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06 01 05 - Lettera aperta su "Armeni e Armenità " a Roma
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Abbiamo ricevuto dall, arch. Vartanian la lettera Aperta indirizzata aL Rev. Padre Mikael Mouradian
e p.c a Padre Aren Shahinian avente per oggetto la situazione della diaspora armena di Roma e che riportiamo integralmente per la vostra opportuna conoscenza.
Siamo a vostra disposizione per eventuali osservazioni e suggerimenti.
La redazione
Lettera aperta<BR>
Reverendo Padre Mikael Mouradian,
desidero esprimere la mia opinione personale su “gli armeni e l’armenità a Roma”, a titolo assolutamente personale e senza che impegni in alcuna maniera le organizzazioni ed associazioni laiche e/o religiose nelle quali milito.
Alla proclamazione, nel 1991, della Repubblica Indipendente dell’Armenia, si è stimolato l’interesse di molti verso la nostra patria, innescando una serie di iniziative che coinvolsero un amplio raggio di cittadini per conoscere e far conoscere questo paese. Nascevano, quindi, delle spontanee aggregazioni armene con la volontà di richiamare i vari componenti della diaspora intorno ai valori unificanti come lingua, storia, letteratura, arte e tradizioni armene. Nel 1997, il convegno promosso dall’associazione Italo – Armena “ZATIK”, nella sede del parlamento italiano, ha suscitato, per la prima volta in Italia, un ampio interesse e la solidarietà della società italiana verso il tema cruciale del genocidio armeno. Contemporaneamente, i Rettorati di Mons. Badakian, di Padre Elia e di Monsignor Vartan Boghossian del Pontificio Collegio di S. Nicola da Tolentino, facevano da cassa di risonanza a tutte le iniziative delle realtà armene, mettendo a loro disposizione gli ampi spazi e strutture delle chiese di S. Nicola da Tolentino e di S. Biagio della Pagnotta dell’Ospizio della Nazione Armena di via Giulia.
Tra le attività più significative ospitate nelle sedi del Collegio, ci piace ricordare le iniziative più importanti intorno alle quali la diaspora si era unita e riconosciuta:
- La mostra documentaria sul genocidio armeno di Armin Wegner, promossa dall’associazione Zatik e patrocinata dal Presidente del Consiglio Provinciale di Roma e dall’Ambasciata della Repubblica d’Armenia a Roma, con adesione di decine di associazioni culturali e politiche italiane, a loro volta protagoniste in prima linea nel processo di riconoscimento del genocidio armeno da parte del parlamento italiano e di numerosi governi locali.
- I corsi di lingua armena, nelle versioni occidentale ed orientale (che è la lingua ufficiale della Repubblica d’Armenia), tenuti nelle sedi del Collegio, non solo per i bambini e adulti armeni, ma anche per italiani.
Padre Elia, ha felicemente favorito l’aggregazione della diaspora intorno ai valori comuni come Lingua, Storia ed Arte con la creazione del “Consiglio della Comunità Amena di Roma” composto da membri di diversa provenienza e fede con regole specifiche che dovevano rispecchiare e garantire la volontà e le esigenze dell’intera comunità armena di Roma.
All’atmosfera di esaltazione e speranza, iniziata negli anni 90, è succeduto un periodo di stallo e disgregazione.
Con l’imposizione di una linea unidirezionale da parte di pochi membri del Consiglio, venne a mancare la funzione pluralista ed unificante del Consiglio medesimo come ad esempio la sospensione dei corsi di lingua armena, la sostituzione graduale della lingua araba all’armeno nell’ambito del Collegio, il divieto di esporre avvisi e comunicazioni di eventi ed iniziative da intraprendere e la apparizione della cosiddetta “Comunità Armena di Roma” che gradualmente ha usurpato le funzioni del “Consiglio della Comunità Armena di Roma” arrivando ad utilizzare la carta intestata della Chiesa con affiancati il simbolo e la sigla della cosiddetta Comunità Armena di Roma.
Monsignor Vartan Boghossian, durante il suo breve periodo di rettorato, ha ristabilito il colloquio con i fedeli, il dialogo con le associazioni e i valori di pluralismo tra la diaspora. Ha dovuto usare la Sua autorità per porre fine all’uso ed utilizzo impropri, da parte dei membri della cosiddetta “Comunità Armena di Roma”, della carta intestata della Chiesa ; per interdire nell’area del Collegio l’uso della lingua araba, incomprensibile per molti fedeli e studenti di provenienza non araba; per promuovere iniziative socio-culturali e sostenere le organizzazioni armene, anche quelle laiche al di fuori della chiesa, per fare luce sui noti brogli elettorali (manomissione ed uso improprio delle schede elettorali indirizzate al Pontificio Collegio armeno ).
L’operato di Monsignor Boghossian, molto apprezzato dalla comunità, purtroppo non ha avuto seguito. Anzi, è venuto a mancare non solo l’insegnamento della lingua armena, ma, persino, gli auguri per il Natale e il Battesimo degli armeni apostolici del 6 gennaio (quello che Lei, nella sua lettera d’invito, definisce “Pranzo di Natale Armeno).
Reverendo Padre!
Esiste una nutrita corrispondenza tra i membri della diaspora e il Rettore del Pontificio Collegio , la cui lettura può aiutare a comprendere le aspettative degli armeni e delle loro organizzazioni che il Suo rettorato non ha colto:
- è stata negata, dal Suo rettorato la celebrazione della messa funebre in nessuna delle due chiese armene alla nota artista Nwart Zarian, né è stato inviato un messaggio di condoglianze alla famiglia dalla Sua Persona, né dai cosiddetti Consiglio e Comunità Armena di Roma,
- è stata offerta ospitalità nella sede del Collegio alla cosiddetta “Comunità Armena di Roma” mentre a tutte le altre associazioni armene viene sistematicamente negata ogni tipo di presenza;
- nel Suo rinnovato “Consiglio per la Comunità Armena” non è garantita una rappresentanza equilibrata degli armeni, escludendo di fatto l’espressione della quasi totalità (90%) della diaspora;
- è stato negato il tradizionale insegnamento della lingua armena ai bambini con personale competente, istituendo scuola solo di lingua armena occidentale per adulti; ignorando la lingua ufficiale della Repubblica, cioè la orientale,
- nel Suo Collegio la discriminazione è divenuta pratica corrente. Nel 2004, durante la cerimonia di premiazione delle personalità e organizzazioni che si erano adoperate per la causa armena, sono stati ignorati, persino, alcuni tra i maggiori promotori dell’opera di sensibilizzazione sul genocidio armeno;
- in occasione della celebrazione del novantesimo anniversario del genocidio armeno, Ella ha lasciato intendere di non accettare l’ingerenza di alcuna organizzazione nei programmi del Collegio. Cosa dire, allora, dei privilegi accordati alla cosiddetta “Comunità Armena di Roma” che, annidata nella sede del Collegio, controlla l’informazione sulle varie emittenti e si esprime indebitamente a nome di tutti gli armeni ?
-è umiliante per gli Armeni Apostolici vedere eliminata da parte di un padre spirituale la specificità della loro fede riducendo la millenaria festività del Natale Apostolico Armeno in un semplice “Pranzo di Natale Armeno”
Reverendo Padre!
Il Suo operato, costellato di discriminazioni, non giova all’unità della diaspora, ma fomenta un’incessante conflitto tra gli armeni.
Se mi posso permettere, nella mia qualità di appartenente alla collettività Armena Apostolica di Roma, di esprimere un suggerimento provvederei a rinominare, come è naturale che sia, il “Consiglio per la Comunità Armena di Roma” in “Consiglio per la Comunità dei Padri Levonian di Roma” con la rappresentanza dei soli cattolici. Qualora fosse suo intendimento continuare a rappresentare l’intera comunità armena di Roma (cattolici ed ortodossi), dovrebbe ricostituire il “Consiglio per la Comunità Armena di Roma”, senza privilegi o discriminazioni per gli uni o gli altri. In questo caso, renderebbe la comunità armena più unita, più forte e spiritualmente più prospera.
Non mi stancherò di lottare per l’unità degli armeni e quale che sia, delle due, l’ipotesi da Lei scelta, mi troverà dalla Sua parte.
In fede
Vahè M. Vartanian
Roma il 04 01 06
V.V
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