lettera dell'arch. Kambiz Dowlatchahi per affermazioni dell'Isp. Pubb. Istruzione , Luciano Favini

So che c’è una sostanziale differenza tra il genocidio armeno e la guerra civile in Siria. Ma io preferisco parlare di tutti e due argomenti ai giovani, sebbene l’ispettore capo del Ministero la pensi diversamente.

Il primo, ormai “Storia”; è una dolorosa esperienza, come la Shoah, che ha ferito l’umanità; è un insegnamento di carattere morale, sociale e politico al cui monito non ci possiamo sottrarre.

Non basta mai parlarne. Non tanto per fomentare vendetta quanto per arrivare al riconoscimento e al rispetto del “L’altro”. Alla pacificazione di coscienze.

Se ne avessimo parlato abbastanza non avremmo avuto la Shoah.

La seconda è una guerra civile in un paese oppresso da un sistema di potere perenne che passa da padre in figlio; una sommossa popolare, dai contorni poco chiari, offuscata dalle ingerenze delle superpotenze. Un processo “in corso” che la storia non l’ha ancora giudicato. È, quindi, difficile parlarne senza condizionamenti ambientali, politici e culturali. Ma è più onesto accettare il rischio di sbagliare l’analisi che tacere.

K.D