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051229 - TURCHIA, tre chiese ricordano il passaggio di Santo Stefano.
TURCHIA
A Yesilkoy di Mavi Zambak


I 3 edifici sacri, di ortodossi, armeni e cattolici, fanno memoria del primo martire , il corpo del quale si vuole passato qui. La tradizione dell’offerta
di pane e montone arrosto.

Istanbul (AsiaNews) - Ad una ventina di chilometri dal cuore di Istanbul, unica al mondo per l’intreccio delle diverse civiltà avvicendatesi nel corso dei
secoli e per essere ancor oggi reale punto d’incontro tra la cultura occidentale e quella orientale, è possibile anche trovare, proprio vicino all’aeroporto, sulle sponde del Mar di Marmara, una tranquilla e benestante cittadina: Yesilkoy. E proprio di fronte al porticciolo e tra silenziose baie, da quasi 150 anni i cappuccini hanno in custodia la Latin Katolik Kilisesi che serve da convento, casa da accoglienza, ma soprattutto da parrocchia e punto di riferimento per i cattolici di rito latino e anche per quelli ortodossi di rito
siriano.

La zona in cui si trova lo stabile, fino al 1932 si chiamava Santo Stefano ed era luogo di vacanza: isolato in mezzo alla campagna, era un paradiso per chi andava a caccia di beccacce e cinghiali.

Ora sono sempre più numerose le famiglie che, volendo fuggire dal caos di questa Parigi d’Oriente, hanno costruito proprio qui, a pochi metri dal mare,
splendide e lussuose villette.

La tipologia della popolazione sta così cambiando, ma le usanze non passano.
Soprattutto quelle legate alla figura di santo Stefano, le cui spoglie si crede siano passate anche da qui.

La tradizione, infatti, narra che mentre le reliquie del protomartire Santo Stefano venivano portate via mare da Gerusalemme a Roma, si volle che
visitassero anche Istanbul. Infatti la nave su cui si trovavano, mentre navigava lungo il mar di Marmara fu sorpresa da una tempesta e si rifugiò in
un piccolo porto prima della città. Gli abitanti del villaggio uccisero alcune pecore offrendone la carne arrostita, insieme ad acqua e pane in abbondanza ai
marinai stremati, mentre il corpo di Stefano per giorni fu venerato con profonda devozione.

Che sia leggenda o realtà, sta di fatto che la storia delle crociate, nelle cronache “Latine” fa menzione di questo luogo e di S. Stefano: “nel 1200 i crociati franco-veneziani arrivati vicino a Costantinopoli si fermarono per deliberare la presa della città. Il consiglio dei Conti, Baroni e Dogi di Venezia si tenne nella chiesetta greca di S.Stefano, nel conventino a tre leghe di distanza dalla città di Costantinopoli”. Viene citata dunque una piccola
chiesa e un convento, forse un piccolo monastero di greci anacoreti. E tuttora esiste una chiesa greco ortodossa, interamente riedificata nel 1844, dedicata a Santo Stefano.

A poche centinaia di metri da questa chiesa ce n’è una armena ortodossa, - riedificata nel 1826 e nel 1985 restaurata a nuovo - e quella cattolica dei
cappuccini, anch’esse da secoli dedicate a Santo Stefano. Una semplice e banale coincidenza? Certamente un triangolo alquanto ecumenico, che il 26 dicembre si ritrova insieme a far festa attorno alla memoria del primo martire cristiano.

A ricordo della sosta del corpo di santo Stefano proprio in questa baia, infatti, la Chiesa bizantina da tempi immemorabili festeggia solennemente
questo giorno e ancor oggi presso la chiesa greco ortodossa c’è una grande celebrazione eucaristica (presente il patriarca Bartolomeo I e tutti i
sacerdoti ortodossi di Istanbul) e poi, mentre vengono offerte pagnotte di pane ai presenti, insieme ad una riproduzione della grande icona di Santo Stefano conservata nella chiesa ortodossa, vengono uccisi parecchi montoni, la cui carne viene poi distribuita ad ospedali e altre istituzioni sociali, per sfamare poveri ed indigenti, soprattutto orfani e anziani.

Che sia vero o no, piace pensare alla “presenza” di questo santo su questo suolo, che ancor oggi suscita fede, carità e comunione.

V.V

 
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