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4 Giugno; _ Il 25 Anniversario della Fondazione del FORUM in sala di Liegro al Palazzo Valentini
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Comunicato Stampa e Relazione del Presidente Loretta Caponi
Oggi 4 Giugno del 2015 si è tenuta un'iniziativa per il 25° anniversario della fondazione del Forum Delle Comunità Straniere In Italia nella sala "Luigi Di Liegro"
di palazzo Valentini. Dopo un'ampia introduzione da parte del presidente che ha ripercorso i venticinque anni non solo della vita dell'associazione ma della storia dell'immigrazione e della sua legislazione a partire dalla legge Martelli si è approfondita la discussione su una riflessione doverosa delle motivazioni con le quali si è resa ingovernabile e incontrollata l'immigrazione.Subito dopo si è data la parola alle due voci che hanno raccontato, precedute da brevi introduzioni sulla presenza e su alcuni aspetti significativi delle comunità nazionali, alcune storie di immigrati di ben nove nazionalità, determinando una grande commozione tra i partecipanti. Da ultimo è stata donata al presidente del Forum delle Comunità straniere in Italia un targa commemorativa per i 25 anni di attività dell'associazione.
segue intera relazione introduttiva ----------------------------------------------
Relazione di Loretta Caponi
-Il forum delle comunità straniere nato a ridosso della prima legge organica sull’immigrazione (la c.d. legge martelli) ha tenuto presenti nel proprio percorso alcune coordinate generali: la ricerca di una strada per assicurare la coesistenza tra cittadini autoctoni e stranieri nel rispetto reciproco; consapevolezza che la presenza di masse di immigrati sul territorio nazionale comporta la primaria esigenza di gestire una conflittualità non solo nei rapporti tra i cittadini del paese ospitante e “gli altri”ma anche in quelli tra le comunità immigrate; responsabilizzazione nella gestione e nella governabilità dei flussi migratori; riflessione sulle aspettative dei lavoratori immigrati, (noi vogliamo braccia e invece arrivano persone); certezza che formare o riqualificare una forza/lavoro straniera avrebbero dovuto incidere positivamente sul mercato del lavoro e che la presenza di lavoratori con culture diverse avrebbe rivoluzionato la amministrazione burocratica e l’intero impianto dello Stato.
Così non è stato.
La legge Martelli fu il risultato di una direttiva europea sul lavoro migrante e su una prima riflessione in merito alle condizioni di carattere generale dell’immigrato. Gli aspetti innovativi che il Forum rilevò per primo laddove l’insieme delle associazioni straniere, dei sindacati e di taluni partiti politici, dichiararono “fascista” e/o foriero dell’arrivo di sventurate masse straniere il contenuto della legge, fu l’essere questa legge una normativa partecipata dalle associazioni degli immigrati. In particolare era per gli immigrati stranieri a loro favore: il superamento della clausola geografica che limitava ai paesi dell’Est la possibilità di richiedere l’asilo politico e quindi toglieva ogni riserva geografica alla protezione umanitaria, la possibilità di costituire o di essere soci di cooperative, l’individuazione di procedure non discrezionali ma democratiche per la richiesta d’asilo e il soggiorno, la considerazione della necessità, di fronte a nuove regole, di sanare situazioni difficilmente sanabili in altro modo, la definizione di consulte per la partecipazione degli immigrati, la nascita dei centri di accoglienza temporanea….
La sanatoria che venne varata fece uscire dalla irregolarità circa 100.000 persone e tra questi molti, muniti già da tempo della dichiarazione di rifugiato ottenuto dall’ACNUR, poterono utilizzare la protezione dello Stato italiano e essere considerati a tutti gli effetti “rifugiati”.
Con queste norme si assistette a un proliferare di associazioni e di cooperative, venne organizzato e si svolse la prima conferenza nazionale sull’immigrazione e la prima convenzione nazionale degli immigrati, si cominciarono ad aprire le porte ai lavoratori stranieri da parte dei partiti e dei sindacati e a cooptare alcuni di loro nell’ambito di queste organizzazioni con la finalità di aumentare la propria base referenziale. Nel confronto aspro che si ebbe su questa legge, avversata in particolare da La Malfa (il PRI sosteneva il pentapartito al governo) supportato anche da organi di stampa, il Forum si fece portatore di alcuni valori fondanti:
la partecipazione degli immigrati, dei rifugiati e dei profughi alle decisioni concernenti L’immigrazione,l’elaborazione di una carta dei diritti dell’immigrato e di una dichiarazione sui diritti del rifugiato (ambedue parti integranti dello statuto dell’organizzazione), il contrasto al razzismo istituzionale e alle discriminazioni che pesano sullo straniero in quanto tale, la rivendicazione di una autonomia da partiti e sindacati di fronte alla strumentalizzazione del mondo dell’immigrazione sviluppatasi in ogni tornata elettorale e non solo, la valorizzazione non delle associazioni immigrate monotematiche (per lo sport, per l’intercultura) né per quelle politiche solitamente manipolate da organismi italiani.
La nostra concezione si riferiva invece ad associazioni delle comunità o associazioni comunitarie rappresentative di una comunità nazionale sul territorio italiano in grado di interloquire con le istituzioni del paese ospitante.
Certo la situazione attuale sembra oggi diversa da quella degli anni ’90; dal punto di vista politico (si trattava allora della 1 repubblica) ,da quello socio/culturale (un primo approccio con le diversità culturali) e soprattutto da quello della quantità e della provenienza dei flussi.
Di fronte allo spostamento di grandi masse di immigrati (la prima grande ondata fu quella albanese) e di quelle derivanti dai rivolgimenti in molti paesi (dall’est, all’africa, all’asia all’america latina) mutano gli obiettivi della legislazione sull’immigrazione: la legge Turco/Napolitano e quella Bossi/Fini fanno nascere i centri di identificazione e il reato di immigrazione clandestina il cui numero aumenta considerevolmente man mano che si attuano politiche restrittive all’entrata.
Si sfarinano i migliori contenuti delle prime leggi sull’immigrazione: le consulte a livello nazionale, locale e regionale (solitamente con una partecipazione assolutamente minoritaria di immigrati) non vengono neppure chiuse, semplicemente non vengono convocate. Le regioni a cui vengono delegate importanti funzioni per l’accoglienza e l’integrazione dei lavoratori immigrati si limitano al finanziamento di alcuni progetti per lo più intestati a qualcuno dei loro amici stranieri a scapito delle reali esigenze fatte presenti dalle più serie associazioni.
L’Europa approva una direttiva sulla partecipazione amministrativa a livello locale attraverso consulte o attraverso il voto: l’Italia approva anche se in ritardo solo la strumentazione consultiva e, poiché ad alcune forze politiche questo è sembrato di poco conto, a questa legge di ratifica non viene data alcuna pubblicità (ne verremmo a conoscenza più tardi) né alcun seguito. Per bloccare completamente l’associazionismo immigrato, già in gravi difficoltà,incapace di una efficace azione unitaria e di elaborare una strategia comune,in alcuni comuni tra cui la capitale si mettono in funzione i consiglieri aggiunti e si organizzano elezioni in una parodia con le elezioni amministrative italiane, soltanto che per quelle degli immigrati sono previste clausole e requisiti diversi e soprattutto i consiglieri aggiunti non hanno il diritto di voto.
Il Forum fa una forte campagna contro queste elezioni e vi partecipa solo in considerazione del fatto che nulla era stato ideato per la rappresentanza degli immigrati. La campagna contro i consiglieri aggiunti ha il merito di agganciare una parte dell’opposizione di destra, ma non incide sulle problematiche della sicurezza e della frattura sempre più evidente tra cittadinanza italiana e straniera.
L’immigrazione fin dal suo esordio come grandi flussi di persone bisognose che giungevano fortunosamente sulle nostre coste ha comportato le mire di approfittatori, di organizzazioni criminali, di persone senza scrupoli italiane o straniere: chi non ricorda la Pantanella o gli hotel occupati dai somali o da profughi polacchi ? Da ultimo la mafia capitale…noi proprio perché al di fuori dal mondo affaristico e mafioso davamo fastidio e da qui venne la provocazione dei centinaia di tunisini che ci chiedevano documenti per la regolarizzazione.
E ci fu anche chi volle abboccare…
Crediamo che ora sia giunto il momento di riflettere sul perché la legislazione sull’immigrazione abbia trovato sempre un ostacolo nell’articolazione dello Stato e quindi difficoltà nell’ essere applicata.
Tutti i settori dello Stato da quello giudiziario a quello politico,a quello amministrativo anche locale assecondati dalla società civile, dal mondo del volontariato dallo stesso associazionismo immigrato si sentivano in dovere di interpretare le regole dettate dalle leggi, le azioni delle forze dell’ordine venivano spesso svilite dal sistema giudiziario. Tutto ciò è potuto accadere aiutato dal fatto che spesso la legislazione sui migranti è stata interpretata con circolari esplicative che a loro volta avevano bisogno di essere interpretate, generando incertezza e l’impossibilità di una seria e continuata applicazione. Al fondo sussisteva sempre l’innata e infausta divisione, presente in tutti gli apparati dello Stato e esistente fin dalla legge Martelli, fra i “buonisti”e gli “intransigenti”.
Su un flusso di immigrati di diversa provenienza sulle nostre coste si è innestato il programma “Mare Nostrum” e sono aumentati gli appelli di chi in maniera diretta o indiretta chiamava questa povera gente a venire sul nostro territorio.
L’Italia già definita in modo spregiativo “il ventre molle dell’Europa”non ha difeso le sue frontiere e il programma tanto decantato per le sue finalità umanitarie ha scatenato la contrarietà di paesi già ad alta densità di immigrati (Francia, Germania, Inghilterra e paesi nordici), minacciati da un cerchio di migranti, partiti con l’aiuto di interessati scafisti, quando non da improvvisati governi sorti dalla primavera araba, dalle coste del nordafrica , entrati in Europa via Italia e aiutati nel pagamento degli scafisti da parenti e amici stanziati in questi paesi.
Il Forum non è stato in grado di far sentire alta e forte la propria voce e le proprie riflessioni:
l’unica e seria prospettiva per una immigrazione sostenibile deriva dalla governabilità e dal controllo dei flussi migratori l’accordo con i paesi di provenienza già tentato da vari governi è auspicabile ma non sempre possibile,soprattutto in quei paesi, come la Libia, in cui chi governa è compartecipe dello scafismo sia per guadagno economico che per quello politico. Bisogna poi smetterla di “fare i furbetti” affermando che tutti coloro che sbarcano in Italia sono rifugiati.
L’omogeneità dei diritti e doveri sul piano europeo in relazione all’asilo e alle norme di entrata è un’esigenza imprescindibile e dal Forum sempre ricordata
Prendere finalmente in considerazione l’art. 10 della Costituzione italiana che per esistere ha bisogno di una legge ordinaria per riconoscere l’asilo e per il dettato dei suoi necessari requisiti che distingua in modo netto l’immigrato, dal rifugiato e dal profugo.
Questa normativa può anche essere un input per rompere il muro di Dublino e cioè riconoscere che la richiesta di protezione può essere presentata non necessariamente nel paese di prima accoglienza.
Far partecipare alle decisioni legislative e amministrative relative all’immigrazione gli immigrati residenti da tempo sul territorio nazionale e le loro associazioni, i primi ad essere colpiti economicamente ed eticamente da una immigrazione incontrollata.
Colpire la delinquenza piccola o organizzata e le sue mani sull’affaire della immigrazione, senza alcuna giustificazione per differenze culturali, per povertà e per difficoltà incontrate in un paese straniero.
Intervenire con programmi di dissuasione sulle false asserzioni della ricchezza in Italia (Ferrari, Armani, ville principesche:..). Riconsiderare termi ni e modalità dei programmi di rientro volontario, predisponendo un reale controllo sugli stessi e estendendoli a tutti i paesi di provenienza, facendone il perno di una strategia per lo sviluppo dei paesi terzi.
Rivedere le modalità delle misure di espulsione con più uomini e mezzi senza abbandono sul territorio e senza ricorso al TAR.
Prevedere come in tutta Europa strutture ad hoc di indirizzo, di programmazione dei flussi secondo le esigenze dell’economia italiana e europea), di orientamento e di ricerca sull’immigrazione e sull’asilo (il Forum propose a suo tempo un’Agenzia dell’immigrazione supportata da una consulta delle associazioni immigrate). L’impalcatura dello Stato deve essere rafforzata quanto al contrasto della clandestinità, della criminalità e della inosservanza degli obblighi e degli impegni previsti a livello locale, regionale e centrale. In sintesi non esiste un unico intervento per governare e gestire il sempre più imponente flusso migratorio ma per questo e per dare maggiore sicurezza agli italiani, legalità e facilità di integrazione agli immigrati è necessaria l’esistenza di uno Stato e delle sue articolazioni democratiche.
Seguito il dibattito dopo la donazione della targa al presidente del FORUM A loretta Caponi;
vahè
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