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31 Maggio 2014 - Peltechian, Guruzian e Eghinlian: Eroi tra Italia e Armenia
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Nel volume Secondo dell'opera Medaglie d'Oro al Valor Militare d'Italia, abbiamo scovato una bella e triste vicenda di eroismo una delle tante che rendono i rapporti Italo-Armeni assai preziosi e duraturi per tutto il XX secolo.
Questa è la storia di tre ragazzi, il più grande aveva solo 32 anni, che pur non essendo Italiani di nascita lo furono più di tanti altri.
I tre ragazzi approdarono fortunosamente nel Dodeccanneso allora territorio italiano, portati da Lucia Zambul Peltechian, madre di Giovan Battista. Divennero cittadini italiani, furono arruolati e divennero paracadutisti. Furono inquadrati al Servizio Informazioni Militari per essere infiltrati in Medio Oriente. Ricercati dal nemico, traditi da un filo inglese, per evitare un bombardamento indiscriminato sulla popolazione, si consegnarono al comando anglo- francese di Aleppo indossando la divisa regolamentare del Regio Esercito. Non furono considerati prigionieri di guerra, torturati e seviziati non rinnegarono mai il giuramento fatto nei confronti della nuova Patria Italia.
Furono fucilati il 26 settembre 1942 e seppelliti in fosse anonime nel cimitero di Aleppo.
Finita la guerra, mamma Lucia Peltechian acquistò un piccolo terreno a Velletri che coltivò per sopravvivere. Il suo pensiero era però ai suoi ragazzi e volendo riportarli in Italia iniziò delle difficili quanto infruttuose ricerche in Siria. Quando ormai aveva perduto la speranza ebbe in sogno la esatta indicazione di dove trovare il figlio da parte di un angelo. Recatasi sul posto trovò i resti di Giovan Battista identificati con certezza dalle monetine turche per gemelli che lei stesa le aveva donato. A fianco i resti di Riccardo e Clemente.
Furono traslati in Italia e venduta la terra, mamma Lucia costruì la tomba per i sui tre ragazzi che fu inaugurata solennemente nel 1962, e mantenuta fino ai giorni nostri dai familiari discendenti.
Si chiamavano Giovanni Battista Peltechian, Riccardo Guruzian e Clemente Eghinlian e furono insigniti della Medaglia d'Oro alla Memoria.
GIOVANNI BATTISTA PELTECHIAN era nato a Burdur in Turchia nel 1914. Era sergente maggiore del Genio Artiglieri del Regio Esercito Italiano.
Di famiglia armena rifugiatasi nell'Egeo per sfuggire alle persecuzioni turche, veniva chiamato alle armi 26 aprile 1936. Destinato al 12º reggimento genio artiglieri, veniva collocato in congedo il 24 agosto 1937 comma grado di caporale maggiore inidoneo al grado di sergente. Diplomatosi in ragioneria a Palermo, veniva assunto dal Ministero dell'Agricoltura e Foreste per la direzione dell'Egeo. Richiamato alla dichiarazione di guerra con il grado di sergente fu aggregato nel maggio 1941 alla seconda compagnia mortai d'assalto del nono reggimento fanteria "Regina" in Rodi. Passato all'ufficio informazioni del comando superiore delle FF.AA dell'Egeo e promosso sergente maggiore si offriva volontario nel 1942 primo importante missione informativa nel Medio Oriente. Conoscitore perfetto della lingua turca e araba, venne aviolanciato nella zona di Aleppo e raggiunto il quartiere armeno della città iniziava brillantemente la sua opera. Scoperto e catturato venne fucilato insieme ad altri due compagni il 26 settembre 1942 ad Aleppo.
Di origine armena, Cittadino Italiano d'elezione, sottufficiale animato da profondo amore per l'Italia, già distintosi in precedenti azioni, si offriva con vero si offriva con vero entusiasmo per essere aviolanciato in territorio nemico a capo di una rischiosa missione informativa. Dopo un periodo di proficua attività, tradita catturato, veniva sottoposto ad inumane torture e ad estenuanti interrogatori, mantenendo virilmente inalterata la sua fede per l'Italia, rendendo vano ogni tentativo di carpirgli notizie e respingendo sdegnosamente ogni offerta per aver salva la vita. Condannato a morte unitamente ai suoi compagni di missione, dinanzi al plotone di esecuzione il suo pensiero rimaneva fermamente rivolto all'Italia, alla famiglia, e ai propri dipendenti. Al cappellano che lo assisté negli ultimi momenti ed immobili lettere dirette alla madre e ai superiori, confermava le sue magnifiche 12 di soldato, dichiarando che gli suoi compagni morivano contenti per il dovere compiuto e raccomandando alla madre di non rimpiangerlo. Fulgido esempio di virtù militari e di completa dedizione alla Patria. - Medio Oriente, luglio-settembre 1942.
RICCARDO GURUZIAN era nato ad Arpet in Armenia nel 1910. Sergente, Comando Superiore FF. AA. Egeo.
Famiglia armena, rifugiatasi a Rodi, per sfuggire alle persecuzioni turche ed assunta cittadinanza italiana prestò servizio militare nel 9° reggimento fanteria della Brigata "Regina" dal 1931 al 1933, raggiungendo il grado di sergente. Richiamato la dichiarazione della seconda guerra mondiale, fu assegnato l'Ufficio informazioni del comando superiore delle FF.AA dell'Egeo. Perfetto conoscitore della lingua turca e araba, partecipò volontariamente ad una pericolosa missione di informatori in Siria insieme ai compatrioti Peltechian, Eghinlian, anche essi medaglia d'oro alla memoria. Paracadutato nella zona dialetto e raggiunto il quartiere armeno della città, riuscì ad iniziare la sua segreta attività informativa. Scoperto e arrestato nel luglio 1942, dopo due mesi di torture venne fucilato insieme ai suoi compagni il 26 settembre in Aleppo.
Di origine armena, cittadino italiano di elezioni, profondamente devoto all'Italia, si offriva, con vero entusiasmo, per essere aviolanciato, in territorio nemico per rischiosa missione informativa.
Dopo periodo di proficua attività, tradita catturato, veniva sottoposto ad inumane torture e ad estenuanti interrogatori che sopportava virilmente, confermando inalterata la sua fede dell'Italia, rendendo vano ogni tentativo di cartellino notizie respingendo penosamente ogni offerta di passare al nemico per aver salva la vita. Condannato a morte, dinanzi al plotone di esecuzione il suo pensiero rimaneva rivolto all'Italia, alla famiglia ed ai suoi superiori, dichiarando di morire contento di aver compiuto interamente il suo dovere. Fulgido esempio di virtù militari. - Medio Oriente, luglio-settembre 1942.
CLEMENTE EGHILIAN, era nato ad Ankara in (Turchia) il 18 maggio 1914. Autiere, 50° autoreparto dell'Egeo.
(B.U. Dispensa 24' del 13 giugno 1959)
Licenziato nel 1932 dalla Scuola di avviamento di Rodi, come meccanico elettricista esercitò il mestiere fino al 1935 allorché fu arruolato per il servizio di leva presso il 9° Reggimento Fanteria della Divisione "Regina". Dopo aver partecipato alla campagna etiopica, fu congedato nel settembre 1936. Richiamato con l'entrata in guerra dell'Italia, fu destinato al 50° autoreparto dell'Egeo come autista, Prestò successivamente servizio al 107° reparto distrettuale, al settore di Colato e al 9° (reparto) fanteria quindi veniva scelto per la sua perfetta conoscenza delle lingue araba e turca per una arditissima missione informativa in territorio nemico. Scoperto e catturato dalla polizia degaullista unitamente ad altri suoi due compagni di missione nel luglio 1942, il 26 settembre dello stesso anno veniva fucilato nella città di Aleppo.
Di origine armena, cittadino italiano di elezione, profondamente devoto all'Italia si offriva con vero entusiasmo, per essere aviolanciato in territorio nemico per rischiosa missione informativa. opo un periodo di proficua attività, tradico e cattura, veniva sottoposto ad immane torture e ad estenunti interrogati che sopportava virilmente, confermando inalterata la sua fede per lìItalia, rendendo vano ogni tentativo di carpirgli notizie e respingendo sdegnosamente ogni offerta di passare al nemico per aver salva la vita, Condannato a morte, dinanzi al plotone d'esecuzione il suo pensiero rimaneva rivolto all'Italia, alla famiglia ed ai suoi superiori. In una nobile lettera indirizzata al fratello alla vigilia della morte, confermava le sue magnifiche doti di soldato, dichiarando che egli ed i suoi compagni avevano la coscienza tranquilla dinanzi a Dio e che morivano contenti di aver compiuto interamente il lodo dovere. Fulgido esempio di virtù militari. - Medio Oriente, luglio - settembre 1921.
Pubblicato da Carlo Coppola a 20:03
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nel facebook troverete alcune foto mentre la storia famigliare potete leggere anche nel NEWs di ZATIK ,
https://www.facebook.com/vahe.vartanian.773?fref=ts
http://centrostudihrandnazariantz.blogspot.it/2014/05/peltechian-guruzian-e-eghinlian-eroi.html
http://www.zatik.com/newsvisita.asp?id=3501
...>>>http://www.zatik.com/newsvisita.asp?id=3501
10 Nov 2013 - Eroi Armeni : parte del racconto/libro UNA MATTINA IN UN GIARDINO MAGICO..dove si racconta la storia di tre eroi armeni che hanno dato la vita per l'Italia..
Katerina Benliyan
ecco qui Vahè...
TRE EROI ITALIANI, ORFANI, COME MIO PADRE, SALVATI DAI TURCHI DA DON ORIONE CHE LI HA PORTATI IN ITALIA (OLTRE 50 BAMBINI ARMENI) UNO DI QUESTI ERA MIO PADRE, UNO SI CHIAMAVA DIGRAN ...
Il padrino di Gregorio è l’amico del cuore, fratello per scelta, di mio padre.
Si chiama Dikran ed insieme lui e mio padre sono venuti via da Costantinopoli. Insieme sono arrivati a Rodi, insieme sono andati in Italia e poi tornati a Rodi, insieme hanno freguentato la scuola. L'unica differenza tra loro fu il servizio militare. Mio padre non fece il militare mentre Digran si arruolò.
Dikran non ha nessuno. La sua famiglia è stata falciata via dal genocidio e mia nonna lo accoglie in casa come un altro figlio, ed insieme a mio padre vanno al convitto, ed insieme, nel 1925 partono per l'Italia. Berg è tutto quel che ha.
I giovani sposi sono la sua famiglia ed il piccolo Gregorio il suo figlioccio.
Berg aveva tanta paura di perdere Maria che non ne aveva parlato neppure con Dikran e gliela aveva presentata solo quando era sicuro che si sarebbero sposati.
Questo, l’amico fraterno, ridendo, glielo rimproverava sempre.
Ma intanto Berg e Dikran avevano in Maria la famiglia che nessuno dei due aveva più, così lontani dalla loro terra, non erano neppure avvezzi a parlare del loro dolore e del loro passato.
Avevano dentro di loro la dignità che ha ogni armeno, figlio della diaspora.
Negli occhi un velo di tristezza, il sorriso sulle labbra è tanta, tanta dolcezza nel cuore ch’eppure era colmo di un dolore che non erano capaci di condividere.
Poche parole tra Berg e Dikran, non avevano bisogno di parlare molto, loro due.
Avevano vissuto il collegio appoggiandosi l’uno all’altro e dividendo i rari pacchi che arrivavano da Costantinopoli.
Qualche biscotto, un paio di sciarpe di lana, due penne e qualche altro dolcetto. Questo solo quando tornava in Italia un sacerdote e recava il pacco che la nonna Maryan mandava a Berg sapendo che l’avrebbe condiviso con l’amico fraterno Dikran.
Mia madre mi raccontava di quella volta che Dikran era arrivato a casa con un foglio:
“Maria questo è il mio testamento, devo partire per una missione molto pericolosa, domani arriva il camion che ti porta tutte le mie cose e Berg e Kirkor sono i miei eredi, ho tutto scritto qui”
“Ma cosa stai dicendo?” dice mia madre “vai via e porta con te questo foglio, non voglio avere in casa queste grousousiè (cose che portano male), vai a fare quel che devi fare e torna presto, come sempre. Ti aspettiamo per il compleanno del bambino”,
Dikran la guarda sorridendo, da un bacio al piccolo Kirkor e se ne va lasciando il testamento sul comò.
Dikran aveva scelto di fare la carriera militare nell’esercito italiano. Lui amava molto la terra che lo aveva accolto. Tanto da sacrificarle anche la sua vita.
Il giorno dopo arrivò il camion che portava tutti i beni ma mia madre lo rimandò indietro.
Aveva ragione lui. Non tornò dalla missione.
Il comandante di Dikran, quando seppe che lui era caduto durante la missione, andò a casa dei miei per dare la brutta notizia e per leggere loro il testamento che mia mamma conosceva benissimo.
I miei erano disperati per il caro fratello perso in modo così tragico e certo non erano interessati all'eredità, ma il comandante del reggimento si sentiva in dovere di esaudire le ultime volontà di Dikran ma quando cercò di recuperare tutti i beni non trovò più niente. Il padrone di casa di Dikran, quando mia madre aveva rimandato indietro il camion con tutti i suoi beni aveva pensato bene di far sparire ogni cosa.
Quando io avevo forse 11 anni, un giorno vennero a casa due ufficiali, cercavano una prova che legasse i miei a Dikran, avevano il suo testamento e dovevano insignire i tre militari che erano caduti durante quella missione, di medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Mio fratello era l'erede dunque spettava a lui avere l’onorificenza.
La medaglia d'oro al valor militare della repubblica d'Italia cita:
RICCARDO GURUZIAN, n 1910 Arpet (Armenia), Sergente. Comando Superiore FF.AA. Egeo.
Di origine armena, cittadino italiano di elezione, profondamente devoto all'Italia si offriva con vero entusiasmo, per essere aviolanciato in territorio nemico per rischiosa missione informativa. Dopo un periodo di proficua attività, tradito e catturato, veniva sottoposto ad immane torture e ad estenunti interrogatori che sopportava virilmente, confermando inalterata la sua fede per l'Italia, rendendo vano ogni tentativo di carpirgli notizie e respingendo sdegnosamente ogni offerta di passare al nemico per aver salva la vita, Condannato a morte, dinanzi al plotone d'esecuzione il suo pensiero rimaneva rivolto all'Italia, alla famiglia ed ai suoi superiori, dichiarando di morire contento di aver compiuto interamente il proprio dovere, Fulgido esempio di virtu militari. - Medio Oriente, luglio - settembre 1921
Io sono sicura che la famiglia alla quale ha pensato prima di essere fucilato fosse la mia famiglia, la sua, unica, famiglia: i miei genitori ed il suo piccolo figlioccio.
Di famiglia armena, rifugiatosi a Rodi per sfuggire alle persecusioni turche, ed assunta la cittadinanza italiana prestò servizio militare al 9° Rgt. fant. della Brig. "Regina" dal 1931 al 1933, raggiungendo il grado di sergente. Richiamato alla dichiarazione della seconda guerra mondiale, fu assegnato all'Ufficio informazioni del Comando Superiore delle FF. AA. dell'Egeo. Perfetto conoscitore delle lingue araba e turca, partecipò volontariamente ad una pericolosa missione di informatori in Siria insieme ai compatrioti Peltechian e Eghinlian, anch'essi decorati di M.O. alla memoria. Paracadutato nella zona di Aleppo e raggiungo il quartiere armeno della città, riusci ad iniziare la sua segreta attività informativa, Scoperto ed arrestato nel luglio 1942, dopo due mesi di torture, venne fucilato, insieme ai suoi compagni il 26 settembre in Aleppo.
GIOVAN BATTISTA PELTICHIAN, n 1914 Burdur (Turchia) Sergente maggiore, genio artieri.
Di origine armena, cittadino italiano di elezione, sottufficiale animato da profondo amore per l'Italia, già distintosi in precedenti azioni, si offriva volontario per essere aviolanciato in territorio nemico a capo di una rischiosa missione informativa. Dopo un periodo di proficua attività, tradito e catturato, veniva sottoposto ad inumane torture e ad estenuanti interrogati mantenendo virilmente inalterata la sua fede per l'Italia, rendendo vano ogni tentativo di carpirgli notizie e respingendo sdegnosamente ogni offerta di passare al nemico per aver salva la vita, Condannato a morte, dinanzi al plotone d'esecuzione il suo pensiero rimaneva rivolto all'Italia, alla famiglia ed ai suoi dipendenti, Al cappellano che lo assistè negli ultimi momenti ed in nobili lettere dirette alla madre ed ai superiori, confermava le sue magnifiche doti di soldato, dichiarando che egli ed i suoi compagni morivano contenti per il dovere compiuto e raccomandato alla madre di non rimpiangerlo. Fulgido esempio di virtù militari e di completa dedizione alla Patria. - Medio Oriente, luglio - settembre 1921
Di famiglia armena rifugiatasi nell'Egeo per sfuggire alle persecuzioni turche, veniva chiamato alle armi il 26 aprile 1936, Destinato al 12° Rgt. genio artieri, veniva collocato in congedo il 24 agosto 1937 col grado di cap. maggiore idoneo al grado di serg. Diplomatosi in ragioneria a Palermo, veniva assunto al Ministero dell'Agricoltura e Foreste per la Direzione dell'Egeo, Richiamato alla dichiarazione di guerra col grado di serg fu aggregato nel maggio 1941 alla 2^ come mortai d'assalto del 9° Rgt. Fant. "Regina" in Rodi. Passato all'Ufficio informazione del Comando Superiore delle FF.AA. dell'Egeo e promosso serg. magg. si offriva volontario nel 1942 per una importante missione informativa nel Medio Oriente. conosciuto perfetto delle lingue turca e araba, venne aviolanciato nella zona di Aleppo e raggiunto il quartiere armeno della città iniziava brillantemente la sua opera. Scoperto e catturato venne fucilato insieme ad altro due compagni il 26 sett. 1942 in Aleppo.
CLEMENTE EGHILIAN, n 1914 Ankara (Turchia). Autiere, 50° autoreparto dell'Egeo. Di origine armena, cittadino italiano di elezione, profondamente devoto all'Italia si offriva con vero entusiasmo, per essere aviolanciato in territorio nemico per rischiosa missione informativa. opo un periodo di proficua attività, tradico e cattura, veniva sottoposto ad immane torture e ad estenunti interrogati che sopportava virilmente, confermando inalterata la sua fede per lìItalia, rendendo vano ogni tentativo di carpirgli notizie e respingendo sdegnosamente ogni offerta di passare al nemico per aver salva la vita, Condannato a morte, dinanzi al plotone d'esecuzione il suo pensiero rimaneva rivolto all'Italia, alla famiglia ed ai suoi superiori. In una nobile lettera indirizzata al fratello alla vigilia della morte, confermava le sue magnifiche doti di soldato, dichiarando che egli ed i suoi compagni avevano la coscienza tranquilla dinanzi a Dio e che morivano contenti di aver compiuto interamente il lodo dovere. Fulgido esempio di virtu militari. - Medio Oriente, luglio - settembre 1921
Licenziato nel 1932 dalla Scuola di avviamento di Rodi, come meccanico elettricista esercitò il mestiere fino al 1935 allorchè fu arruolato per il servizio di leva presso il 9° Rgt. Fant. della Div. "Regina". Dopo aver partecipato alla campagna etiopica, fu congedato nel sett. 1936. Richiamato con l'entrata in guerra dell'Italia, fu destinato al 50° autoreparto dell'Egeo come autista, Prestò successivamente servisio al 107° reparto distrettuale, al settore di Colato e al 9° fant. quindi veniva scelto per la sua perfetta conoscenza delle lingue araba e turca per una arditissima missione informativa in territorio nemico. Scoperto e catturato dalla polizia degaullista unitamente ad altri suoi due compagni di missione nel luglio 1942, il 26 settembre dello stesso anno veniva fucilato nella città di Aleppo.
Quei tre militari erano tre giovani uomini armeni che avevano accettato una missione segreta e pericolosa per un Paese, l'Italia, che non era il loro paese di nascita ma per cui avevano deciso, insieme, che valeva la pena sacrificare la loro vita.
Tre grandi uomini, quei giovani uomini, tre eroi, che avevano visto le brutture della guerra ancora neonati o fanciulli.
Mia madre non aveva alcuna intenzione di dare a questi estranei piombati in casa, l’unica foto con dedica di Dikran, era l’unica cosa che avevano di lui e gli ufficiali la volevano per fotografarla.
Mio padre allora cercò di convincere la mamma e sorrido pensando a mo padre che dice:
“Ma Maria, possiamo stare tranquilli, sono due ufficiali, ci riporteranno la fotografia, sono persone serie.”
Infatti, dopo due giorni restituirono la foto e dissero che avevano fatto delle ricerche e sapevano che il vecchio padrone di casa di Dikran era venuto a vivere in Italia, a Roma, dove aveva aperto un famoso negozio di tappeti persiani.
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EROI ARMENI DI MEDAGLIE D'ORO di VALOR MILITARE
Ci sono delle vie a Roma a nome loro ma mancano l'identikit di eroi citati,
http://www.zatik.com/newsvisita.asp?id=3436
pagina ufficiale della presidenza provinciale di Roma e Latina dell'Opera Nazionale per i Caduti senza Croce Piazza Caduti sul Lavoro 34 00049 Velletri (Rm) opecadutisenzacroce@libero.it
Commemorazione delle medaglie d'oro Giovanni Battista Peltechian - Riccardo Guruzian e Clemente Enghilian sepolte nel cimitero di Velletri 24 Giugno 2011 <
http://www.nordfriuli.org/sezione.htm
11-Mag. 2013_ Eroi armeni e motivazioni delle medaglie d'oro V.M. ai regimenti della FOLGORE
http://www.zatik.com/newsvisita.asp?id=3436
10 Maggio 2013 ; Scrive P. Giuseppe Faraci a Rupen Timurian di essere contattato per fornire altri particolari sui nostri tre amici.( Ereoi Armeni )
'Ufficio Onor Caduti dello Stato Maggiore, Hanno ricostruito tutto il percorso da Aleppo a Roma. Sono tutti e tre sepolti a Velletri nella tomba di famiglia di Pelthechian che è stato il primo a giungere in Italia e dopo la famiglia Pelthechian ha voluto anche gli altri due e sono stati seppelliti insieme. Ci sono anche notizie sulla tomba e altri particolari. Appena avrò il materiale te lo farò avere. Credo che dobbiate fare qualcosa per questi tre giovani eroi armeni (un libretto, un depliant, qualunque cosa li possa far conoscere anche al di fuori della comunità armena). Gli eroi appartengono a tutti.
Un carissimo salutone. Ciao
P. Giuseppe Faraci
Abbiamo scoperto che ogni anno 24 Giugno si celebra la memnoria degli Eroi Armeni
Ci sono delle vie a Roma a nome loro ma mancano l'identikit di eroi citati,
Eroi armeni e motivazioni delle medaglie d'oro V.M. ai regimenti della FOLGORE
Ci sono delle vie a Roma a nome loro ma mancano l'identikit di eroi citati,
CLEMENTE EGHINLIAN
RICCARDO GURUZIAN
GIOVAN BATTISTA PELTECHIAN
DECORAZIONI AL VALOR MILITARE CONCESSE AI PARACADUTISTI
MEDAGLIE D'ARGENTO 424
MEDAGLIE DI BRONZO 464
CROCI DI GUERRA 536
MOTIVAZIONE DELLE MEDAGLIE D'ORO AL V.M. AI REGGIMENTI DELLA "FOLGORE"
DIVISIONE "FOLGORE"
Medaglia d'Oro al V.M.
al 186° reggimento fanteria paracadutisti "FOLGORE"
al 187° reggimento fanteria paracadutisti "FOLGORE"
al 185° reggimento artiglieria paracadutisti "FOLGORE"
«Reggimento Paracadutisti della gloriosa divisione "Folgore" in unione alle aliquote divisionali ad esso assegnate, per tre mesi, senza soste, si prodigò valorosamente in numerose azioni offensive e difensive stroncando sempre l'impetuosa avanzata del nemico enormemente superiore per numero e per mezzi. Nell'epica battaglia di EL ALAMEIN, stremato per le perdite subite, cessato ogni rifornimento d'acqua, viveri e munizioni, con la fede che solo il più sublime amor di Patria può generare, respingeva sdegnosamente, al grido di "Folgore!" ripetuti inviti alla resa, dimostrando in tal modo che la superiorità dei mezzi poteva soverchiare i Paracadutisti d'Italia, piegarli mai. Attraverso innumerevoli episodi d'eroismo collettivi, ed individuali, protraeva la resistenza fino a totale esaurimento di ogni mezzo di lotta imponendosi al rispetto ed all'ammirazione dello stesso nemico scrivendo così una delle pagine più fulgide di valore per l'Esercito italiano».
AFRICA SETTENTRIONALE 22 luglio - 12 ottobre 1942
BATTAGLIA di EL ALAMEIN 23 ottobre - 6 novembre 1942
http://www.nordfriuli.org/sezione.htm
http://www.giovaneitaliabelluno.it/dcm/elalamein.pdf
R.T. V.V.
http://www.zatik.com/newsvisita.asp?id=3436
Cenro Nazariantz
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