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050929 - Ma la Turchia batte i pugni
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Il semplice partenariato non ci interessa, potremmo disertare» Ma la Turchia batte i pugni
Ankara - Ankara ha risposto con evidente nervosismo alle docce gelate, provenienti sia da Bruxelles sia da Strasburgo: ha minacciato, infatti, di disertare l’avvio del tanto agognato negoziato di adesione all’Ue, già fissato per lunedì prossimo 3 ottobre a Lussemburgo, se l’Ue non si impegnerà sin d’ora
a dare al negoziato stesso lo sbocco univoco della «piena membership» rinunciando per sempre alla possibilità di proporle in futuro l’ipotesi del
partenariato speciale.
Quello a cui Ankara, con la sua minaccia, sembra mirare è spingere quei Paesi membri dell’Ue che la appoggiano pienamente (Gran Bretagna, Italia e, con
minore convinzione oggi la Germania, paralizzata dall’esito incerto delle elezioni) a obbligare l’Austria, e gli altri paesi che - come la Francia- meno apertamente propendono per offrire alla Turchia un partenariato speciale a concedere alla Turchia un negoziato a sbocco univoco (la piena adesione). E
questo già nel documento quadro che fisserà le linee del negoziato e su cui è in corso a Bruxelles un braccio di ferro a livello di ambasciatori dei 25. Il
comitato degli ambasciatori dei 25 (Coreper), che - secondo i media turchi doveva riunirsi ieri - si svolgerà, invece, quest’oggi e - secondo gli stessi
media - sarebbe certo che ci sarà un nuovo nulla di fatto, per cui per domenica sarebbe stata già stata convocata una riunione di emergenza dei ministri degli
esteri dell’Ue per superare l’impasse in extremis prima del lunedì 3 ottobre.
Palpabile dunque il nervosismo di Ankara: «È ovvio che noi prenderemo la decisione finale (se andare o meno a Lussemburgo, ndr) dopo il chiarimento
completo del quadro negoziale, seguito dalla nostra valutazione sul documento - quadro» - ha dichiarato il portavoce del ministero degli esteri turco, Namik
Tan, confermando le voci di stampa secondo cui il ministro degli esteri Abdullah Gul «non prenderà l’aereo per Lussemburgo prima di avere letto ed
attentamente valutato il documento-quadro». Nella bozza di quest’ultimo, la Francia e Cipro sono già riusciti a inscrivere un invito chiaro alla Turchia a
riconoscere la Repubblica di Cipro (neo-membro dell’Ue) e a consentire l’accesso delle navi e degli aerei greco-ciprioti in Turchia ponendo anche il
termine del 2006 per una «valutazione dei progressi negoziali della Turchia».
«Meno preoccupata» Ankara si è detta per le docce gelate pervenute ieri dal Parlamento europeo di Strasburgo. Eppure - a giudizio degli osservatori -
Ankara dovrebbe essere più preoccupata per le decisioni prese a Strasburgo: il rinvio del voto del protocollo doganale è, infatti un invito implicito a
riconoscere al più presto la Repubblica di Cipro; l’emendamento in cui si afferma che il riconoscimento del «genocidio degli armeni è una condizione preliminare all’adesione della Turchia all’Unione europea» rappresenta un “nodo” che, prima o poi, giungerà al pettine del negoziato. Ma soprattutto - secondo gli stessi osservatori- dovrebbe preoccupare Ankara il fatto che il Parlamento abbia votato, a grande maggioranza, una risoluzione che afferma che il negoziato Turchia-Ue è un processo “aperto”.
V.V
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