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050915 - Armeni: storia di un genocidio negato
Edizione 204 del 12-09-2005
1915-2005
di Odoardo Reggiani
Gli organizzatori avevano evidentemente ritenuto che in un programma superaffollato di incontri con i protagonisti delle istituzioni, della politica, del mondo culturale ed economico come quello di Rimini, l’argomento del genocidio degli armeni cristiani perpetrato dai turchi nel 1915-16 potesse al massimo catturare l’interesse di poche decine di studiosi. La sala D2 dei padiglioni fieristici, capace di circa 500 posti, doveva pertanto risultare sproporzionata alla bisogna. Contro ogni previsione la conferenza della scrittrice e docente universitaria Antonia Arslan, autrice del best seller “La masseria delle allodole” (Rizzoli), e del giornalista Marco Tosatti, vaticanista della Stampa e autore di alcune importanti pubblicazioni sullo sterminio del popolo armeno, ha subito esaurito tutti i posti disponibili. Motivo di questo (tardivo) interesse per il primo genocidio del secolo scorso, che istruì quelli successivi, è la discussione sull’ingresso della Turchia nella Ue. Vale qui la pena di tracciare un breve profilo della nazione armena, giusto per avere una idea di cosa stiamo parlando. Dal punto di vista geografico l’Armenia storica (Hayastan) è un esteso altipiano situato ad una altitudine media di 2000 metri sul livello del mare e dominato dal monte Ararat (5164 msl) dove, secondo la Bibbia, si sarebbe arenata l’arca di Noè. Questo territorio occupava l’odierna Turchia orientale, parte della Siria fino ai confini con la Persia e la Mesopotamia, tutto il Caucaso meridionale, incluso il Nagorno Karabak. L’attuale repubblica di Armenia, nata nel 1991 dopo il dissolvimento dell’impero comunista, comprende solo la decima parte dell’Armenia storica, ovvero quella porzione di territorio che costituiva l’Armenia Sovietica fin da 1921. Conta 3 milioni di abitanti, un terzo dei quali risiede nella capitale, Erevan. Il 94% degli armeni professa la religione cristiano-ortodossa. Data la sua collocazione l’Armenia ha sempre rappresentato un ambito obiettivo politico-militare essendo una via naturale per i commerci fra l’Europa e l’Oriente. La storia della regione ha origini antichissime. Già nel 900 a.c. le varie popolazioni che l’abitavano erano unificate sotto un unico regno (Regno Van-Urartu) e da esse deriva l’etnia armena. La prossimità con potenti imperi come quelli persiano, macedone, ottomano, romano e russo, in perenne lotta fra loro, coinvolse gli armeni in continui conflitti e in una perenne lotta contro l’assimilazione. Come stato indipendente l’Armenia prosperò fino al IX e X secolo d.c. con la splendida capitale Ani e uno straordinario sviluppo delle arti, della letteratura e dell’architettura. Continue scorribande e invasioni da parte di mongoli, tatari, parti, ottomani, determinarono progressivamente lo smembramento dell’Armenia storica. Alla fine del XVI secolo d.c. tutta la sua parte sud-occidentale fu conglobata nell’impero ottomano nel quale godette, tuttavia, di una relativa autonomia fino alla fine dell’Ottocento. La crescente prosperità degli armeni, l’occupazione di posti di prestigio nella società ottomana, la religione cristiana e una cultura non soggetta ad omologazione, parallelamente ai prodromi di dissolvimento del sultanato islamico, diedero la stura alla tragedia il cui inizio coincide con la nascita della Turchia moderna. “Le matrici della Turchia moderna sono macchiate del sangue armeno” ha affermato Marco Tosatti aprendo il suo intervento, tutto incentrato sulla pluridecennale campagna negazionista del governo di Ankara. Il 22 agosto 1939, alla vigilia dell’invasione della Polonia e dell’attuazione del piano di annientamento degli ebrei, davanti ai gerarchi nazisti riuniti all’Obersalzberg, dovendo superare le obiezioni di alcuni esponenti delle gerarchie militari, Adolf Hitler ebbe a dire “Insomma, chi parla ancora oggi dello sterminio degli armeni?”. Il silenzio, la menzogna, la cancellazione premeditata di ogni traccia di quell’orrore hanno infatti negato al popolo armeno perfino il diritto alla memoria. Tutto ebbe inizio con il declino dell’impero ottomano soprannazionale conclusosi con la disfatta nella grande guerra, ma già nel 1909 e ancor prima, nel 1894 e nel 1896, il sultano Abdul Hamid II, preoccupato dello sviluppo economico e culturale dei sudditi di etnia armena e religione cristiana, avviò una velenosa campagna di disinformazione accusando gli armeni di complottismo antinazionale che scatenò contro di loro l’odio dei turchi musulmani. Nel pogrom che ne seguì vennero trucidati 300.000 armeni. La grande guerra, col tradizionale nemico russo che premeva ai confini dell’impero, offrì al governo di Ankara il pretesto per “chiudere i conti” con i cristiani.
(continua)

V.V

 
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