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051108 - Quel prete coraggioso che cinquant'anni fa salvò migliaia di armeni
da Il Corriere del Mezzogiorno del 7/11/05 Cinquant'anni fa morì a Guardiagrele, in provincia di Chieti, don Policarpo Scagliarini, sacerdote di famiglia tranese, nato a Smirne, in Turchia, il 1887. Don Policarpo fu un «prete coraggio», protagonista, nel settembre del 1922, a Smirne, dell'aiuto alle popolazioni armena e greca, mentre si stava svolgendo un genocidio, a opera dei turchi. Infatti, nel settembre del 1922 fu occupata la città dalle truppe turche di Kemal Pascià, detto Ataturk (Padre dei Turchi). Smirne era abitata da varie comunità nazionali tra le quali la più importante, per numero, era quella greca seguita da quella turca, italiana (oltre 30mila), armena, francese, ebrea. Comunità che vivevano in differenti quartieri. L' 8 settembre 1922, gli ultimi reparti greci privi di ufficiali, sfiniti, allo sbando, abbandonarono la città di Smirne insieme alle autorità civili. Il giorno dopo, le truppe kemaliste entrarono in città. Gli occupanti iniziarono a sparare sulla popolazione inerme, devastando e saccheggiando il quartiere di Daragakh e il villaggio di Mersenlì, massacrando i civili. I morti erano centinaia e molti furono bruciati per strada. Le violenze proseguirono per tutta la domenica del 10 e per i giorni successivi. Centinaia di greci e armeni, in quelle ore, furono uccisi mentre le loro donne, in balìa degli assalitori, subirono violenze di ogni specie dopo essere state strappate dalle loro case e portate all'interno della Turchia. Le atrocità furono inaudite e le donne che opponevano resistenza furono uccise. Perfino molti bambini subirono violenze. Mercoledì 13 settembre furono date alle fiamme i quartieri greci e armeni. In quell'occasione intervenne il sacerdote Policarpo Scagliarini, che offrì rifugio ai perseguitati nelle chiese cattoliche della città. La chiesa di Santa Maria, tuttora esistente a Smirne, era piena di greci e armeni. Secondo alcune stime, il 13 settembre i morti tra greci e armeni, erano già oltre 100mila mentre 300mila erano riusciti a fuggire o nell'entroterra o portandosi sulle banchine del porto in attesa di essere imbarcati. Don Policarpo Scagliarini, si presentò alle autorità turche sostenendo che gli arrestati erano di fede cattolica e appartenenti alla diocesi. Riuscì così a ottenere la liberazione di migliaia di greci e armeni che fece imbarcare. Il sacerdote italiano chiamava i detenuti con soprannomi invitandoli a segnarsi con il segno della croce in uso tra i cattolici. Ma il raggiro fu scoperto dalle autorità turche che iniziarono a dare la caccia al sacerdote. Intervennero le autorità consolari italiane, e don Policarpo si mise in salvo imbarcandosi per l'Italia. Altri italiani a Smirne aiutarono greci e armeni; intervennero le autorità italiane e furono salvati con alcune navi 3mila italiani e 4mila tra greci ed armeni. Le gesta del sacerdote furono rappresentate in una copertina della Domenica del Corrierecon una tavola di Beltrame. Per ricordare questo prete coraggio, l'Istituto storico (via Pola, 1), ha avviato una raccolta di firme per l'intitolazione di una strada.

V.V

 
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