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06 04 19 - Il regista armeno racconta il suo «False verità» un thriller in cui però ha messo molta introspezione e psicologia
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da IL GIORNALE DI SONDRIO
cinema Dopo «Ararat» sullo sterminio degli armeni, il cineasta ha scelto di girare una pellicola dal libro di Rupert Holmes, da ieri nelle sale Atom Egoyan: «Ci provo, ma non so fare film leggeri» Il regista armeno racconta il suo «False verità» un thriller in cui però ha messo molta introspezione e psicologia
La tragedia del popolo armeno, il suo popolo, sterminato dai turchi nel secondo decennio del '900, gli è rimasta dentro. E non riesce a dimenticarla neppure dopo averla raccontata in Ararat. Con Atom Egoyan, nato a Il Cairo nel 1960 e trasferitosi in Canada, il discorso non può non cadere su uno dei più dimenticati massacri della storia recente. Anche se il regista di Exotica, Il dolce domani o Il viaggio di Felicia è stato in Italia nei giorni scorsi per lanciare il “più commerciale” fra i suoi dieci lungometraggi: False verità - Where The Truth Lies uscito ieri nelle sale. Un thriller ambientato nel mondo dello spettacolo americano tra gli anni '50 e i '70 con Kevin Bacon, Colin Firth e Alison Lohman. «Dopo Ararat – racconta Egoyan – avevo bisogno di fare qualcosa di più leggero. Per questo ho scelto il libro di Rupert Holmes, ma poi mi sono accorto che dentro c'erano tanti dei miei temi dai quali non riesco a staccarmi e ho capito che un film leggero non riesco a farlo». Quali sono questi elementi? Mi interessano la drammaturgia e la psicologia dei personaggi e anche qui c'è molta psicologia. Quando mi avvicino a un soggetto cerco sempre gli strumenti, narrativi e visivi, che la rivelino. False verità è una storia di come le persone, in questo caso Lanny – Kevin Bacon, creino una narrazione della loro vita. Il protagonista vuole mostrare di avere una vita hollywoodiana, se dovesse farla dirigere da un regista sceglierebbe Donen o Minnelli o Hitchcock. Per questo avevo bisogno di creare atmosfere glamour, cercando anche elementi di stilizzazione per dare più drammaticità ai personaggi. Per l'indagine che compie la giornalista Karen a inizio anni '70 ho visto molti “neo-noir”, di Alan Pakula e altri, del tempo. Ha dato molta importanza anche alle musiche. Prima del film ho diretto all'opera la trilogia dell'Anello di Wagner e mi ha molto influenzato. La musica è stata fondamentale per sottolineare e distinguere i due periodi. Per gli anni '50 ho usato il jazz di Charlie Mingus, per i '70 Santana e l'elettronica di Brian Eno e dei Roxie Music. Dovevo cercare l'umore dell'epoca, perché i personaggi sono molto calati nella cultura pop del periodo. L'altro elemento sono le scene di nudo. Sì, il nudo è importante per sottolineare la vulnerabilità dei personaggi, ma l'erotismo è stilizzato. Lanny fa credere di aver avuto tante donne per ridimensionare l'importanza che Maureen, la ragazza trovata morta nella sua stanza d'albergo, ha avuto nella sua vita. Ero affascinato dall'esistenza di due spazi diversi, quello privato e quello pubblico. Mentre la verità viene a galla il primo si restringe mentre il secondo si espande. Ho usato una struttura complessa, spero che il pubblico non si concentri troppo su quella e che vada al tema fondamentale, che è dov'è la verità e dov'è la menzogna. E anche i limiti della verità. Per scoprire quanto accaduto realmente la giornalista che indaga procura nuovo dolore alla madre della ragazza uccisa. Il tema della verità da ristabilire era già in Ararat. In Ararat ho mostrato delle verità che è importante raccontare. Nella carriera di un regista ci sono lavori da fare anche se la loro distribuzione, che dipende solo da fattori commerciali, è limitata. Ararat è il mio film più importante, anche se forse non è il migliore. Dopo tante negazioni sullo sterminio degli armeni il film esiste, può essere visto e studiato. Anche se i turchi non lasciano che sia distribuito, lo si trova in dvd o in internet ed è oggetto di discussione. Ora i fratelli Taviani stanno iniziando un film storico-epico su quei fatti e mia moglie (la regista e attrice Ruba Nadda) è la protagonista. Spero ne esca un buon film, ma gli artisti possono solo raccontare, il compito di elaborare la storia è dei politici. Il problema è: se un film su un tema importante risulta
brutto o non riuscito, quella tragedia diventa meno importante? Nicola Falcinella
V.V
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