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06 04 29 - Gli Usa chiedono sostegno contro l’Iran in cambio di supporto sul Nagorno-Karabakh
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Azerbaigian - 27.4.2006
Azerbaigian, un baratto pericoloso Da quando è stato eletto presidente dell’Azerbaigian nell’ottobre 2003,
l’autoritario Ilham Aliyev non era mai stato invitato negli Usa per una visita di Stato. Anche per gli ‘elastici’standard di giudizio dell’amministrazione Bush, Aliyev è sempre stato considerato in questi anni un personaggio indifendibile. Succeduto al padre Heydar con elezioni giudicate dall’Osce “una frode di dimensioni scandalose”, Ilham ha instaurato un regime quasi dittatoriale: ha messo in galera tutti gli oppositori politici, ha chiuso tutti i giornali critici e ha potenziato gli apparati di sicurezza, controllo e repressione, cancellando di fatto le libertà civili dei cittadini azeri.
Gli Usa hanno bisogno dell’Azerbaigian contro l’Iran. Ma come spesso accade nella storia delle relazioni diplomatiche Usa, i nemici diventano rapidamente amici se c’è bisogno dei loro servigi per portare a termine piani che stanno a cuore a Washington. E in questo momento gli Stati Uniti hanno un gran bisogno di poter contare sull’Azerbaigian, e sulle sue basi, in caso di intervento armato contro il vicino Iran.
In cambio, gli Stati Uniti hanno deciso di sostenere le pretese dell’Azerbaigian sul Nagorno-Karabakh, il territorio perso nel 1994 da Baku dopo la sanguinosa guerra con l’Armenia. Un baratto tremendamente rischioso, dato che per Aliyev c’è solo una soluzione alla questione: la riannessione dei territori perduti. Anche a costo di una nuova guerra con l’Armenia.
Un’eventualità a cui Baku si sta preparando da tempo.
La prima visita ufficiale di Aliyev a Washinton è cominciata ieri, tra le proteste delle associazioni di difesa dei diritti umani. Il ‘signore di Baku’ incontrerà Bush, Cheney, Rumsfeld e la Rice. Al centro delle discussioni vi sarà il grado di cooperazione che l’Azerbaigian fornirà a eventuali azioni Usa
contro il confinante Iran.
A Teheran questo incontro suscita molta preoccupazione. Il 20 aprile, il ministro della Difesa iraniano, Mostafa Mohammad Najjar, dichiarava: “Ci auguriamo che durante questa visita i nostri amici azeri facciano capire agli Stati Uniti le nostre ragioni e li convincano a cambiare atteggiamento”.
Il 24 aprile, l’ambasciatore iraniano a Baku, Afshar Suleimani, ha detto: “Gli Usa stanno cercando di portare l’Azerbaigian dalla loro parte contro di noi, di usare il loro territorio come una base, ma noi siamo certi che questo tentativo fallirà”.
Toni diplomatici e amichevoli accompagnati da aperte minacce. Il 21 aprile il Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Repubblica Islamica Iraniana, Ali Larinjani, ha dichiarato al quotidiano egiziano Al Ahram: “Se un attacco contro di noi verrà lanciato dal territorio azero, colpiremo i pozzi petroliferi dell’Azerbaigian e l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan”. E poi ha aggiunto:
“Sappiamo per certo che unità speciali americane sono già arrivate in territorio azero e stanno già operano ai danni della Repubblica Islamica d’Iran”.
Sostegno Usa alle pretese di Baku sul Nagorno-Karabakh. In cambio del sostegno azero contro l’Iran, Washington offre a Baku il suo appoggio alle rivendicazioni sul Nagorno-Karabakh. Dopo il fallimento, a febbraio, dei colloqui francesi di Rambouillet tra Aliyev e il presidente armeno Kocharyan, gli Usa hanno iniziato un’intensa attività diplomatica unilaterale con Baku, escludendo la controparte armena. L’8 aprile il ministro degli esteri azero,Elmar Mammadyarov, ha dichiarato di aver ricevuto dagli Stati Uniti un non meglio specificata “proposta molto interessante” per la sistemazione della questione del Nagorno-Karbakh.
Contando che Baku ha sempre chiesto nient’altro che la restituzione dei territori contesi, e che ha spesso minacciato una nuova guerra pur di raggiungere questo scopo (aumentando a tal fine gli stanziamenti alle forze armate) c’è chi teme addirittura che Bush possa dare ad Aliyev il via libera ad un’azione militare per la riconquista del Nagorno-Katbakh. Magari dopo il rifiuto da parte armena di una soluzione ultimativa proposta dall’Azerbaigian con l’assenso degli Stati Uniti.
V.V
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