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051018 - 2010: Ankara padrona d’Europa Lo prevede un best seller turco
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da LaPadania del 18/10/05
Livore anti Ue nel romanzo di fantapolitica “La terza guerra mondiale”
MAURIZIO BLONDET
L’Unione Europea, alla fine, rigetta la domanda di adesione della Turchia.
Anzi, in Germania, Francia ed Austria vanno al potere - sostenuti da Arnold Schwarzenegger, divenuto presidente Usa -regimi fascisti che scatenano una caccia all’immigrato musulmano. La Turchia, stretta una rapida alleanza con Mosca, dichiara guerra alla Ue. In breve, truppe speciali turche assediano Berlino, l’esercito misto russo-turco occupa il vecchio continente. L’Unione
Europea non esiste più; Mosca e Ankara si dividono l’Europa.
D’accordo, è solo un romanzo di fantapolitica, per ora. Ma il romanzo “La Terza Guerra Mondiale” (in turco “Üçuncu Dunya Savasi”) del giovane scrittore turco Burak Turna è ambientato nel 2010 (fra soli cinque anni), e soprattutto ha venduto in poche settimane 130 mila copie: un best seller inaudito, in una Turchia dove tremila copie vendute fanno già un successo editoriale. Dicono che
è scritto male, e difficilmente sarà tradotto all’estero. Peccato: perché cosi noi europei potremmo avere un’idea di quel che pensano davvero i turchi, nostri futuri europei, dell’Europa.
L’autore Burak Turna tiene conferenze che fanno il tutto esaurito. Dice, applauditissimo, frasi come: «L’Europa si basa su una struttura di Stati nazionali razzisti che hanno scatenato guerre mondiali per 900 anni». Dice: «I turchi stanno prendendo coscienza di due fatti. Primo: tutto ciò che ci dicono i leaders europei è una menzogna. Secondo: che un paese islamico non entrerà
mai in un’Europa che non la vuole».
Si potrebbe replicare che la Turchia è, assai più degli europei, uno «stato nazionale razzista», come dimostra il fanatico nazionalismo di Ataturk, il genocidio perpetrato sulla nazione armena, la storica persecuzione della comunità greca di Cipro. Per non parlare della lunga pratica di impalare i
ribelli cristiani nei Balcani. Ma sarebbe inutile. Proprio perché la Ue chiedeva ai turchi di riconoscere Cipro e fare le scuse agli armeni, tra Istanbul ed Ankara, la vendita di bandiere turche (quelle rosse con la mezzaluna) si è moltiplicata.
Il successo del libro di Turna la dice lunga sull’atteggiamento dell’opinione pubblica. Piace specialmente quel sogno di rilanciare il popolo turco in guerra contro l’Europa, di ripetere il truce successo di quando i turchi distrussero elgrado e assediarono Vienna meno di tre secoli fa. Questo soprattutto dovrebbe allarmarci: noi europei, anziani in demografia calante, siamo stanchi
di guerre. I turchi, 71 milioni che crescono ogni giorno, per lo più giovani, pensano ancora alla guerra con piacere.
Turna ha 30 anni e i suoi lettori per lo più fra i 15 e i 25. Cosa vogliono? Risponde lo scrittore: «Non c’è un vero dibattito sulla Turchia in Europa, è diventato un tabù criticare la Ue. L’elite di Istanbul ci “vende” l’Ue come la panacea di tutti i mali, mentre i contadini turchi nemmeno capiscono cosa davvero significa unirsi al blocco europeo». Ma guarda la combinazione: anche
in Europa è tabù criticare la Ue, e anche a noi europei è vietato un vero libero dibattito sulla Turchia in Europa. Su questo, le volontà popolari coincidono a Parigi come ad Ankara.
E non solo. «Siamo un popolo orgoglioso», dice Turna. «Che cosa pensano quei francesi, che noi mendichiamo in ginocchio per entrare in Europa?». D’accordo su tutto. Loro non ci vogliono, e noi non li vogliamo. Si può essere più concordi di così? I popoli s’intendono sempre. Sono i burocrati a fare progetti contro la volontà dei popoli
V.V
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