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051004 - Erdogan si dichiara soddisfatto dell'accordo raggiunto a Lussemburgo
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da Il Corriere della sera del 4/10/10
Turchia-Ue, Erdogan: «Una svolta storica» Il governo e i media turchi esultano per l'avvio dell'adesione di Ankara all'Ue. I curdi: l'Europa accoglie un
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Le bandiere turca e Ue dietro alla cupola di una moschea a Istanbul (Ap) ANKARA - «Con l'avvio del negoziato di adesione della Turchia all'Ue si è giunti al punto iniziale di una nuova fase storica. L'Ue ha rafforzato il suo carattere globale». Le parole del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, esprimono tutta la soddisfazione per un traguardo che era «obbligato» ma non certo scontato, viste le questioni rimaste aperte fino all'ultimo nella trattativa. E in ogni caso è soltanto il primo passo. Anzi, è soltanto la decisione di affrontare un percorso che, come spiega il ministrio degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, «richiederà almeno vent'anni».
PIENA ADESIONE - Insomma resterà molto da fare e da discutere. Ma intanto Ordogan può giustamente esultare per un riconoscimento politico importantissimo da parte dell'Europa. «Il nostro obbiettivo era ed è la piena adesione all'Unione Europea - afferma - e e ciò è stato pienamente riconosciuto, nonostante qualcuno chiedesse di inserire la possibilità di un obiettivo alternativo, quello del partenariato speciale. Il documento-quadro negoziale è stato formulato accettando le nostre richieste ed aspettative» - ha sottolineato Erdogan, riferendosi alle obiezioni sollevate dall'Austria sulla piena adesione turca all'Ue, ma anche al fatto di aver ottenuto in sostanza tutto ciò che Ankara voleva, senza concessioni significative ai Paesi che hanno prorogato l'avvio della procedura di adesione. Il premier turco ha anche ripetutamente osservato che «non è vero (come affermano alcuni gruppi nazionalisti turchi, come i Lupi Grigi, ndr) che ai fini del processo europeo il governo avrebbe tradito gli interessi turchi; al contrario - ha affermato Erdogan - non siamo stati affatto deboli e abbiamo mostrato carattere nella difesa degli interessi nazionali della Turchia, ai quali abbiamo dato la massima priorità». E a confermare queste ultime parole, il ministro degli Esteri e vicepremier turco Abdullah Gul ha dichiarato che la politica turca nei confronti di Cipro (nella cui parte settentrionale stazionano 30 mila soldati di Ankara e una cifra non del tutto chiara - 60/100 mila - di coloni turchi) non cambierà, a meno che non si raggiunga una soluzione negoziale condivisa sulla sorte dell'isola».
LA STAMPA - I media turchi hanno salutato l'avvio dei negoziati di adesione con titoli trionfanti: «Una nuova Europa, una nuova Turchia», dice Milliyet, pubblicando una foto della bandiera Ue accanto a una di Kemal Atatürk, fondatore della Turchia moderna. «Il viaggio è cominciato», scrive Radikal; Hurriyet, principale quotidiano turco, rievoca il duplice assedio ottomano a Vienna per spiegare l'ostilità austriaca alla piena adesione della Turchia all'Ue.
SCETTICISMO - Hasan Unal, professore dell'Università Bilkent di Ankara, euroscettico, ha dichiarato che non c'è «nulla da festeggiare: il documento comporta per la Turchia un insostenibile processo negoziale, pieno di pericoli che porteranno una crisi dopo l'altra». «Festeggeremo solo quando la Turchia diventerà un membro Ue a tutti gli effetti e con pari diritti», ha detto l'avvocato e oppositore di Erdogan Onur Oymen alla Cnn turca.
Lorenzo Piretto, vicario del Vaticano a Istanbul, ha detto che l'accordo di Lussemburgo rappresenta «un passo importante, ma da accogliere con prudenza e senza cadere in facili entusiasmi». «Siamo davanti a una fase storica - continua padre Piretto -. L'inizio dei negoziati è un grosso risultato, ma il vero cammino comincia adesso. Aspetterei ad esultare: la Turchia è chiamata a superare ostacoli grossi che hanno un nome preciso, Cipro e questione armena
tra tutti, e le istituzioni turche hanno detto e ripetuto più volte che, per risolverle, non svenderanno il loro onore». «Da parte cattolica - ha aggiunto - non possiamo che appoggiare questo ingresso perché favorirà una maggiore libertà religiosa, un maggiore rispetto delle minoranze e finalmente il riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica».
CURDI - «Se l'Europa decidesse di accogliere la Turchia solo in funzione dei propri interessi, per noi non cambierebbe nulla. Se invece saprà porre l'attenzione sulla questione dei diritti umani, delle minoranze, e sui criteri di Copenaghen, allora tutto sarà diverso», ha dichiarato in un'intervista a Liberazione Hevi Dilara, da anni in Italia come portavoce della comunità curda della Turchia (dove costituisce ben il 10% circa della popolazione, pur essendosi vista negata alcuni diritti fondamentali - come l'uso della propria lingua - fino a pochi anni fa). «Anche nelle dichiarazioni ufficiali si parla del riconoscimento di Cipro, - continua Dilara - del genocidio degli armeni, o di diritti umani in generale, ma mai di curdi; è un fatto molto grave. In questo modo l'Unione si troverà ad accogliere in casa propria un mostro: bello dall'esterno, ma spaventoso al suo interno».
04 ottobre 2005
V.V
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