremita cibandosi del poco che trovava e dormendo in un ‎giaciglio di erba e foglie secche. Ora avvenne che gli animali selvatici presero ad andare a quella ‎spelonca e a fermarsi intorno a Biagio: cervi, caprioli, asini selvatici, ma anche belve feroci e serpenti che ‎rimanevano quieti in pace e non si allontanavano finché il Santo non aveva dato loro la benedizione. Col ‎tempo sempre più i cacciatori si trovarono costretti a tornare dalla foresta a mani vuote, non avendo ‎visto neppure un animale, poiché tutte le bestie erano convenute alla grotta di Biagio: gli uccelli gli ‎portavano di che mangiare e lui, che era medico, curava le bestie ferite e malate. Qualcuno alla fine ‎scoprì la ressa degli animali intorno alla grotta dell'eremita e andò a riferirlo all'imperatore che divenne ‎furibondo e mandò una delle sue legioni a prendere il vescovo. Dispersi gli animali, entrati nella ‎caverna, i soldati arrestarono Biagio e lo condussero davanti al tiranno, che lo condannò a morte.‎
Il fanciullo con la spina di pesce

Mentre Biagio veniva condotto alla città per presentarsi al cospetto dell'imperatore furono più i miracoli ‎compiuti dei passi da lui fatti. Rapidamente si sparse la voce in quella terra che passava il Vescovo ‎prigioniero e molti accorrevano a salutarlo, altri per essere guariti, altri consolati. Per tutti il Santo aveva ‎una parola, un sorriso, una carezza e non pochi si trovarono sanati senza aver chiesto nulla, solo perché ‎qualcuno aveva letto nel loro cuore.‎
Accorse anche una donna piangente, tenendo tra le braccia il figlio morente chiedendo che Biagio lo ‎guarisse: mentre mangiava una lisca di pesce gli si era confitta nella gola e nulla era valso a toglierla e il ‎ragazzo era alla fine. Il vescovo pose le mani sopra il corpo esanime rapidamente la vita ritornò e ‎tossendo il ragazzo sputò la spina e fu sanato. Disse allora Biagio che tutti quelli che l'avessero invocato ‎nelle tribolazioni della malattia avrebbe avuto il suo aiuto.‎
San Biagio, la vedova e il lupo

Una povera vedova si era allevata un porcello con il quale sperava di vincere la fame, ma un lupo glielo ‎prese portandoselo nel bosco. La donna allora accorse sulla via dove passava Biagio prigioniero e, ‎gettandoglisi ai piedi, disse:‎
Come farò, meschina, a sfamare i miei figli, ora che ho perso tutto quello che avevo?‎
Il Santo allora le disse:‎
Donna, non temere, tu riavrai il tuo porcello.‎
Di lì a poco il lupo tornò mansueto e riportò alla donna il suo animale.‎

Incarcerato e maltrattato Biagio fu portato alla presenza dell'imperatore, ma non si piegò all'intimazione ‎di abiurare al suo Dio e onorare le divinità pagane, per cui fu sottoposto a pene e torture. Fu ordinato ‎che fosse straziato con pettini di ferro e così esangue fu riportato in carcere.
La donna che per sua grazia aveva riavuto il suo porcello, quando seppe che Biagio era imprigionato, ‎uccise l'animale e corse alla prigione portandogli il capo e le zampe, nonché una candela fatta di sego. Il ‎Santo accettando il dono le disse:‎

‎– Ogni anno offri in una chiesa edificata in mio nome un pane e una candela e te ne verrà bene e salute.
Il processo continuò e Biagio resistette impavido nella sua fede, per cui fu condannato ad essere ‎annegato in uno stagno. Ma lui, camminando sulle acque, tornò alla riva dove subì il martirio per ‎decapitazione.‎
Protezioni

San Biagio, tra le sue altre protezioni, ne ha una singolare, che è quella d'essere il santo patrono degli ‎osti. Nessun elemento della sua leggenda lo vede amico di questi bottegai, né frequentatore dei loro ‎posti di lavoro. L'anomalia spiega come si sceglieva talvolta da parte dei lavoranti il santo protettore. ‎Infatti a Roma la corporazione degli osti ebbe sede presso la chiesa di San Biagio e quella fu la loro ‎cappella, dal che venne la scelta del Santo come loro protettore.‎

Malati di gola, per il miracolo del bambino

Animali, per la sua vita eremitica con gli animali

Pastori e guardiani di greggi

Greggi dalle insidie dei lupi, per il miracolo della vedova

Pettinai, per il pettine, attributo del Santo

Cardatori, per i pettini del martirio

Musicisti di strumenti a fiato, collegato alla protezione della gola

Mugnai di mulini a vento

Materassai, per i pettini del martirio

Laringoiatri, coloro che curano l'apparato respiratorio

Osti (v. sopra)

Lanaioli

Linaioli
Funai e canepari

È invocato anche dalle fanciulle per trovare marito

Proverbi

Il Barbato, il Frecciato, il Mitrato: il freddo è andato.‎
Le ricorrenze di questi tre santi che sono rispettivamente: Sant'Antonio, il 17 gennaio, San Sebastiano il ‎‎20 gennaio e San Biagio il 3 febbraio sono considerate le ultime tappe del freddo invernale. Antonio ‎abate viene rappresentato con una lunga barba, Sebastiano coperto di frecce, strumento del suo martirio, ‎e il vescovo Biagio con la mitria. Suppliziato con pettini di ferro è detto anche il Pettinato.‎
Il giorno di San Biagio si benedice la gola e il naso.‎
Per la festa di San Biagio si usa in chiesa al mattino benedire la gola.‎
Per San Biagio il freddo goccia il naso.‎
Il freddo intenso provoca il raffreddore che fa gocciare il naso.‎
San Biagio, se trova il giaccio lo disfà, e se non lo trova fa.‎
Se è freddo porta il clima temperato, se è mite porta il freddo.‎
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V.V

 
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