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051221 - ALDO FERRARI: Ricordo e funerali del Prof Giancarlo Bolognesi
Cari amici e colleghi,
ieri pomeriggio è mancato il prof. Giancarlo Bolognesi, decano degli armenistii italiani e figura di grande rilievo della linguistica mondiale.
I funerali avranno luogo domani, giovedì 22 dicembre, alle ore 11.30, presso la cappella dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Allego un ricordo dello scomparso, scritto dal prof. Moreno Morani.
Cordiali saluti.Aldo Ferrari <BR>
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Ricordo del prof. Giancarlo Bolognesi<BR>
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Non c'è dubbio che Giancarlo Bolognesi (1923-2005) sia stato uno dei più a torevoli studiosi di linguistica armena del XX secolo: l'importanza e il
numero dei suoi lavori ne fa una figura di riferimento per tutta l'armenistica, e lo colloca a livello di altri grandi studiosi e maestri della materia, quali, per fare alcuni nomi, Hübschmann, Pedersen, Meillet, Benveniste, Dzhahukyan.
Eppure anche questa considerazione sarebbe riduttiva, perché trascurerebbe i fatto che, anche se l'orma da lui lasciata in questo terreno è di grandissima importanza, la linguistica armena non è stato l'unico ambito in cui si sia esercitato il suo magistero scientifico: chi scorre l'elenco delle sue pubblicazioni e dei suoi interventi trova titoli che spaziano in un ambito temporale e geografico vastissimo, tra lingue antiche e moderne, con importanti lavori che toccano l'iranico, il greco, il latino, il germanico, il lituano, la convergenza linguistica, la storia della linguistica, e altro ancora. Perché Bolognesi è stato un linguista di grande valore ed esperienza, che, secondo i canoni della migliore tradizione indeuropeistica italiana, si è occupato di indeuropeistica tenendo conto di
tutte le aree indeuropee, dando il massimo spazio e privilegiando sempre lo studio delle lingue storiche e dei testi. In questa direzione lo conduceva
anche l'insegnamento del suo maestro Vittore Pisani, grande figura di studioso di linguistica storica a cui Bolognesi fu sempre legato da grande affetto e che nominava sempre (anche quando era ormai un affermato studioso noto e autorevole in tutto il mondo) con grande deferenza. Un'altra grande
figura di linguista ebbe notevole importanza nella formazione scientifica di Bolognesi ed era spesso da lui ricordata, Antonino Pagliaro, che lo avviò
allo studio della linguistica iranica: gli interessi di questi due grandi studiosi, Pisani e Pagliaro, erano per molti versi complementari, e questo
influenzò in senso positivo la formazione di Bolognesi, offrendogli la possibilità di avere uno sguardo completo sugli orizzonti della linguistica
e di dare un respiro molto ampio ai suoi interessi. Questa varietà e si avverte anche nella sua opera di docente: l'insegnamento di Glottologia nell'Università Cattolica milanese fu la sua principale attività nel corso degli anni - tenne la cattedra di Glottologia per più di tre decenni -, ma
fu anche docente per lunghi anni di Filologia germanica e per vari anni anche di Sanscrito. Ma anche questo è ancora poco. Perché Bolognesi non fu
solo linguista, fu anche un filologo di grande levatura, che dedicava grande attenzione a ogni minimo particolare dei testi, pur senza mai perdere di vista l'organicità delle opere e degli autori che stava studiando, e sapeva trattare con competenza i problemi della trasmissione dei testi, sapeva
riconoscere guasti e proporre emendamenti in modo sempre sicuro e attento e conducendo la sua ricerca con sicurezza e rigore metodologico.
Ma rimanendo all'ambito della linguistica armena, benché Bolognesi abbia prodotto lavori in ogni direzione (etimologia, morfologia, sintassi, storia della lingua, rapporti tra armeno e altre
lingue antiche e moderne), due filoni appaiono di particolare rilevanza: lo studio dei rapporti e delle interferenze linguistiche tra iranico e armeno e lo studio delle versioni armene di testi greci. La sua
conoscenza della filologia iranica lo metteva nelle migliori condizioni per riconoscere in parole o costrutti armeni prestiti o calchi dall'iranico; in
questa direzione uno dei suoi lavori principali è costituito dal libro "Le fonti dialettali degli imprestiti iranici in armeno" (Milano 1960), in cui Bolognesi studia una grande quantità di vocaboli armeni di origine iranica e attraverso una stringente analisi fonetica individua l'area dialettale
iranica da cui la parola armena proviene (spesso precisando o correggendo ipotesi o notizie fornite da studosi precedenti), rilevando così indirettamente anche la complessità delle vicende storiche che hanno portato alla formazione della lingua armena. Ma molta attenzione dedicava anche allo studio delle versioni armene di testi greci: in molti casi queste versioni
rivestono notevole interesse anche per lo studioso di filologia classica,quando il testo greco è stato trasmesso in modo frammentario o corrotto
(come avviene, per esempio, nella versione dei "Progymnasmata" di Teone, a cui Bolognesi lavorò in ogni momento della sua vita, fino alla produzione
dell'edizione critica del testo greco, da lui condotta insieme con lo studioso francese M. Patillon e pubblicata nella prestigiosa Collection Budé (Parigi 1997). Il ricorrere continuo di parole e frasi armene nell'apparato critico - innovazione questa di grande rilievo - indica in misura sufficiente l'importanza della versione armena di quest'opera). Ma prima di arrivare a questa conclusione si deve considerare in modo molto attento la versione armena e verificare se realmente la differenza tra greco e armeno dipenda dalla presenza di un testo differente o (come avviene in molti casi) da errore dei traduttori o guasto dei manoscritti armeni. Si tratta quindi uno studio specialistico delicato e spesso faticoso, che può essere affrontata
solamente attraverso una severa metodologia e una piena competenza sia d'armeno sia di greco. A questo lavoro Bolognesi dedicò notevole impegno e
seppe suscitare in una quantità di giovani studiosi interesse e passione per questo genere di lavoro, tanto da creare una vera e propria scuola, unica al
mondo, di specialisti che hanno fatto della Yownaban dproc' (“Scuola Ellenizzante) il centro dei propri interessi scientifici. Questo tipo di studi consentiva a Bolognesi anche di spaziare attraverso i secoli, come mostrano i molti studi raccolti nel libro "Leopardi e l'armeno" (Milano 1999), in cui Bolognesi rilevava come Leopardi, pur senza conoscere l'armeno, avesse saputo mettere a frutto la recente pubblicazione della versione armena del "Chronicon" di Eusebio per proporre congetture, giudizi, valutazioni. Con questo lavoro Bolognesi si propone anche come studioso di letteratura italiana, che in diverse circostanze offre notizie e datazioni della biografia e dell'opera leopardiana più precise di quelle fin allora raccolte dalla critica ufficiale.
Molti dei lavori più significativi di Bolognesi sono raccolti nel volume "Scritti glottologici, filologici, orientali" (Brescia 1990);
un'altra raccolta di scritti ("Studi e ricerche sulle antiche traduzioni armene di testi greci", Alessandria 2000) abbraccia un ambito più specifico
della sua attività. Per il resto, la sua bibliografia è imponente.
Senza entrare nel merito dei singoli lavori, ci sentiremmo di dare una valutazione della sua opera attraverso due piccole considerazioni che, se vogliamo, propriamente non sarebbero nemmeno di natura strettamente scientifica. La prima è la sua capacità di parlare (e scrivere) in modo semplice di argomenti complessi, cosa che rende accessibili i suoi lavori anche a persone poco o nulla preparate sugli argomenti trattati: nelle sue lezioni e nelle sue conferenze rendeva gradevoli anche argomenti difficili, intercalando la trattazione (che pure procedeva in modo sempre rigoroso) con ricordi e aneddoti e spesso anche con battute, così da avvincere in ogni momento l'attenzione dell'ascoltatore. La seconda sua dote è il rigore con cui tratta ogni argomento: l'impressione che si ha, leggendo i suoi scritti, è che alla fine su quel dato problema sia stato detto ormai tutto e non si possa proporre altra soluzione, perché il suo modo di dimostrare una data tesi è spesso geometrico e la conclusione (che tiene conto di ogni risvolto) appaia come definitiva e acquisita alla scienza.
Bolognesi non va ricordato solamente come studioso ma anche come Maestro, che ha saputo suscitare energie e simpatia, lasciando una quantità di allievi (non solo armensti, ma anche indeuropeisti, germanisti, baltisti, e così via) che oggi proseguono il suo insegnamento in diverse sedi universitarie. Non sarebbe possibile qui ricordare la sua prestigiosissima carriera accademica, che lo vide docente di grande prestigio e prorettore dell'Università Cattolica, presidente dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, presidente del Sodalizio Glottologico Milanese (carica in cui subentrò al maestro Pisani e che tenne fino al giorno della sua scomparsa), impegnato in vari ambiti e organismi (cariche a cui si dedicava sempre con entusiasmo e passione), organizzatore di convegni a cui invitata le principali personalità mondiali, di
conferenze, di seminari, un'attività che ebbe giusto riconoscimento nelle numerose e importanti onorificenze di cui fu insignito. Sarebbe troppo difficile enumerare tutte le sue attività, e si correrebbe il rischio di omettere involontariamente qualcosa di importante. Per illustrare la sua humanitas mi limito a un episodio molto più ristretto ma, credo, ancora più significativo. La notizia della morte di Giancarlo Bolognesi mi è pervenuta ieri pomeriggio, e tra ieri sera e questa mattina ho provveduto a diffonderla fra gli amici e colleghi dell'ambiente genovese. Molti lo ricordano con grande affetto e simpatia dagli anni (ormai lontani) in cui fu professore di filologia germanica, ma la cosa che mi ha particolarmente colpito è che la notizia della sua morte inattesa ha colpito dolorosamente anche alcuni non docenti che lo avevano conosciuto solamente in un paio di occasioni, quando era venuto a Genova (l'ultima volta nel 2000) per partecipare a seminari di linguistica. Scambiando poche frasi in
una mattina, o provvedendo al completamento di una pratica amministrativa, Bolognesi era riuscito a conquistarsi la loro simpatia e a lasciare un
ricordo indelebile.

Moreno Morani
Università di Genova

V.V

 
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