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051203 - Tradizione armena e cristiano-ortodossa sublimata dalle voci
Sabato 3 Dicembre 2005 Giornale di Vicenza
[/img/BlackBox.gif] [/img/RedBox.gif] Dal vivo. Straordinario Hilliard Ensemble

di Eva Purelli
Vicenza. Quello che 4 voci maschili riescono ad ottenere con l’intonazione massima, una fusione timbrica senza sbavature, il rigore estremo, l’aplomb very british, si è ascoltato al Teatro Astra per Amici e Quartetto dove Hilliard Ensemble si è esibito in un concerto particolarissimo e di estremo nitore.
L’impaginato offriva un sofisticato percorso vocale ripartito fra stimoli musicali contemporanei e radici della tradizione monodica, seguendo l' itinere della cristianità nella musica dai primi secoli all' oggi. Programma di grande impegno contenutistico, Arkhangelos, mutuato dal brano del compositore inglese Ivan Moody, 41 anni, rappresentante tra l’altro della Chiesa ortodossa greca.
Diversi pezzi ha scritto per Hilliard Ensemble e tra questi proprio “Arkhangelos”, del 1989, concepito a partire dal poema di Agathius Scholasticus e con il testo che è una meditazione su una icona dell’Arcangelo Gabriele, frammento che ha aperto la seconda parte della serata. L’incipit è avvenuto con un altro esempio di musica contemporanea: “Here in hiding”di James Mac Millan.
Scritto dopo il Concerto per tromba, “Epicleris” s’interroga sui misteri dell’Eucarestia ed incorpora l’Inno gregoriano “Adoro te devote”. Così l’Hilliard si è presentato a Vicenza: con un Mottetto ricco di energia e comunicativa eseguito con purezza di toni e finezze di sonorità.
Altra sottigliezza interpretativa il canto “Ote to stauron”, banco di prova di un superlativo David James, controtenore dell’ensemble. Eseguito in occasione dell’adorazione della croce durante la liturgia della Settimana Santa, viene attribuito a Sophronios, Patriarca di Gerusalemme.
Notizie sicure invece non si hanno del compositore inglese Sheryngham, se non che visse nel 1500, ma “Ah!Gentle Jesu”forma di strofa e ritornello particolarmente avvincente perché è un dialogo tra un peccatore penitente (cantato da due voci acute, controtenor e tenor I° Steven Harrold) e il Cristo crocefisso (il tenore II° Covey-Crump sostenuto dal baritono Gordon Jones), in cui le fasi culminanti della “passio” quasi si pietrificano in una scrittura vocale scarna e intrisa di dolore.
Due brevi e un po’ spigolosi brani di Jonathan Wild, tratti da “The Cloud of Unknowing” del 2002 hanno aperto la via ad un flusso canoro spiccatamente orientale: “Sharakans”2004 Hilliard Ensemble è stato invitato in Armenia a registrare alcuni canti sacri tradizionali della Chiesa armena, arrangiati dal monaco compositore Komitas, nato nel 1869 e morto nel 1935. Una riproposta e un recupero assai interessanti.
Un pacchetto consistente di brani tradizionali armeni si sono ascoltati nella prima e seconda parte della serata. Ad infoltire la qualificata offerta anche la Lauda “A Maria fonte d’amore” derivata da una lauda monofonica tardomedievale, in realtà un “contrafactum”, connubio fra una preesistente traccia musicale e un nuovo testo, e lo stupefacente “Most Holy Mother of God”, eseguito per celebrare il conferimento della laurea honoris causa ad Arvo Pärt. Di grande fascinazione mistica anche la chiusa, affidata alla preghiera del russo Alexander Raskatov.
Programma impegnato accolto da consensi calorosi, coronati da due bis.

V.V

 
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