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L’Unione europea e la McJihad in Siria - Mahdi Darius Nazemroaya
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Mahdi Darius Nazemroaya - Global Research –
Interessanti sviluppi hanno luogo nell’Unione europea. L’allarme aumenta in tutta l’UE, mentre funzionari dell’Unione europea e di diversi Stati membri dell’UE esprimono timore per il ritorno di loro cittadini combattenti in Siria. L’allarme è iniziato quando sono stati emessi avvisi nei Paesi Bassi su cittadini olandesi che si recano a combattere in Siria, seguiti dal Belgio. Poi, l’Ufficio europeo di polizia (Europol), le forze dell’ordine dell’UE che si occupano d’intelligence criminale, ha riferito che gli scontri in Siria potrebbero creare una futura ondata di terrorismo che potrebbe minacciare i membri dell’Unione europea, nel suo EU Terrorism Situation and Trend Report (TE-SAT) for 2013. Per quanto riguarda la Siria, sul rapporto Europol si legge: “La Siria è divenuta la meta scelta dai combattenti stranieri nel 2012. Un certo numero di cittadini dell’UE è stato arrestato in Belgio, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito in viaggio da o per la Siria.” (TE-SAT 2013, p.22).
Il coordinatore antiterrorismo dell’UE, Gilles de Kerchove, ha poi precisato che circa cinquecento cittadini europei, soprattutto di Gran Bretagna, Francia e Irlanda, erano in Siria a combattere a fianco delle forze anti-governative con l’obiettivo di rovesciare il governo di Damasco. De Kerchove esprimerebbe le stesse preoccupazioni di Europol su questi cittadini dell’UE che ritornano nell’UE dai campi di battaglia in Siria. Le sue preoccupazioni sarebbero state riprese a Londra. Anche se il suo governo lavora per legalizzare il trasferimento di armi britanniche alle forze anti-governative in Siria, il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha avvertito della minaccia posta alla Gran Bretagna dai combattenti inglesi di ritorno dalla Siria. Poco dopo, la Germania ha confermato che cittadini tedeschi prendono parte alla lotta per rovesciare il governo siriano. In precedenza, si ebbe la notizia che anche un cittadino danese, ex prigioniero di Guantanamo, era stato ucciso negli scontri in Siria.
La McJihad
La situazione è abbastanza paradossale. La Siria viene presentata, ora dall’UE, come preoccupante, per l’”assenza di Stato” e come “covo jihadista”. L’ironia è che i membri dell’UE, a fianco dei loro omologhi di Stati Uniti, Turchia, Giordania Arabia Saudita e Qatar, hanno promosso e agevolato l’intera McJihad in Siria con l’obiettivo finale di un cambio di regime a Damasco. Per più di due anni, gli appelli alla jihad contro Damasco sono stati diffusi in tutto il mondo da personaggi come Yusuf al-Qaradawi e altri pseudo-religiosi e tele-predicatori in Arabia Saudita e nelle tirannie del Consiglio di cooperazione del Golfo. I funzionari dell’UE non hanno detto niente. Inoltre, organizzazioni come i Fratelli musulmani, che reclutano combattenti da mandare in Siria, in realtà lavorano liberamente a Londra, dove hanno sede da molto tempo, così come organizzazioni simili che guardano alla Russia e all’Asia centrale per le fasi successive della McJihad. Dall’Afghanistan controllato dai taliban alla Somalia, i cosiddetti “Stati falliti”, operano per conto degli Stati Uniti, e questi stessi Paesi formano i gruppi degli “Amici della Libia” e degli “Amici del popolo siriano”. Questi Paesi dovrebbero essere chiamati, più correttamente, “Imperialismo SpA”. William Hague e soci hanno bisogno solo di guardarsi allo specchio per trovare i colpevoli che minacciano di terrorismo l’UE.
Il concetto di “ritorno di fiamma” o di conseguenze non intenzionali delle operazioni d’intelligence diventa vecchio. Da un lato persone provenienti da Paesi come la Gran Bretagna e la Francia inondano la Siria come combattenti anti-governativi, mentre dall’altra parte spaventano la propria popolazione con il loro allarmismo su questi combattenti. Nella maggior parte dei casi, i combattenti dell’UE entrati in Siria hanno sostanzialmente avuto il via libera e il permesso dal proprio governo per andarvi a combattere. La situazione era la stessa in Libia, dove cittadini statunitensi, britannici, canadesi, francesi e irlandesi hanno combattuto per rovesciare la Jamahiriya libica. Un cittadino statunitense dell’Arizona, Eric Harroun, ritornato negli Stati Uniti dalla Siria avrebbe dovuto affrontare un processo per aver combattuto a fianco di al-Nusra, ma suo padre Darryl Harroun ha rivelato il segreto che Eric lavorava per la CIA in Siria.
Punto di svolta?
Un punto di svolta è all’orizzonte, puntando a una rinnovata spinta contro il governo siriano. Richard Ottaway, un parlamentare dello stesso partito conservatore britannico di William Hague e presidente del comitato ristretto della Commissione Affari Esteri della Camera dei Comuni britannica, ha annunciato che crede che l’annuncio dell’Aja sia legato ai piani britannici per intervenire apertamente in Siria per “minare” i jihadisti stranieri. In termini orwelliani, i combattenti stranieri vengono utilizzati come pretesto per armare ulteriormente le forze anti-governative in Siria. Non sarebbe un caso che le capitali dei Paesi membri della NATO annunciano che il gas nervino sarin sia stato utilizzato dal governo siriano. Annunci circa l’uso di armi chimiche da parte della Siria sono stati fatti da Londra, Parigi, Tel Aviv e Washington DC. Nonostante il fatto che le forze anti-governative abbiano minacciato di usarle, i rapporti sull’uso di armi chimiche in Siria consegnati dal governo siriano alle Nazioni Unite vengono politicizzati con l’obiettivo di incolparne Damasco. Ripetendo lo scenario libico, l’UE ha deciso di iniziare a comprare petrolio siriano dalle forze anti-governative, mentre gli Stati Uniti hanno inviato truppe in Giordania e Israele per la costruzione di infrastrutture per le forze anti-governative e preparandosi ad inviare droni in Siria dallo spazio aereo giordano.
I combattenti stranieri e le forze anti-governative che combattono in Siria collaborano con gli Stati Uniti e i loro alleati direttamente o indirettamente. Ormai il fallimento della cosiddetta “guerra al terrore” degli Stati Uniti dovrebbe essere evidente ai più. Sin dall’inizio non era una guerra contro il terrorismo, ma una “guerra terroristica.” Coloro che sono stati etichettati terroristi e jihadisti dal governo degli Stati Uniti e dai suoi alleati, in molti casi erano proprio la fanteria degli statunitensi nella lenta guerra imperialista di conquista.
Avanti con la McJihad
L’alleanza della guerra fredda tra jihadisti e blocco occidentale, durante la luna di miele anti-sovietica in Afghanistan, è stata ripresa. Ancora una volta i combattenti jihadisti vengono utilizzati come fanteria nella McJihad degli USA. Nella chiamata alle armi, al-Qaradawi e la sua gente hanno dichiarato che la Russia è il nemico numero uno degli arabi e dei musulmani. Ma prima sulla loro lista dei nemici c’è la nemesi degli USA, l’Iran. Questa posizione è politicamente motivata, perché al-Qaradawi aveva proibito ogni combattimento nel 2010 contro la Russia nel Caucaso del Nord. Il pubblico destinato alla revisione della sua posizione sulla Russia e all’animosità verso l’Iran, è composto da battaglioni di combattenti stranieri in Siria, tra cui gruppi militanti del Caucaso del Nord entrati Siria e Libano per combattere attivamente contro il governo siriano, nell’ambito della McJihad degli USA. Le milizie anti-governative in Siria avevano già espresso la loro ostilità verso Mosca e Teheran.
Il Telegraph di Londra, presentato dalla trionfante lingua di Jake Wallis Simons, commenta che la chiamata alle armi di al-Qaradawi è il segnale che una nuova alleanza di interessi si forma tra le forze che la primavera araba ha portato al potere, come ad esempio i Fratelli musulmani, e l’occidente, contro l’asse formato da Russia, Iran e Cina. Simons avrebbe inoltre implicitamente assegnato Israele a questa nuova alleanza contro Mosca, Teheran e Pechino. Ciò spiegherebbe perché degli israeliani sono stati catturati mentre spiavano le navi russe a Tartus.
La Siria non sarà il capolinea della McJihad. Se la Siria cade, in un modo o in un altro attraverso l’instabilità cronica o un cambiamento di regime, i combattenti stranieri invaderanno dal suo territorio tutto il mondo, utilizzandolo come chiave di volta per colpire Paesi come l’Iran e la Russia. Ciò è quello che è successo in Libia, utilizzata come base per inviare armi e combattenti in Siria dal Nord Africa. Potenzialmente, posti come il Distretto Federale del Caucaso del Nord in Russia e le province di confine iraniane poterebbero vedere l’afflusso di combattenti stranieri ed attentati terroristici. Ma nel breve termine il Libano sarà il prossimo fronte, se la Siria dovesse cadere.
V.V
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