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050322 -BELLUNO. Torneranno a Panik, in Armenia
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Lilit, Anoush e Armine le armene in stage a Belluno «Qui, per noi, è un’altra vita» di Paola Dall’Anese
BELLUNO. Torneranno a Panik, in Armenia, dove risiedono, piene di speranza e di voglia di lavorare Lilit, Armine e Anush e la loro interprete Anush, le quattro ragazze del progetto “Amiche di Panik” istituito dall’Unione artigiani di Belluno. Il loro stage si concluderà domenica prossima, poi per loro sarà un ritorno ai problemi di sempre, anche se potranno affrontarli con una marcia in più.
Lilit, 19 anni, vuole diventare una parrucchiera «con un bel negozio e fare i tagli all’ultima moda»; Armine, 21 anni, invece vuole aprire un atelier di biancheria da casa «dove far lavorare anche le nostre mamme che adesso sono disoccupate»; Anoush, 25 anni, vuole fare la pasticcera «mi piacerebbe aprire un ristorante di cucina italiana», mentre Anoush, 28 anni, che ha fatto da interprete, ritornerà a fare l’insegnante di italiano nel loro piccolo villaggio di 3000 abitanti, anche se il suo sogno è «tornare in Italia per approfondire la lingua che non conosco troppo bene», si schermisce.
Sono arrivate a fine febbraio a Belluno dopo 3 ore di viaggio (escluso il fuso orario) in aereo dal loro paese, in valigia il sogno di poter cambiare la loro condizione di donne destinate a sposarsi giovani, vedere il marito partire per oltre 6 mesi per lavoro in Russia, e occuparsi della casa.
Loro sognano invece di diventare delle imprenditrici, di poter avere una vita migliore, di cambiare il loro mondo. E adesso lo potranno fare perchè in queste settimane a Belluno hanno scoperto che un’altra vita è possibile, che fuori dalle pareti domestiche c’è la possibilità di realizzare se stessi, di lavorare, se il lavoro se lo creano da sole.
Ma l’impatto con la realtà di sempre sarà molto duro. «Qui abbiamo capito che c’è un altro mondo, che non c’è solo casa, lavoro e collegio, ma anche il divertimento, il frequentare gente nuova, confrontarsi», dicono le tre ragazze.
«Il vero problema in Armenia», dice Anoush l’interprete «è la disoccupazione, nessuno da noi lavora, da noi non ci sono imprese, sono morte quando se n’è andato il comunismo. Dopo questa esperienza potremo lanciare un seme per la nascita di una nuova mentalità».
Anoush è la più intraprendente del gruppo. A Panik oltre ad insegnare fa anche l’inteprete per il Comitato di solidarietà nato in seno all’associazione Italia-Armenia tramite cui l’Unione artigiani ha potuto realizzare questo scambio di formazione con l’associazione Donne Impresa e collabora con le associazioni per le adozioni dei bambini armeni da parte degli italiani.
In queste settimane in tre aziende del territorio, Lilit, Anoush e Armine hanno sperimentato il lavoro occidentale. «Siamo contente dell’accoglienza che ci è stata riservata, dell’opportunità che ci è stata data e della gente squisita che abbiamo trovato». «E’ stata un’esperienza positiva anche per noi imprenditori», commenta Ivana Del Pizzol presidente di Donne Impresa «averle conosciute ci ha dato tanto dal punto di vista umano». Paola Dall’Anese (17 marzo 2005 - ore 13.14)
V.V
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