|
|
Zatik
consiglia: |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Iniziativa
Culturale: |
|
|
|
|
|
06 03 12- NOTIZIE SUL SITO e-turchia
|
http://www.e-turchia.com/Turchia_Oggi_PAG_3.htm
Argomenti trattati nel sito sopraindicato
1- RELIGIOSI TURCHI IN IRAQ
2- INCONTRO TRA MONS. CAFFARRA E BARTOLOMEO I
3- CRISTIANI ESULI IN TURCHIA
4- COME SE NULLA FOSSE SUCCESSO
5- CRISTIANI ESULI IN TURCHIA
6- C'E' CHI VORREBBE UCCIDERE LA DONNA ADULTERA
7- UN MAGGIORE IMPEGNO PER SRADICARE I CRIMINI D'ONORE
>>>>>>>>>>>><<<<<<<<<<<<<<<
RELIGIOSI TURCHI IN IRAQ
Lo scopo sarebbe quello di mettere pace tra le fazioni sunnite e sciite ed evitare una guerra civile nel Paese. Ankara si sarebbe impegnata inoltre ad aprire un nuovo varco di confine.
La Turchia ha deciso di inviare suoi esperti religiosi in Iraq, nel quadro delle sue iniziative intese ad evitare una guerra civile tra sunniti e sciiti nel Paese confinante, dopo l'esplosione alla moschea sciita di Samarra, attribuita a terroristi sunniti.
Lo afferma il giornale turco citando conferme da parte del ministero degli esteri turco.
Recentemente il premier iracheno era stato in visita ad Ankara e - secondo il quotidiano - la visita era stata preparata in un incontro segreto svoltosi ad Ankara con il leader del Consiglio Nationale per il Dialogo, Salih Mutlak, cui Ankara avrebbe chiesto di agire da mediatore tra i gruppi sunniti e sciiti iracheni e di appoggiare la conferma a premier di Jaafari, dopo la sua rinuncia ad appoggiare Iyad Allawi.
Sempre secondo il quotidiano , al fine di alleviare le attuali tensioni in Iraq, Ankara si sarebbe impegnata ad aumentare la quantità di elettricità esportata in Iraq, ad aprire un nuovo varco di confine tra i due Paesi, a costruire ospedali in Iraq e a costituirvi zone industriali. (Ansa)
10.03.2006
INCONTRO
TRA MONS. CAFFARRA
E BARTOLOMEO I
L'arcivescovo di Bologna, da oggi a mercoledì prossimo in visita ad Istanbul in occasione della solenne celebrazione della festa dell'Ortodossia che si terrà domenica nella cattedrale di San Giorgio al Phanar.
L'arcivescovo di Bologna, mons. Carlo Caffarra, incontrerà il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I nel corso di un viaggio in Turchia che si svolgerà dal oggi 10 marzo al 15 prossimo.
Momento centrale dell'incontro - informa l'agenzia , vicina alla Cei - sarà, domenica 12, la liturgia nella cattedrale patriarcale di San Giorgio al Phanar, nell'antico quartiere cristiano di Costantinopoli, in occasione della solenne celebrazione della festa dell'Ortodossia.
Quest'incontro, afferma mons. Caffarra - che sarà creato cardinale da Benedetto XVI nel Concistoro del 24 marzo - ''permette di continuare un rapporto di profonda fraternità che si è instaurato tra la Chiesa di Bologna e quella di Costantinopoli''.
''Il motivo del viaggio - ha spiegato l'arcivescovo al - è l'invito che Sua Santità Bartolomeo I mi aveva rivolto nello scorso novembre, in occasione della sua visita a Bologna''.
''Per la Chiesa bolognese - ha aggiunto - si tratta di un gesto significativo per un duplice motivo: da una parte è segno di unità, dall'altra fa percepire il dolore di questa ferita per una piena comunione non ancora raggiunta. E perciò raccomando continuamente ai fedeli di pregare, affinché il Signore ci faccia questo dono''.
Nella festa dell'Ortodossia, che la Chiesa di Costantinopoli commemora nella prima domenica di Quaresima (quest'anno coincidente con la seconda domenica della Quaresima cristiana), si fa memoria della sconfitta dell'eresia iconoclasta, nell'843, e della restituzione delle immagini sacre alla venerazione della Chiesa. (Ansa)
10.03.2006
CRISTIANI ESULI IN TURCHIA
Si tratta dei rifugiati iracheni che a migliaia hanno attraversato il confine a Nord della Mesopotania. Se ne sta occupando la che sta facendo il possibile.
Sono almeno 100.000 i cristiani iracheni richiedenti asilo politico in Siria, Libano e Giordania, alcune migliaia in Turchia. Ma tutti hanno di fronte le stesse difficoltà: "Nessun riconoscimento dello status di rifugiati, divieto di lavorare, scarsi o nulli aiuti economici, sanitari e scolastici da parte dei Governi, pochissime iniziative di aiuto anche dagli organismi delle Nazioni Unite". E' la denuncia contenuta in un reportage pubblicato nel numero di marzo del mensile , la rivista della , che traccia il punto sulla situazione irachena e degli 800.000 cristiani, molti dei quali costretti alla fuga per la situazione di insicurezza vissuta nel Paese e i continui attacchi alle chiese. Migliaia di esuli, in continuo aumento, che vivono in attesa di un visto per l'Australia e per il Canada (le sole ambasciate aperte alle richieste degli iracheni) rilasciato con molta lentezza (anche anni), a causa delle quote stabilite di volta in volta (che in genere soddisfano solo un decimo delle richieste). , ad esempio, si occupa di loro, fornendo supporto alle famiglie più povere per le cure mediche, l'educazione dei minori e il rapporto con ambasciate e autorità. Ma nonostante questi sforzi, "molti minorenni sono costretti a lavorare, naturalmente in nero, in condizioni precarie e sottopagati, per mantenere la famiglia". (Da ToscanaOggi online)
10.03.2006
COME SE NULLA FOSSE SUCCESSO
Ad un mese dalla morte di don Andrea Santoro la situazione sembra essere tornata allo status quo ante. Ma intanto una certa stampa turca rinfocola i veleni mentre non è chiaro chi abbia ucciso veramente il sacerdote.
E' ricorso il primo mese dalla morte di don Andrea Santoro. Era domenica 5 febbraio quando, a Trabzon - città turca sul Mar Nero - al culmine di una giornata di proteste e di violenze nel mondo islamico per le caricature di Maometto apparse su alcuni giornali occidentali, dopo aver celebrato come consueto la messa domenicale del pomeriggio, mentre stava pregando inginocchiato nelle ultime panche della chiesa, il 60enne sacerdote romano viene freddato alle spalle con due colpi di proiettili.
A sparare, urlando "Allah è grande", secondo la polizia turca, un giovane 16enne. L'omicida è stato arrestato, i vertici politici e religiosi hanno condannato il gesto, la maggior parte dell'opinione pubblica si è mostrata allibita di fronte ad un simile gesto, la sparuta comunità di cristiani ha pianto il suo amico, testimone e martire.
Ora, se non fosse per i mass media che di tanto in tanto buttano di nuovo fuoco sulla brace, con le loro accuse di proselitismo, tutto sembra essere tornato ad una fredda normalità.
E' ancora del 28 febbraio, la notizia sul quotidiano nazionale , in cui ancora una volta si è dichiarato che don Andrea distribuiva dollari per invitare i giovani in chiesa. E ancora una volta il vescovo dell'Anatolia, mons. Luigi Padovese è stato costretto a gridare: "Se davvero c'è stata una così grande distribuzione di denaro da parte di don Andrea - come sembrano sostenere i giornali - per proselitismo, come mai non si contano battesimi nella sua parrocchia di santa Maria in Trabzon? Conoscevo bene questo mio sacerdote fidei donum, escludo una simile ipotesi. Se l'avesse fatto, non avrebbe avuto 'solo' i tre-quattro catecumeni che frequentavano la sua chiesa. La verità è che il proselitismo è un alibi a cui si sta facendo ricorso per rinfocolare una polemica che è insieme anticristiana e anti-occidentale".
Così mons. Padovese ha dovuto dare incarico ad un avvocato amico cristiano di querelare i giornali che rilanciano queste accuse prive di fondamento, ottenendo la pubblicazione di alcune rettifiche.
Eppure le autorità tacciono.
Non si sa nulla nemmeno sul processo indetto contro il ragazzo accusato di aver sparato a freddo a don Santoro. Ma sarà poi stato davvero questo esile giovane 16enne - che una volta arrestato confessa di aver voluto uccidere il prete italiano, perché sconvolto dalle vignette blasfeme contro l'islam - il vero autore dell'omicidio?
Appoggiandosi sulla testimonianza di Loredana, la giovane collaboratrice pastorale di don Andrea, che è riuscita solo ad intravedere la sagoma dell'omicida e ad udire la sua voce al momento dello sparo, pare che la stazza fosse molto più grande e il tono di voce che gridava "Allah è grande" fosse molto più grossa di quella di un ragazzo.
Per ora le indagini della polizia non lasciano trasparire nulla. Si teme che essi facciano di tutto per chiudere il caso: un arresto fatto per far tacere le coscienze e coprire qualche pesce di più grosso.
Se come loro sostengono è stato solo un gesto isolato di un ragazzino psicolabile, come mai ancora oggi, dopo un mese dall'omicidio di don Santoro, numerose chiese, sacerdoti e religiosi vengono tenuti sotto stretta sorveglianza dalla polizia? Gli abitanti di Trabzon e la popolazione turca non sembrano molto interessati a questa questione. L'argomento non fa audience.
Intanto la chiesa di Santa Maria è stata riaperta e alla stessa ora di un mese fa, nel pomeriggio, è stata celebrata celebrata una semplice messa di suffragio. A celebrarla è stato p. Pierre Brunissen, il parroco della chiesa di Samsun - altra città turca sulla costa orientale del Mar Nero - con un piccolo gruppo di cristiani e sotto presidio della polizia, visto che anche questo anziano sacerdote francese ha ricevuto più volte minacce telefoniche e "visite poco piacevoli" nella sua chiesa da parte di gruppo di giovani, l'ultimo dei quali giorni fa, urlando slogan minacciosi e strappando alcuni cartelli. La messa sarà un piccolo lumicino di fede e di speranza, che - nel segno del martirio di don Andrea - va oltre la paura e l'indifferenza. (AsiaNews)
10.03.2006
C'E' CHI VORREBBE
UCCIDERE
LA DONNA ADULTERA
Un agghiacciante sondaggio, con dati alla mano, sulla condizione femminile nel Sud-est dell'Anatolia dove prevalentemente vive il popolo curdo.
La Turchia che guarda all'Europa non sembra avere ancora compiuto quei "passi in avanti" sostanziali nel rispetto dei diritti umani richiesti da Bruxelles. A leggere i dati sulla percentuale dei cosiddetti "delitti d'onore" rispetto al totale degli omicidi c'è invece purtroppo da inorridire. Circa il 29 per cento degli omicidi, quasi uno su tre, è causato da un'abnorme e criminale reazione di fronte a una "condotta morale" ritenuta sbagliata da parte di un congiunto, in grande maggioranza donne. Per dirla in numeri reali, i "delitti d'onore" e gli atti violenti compiuti per vendetta sono responsabili della morte di ben 1.190 persone, tra cui 710 uomini e 480 donne in Turchia fra il 2000 e il 2005. Le cifre sono state diffuse dalla stessa polizia in un comunicato e sono il risultato di uno studio condotto dai suoi servizi. Secondo le rilevazioni, nelle quali però è ipotizzabile anche un'attenzione non certo benevola alle minoranze, la maggior parte delle vittime e degli autori presunti di questi reati sono originari delle terre del sud est dello Stato turco, vale a dire l'Anatolia in cui vive il popolo curdo.
E, secondo il documento della polizia turca, qui il delitto di sangue continua ad essere una abitudine diffusa nella popolazione guidata dalle regole del clan, tra cui l'omicidio commesso "per lavare l'onore familiare".
I delitti d'onore sono circa il 29% del totale denunciato dal documento; il resto sono atti di vendetta motivati da questioni varie, da conflitti sulla proprietà o debiti non pagati. Governi e organizzazioni non governative sostengono di avere lavorato molto negli ultimi tempi, proprio in vista dell'inizio delle trattative per l'ammissione alla UE di Ankara, per sradicare la pratica dei diritti d'onore. Ma ma i sondaggi d'opinione rivelano che è proprio la popolazione a sostenere questa forma di "auto-tutela" particolarmente efferata e odiosa. Agghiaccianti i dati di una rilevazione pubblicata in ottobre: il 37.4 per cento della popolazione di Diyarbakir, la principale città ad etnia curda, ritiene che la donna adultera vada senza mezzi termini uccisa. E a sostenere la "non punibilità" dell'adultera è un misero 16 per cento. Poco importa se la Turchia, per tentare di accreditarsi di fronte alla UE ha recentemente aggravato, con l'introduzione dell'ergastolo, le sanzioni previste per chi commette delitti d'onore. Moltissimi cittadini turchi hanno ancora un'opinione molto diversa.(la Padania online)
___________________________
Honor killings and blood feuds have claimed 1,190 lives in Turkey in the past six years despite tougher penalties for such crimes, police spokesman Ýsmail Çalýskan said, even though most believe this figure is just the tip of the iceberg.
The figures show most of the victims and suspected perpetrators were from the country's east and southeast regions, where the practice of killing to clear one's honor is still widespread among the largely feudal population, while most murders were committed in the most urbanized regions of the country.
Çalýþkan said the Police Department had conducted a study on "honor killings" and blood feuds, also covering murders due to family arguments, sexual harassment and rape, noting that of the victims, 710 were male and 480 female, but the proportion of men who were suspects in murders was far higher, at 1,413 men to just 180 women.
He said while the investigation and prevention of such murders came under police jurisdiction, a broader approach in cooperation with civil society and relevant state departments was needed to tackle this social problem.
A Parliament commission set up to investigate "honor killings" and mistreatment of women and children found that 37.4 percent of the people surveyed responded that when a woman commits adultery "she should be killed." Many of the survey participants also supported punishments like "facial disfigurement or cutting of hair" for women who had strayed from their marriages. And 64 percent of the participants said that the husband should be responsible for meting out the punishments. Of those asked, only 24 percent said that divorce was an answer for marriages that were falling apart.
The commission is expected to release its findings and recommendations next week and the report is said to focus on society's value system. The draft version of the report called for tougher penalties for those found guilty of "honor killings" and education programs to make men and women understand and accept the concept of gender equality. (Turkish Daily News)
10.03.2006
UN MAGGIORE IMPEGNO
PER SRADICARE
I CRIMINI D'ONORE
Questa la dichiarazione - punto di riferimento la Turchia - del Commissario europeo per le Pari Opportunità, Vladimir Spidla.
La Turchia deve fare di più per combattere la piaga dei crimini d'onore e dei matrimoni forzati se vuole entrare nell'Unione Europea . Lo ha dichiarato il Commissario europeo per le Pari Opportunità, Vladimir Spidla, in un'intervista pubblicata dal quotidiano turco . Spidla ha affermato che, nonostante le recenti riforme legislative abbiano rappresentato un miglioramento nello status dei cittadini di sesso femminile, le tradizioni continuano a giocare un ruolo fondamentale nella giustificazione delle violenze contro le donne. ''In certe regioni, e anche ad un livello nazionale, la violenza contro le donne è vista come la norma'', ha detto Spidla. ''Questo modo di pensare deve cambiare''. In crimini d'onore sono stati uccisi 1.190 cittadini turchi tra il 2000 e il 2005, 710 dei quali uomini e 480 donne.(Asca-Afp)
10.03.2006
V.V
|
|
|
|
|