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051130 - Una mia "reazione" all'articolo di Nemo Canetta sulla Turchia
di Cristina Cattaneo- gazzetta di sondrio
Turchia: Ma... Possibile che nessuno trovi qualche punto a favore?

Turchia sì, Turchia no.
Come in tutti i dibattiti trovare motivazioni pro o contro un’idea può diventare addirittura un gioco. Ma non si può essere tutti d’accordo, e mi chiedo se è augurabile che in una discussione non ci sia almeno un minimo di contradditorio. Tutte molto giuste le obiezioni contro un’eventuale adesione della Turchia all’Unione Europea. Ma... Possibile che nessuno trovi qualche punto a favore? Dopotutto c’è un detto popolare che dice “il diavolo non è poi così brutto come lo si descrive”. Ora io vorrei ricordare che la Turchia fa parte da sempre della NATO, e non mi risulta che ci siano stati particolari problemi in questo senso. Vorrei ricordare anche che i turchi non sono di etnia araba. L’uso dell’alfabeto arabo fu abolito da Atatürk, che fece molte altre cose per aiutare la Turchia ad uscire dallo stato di arretratezza in cui si trovava. E’ vero che è un paese dove la religione musulmana è la più diffusa, ma molti turchi non sanno nemmeno leggere l’arabo del loro corano. Quanto all’islam turco chi ha un minimo di conoscenza in materia sa quanto diverso sia dall’islam praticato nei paesi arabi. E’ infatti molto forte l’influenza sufica.
Inoltre è l’unico Paese mediorientale che abbia relazioni diplomatiche con Israele, mi chiedo quanti se ne ricordino.
Certo c’è il problema del riconoscimento del genocidio armeno. I genocidi del ventesimo secolo e non solo sono un argomento che mi appassiona da sempre, chi mi conosce lo sa. (Ne parlo anche in un racconto pubblicato dalla Gazzetta: http://www.gazzettadisondrio.it/commenti/e-381.html ). Certo c’è il problema curdo. La comunità internazionale dovrà vigilare ma anche aiutare a trovare delle soluzioni.

Omar Pamuk. Alzi la mano chi l’aveva sentito nominare prima del citato fatto di cronaca. L’ho sentito l’altro giorno in una intervista alla radio svizzera E’ un bravo scrittore, colto, aperto. Io ho letto solo un suo libro, “The White Castle”, purtroppo non tradotto molto bene in inglese, ma mi riprometto di leggerne altri. In un’edicola dell’aeroporto di Istanbul quest’estate ho notato pile di suoi libri, in turco, naturalmente. Vuol dire che qualcosa si muove.
E’ importante cercare di sapere qualcosa di più di quel paese. La letteratura come sempre aiuta. In questo momento sto leggendo”L’impossibile Volo” di Louis De Bernieres (Guanda, 2005), di cui raccomando la lettura, così come può essere interessante leggere di Tariq Ali “The Stone Woman”, non ancora tradotto in italiano.
Il problema degli armeni. Ho letto tanti anni fa “I Quaranta giorni del Mussa Dagh” di Franz Werfel, più recentemente “Passage to Ararat” di Michel J. Arlen, e “La Masseria delle Allodole”, di Antonia Arslan. Ho provato solo grande pietà verso il popolo armeno, non odio verso il popolo turco.
Così come ho sempre provato grande pietà per gli ebrei e non odio verso il popolo tedesco. Certo i tedeschi hanno fatto un enorme sforzo per elaborare la tragedia della Shoah, ma nessuno ha mai pensato di escluderli dall’Europa. Ma c’è voluto molto tempo, non è stata un’operazione semplice, né indolore. A proposito di Germania, quanti turchi e curdi vi risiedono? Quanti turchi e curdi di seconda generazione hanno passaporto tedesco?
Strano come si tenda a ricordare solo i fatti negativi. Ma se non c’è la gran cassa dei media ad amplificare le brutte notizie pochi prestano attenzione a quelle positive. Nel luglio 2001 per esempio il Maestro Muti aveva diretto un concerto a Erevan e il giorno seguente un altro a Istanbul. Concerti che “volevano assumere, come già accaduto a Sarajevo, Beirut, Gerusalemme e Mosca, un significato di pace, distensione tra i popoli, proprio laddove entrambe sono disattese”.
Ora io non dico di far entrare immediatamente la Turchia, ma di aiutarla a creare le condizioni per cui sarebbe accettabile il suo ingresso nella UE. Perché se è anche vero che ci possono essere interessi economici dietro questa iniziativa – ma dove non ce ne sono – è anche vero che ci devono essere degli interessi politici. La Turchia si trova in una situazione di estremo interesse strategico. Anche in passato lo era, prima per il controllo dello stretto dei Dardanelli, poi durante la guerra fredda ci faceva comodo averla come alleata, essendo la “nemica” storica della Russia. Anche lì un po’ di ripasso non guasterebbe. Adesso lo è proprio perché è un paese ponte fra l’Europa cosiddetta cristiana e l’Asia non solo musulmana. Non solo l’Europa ha interesse a mettere piede in Turchia. Della Nato ho già detto, ma chi è stato in Turchia di recente avrà notato il gran numero di nuove moschee appena costruite. Ora si sa da dove vengono i finanziamenti per costruire quelle nuove moschee. Allora si vuole davvero rinunciare ad avere un paese amico in una zona così importante? Non è meglio avere un atteggiamento di apertura, di curiosità, di giusto interesse verso un paese che non è “nemico”?
Io sono stata in Turchia parecchie volte. La prima nel 1965, per quattro mesi, ad Ankara, con la famiglia di un mio cugino, attaché militare presso l’ambasciata italiana. Abitavo nella zona residenziale. Ero troppo giovane per avere delle opinioni. Ricordo soprattutto la bellezza intatta della Cappadocia coi suoi paesaggi lunari e le chiese scavate nel tufo, di Efeso, Pergamo e della costa egea. Gordio, famosa per il Nodo, e il museo ittita di Ankara. Ricordo le contadine dell’Anatolia, con i loro costumi fiorati. Allora erano pochissime le donne velate.
Poi alcuni anni fa ho fatto un giro della costa mediterranea. Non mi ero mai resa conto che ci sono molti più monumenti greci in ottimo stato in Turchia che in Grecia. La magia di Aspendos, Xantos, Mileto, Afrodisias, della Licia e di Pamukkale, solo per citare i primi nomi che mi vengono in mente, le prime immagini che tornano alla memoria.
E poi ancora quattro anni fa una visita approfondita di Istanbul, la città cosmopolita per eccellenza, con le sue moschee, le sue sinagoghe, le chiese cristiane, la cisterna romana, l’ippodromo, la Torre di Galata nel quartiere dei genovesi, gli splendidi affreschi ispirati ai vangeli apocrifi di San Salvatore in Cora, i mosaici e lo splendore di Santa Sofia.
Infine quest’anno una breve sosta prima di recarci a visitare l’Uzbekistan. Ebbene ogni volta abbiamo notato dei progressi, dei miglioramenti. La gente no, la gente non aveva bisogno di migliorare, la gente è sempre stata gentile. Dalla donna che ti offre l’acqua di colonia al limone all’ingresso della moschea allo scugnizzo che sorridente ti pulisce le scarpe nell’affollatissimo bazar.
Ecco questo mio sfogo vuole essere un invito a riaprire le porte della vera politica, che dovrebbe essere terreno di incontro e non di scontro, che dovrebbe sforzarsi di trovare ciò che unisce, che è molto di più di quanto si crede, piuttosto che ciò che divide. Vediamo sotto i nostri occhi, tutti i giorni immancabilmente, che cosa succede quando si chiudono le porte della politica e la parola passa inevitabilmente allo scontro, alle armi, al terrore. Lo vogliamo davvero?
Cristina Cattaneo




V.V

 
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