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Festa dei Santi Traduttori Armeni
I SANTI TRADUTTORI
La festa dei Santi Traduttori che cade ogni anno, nel secondo sabato di ottobre, è una delle feste più importanti dell’anno liturgico armeno. La Chiesa e il popolo armeno celebrano in questo giorno l’attività e lo zelo di quel gruppo di santi che, all’inizio del V secolo, subito dopo l’invenzione dell’alfabeto ad opera di San Mesrop, diedero il via alla nascita della letteratura e della cultura armena. Furono loro, infatti, i primi ad utilizzare le lettere dell’alfabeto, frutto delle ricerche e, soprattutto, delle preghiere del loro maestro Mesrop. Narra infatti Koriun, allievo prediletto di Mesrop e suo biografo, che dopo lunghi viaggi e tentativi infruttuosi del santo monaco di creare un alfabeto per il suo popolo, fu la grazia divina che intervenne in suo soccorso e in risposta alle sue intense suppliche: la mano destra di Dio dispensatore di ogni bene, dice Koriun, apparve nel “laboratorio del cuore” del monaco nell’atto di tracciare le lettere, concedendo così a lui, in premio alla sua dedizione, di dare vita all’alfabeto armeno, chiamato proprio per questo “dono divino”. L’alfabeto, nel progetto di Mesrop, non era che un mezzo per poter tradurre nella lingua del suo popolo la Bibbia, che in quel tempo non poteva essere letta in armeno, ma soltanto in greco e in siriaco, lingue che disponevano, a differenza dell’armeno, dei segni della scrittura. Molte poche persone tuttavia erano in grado di comprendere queste lingue straniere: i più, proprio per la mancanza della scrittura armena, restavano esclusi dall’apprendimento e dalla conseguente pratica degli insegnamenti divini. Lo stato di ignoranza che colpiva in quel tempo l’Armenia è ben descritta dalle parole di uno storico armeno dell’epoca, Fausto di Bisanzio: “Solo quei pochi che conoscevano le lettere greche e siriache erano più o meno in grado di comprendere [la parola di Dio]; l’altra massa del popolo, i principi e i contadini, anche se i maestri, simili a nubi, sedendo giorno e notte, versavano su di essi il loro insegnamento con la veemenza di piogge impetuose, nessuno di loro, nessuno, poteva tenere in mente né una parola, né una mezza parola, né un debole ricordo, nemmeno una traccia di ciò che udivano, poiché le loro menti erano occupate solo in cose inutili e vane, come piccoli fanciulli che si perdono trastullandosi nella loro spensierata fanciullezza e non si curano dell’utile e del necessario”. Furono i Santi Traduttori a sollevare le sorti del popolo introducendo l’istruzione cristiana. Una volta creato l’alfabeto armeno, infatti, Mesrop radunò subito intorno a sé giovani provenienti da tutte le parti dell’Armenia desiderosi di apprendere e applicare la nuova arte. Fu così che, aiutato dal catholicos san Sahak, suo grande sostenitore e collaboratore, Mesrop e i suoi primi allievi cominciarono la loro opera di traduzione, scrittura e insegnamento: Koriun dice infatti che posero subito mano a “tradurre, scrivere, insegnare”. “Tradurre” – e tradurre la Bibbia – fu il compito prioritario. E’ significativo che, tra tutti i libri che compongono la Sacra Scrittura, non cominciarono dai Vangeli, ma dal Libro dei Proverbi di Salomone, il più saggio re di Israele. Questo libro è un ripetuto, continuo invito alla conoscenza: il saggio, è detto più volte, ama la sapienza, che fa conoscere la virtù e che conduce a Dio, lo stolto, invece, la disprezza. A questo invito alla cultura, alla cultura cristiana, che i Santi Traduttori diffusero in Armenia, il popolo armeno non venne mai meno per tutto il corso della sua storia. Questi stessi santi, dopo aver realizzato la traduzione della Bibbia e di altri testi basilari della dottrina cristiana, cominciarono a “scrivere” opere direttamente in lingua armena, diventando gli iniziatori anche della letteratura in lingua nazionale.
Al gruppo dei Santi Traduttori appartengono infatti, secondo la tradizione, alcuni dei più importanti scrittori armeni dei primi secoli: ricordiamo Eghishé, celebre autore della “Storia di Vardan e della guerra armena”, che narra della battaglia di Avarayr e del sacrificio di Vardan e dei suoi compagni per la difesa della fede cristiana; Mosé di Chorene, conosciuto anche conme il “Padre della storia”, autore del più famoso libro di storia armena dell’antichità; Koriun, già nominato, che ci ha lasciato la biografia di Mesrop, e il filosofo Davide l’Invincibile, che fece conoscere in Armenia le opere di Aristotele e che ne scrisse altre in lingua armena. Al lavoro di Mesrop, di Sahak e dei loro allievi, che oggi vengono tutti insieme festeggiati, si deve dunque allo stesso tempo la realizzazione dell’alfabeto – uno dei più forti segni identitari – la traduzione della Bibbia e l’inizio della letteratura armena, nonché la creazione e la diffusione delle scuole: in una parola, ad essi si devono le basi della cultura nazionale armena, che da più di 1600 anni ha tenuto e continua a tenere unito, nonostante le vicissitudini storiche, il popolo armeno. Senza la loro opera, certamente, la sfida per la sopravvivenza del nostro piccolo popolo sarebbe stata molto più difficile da superare.

V.V

 
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